Cari amici ed amiche,
vi invito a leggere l'articolo da me scritto su "Italia chiama Italia" ed intitolato "Papa Francesco pronto a dimettersi?".
Sconvolto dai recenti scandali (tra cui quello di "Vatileaks II") Papa Francesco (secondo alcune notizie che girano) sarebbe pronto a lasciare. Al di là di quello che egli ha durante l'Angelus di domenica scorsa, il Papa ha accusato il colpo.
Da cattolico praticante, trovo questa cosa molto preoccupante. I recenti scandali stanno minando (non poco) l'immagine della Chiesa, offuscando anche ciò che di buono essa ha fatto e sta facendo. In particolare, però, ad essere danneggiato dai recenti scandali è proprio Papa Francesco. Infatti, tra coloro che li hanno innescati vi sono stati coloro che sono stati scelti dal Pontefice per collaborare con lui, come monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, il quale a sua volta ha scelto la p.r. Francesca Immacolata Chaouqui. Il presule spagnolo e la p.r. italo-egiziana sono stati arrestati per avere divulgato documenti importanti che non avrebbero dovuto divulgare. Se il Papa si dimettesse, lo scenario sarebbe davvero inquietante.
Ci troveremmo di fronte ad una Chiesa con tre Papi: con un Papa regnante (eletto dal Conclave) e due Papi emeriti, Papa Francesco e Papa Benedetto XVI, predecessore di quest'ultimo.
In pratica, noi potremmo trovarci di fronte ad una Chiesa in condizioni simili a quella in cui si trovò tra il 1378 ed il 1417, quando ci fu il famoso "Scisma d'Occidente".
Abbastanza normale, potreste pensare: Scalfari ha 91 anni, e poi non è solito prendere note o usare registratori durante le sue interviste. Ovvio che egli non sia «affidabile». Ma ciò non ha soddisfatto i media, che hanno segnalato come il Papa sapesse benissimo a cosa stava andando incontro. In fondo questa era la quarta volta che aveva deciso di farsi intervistare da una persona che confida nella sua memoria da novantenne. Dopo il loro ultimo colloquio, Scalfari aveva attribuito al Papa l’affermazione per cui la pedofilia all’interno della Chiesa coinvolge il 2% dei preti, inclusi vescovi e cardinali. Il povero Lombardi aveva dovuto smentire tutto anche allora. La volta scorsa, i cattolici hanno concesso a Francesco il beneficio del dubbio. Stavolta, invece, molti di loro stanno dicendo: lasciando perdere Scalfari, come si può avere fiducia in ciò che dice il Papa? Sono passati due anni e mezzo dall’inizio del pontificato, ma è solo nell’ultimo mese che i semplici cattolici conservatori, e non i tradizionalisti più irriducibili, hanno cominciato a sostenere che papa Francesco è fuori controllo. Notare: «fuori controllo», non «sta perdendo il controllo», che sarebbe un problema meno grave. Nessun pontefice, infatti, a memoria d’uomo, ha mai lasciato spazio alla specifica paura che ora sta avvolgendo la Chiesa: che il magistero conferito a Pietro da Gesù non è sicuro nelle sue mani.
I media non-cattolici non hanno ancora colto il pericolo mortale insito nella sfida che si trova ad affrontare il papa argentino. Dal modo rilassato e audace con cui si comporta in pubblico, e dai suoi commenti improvvisati, concludono che si è di fronte a un papa liberale (sempre secondo gli standard papali) attorno alle tematiche più sensibili relative alla morale sessuale, e invece guardano ai vescovi conservatori dal cuore duro come a degli ipocriti.
Tutto questo è vero, ma su una cosa i giornalisti – e i milioni di fan laici del Papa – si sbagliano di grosso. Per il suo modo di comportarsi alla mano e per la sua preferenza per il modesto titolo di «vescovo di Roma», loro credono che papa Bergoglio rivesta la carica di Supremo Pontefice con molta leggerezza. Ma chiunque lavori in Vaticano vi dirà che non è così. È vero, Francesco esercita il potere con una sicurezza di sé pari a quella di Giovanni Paolo II, il papa polacco la cui guerra santa contro il comunismo si concluse con il crollo dell’Unione Sovietica, ma le similitudini tra i due finiscono qui. Giovanni Paolo II non ha mai nascosto la natura della sua missione. Egli era deciso a chiarire e a consolidare gli insegnamenti della Chiesa. Francesco, al contrario, mira a muoversi verso una Chiesa più compassionevole e meno attaccata alle regole, ma si rifiuta di dire fino a dove voglia arrivare. A volte egli assomiglia a un automobilista che guida alla massima velocità senza cartina e specchietto retrovisore. E quando l’auto si ferma, come nel caso del sinodo dello scorso ottobre, egli come Basil Fawlty comincia a colpire disperatamente il cofano della propria auto con un bastone (celebre scena comica di una nota sitcom britannica, ndt).".
Ci troveremmo di fronte ad una Chiesa con tre Papi: con un Papa regnante (eletto dal Conclave) e due Papi emeriti, Papa Francesco e Papa Benedetto XVI, predecessore di quest'ultimo.
In pratica, noi potremmo trovarci di fronte ad una Chiesa in condizioni simili a quella in cui si trovò tra il 1378 ed il 1417, quando ci fu il famoso "Scisma d'Occidente".
Proprio le notizie di un possibili scisma si sono fatte ricorrenti.
Ora, vi invito a leggere un articolo de "Il Foglio" che è intitolato "Il Papa sta distruggendo la Chiesa".
L'articolo è stato scritto da Damian Thompson, che lo aveva scritto sul giornale "The Spectator".
Dell'articolo, io riporto questo passaggio:
"Domenica 1° novembre, il quotidiano italiano la Repubblica ha pubblicato un editoriale a firma di Eugenio Scalfari, uno dei più celebri giornalisti del Paese, in cui questi sosteneva che il Papa gli avrebbe confidato che «alla fine di percorsi più veloci o più lenti tutti i divorziati che lo chiedono saranno ammessi» al sacramento della comunione. L’opinione pubblica cattolica è rimasta di sasso: il Papa aveva appena terminato di presiedere un sinodo di tre settimane, in cui erano emerse ampie divergenze proprio attorno alla questione dell’ammissione o meno dei divorziati cattolici risposati alla comunione. Sinodo che, alla fine, aveva votato per un nulla di fatto. Lunedì scorso, il portavoce del Papa, padre Federico Lombardi, ha dichiarato che quanto riferito da Scalfari «non è in alcun modo affidabile» e «non può essere considerato il pensiero del Papa».
Abbastanza normale, potreste pensare: Scalfari ha 91 anni, e poi non è solito prendere note o usare registratori durante le sue interviste. Ovvio che egli non sia «affidabile». Ma ciò non ha soddisfatto i media, che hanno segnalato come il Papa sapesse benissimo a cosa stava andando incontro. In fondo questa era la quarta volta che aveva deciso di farsi intervistare da una persona che confida nella sua memoria da novantenne. Dopo il loro ultimo colloquio, Scalfari aveva attribuito al Papa l’affermazione per cui la pedofilia all’interno della Chiesa coinvolge il 2% dei preti, inclusi vescovi e cardinali. Il povero Lombardi aveva dovuto smentire tutto anche allora. La volta scorsa, i cattolici hanno concesso a Francesco il beneficio del dubbio. Stavolta, invece, molti di loro stanno dicendo: lasciando perdere Scalfari, come si può avere fiducia in ciò che dice il Papa? Sono passati due anni e mezzo dall’inizio del pontificato, ma è solo nell’ultimo mese che i semplici cattolici conservatori, e non i tradizionalisti più irriducibili, hanno cominciato a sostenere che papa Francesco è fuori controllo. Notare: «fuori controllo», non «sta perdendo il controllo», che sarebbe un problema meno grave. Nessun pontefice, infatti, a memoria d’uomo, ha mai lasciato spazio alla specifica paura che ora sta avvolgendo la Chiesa: che il magistero conferito a Pietro da Gesù non è sicuro nelle sue mani.
I media non-cattolici non hanno ancora colto il pericolo mortale insito nella sfida che si trova ad affrontare il papa argentino. Dal modo rilassato e audace con cui si comporta in pubblico, e dai suoi commenti improvvisati, concludono che si è di fronte a un papa liberale (sempre secondo gli standard papali) attorno alle tematiche più sensibili relative alla morale sessuale, e invece guardano ai vescovi conservatori dal cuore duro come a degli ipocriti.
Tutto questo è vero, ma su una cosa i giornalisti – e i milioni di fan laici del Papa – si sbagliano di grosso. Per il suo modo di comportarsi alla mano e per la sua preferenza per il modesto titolo di «vescovo di Roma», loro credono che papa Bergoglio rivesta la carica di Supremo Pontefice con molta leggerezza. Ma chiunque lavori in Vaticano vi dirà che non è così. È vero, Francesco esercita il potere con una sicurezza di sé pari a quella di Giovanni Paolo II, il papa polacco la cui guerra santa contro il comunismo si concluse con il crollo dell’Unione Sovietica, ma le similitudini tra i due finiscono qui. Giovanni Paolo II non ha mai nascosto la natura della sua missione. Egli era deciso a chiarire e a consolidare gli insegnamenti della Chiesa. Francesco, al contrario, mira a muoversi verso una Chiesa più compassionevole e meno attaccata alle regole, ma si rifiuta di dire fino a dove voglia arrivare. A volte egli assomiglia a un automobilista che guida alla massima velocità senza cartina e specchietto retrovisore. E quando l’auto si ferma, come nel caso del sinodo dello scorso ottobre, egli come Basil Fawlty comincia a colpire disperatamente il cofano della propria auto con un bastone (celebre scena comica di una nota sitcom britannica, ndt).".
Se tutto ciò fosse confermato nei fatti quello di uno scisma non sarebbe più un fantasma delle epoche passate e neppure un pericolo ma un rischio più che concreto.
Dal Vaticano vi sono voci secondo cui il Papa colpirebbe duro contro chi non la pensa come lui, smentendo di fatto l'immagine pubblica dell'uomo sorridente e quasi pacioso e bonaccione che a noi appare.
Ovviamente, non bisogna fidarsi dei pettegolezzi.
Però, io temo che qualcuno stia tirando la corda, rischiando di portare a situazioni davvero spiacevoli.
Preghiamo per la Chiesa.
Cordiali saluti.
Nessun commento:
Posta un commento