Nell'immaginario dei pro-Palestina (di cui certo io non faccio parte) vi è l'idea secondo cui "Israele è il cattivo" ed i palestinesi sono le "vittime".
In questa idea ve n'è un'altra secondo cui Al Fatah, il movimento del presidente della sedicente Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen, sarebbe la "parte buona" della Palestina.
Qualcuno ha definito Abu Mazen un "angelo della pace".
In realtà, non c'è nulla di più erroneo.
Abu Mazen sta fondando un regime autoritario nel territorio ritenuto essere parte della "Palestina", la West Bank.
L’ultima trovata è la Legge sui Crimini Elettronici, approvata in giugno. Essa permette di perseguire penalmente (fino a 15 anni di prigione) tutti coloro che disturbano “l’ordine pubblico”, “la pace sociale” o “l’unità nazionale”. Si può essere arrestati anche solo per aver condiviso un post o aver fatto un retweet. La legge è un attrezzo che gli uomini di Abu Mazen stanno impiegando per soffocare le voci del dissenso e la libertà di stampa, come ben documentato dal Centro palestinese per lo sviluppo e la libertà dei media. Nel solo mese di agosto, come denunciato anche da Amnesty International, sono stati arrestati sei giornalisti e 30 siti internet sono stati chiusi. Tutti erano, ovviamente, critici nei confronti di Al Fatah e del regime di Ramallah. Uno dei giornalisti arrestati è finito in galera per aver scattato con il cellulare una foto all’auto del primo ministro Rami Hamdallah.
Forse, prima di dire che è un personaggio è un "angelo della pace", bisogna informarsi meglio.
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