Cari amici ed amiche.
Molto spesso mi viene rimproverato di fare delle poesie troppo difficili nel linguaggio e di essere "scollato" dalla realtà circostante. Questo, mi costò anche la partecipazione ad eventi che trattavano la materia.
Voglio dare una spiegazione e fare capire che forse le cose sono ben diverse da quello che sembrano.
Lo voglio fare, mettendomi a confronto con un poeta a me contemporaneo e mio coetaneo, William De Generis, con il quale curo la pagina di Facebook "La strada della Poesia".
Sul suo blog "I Shadow 2.0" (http://ishadow2.blogspot.com/) vi sono delle sue bellissime composizioni.
Se leggete le poesie di De Generis, noterete che il loro linguaggio è semplice ed immediato ma nel contempo è capace di portare tutte le emozioni a chi legge.
Tra la sua poesia ed il lettore si crea subito un "dialogo" perché le parole arrivano in modo immediato.
La poesia di De Generis parla di fatti delle vita del suo autore, di disagi giovanili, di religione, e di fatti attuali a volte in modo disilluso e critico verso il modo di pensare attuale (come la poesia intitolata "Filastrocca di Natale") ed altre in modo scanzonato e quasi ironico (come nella poesia intitolata "Jihad radical-chic").
Inoltre, la poesia di De Generis tratta spesso personaggi anonimi in cui il lettore si riconosce.
Al contrario, io cerco riferimenti non nel mio contesto ma in altri ambiti "nello spazio e nel tempo".
Ad esempio, se De Generis parla del tempo attuale, io parlo di quelli passati.
Inoltre, De Generis parla di tematiche di tutti i giorni mentre io parlo di mistica, di scienza, di Bibbia, di Medioevo, di pestilenze, di monarchi, di Santi, di Papi e di gente che oggi non c'è più.
Inoltre, cambia anche il registro.
Infatti, De Generis usa un linguaggio di tutti i giorni mentre io uso un codice particolare che vuole "portare" le persone verso il tempo in cui è ambientata la poesia e che è trapunto di grecismi, di latinismi e di dialettalismi corsi, siciliani e liguri bonifacini.
Questa è la "chiave di lettura" dei due compositori.
William De Generis è una persona che ha delle radici nel contesto in cui vive e nella sua realtà spazio-temporale e la sua poesia è il prodotto di ciò che essi gli offrono, io no.
Io, al contrario, ho sempre cercato di analizzare fino in fondo non il contesto in cui vivo ma altri contesti, sia nello spazio che nel tempo.
In poche parole, io sono sempre in continua ricerca proprio perché il contesto in cui vivo non offre nulla che non sia già scritto.
Inoltre, la poesia da me composta rivela la mia complessità.
Infatti, sono cattolico e devoto di San Carlo I Stuart. Sono mantovano ma ho radici meridionali e questo in passato mi fu fatto pesare, proprio nel contesto in cui mi sono formato ed in cui vivo.
Sono un credente ma sono anche un uomo di scienza. Sto in un certo contesto ma nel contempo mi riconosco in altri ambiti, un po' come la Corsica, isola francese da un punto di vista amministrativo ma italiana nella cultura.
Tutto questo si traduce nella mia poesia.
Per tanti aspetti, la poesia di De Generis è "essoterica", ossia aperta a tutti, mentre la mia è "esoterica", ossia comprensibile a pochi.
Però, i due generi di poesia hanno molto in comune.
In realtà, sono le due facce della stessa medaglia. Ad esempio, tutti e due trattano la religione ed i fatti attuali.
L'uno con un linguaggio diretto e l'altro con la "tecnica" dell'allegoria o usando personaggi e fatti di epoche passati.
Quindi, vale il detto "tutte le strade portano a Roma" .
Termino questo articolo con una poesia, in realtà composta da pezzi di una poesia di De Generis (intitolata "INRI") inframezzati da mie strofe.
LI DUI VUCI A CRISTU
"Ti cercavo in ogni cosa
in ogni uomo
invano.".
Chi dici lu gridu: "Eloì, Eloì, lamà sabactani!".
Vosciu chì fù...cusì sentu ancora...
com'oghje et pè l'anni chì sarani...
et pè Voi...chì 'n celu seti camora!
"Non vedevo
tu sei in ognuno
sei in ogni cosa
sei il desiderio di cercarti
sei il cuore che sussulta
nel trovarti.".
Ma chì carne vi facistu 'n tarra...ora nto celu...
Voi, Cristu Ghjesù, Figghiu Domini...
ma quandu a feghjà stemu...casca lu velu...
ché seti...in bona vuluntati...nti l'omini...
et a circari nuautri avemu 'n dui vuci...
sempri da piccaturi...ma quandu Vossia truvamu...
in copre...lu secchiu si leva da la luci!
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
bellissimi i tuoi articoli pieni di cose interessanti..purtroppo al giorno d'oggi sono
RispondiEliminapochissime le persone che possono trovare affinita con questi argomenti di linguaggio poetico e letterario..
Grazie!
RispondiEliminaPutroppo, sono conscio del fatto che oggi sono in pochi ad essere avvezzi alla poesia.
Dici una cosa vera!
Io, comunque, voglio continuare a tenere ben vivo il valore della poesia.
Del resto, anche la Bibbia è piena di poesia.
Basta leggere il Cantico dei cantici o i Salmni, che stasera reciterò durante la Santa Messa.
Cordiali saluti.
Troppi "io" per i miei gusti.
RispondiEliminaE' un confronto tra modi di fare poesia, precisamente tra il mio e quello del mio amico William De Generis, che, intendiamoci, è un ottimo poeta!
RispondiElimina