Akeman Street, una strada del Regno Unito costruita su un'antica via romana |
come sarebbe stato l'Impero Romano senza i suoi acquedotti e le sue strade?
Come sarebbe stata l'Europa cristiana senza vie importanti, come la Via Francigena?
Come sarebbero stati gli Stati Uniti d'America ed il Canada senza le grandi ferrovie?
La risposta è ovvia: non sarebbero mai esistiti.
Ora, io tratto un tema che ho più volte trattato: il tema delle infrastrutture.
Uno dei motivi per cui qui in Italia non si fa impresa è il fatto che manchino delle infrastrutture efficienti.
Questo avviene per una serie di motivi, tra i quali vanno citati la cattiva politica e la burocrazia.
Tuttavia, esiste anche un altro motivo per cui oggi il nostro Paese è molto più arretrato rispetto agli altri riguardo alle infrastrutture: il fenomeno del "NIMBY".
Il termine "NIMBY" è un acronimo inglese che significa "Not In My Back Yard", ossia "non nel mio giardino".
Appena si cerca di fare un'opera (che può essere una strada, un'autostrada, una ferrovia, un gasdotto o altro) ecco che arriva il primo "comitato di paese" che protesta (anche in modo violento) e che chiede che l'opera sia fatta da un'altra parte.
I pretesti con cui sono innescate queste proteste sono i più disparati, non senza pregiudizi ideologici.
Così, si arriva anche al ricorso ai tribunali e questo fa allungare i tempi di costruzione delle opere.
Eppure, quando si realizza una grande opera, si fanno le Conferenze dei Servizi, ossia incontri tra i vari stakeholder (Stato, Regioni, Province, Comuni, imprese, associazioni e cittadini) in cui vengono formulate proposte per fare sì che tutti siano d'accordo o che (almeno) ci sia la massima condivisione possibile.
Invece, ogni volta che si decide di fare un'opera, subito arrivano i contestatori, i quali protestano ed arrivano anche a fare ricorso alla violenza.
Succede, per esempio, con la TAV, la ferrovia ad alta velocità Lione-Torino, che proseguirà per la Lombardia, il Veneto, il Friuli- Venezia Giulia, per poi andare verso est.
Altre contestazioni ci sono state, per esempio, riguardo alla realizzazione della Variante di Valico, il nuovo tratto appenninico dell'Autostrada A1 Milano-Napoli o alla realizzazione della nuova galleria "Novilara", il tunnel dell'Autostrada A14 Bologna-Taranto, che si trova all'altezza di Pesaro.
Qui nella Provincia di Mantova si contesta la realizzazione della TiBre, una sorta di autostrada che collega l'Autostrada A22 Brennero-Modena con l'Autostrada A15 Parma-La Spezia.
I motivi delle proteste sono disparati e spesso non c'entrano nemmeno con l'opera.
Per esempio, i manifestanti inneggiano ai partigiani (con tanto di bandiere rosse) e paragonano lo Stato che vuole compiere l'opera alla Germania nazista.
Cosa c'entrino i nazisti ed i partigiani con una ferrovia o un'autostrada lo sanno solo i manifestanti.
Inoltre, tra coloro che manifestano vi sono anche quelli che fanno terrorismo psicologico, per esempio, collegando la realizzazione delle opere alle morti di cancro, o dicendo che la realizzazione delle opere danneggi le risorse idriche o sostenendo che non si facciano le verifiche riguardo all'impatto ambientale oppure che fare le opere favorisca la corruzione.
Riguardo all'ambiente, posso citare un esempio pratico: la galleria "Tribito" dell'Autostrada A2 (ex-A3) Napoli-Salerno-Reggio Calabria.
Si sarebbe dovuto sostituire il tunnel in questione con uno nuovo ma non si è fatto nulla, per la presenza di amianto nel monte.
Inoltre, prima di fare un'opera viene fatta la Verifica di Impatto Ambientale.
Riguardo alla lotta alla corruzione, non si debbono bloccare le opere ma si debbono controllare gli appalti.
Si è alla follia.
Al di là delle ideologie, va detto che qui in Italia manca una visione di insieme.
Infatti, si pensa che l'interesse locale conti di più di quello nazionale.
L'identità di un territorio (o di un Paese) non si difende non facendo le infrastrutture.
Sappiamo tutti che non è così. Anche nei grandi Paesi federalisti (come gli USA) l'interesse nazionale è importante.
La storia ci insegna che le grandi civiltà fecero grandi opere.
Se i Romani avessero dato ascolto a coloro che furono contro determinate opere non avrebbero certo avuto il loro impero.
L'Italia deve diventare un Paese in cui fare impresa. Le infrastrutture non servono solo a collegare parti del nostro Paese ma creano anche indotti.
Pensiamo alle varie aziende vicino alle autostrade.
Vista l'attuale situazione di disoccupazione (tanto al nord, quanto al sud) è bene che le cose si facciano.
L'idea della "decrescita felice" (teorizzata da una certa sinistra e dal Movimento 5 Stelle) non porta niente di buono ma solo povertà.
Se il nostro Paese restasse così poco competitivo non gli basterebbe neppure chiudere le frontiere e rompere con questa più che contestabile Unione Europea per salvarsi. Allora, stiamo tutti in campana!
I motivi delle proteste sono disparati e spesso non c'entrano nemmeno con l'opera.
Per esempio, i manifestanti inneggiano ai partigiani (con tanto di bandiere rosse) e paragonano lo Stato che vuole compiere l'opera alla Germania nazista.
Cosa c'entrino i nazisti ed i partigiani con una ferrovia o un'autostrada lo sanno solo i manifestanti.
Inoltre, tra coloro che manifestano vi sono anche quelli che fanno terrorismo psicologico, per esempio, collegando la realizzazione delle opere alle morti di cancro, o dicendo che la realizzazione delle opere danneggi le risorse idriche o sostenendo che non si facciano le verifiche riguardo all'impatto ambientale oppure che fare le opere favorisca la corruzione.
Riguardo all'ambiente, posso citare un esempio pratico: la galleria "Tribito" dell'Autostrada A2 (ex-A3) Napoli-Salerno-Reggio Calabria.
Si sarebbe dovuto sostituire il tunnel in questione con uno nuovo ma non si è fatto nulla, per la presenza di amianto nel monte.
Inoltre, prima di fare un'opera viene fatta la Verifica di Impatto Ambientale.
Riguardo alla lotta alla corruzione, non si debbono bloccare le opere ma si debbono controllare gli appalti.
Si è alla follia.
Al di là delle ideologie, va detto che qui in Italia manca una visione di insieme.
Infatti, si pensa che l'interesse locale conti di più di quello nazionale.
L'identità di un territorio (o di un Paese) non si difende non facendo le infrastrutture.
Sappiamo tutti che non è così. Anche nei grandi Paesi federalisti (come gli USA) l'interesse nazionale è importante.
La storia ci insegna che le grandi civiltà fecero grandi opere.
Se i Romani avessero dato ascolto a coloro che furono contro determinate opere non avrebbero certo avuto il loro impero.
L'Italia deve diventare un Paese in cui fare impresa. Le infrastrutture non servono solo a collegare parti del nostro Paese ma creano anche indotti.
Pensiamo alle varie aziende vicino alle autostrade.
Vista l'attuale situazione di disoccupazione (tanto al nord, quanto al sud) è bene che le cose si facciano.
L'idea della "decrescita felice" (teorizzata da una certa sinistra e dal Movimento 5 Stelle) non porta niente di buono ma solo povertà.
Se il nostro Paese restasse così poco competitivo non gli basterebbe neppure chiudere le frontiere e rompere con questa più che contestabile Unione Europea per salvarsi. Allora, stiamo tutti in campana!
Cordiali saluti.
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