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martedì 31 maggio 2016

Si va verso un totalitarismo. Trump è l'alternativa?

Cari amici ed amiche,



su "Panorama", il direttore Giorgio Mulé ha scritto un editoriale interessante che è intitolato "Da Roma a Londra, chi semina vento".

Dell'editoriale, io riporto questo stralcio:


"La lezione che ci arriva dall'Austria non è quella di un Paese che si è "salvato" perché ha evitato di eleggere il candidato ultranazionalista alla presidenza. Non si è salvata l'Austria, men che meno l'Europa.

A parte che in democrazia vince sempre il popolo, lo scarto tra vincitore e sconfitto è talmente esiguo (31.026 voti) che nessuno può parlare di vittoria. È lo stesso scenario che si è verificato in Italia alle elezioni del 2013 quando la coalizione di centrosinistra superò quella di centrodestra di 126 mila voti. Con le conseguenze "antidemocratiche" che oggi ben conosciamo: governa il Paese un premier non eletto che poggia su una maggioranza dichiarata incostituzionale dall'Alta Corte e per giunta garantita da transfughi dell'altro schieramento.

In questo contesto totalmente "antidemocratico" siamo invitati a votare una riforma della Costituzione che, come abbiamo già scritto e ripetuto, dovrebbe rappresentare il più alto momento di coesione e concordia nazionale. Il premier non eletto ha dapprima ripetuto fino alla noia che il referendum era da intendersi come una "fiducia" a se stesso e al suo governo.

Pian pianino ha cambiato rotta: oggi, affiancato dai trombettieri della grande stampa e dal padrino del suo esecutivo (Giorgio Napolitano), vorrebbe che tutti stessero a guardare i contenuti della riforma. Il che ha veramente il sapore della beffa dal momento che l'invito proviene esattamente da chi, finora, ha giocato a rompere e dividere il Paese. Perché, parliamoci chiaro, in Italia è scomparso il lievito dell'aggregazione e una responsabilità enorme ce l'ha chi, presentatosi sotto le insegne fatue della "rottamazione", ha finito per realizzare la più grande operazione di presa e gestione del potere nella storia della Repubblica.".


Oggi, qui in Italia e nel resto dell'Occidente vi è una politica influenzata dalla tecnocrazia che punta ad eliminare quella che è la politica vera e propria.
Questa politica è apertamente antidemocratica perché non tiene conto del popolo e del suo pensiero.e si basa solo su una burocrazia molto forte e totalizzante.
Secondo questi criteri, gli schieramenti (come destra e sinistra) non contano più come non contano nemmeno le elezioni democratiche.
Quello che è accaduto qui in Italia è paradigmatico.
Noi, oggi ci troviamo con un governo non eletto da nessuno, il quale è presieduto da Matteo Renzi e che è retto in Parlamento da una maggioranza definita incostituzionale.
Questo governo vuole modificare la Costituzione, riducendo gli spazi di democrazia.
Ora, tutta l'Europa è sempre meno democratica.
L'Italia accoglie i diktat di un'Unione Europea che di per sé non è democratica.
Basti vedere come sono i suoi organi.
Noi ci stiamo avviando verso una nuova forma di totalitarismo.
Per esempio, la CEDU (Corte Europea dei Diritti dell'Uomo) dice che si debbono istituire i matrimoni omosessuali?
I governi si debbono attenere a ciò per non essere condannati, fregandosene delle vere esigenze del popolo.
Intanto, il premier non eletto, qui in Italia alimenta le divisioni tra le persone.
Per esempio, chi non è del suo pensiero viene definito "gufo", "disfattista" e quant'altro e la stampa a lui amica gli fa da cassa di risonanza.
Questo fa aumentare l'arroganza del premier, il quale dice di fare gli interessi dei cittadini ma nei fatti fa gli interessi di altri.
Egli provoca le divisioni tra i cittadini, applicando la regola classica del "divide et impera".
Per reazione, il popolo inizia a guardare verso partiti e movimenti fortemente contrari a questo sistema.
Il popolo contesta Renzi e quest'ultimo attacca coloro che lo contestano. 
La gente si incattivisce ed i dibattiti politici diventano più aspri.
Lo stesso sta accadendo in altri Paesi, come negli USA.
Prendiamo, ad esempio, il caso di Donald Trump negli Stati Uniti.
Trump si è fatto portavoce di un popolo americano che è diventato insofferente verso il sistema creato dal presidente Barack Hussein Obama, che è un sistema simile a quello di Renzi qui in Italia.
Anche Obama usa la tattica della divisione, provando a dividere la destra più moderata dallo zoccolo duro.
Ora, però, una cosa va detta: per vincere, Donald Trump o i movimenti di destra critici verso questa Unione Europea (come il Front National, in Francia, o la Lega Nord, qui in Italia) debbono avere degli agganci con quella fascia elettorale più moderata della destra.
Oggi, la destra è quella parte politica più critica verso l'attuale sistema, che invece è sostenuto dai partiti di sinistra.
Qui si nota una cosa strana: i partiti di destra più moderata fanno asse con quelli di sinistra, perché temono di essere "fagocitati" dai partiti di destra vera e propria.
E' il caso francese di Les Republicains di Nicolas Sarkozy che alle elezioni fanno asse con i socialisti perché sanno che se si alleassero con il Front National quest'ultimo li fagociterebbe.
Oggi è il Front National ad essere più in sintonia con il popolo francese.
Lo stesso discorso si può fare con la Lega Nord qui in Italia.
I partiti moderati (come Forza Italia) hanno titubanze a fare alleanze con la Lega Nord perché sanno che quest'ultima potrebbe fagocitarli, in termini elettorali.
Io penso che i partiti più moderati non debbano avere paura.
Uno come me preferisce morire leghista piuttosto che morire in un sistema sempre meno democratico e fondato su un tecno-socialismo che nega ogni democrazia vera e propria e su un relativismo che nega le radici di un popolo.
Cordiali saluti.



8 commenti:

  1. I partiti moderati (come Forza Italia) hanno titubanze a fare alleanze con la Lega Nord perché sanno che quest'ultima potrebbe fagocitarli, in termini elettorali.
    Non scrivere sciocchezze: Forza Italia è alleata ovunque con la Lega e lo sarebbe stata anche a Roma se Salvini e Meloni non fossero venuti meno alla parola data

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  2. Io sento certi discorsi che si fanno. Forza Italia è fatta da tante anime, come deve essere un partito inclusivo.
    Alcune di queste anime, però, non sono troppo propense ad un'alleanza con la Lega Nord. Altre, invece, sono più propense ad allearsi con la Lega Nord.
    Ti ricordo che in molte zone del nord, ove io abito, il primo partito è la Lega Nord e non Forza Italia.
    Evidentemente, tanti elettori che prima votavano Popolo della Libertà oggi votano Lega Nord.
    Come mai?
    Qualche domanda noi dobbiamo porcela.
    Riflettiamo su questo.
    Forza Italia deve cercare di riprendersi gli elettori che ha perso.

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  3. Forza Italia è sempre stata inclusiva e quel Salvini che ha voluto strafare, ma i cittadini se lo ricorderanno quando a Roma si troveranno governati da Casaleggio
    A Roma sta cercando di allargarsi e imporre leghisti come assessori e la Meloni sta cercando di opporsi perchè perderebbe voti. Qui la Lega non piace quasi per niente e al sud ancora meno, anzi, come la nomini vedi cosa ti rispondono per cui non può essere un leghista il Leader di tutto il centrol destra

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  4. Il presidente Berlusconi ha detto che con Salvini tutto è a posto.
    Vedi, tu parli a livello di Roma e ti posso anche credere.
    Io parlo a livello nazionale.
    A livello nazionale, quella con la Lega Nord è un'alleanza da cui non si può prescindere.

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  5. a livello nazionale sono d'accordo con te e stando a quello che leggo anche per il nord ma a livello nazionale Salvini come Leader del gruppo, cosa alla quale lui aspira, farebbe perdere punti alla coalizione

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  6. Un leader deve fare sintesi tra le forze in campo.
    Chi riuscirà a fare sintesi nel centrodestra sarà il leader.
    Che sia Matteo Salvini o qualcun altro poco importa.
    Certo, riguardo alla Lega Nord, l'alleanza con quest'ultima è fondamentale.
    Tu pensa che ci sono del Piemonte, della Lombardia e (soprattutto) del Veneto in cui la Lega Nord è primo partito.
    Queste zone sono molto popolose.
    Un centrodestra senza Lega Nord va a perdere.

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  7. Sul Piemonte non sono così sicura visto che alle elezioni vince sempre il PD e poi per aiutare i grillini Salvini anche a Torino ha rifiutato l'alleanza.
    Di Salvini io non mi fido perchè non mantiene la parola data, mentre mi sarei fidata di Maroni o Bossi che se davano la parola la mantenevano come tutte le persone oneste

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  8. Il Piemonte è spaccato in due.
    A Torino a provincia vince la sinistra.
    Lì c'è la FIAT.
    Il resto del Piemonte, invece, non è di sinistra.

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