Ho qui sotto mano un volantino della lista della Lega Nord che correrà qui a Roncoferraro e che esprime il candidato Sindaco Dino Bottura.
Tra i vari punti, tutti condivisibili (come il taglio dei compensi agli amministratori comunali, l'assistenza domiciliare agli anziani, il potenziamento del controllo del territorio o la sospensione dei contributi sociali nel caso colui che le percepisce venga sorpreso a scommettere a qualsiasi gioco d'azzardo), vi è anche quello che riguarda il dialetto.
Il punto recita:
"Insegnamento del dialetto e delle tradizioni padane nelle scuole, con la collaborazione degli anziani affinché i valori, le tradizioni ed il dialetto del territorio roncoferrarese non vadano dispersi.".
Ora, il dialetto è una cosa seria.
Nel dialetto c'è la storia di un territorio e vi è anche una parte della storia della cultura italiana.
Pensate alla storia.
Nel V secolo AD, l'Impero Romano d'Occidente viene preso dai barbari, popolazioni di varie stirpi, alcune di queste indoeuropee (come i Vandali ed i Goti, che erano germani) ed altre non indoeuropee (come gli Unni).
Nel 476 AD, l'Impero Romano d'Occidente crollò e al suo posto ci furono i regni romano-barbarici.
Il latino subì una frammentazione.
Nelle zone poco romanizzate, scomparve, anche se influenzò le lingue dei barbari.
Il caso dell'inglese è quello più eclatante.
Nelle zone in cui i Romani erano di più, i barbari iniziarono a parlare il latino, un latino volgarizzato.
Nacquero così le lingue neolatine, come il portoghese, il castigliano, il catalano, il francese, l'occitano, il provenzale, il ladino, il rumeno e, ovviamente, l'italiano.
Proprio per quanto riguarda l'Italia, la storia fu molto complessa.
Dal 476 AD al 493 AD, l'Italia fu dominata dagli Eruli di Odoacre.
Dal 493 AD al 526 AD arrivarono gli Ostrogoti di Teodorico.
Nel 535 AD, i Bizantini dell'imperatore Giustiniano I conquistarono l'Italia.
Nel 568 AD, i Longobardi di Alboino sconfissero i Bizantini, conquistando larghe zone dell'Italia.
Da lì al 1870 (con la "Breccia di Porta Pia" che concluse quello che accadde nel 1861) l'Italia fu divisa e risentì molto delle dominazioni straniere.
Così, il nord fu influenzato dalle lingue di oltralpe, il francese ed il tedesco, e dalle lingue celtiche.
Nacquero così i dialetti gallo-italici, come il piemontese, il ligure, il lombardo, i trentino, l'emiliano ed il romagnolo.
Il mantovano è un dialetto gallo-italico.
Accanto ai dialetti gallo-italici, vi erano i dialetti veneti e le minoranze tedesche, ladine (tra le quali vi è il friulano), franco-provenzali ed occitane e slave.
Il sud fu influenzato dalle parlate greco-bizantine, arabe, franco-normanne e castigliane.
Al centro si svilupparono i dialetti toscani e quelli mediani quelli viterbesi, sabini (parlato a Rieti e in parte dell'Abruzzo), romaneschi e ciociari ed umbro marchigiani, ad eccezione del pesarese, che è romagnolo
Come riferimento ai dialetti umbro-marchigiani antichi pensiamo agli scritti di San Francesco d'Assisi.
Ora, la scelta della parlata toscana come riferimento per la lingua italiana.
Le opere di Dante Alighieri (1265-1321) e Francesco Petrarca (1304-1374) furono punti di riferimenti per gli autori del XIX secolo.
Dante scrisse in volgare fiorentino ma egli avrebbe potuto fare ben poco senza la Scuola Siciliana dell'imperatore Federico II (1230-1250) che iniziò a scrivere in una lingua siciliana con una forte influenza toscana.
Oggi, chi gira l'Italia e sente i dialetti, sente l'influsso franco-germanico dei dialetti gallo-italici, i dialetti veneti, il vari dialetti toscani, i dialetti mediani, fino ad arrivare ai dialetti meridionali, con le loro influenze greche, ed i dialetti meridionali estremi (salentino, calabrese centro-meridionale e siciliano) con gli influssi greci ed arabi.
Non parliamo della lingua sarda (che per l'appunto è una lingua minoritaria e non un dialetto), che è una lingua conservativa e si lega molto al latino e a vari arcaismi.
Nel nord della Sardegna si parla il gallurese, un dialetto simile a quello parlato nella vicina Corsica.
In Corsica si parla un dialetto che deriva dal toscano ma che ha influenze liguri e che ha anche delle affinità con il siciliano.
I dialetti sono un patrimonio da salvare.
Essi rappresentano la nostra storia.
Termino con questa mia poesia:
MICHELANCILU FLORIO
Di Missina iu sugnu...
et pì riliggiuni prima vinni 'n chista terra...
iu, Michelancilu, da famigghia Florio...
accussì 'nchianai pì la 'Ngriterra...
et di mia la matri lu nomu fici panza...
di tutti l'omini cummedia et tragedia...
Crollalanza...cà di 'nglisi...quannu trimurizzu faci di lanza!
Italiano:
MICHELANGELO FLORIO
e per religione prima venni in questa terra...
io, Michelangelo, della famiglia Florio...
così salii per l'Inghilterra...
e della mia madre il nome fece pancia...
di tutti gli uomini commedia e tragedia...
Crollalanza...che in inglese...quando tremar fa di lancia!
Cordiali saluti.
Nessun commento:
Posta un commento