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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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mercoledì 31 maggio 2017

Auguri, Fogolèr!

Cari amici ed amiche,

il Cenacolo Dialettale Mantovano "Al Fogolèr" compie i suoi 45 anni di attività.
Ora, vi riporto uno stralcio della presentazione del libro "W al Dialet"che è stata scritta da Adriano Tomaselli:

"Abbiamo notato che, nella nostra provincia, il dialetto ha perso il suo fascino e la sua carica tanto che moltissimi non lo ritengono più conveniente per ogni tipo di espressione, comunicazione o composizione. Osserviamo che molti scrittori nostrani, che si esprimono egregiamente in lingua, sembrano altre persone nei lavori in dialetto; sono addirittura irriconoscibili.
Scrivono riflessioni, preghiere e anche poesie in corretto italiano ma grossolanità, baggianate e qualche volta pesanti e grottesche nenie e tiritere in dialetto".

Il libro in questione mi fu regalato nel 2002 dall'amico Wainer Mazza (che ringrazio) e che celebra il 25 anniversario dell'associazione in questione.
Ora, questa analisi di Tomaselli mi sembra più che consona con la situazione.
Il problema è che i dialetti non hanno una tradizione scritta letta ed insegnata.
A parte certi casi, come quello delle poesie milanesi di Carlo Porta. dei versi friulani di Pierpaolo Pasolini o dei versi romaneschi di Trilussa o di Gioacchino Belli, difficilmente in una scuola si insegna una parlata locale.
Certamente, in questi ultimi anni si sta facendo un'opera di riscoperta e di rivalutazione delle parlate locali.
Per esempio, l'organizzazione internazionale no-profit Arba Sicula, con sede a New York, pubblica l'omonima rivista bilingue in inglese e in siciliano.
Il Cenacolo Dialettale "Al Fogolèr" sta facendo un'opera di riqualificazione e di salvataggio del dialetto mantovano, con la poesia ma anche con lo studio della storia della parlata di Mantova e dintorni.
Questa è un'opera molto importante.
Quanto dice l'analisi di Tomaselli è vero.
Noi ci troviamo di fronte ad un mondo che tende a massificare ogni cosa.
Ogni cosa, secondo questa logica, deve essere standardizzata con parametri scelti da gente che non conosce le realtà locali.
Quindi, secondo questa logico, chi parla in un dialetto (e non in italiano o in inglese) è visto come "ignorante, buzzurro e retrogrado".
La realtà è ben diversa. Il dialetto rappresenta a pieno titolo la cultura locale e la storia di un territorio.
Il Cenacolo Dialettale Mantovano "Al Fogolèr" vuole fare capire ciò.
Il dialetto mantovano rappresenta a pieno titolo e a buon diritto la tradizione, la storia e cultura del popolo mantovano.
Pensiamo ai vari influssi che il mantovano (un dialetto gallo-italico) subì nei secoli: dall'influenza delle parlate francesi e quelle germaniche.
Quindi, il dialetto mantovano (come qualsiasi altro qui in Italia) ha una sua storia.
Termino, con questo mio "presente" al Fogolèr:

RE ARRICU VIII ET LU DUCA DI SUFFOLK

Quanti a discurriri...di quannu carusi eranu...
d'armi et di fimmini accussì appiru...
re Arricu et Carlu di Suffolk duca...
et quasi 'na cunfissiuni fu...
et si di malu cori puru lu re di 'Ngriterra...
certu 'ntâ l'amicitia cridìu cà ntâ la morti frati fici...
d'iddu...diri voli cà cchiù tintu sugnu ju su la Terra!

RE ENRICO VIII ED IL DUCA DI SUFFOLK

Quanto a discorrere...di quando infanti erano..
d'armi e di femmine così ebbero...
re Enrico e Carlo di Suffolk duca...
e quasi una confessione fu...
e se di malo cuore pur il re d'Inghilterra...
certo nell'amicizia credette che nella morte fratello fece...
d'egli...dire vuole che più malvagio sono io sulla Terra.

Questa mia poesia, scritta in maccheronico siciliano, parla dell'amicizia che legò il re d'Inghilterra Enrico VIII (1491-1547) ed il duca di Suffolk Charles Brandon (1484-1545).

Brandon era molto amico del re e ne era anche suo cognato, avendone sposato la sorella Maria ( nell'immagine con lui, 1496-1533).
Nel 1514, Brandon fu insignito del titolo di duca di Suffolk.
Quando morì, re Enrico VIII lo fece seppellire nella cappella di San Giorgio a Windsor.
La sua tomba si trova alla destra della navata ed è vicina a quella del re.
Se una persona considerata abbietta come re Enrico VIII credette nell'amicizia vuole dire che io sono peggio di lui, visto che (a causa di qualche brutta esperienza) sono diventato un po' scettico riguardo all'amicizia.
Comunque, con il Cenacolo Dialettale Mantovano "Al Fogolèr" c'è grande amicizia.
Ringrazio ancora oggi i membri di quell'associazione di ciò.
Auguri di nuovo e cordiali saluti.









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