Accussì 'n chiummu 'na cascia...
cà vulutu 'ntâ la Sancta Terra...
s'avissi...certu riali...purtari...
dû re Rubertu di Scotia lu cori...
stesi...ma 'ntâ la batia 'n Melrose...
accussì mittutu fu...comu riliquia...
ma quannu di riali sangu Japicu murìu...
sacru lu locu distruggiru l'eretici...
et rispettu pì lu re...nun appiru...nec pì Diu!
Ma sarvizza l'historia ci fici...accussì filici.
Italiano:
"Ricorda la fine, la tua salvezza".
Così in di piombo una cassa...
che voluto nella Santa Terra...
s'avrebbe...certo reale...portare...
del re Roberto di Scozia il cuore...
stette...ma nell'abbazia di Melrose...
così messo fu...come reliquia...
ma quando...di reale sangue...Giacomo morì...
sacro il luogo distrussero gli eretici...
e rispetto per il re...non ebbero...né per Dio!
Ma salvezza la storia gli fece...così felice.
Questa mia poesia (scritta in maccheronico-siciliano e in italiano) parla del cuore di re Roberto I di Scozia (11 luglio 1274-7 giugno 1329).
Re Roberto I di Scozia fu uno dei personaggi più importanti della storia scozzese.
Ora, egli volle che il suo cuore fosse portato in Terra Santa (Israele) ma in realtà fu sepolto nell'abbazia di Melrose, in patria.
Esso fu posto dentro una cassa di piombo.
L'abbazia durò fino al 1559.
Nel 1559 morì l'ultimo abate commendatario Giacomo Stuart (imparentato con la famiglia reale in quanto figlio di re Giacomo V) e nel 1560 la Scozia passò dal cattolicesimo al calvinismo.
L'abbazia andò in declino e fu anche bombardata dall'esercito di Oliver Cromwell, durante la Guerra Civile Inglese (1642-1651).
L'epigrafe della poesia è un'iscrizione che si trova nell'abbazia e che fu scritta dal maestro massone John Morow (vissuto nel XIV secolo).
In fondo, questa scritta è veritiera.
La fine dell'abbazia di Melrose non intaccò il ricordo del re e del suo cuore ma lo portò nel mito.
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