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martedì 12 febbraio 2019

San Francesco ed il sultano? Smentiamo certe dicerie

Ringrazio l'amico e collaboratore Angelo Fazio di questo stralcio di Marco Meschini, "San Francesco e l'Islam", tratto da "Il Timone":


"Orbene, che cosa accadde? Nel giugno del 1219 Francesco e Illuminato raggiunsero il campo dei crociati che assediavano Damietta da qualche tempo. Tra la fine di quell'estate e l'inizio dell'autunno, i due frati attraversarono la «terra di nessuno» che divideva i crociati dai musulmani e chiesero di parlare con il sultano al-Kamil, discendente del grande Saladino. Sul fatto che i due si incontrarono e che, tramite interpreti, si parlarono, nessuno oggi dubita più.
Ciò che divide gli storici è semmai il contenuto del loro discorso, che diventa altamente dibattuto per il suo valore simbolico.

Non abbiamo nessun ricordo personale del santo, né cronache musulmane che ci riportino i contenuti di quel celebre incontro. Tuttavia, tra le fonti di parte cristiana ne spicca una contenuta nella biografia di Francesco scritta da san Bonaventura alcuni decenni dopo e che riporta la testimonianza di frate Illuminato. Eccone un passo decisivo. Il sultano si sarebbe così rivolto al santo: "Il vostro Dio ha insegnato nei suoi Vangeli che non si deve rendere male per male... Quanto più dunque i cristiani non devono invadere la nostra terra?". Niente male: al-Kamil usò il Vangelo come strumento per accusare i crociati di violenza e aggressione. Ma sentiamo la replica di Francesco: "Non sembra che abbiate letto per intero il Vangelo di Cristo nostro Signore. Altrove dice infatti: ‘Se un tuo occhio ti scandalizza, cavalo e gettalo lontano da te'..., con il che ci volle insegnare che dobbiamo sradicare completamente... un uomo per quanto caro o vicino — anche se ci fosse caro come un occhio della testa — che cerchi di toglierci dalla fede e dall'amore del nostro Dio. Per questo i cristiani giustamente attaccano voi e la terra che avete occupato, perché bestemmiate il nome di Cristo e allontanate dal suo culto quelli che potete. Se però voleste conoscere il creatore e redentore, confessarlo e adorarlo, vi amerebbero come loro stessi".
Insomma, in un colpo solo Francesco difese l'opera del crociati e propose al sultano la conversione. È vero che questo dialogo non è direttamente attribuibile a Francesco; tuttavia è l'unico resoconto disponibile di un testimone oculare, frate Illuminato, e non c'è un motivo specifico per non utilizzarlo, sia pure con cautela.

Il Francesco che emerge è un santo eccezionale, che brucia dal desiderio di testimoniare in parole e opere la verità di Cristo e del suo Vangelo; e che si espone personalmente alla violenza e alla morte per suo amore. Sempre secondo le fonti cristiane, in effetti, Francesco propose al sultano anche un «giudizio di Dio» con i sufi islamici presenti: ovvero li sfidò ad affrontare i carboni ardenti per dimostrare la veridicità delle rispettive fedi. Ma quelli rifiutarono, e tra di loro vi fu forse un certo Fakhr al-Farisi, celebre consigliere del sultano, sulla cui tomba è scritto che ebbe "un famoso caso con un monaco cristiano".
Sappiamo anche che a quel punto Francesco propose di affrontare da solo la prova del fuoco, ma il sultano si oppose. Il santo poté quindi predicare ai musulmani, ma — sembra — senza ottenere successo. Tornò quindi al campo crociato e poi in Italia
.".

Dunque, San Francesco non fu l'amicone irenico verso gli islamici, cosa che qualcuno vuole fare credere.
Al contrario, egli andò dal sultano al-Kamil per proporgli la conversione al Cristianesimo.
Non ebbe successo.
Dunque, parlare di un San Francesco amicone dei musulmani, quasi come un hippy del XIII secolo non ha senso.
San Francesco fu certamente un esempio di carità e di dialogo ma non fu uno che volle creare una "religione universale".
Di sicuro, egli si spese per per la causa dei cristiani in Terra Santa, la terra di Israele
Egli difese strenuamente anche l'operato dei crociati.
Usare la persona di San Francesco per fare lo spot pro-immigrazione è un errore.
Per questo, bisogna studiare la storia senza l'occhio (spesso miope) dell'ideologia.

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