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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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martedì 19 ottobre 2010

MASADA, SUICIDIO O MARTIRIO?


U VIAGHJU DA MASADA IN PRAGA
"Metzadà shenìt lo trippòl.".
Mai! Sì...mai cusì avarà a cascari...
com'una roccia...chì Diu hè...ancora...
Metzadà...casa ultima pè di lu destinu jucari...
di Eleazar Ben Yair...in gran valuri...
et di lu populu...chì martyr si ficiru in locu questu...
ché più di la vita a tene ebbenu lu Signuri...
et Santu Cristofuru a taliari cusì questu viaghju...
fors'ebbe...fin'in Praga nti li nosci anni...
cuntru la fauci et lu marteddu...di gran curaghju...
induve a mustrà ebbe...lu so' figghiu chì fù Ghjuvanni!
Cari amici ed amiche.
Dopo questa mia poesia, vi parlo di un fatto storico importante.
Siamo nel 73 AD. Siamo in Terra Santa, territorio che in quegli anni era parte dell'Impero Romano.
Siamo nella Giudea sud-orientale, presso una fortezza a 400 metri dal Mar Morto.
Il nome di questa fortezza era Masada.
Nel 70 AD,i soldati romani di Tito (il figlio dell'imperatore Vespasiano) avevano il Tempio di Gerusalemme e da due anni assediavano Masada.
Quando erano riusciti a prenderla, avevano trovato dei cadaveri.
Quei cadaveri appartenevano ad un gruppo di ebrei, gli zeloti.
Il loro capo era un tale Eleazar Ben Yair.
Queste persone preferirono morire piuttosto che essere catturate e venire private della loro fede. Si erano suicidate.
Anche i soldati romani rimanevano ammirati di fronte a tale coraggio.
Ora, sorge una domanda.
Eleazar e la sua gente fecero peccato?
Nella tradizione giudaica (e cristiana) l'uomo non può disporre della vita.
Dio solo può dare la vita e toglierla.
Il sesto comandamento del Decalogo (valido per gli ebrei e per noi cristiani) dice:
"Non uccidere".
Questo non vale solo per l'omicidio ma anche per il suicidio.
Tuttavia, vi sarebbe una considerazione da fare.
Quel gesto di Eleazar e dei suoi, in realtà, fu indotto dalla situazione.
Essi furono costretti a scegliere tra la morte ed una vita di schiavitù, in cui sarebbero state tolta loro anche la libertà di culto e la fede.
In pratica, sarebbero stati costretti all'apostasia.
Preferirono la morte.
Quindi, la chiave di lettura di tutto ciò può essere non quella del suicidio ma quella del martirio, ossia una testimonianza della fede anche con il sacrificio della propria vita.
Essi, in pratica, morirono per difendere la loro fede e come testimoni di essa.
In un certo senso, Eleazar ed i suoi potrebbero essere paragonati ai nostri martiri, come San Pietro, Santa Lucia, Santa Caterina di Alessandria e tanti altri.
Con questa chiave di lettura, ad esempio, si può leggere anche la vicenda del giovane patriota cecoslovacco Jan Palach che il 19 gennaio del 1969 si diede fuoco e morì dopo tre giorni. Egli, che fu un cristiano evangelico, fece quel gesto perché preferì morire piuttosto che essere costretto a rinunziare ai propri valori che furono sotto l'attacco del comunismo.
A volte, le cose non sono come sembrano.
Cordiali saluti.

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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".