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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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sabato 30 ottobre 2010

COMMENTO AL LIBRO "UN ASKENAZITA TRA ROMANIA ED ERITREA"


Cari amici ed amiche.
Vi invito a leggere un libro molto interessante che è intitolato "Un askenazita tra Romania ed Eritrea", scritto da Dova Cahan.
La trama di questo libro è molto semplice e tratta della storia del padre dell'autrice, Herscu Saim Cahan, un ebreo che visse in Romania fino al 1948.
La Romania di quegli anni era sotto il controllo delle "Guardie di Ferro" del maresciallo Ion Antonescu, un movimento filo-nazista.
Egli era impegnato nel salvataggio degli ebrei. Respinto dagli inglesi nel 1948 (mentre tentava di andare in Terra Santa), Herscu Saim si rifugiò in Eritrea, ove, dopo varie esperienze nel mondo degli affari, fondò un'azienda che lavorava la carne kasher, ossia trattata secondo il principio della tradizione giudaica che vieta la carne suina, quella di cavallo e quella di coniglio e che prevede che le altre carni vengano macellate in modo particolare, senza tracce di sangue.
Molto forte, fu il legame anche con l'Italia. Infatti, egli era produttore per una nota marca. Inoltre, in Eritrea (già colonia italiana) le figlie impararono la nostra lingua.
Membro eminente della comunità ebraica di Eritrea, Hersu Saim ne divenne un importante rappresentante nel Congresso Sionista. Si spense ad Asmara nel 1974, proprio prima che potesse raggiungere Dova e sua sorella che erano in Israele.
Detto questo, esprimo qualche mia considerazione.
In Romania vi è un'antica comunità ebraica askenazita.
Gli askenaziti sono gli ebrei dell'Europa centro-orientale. Infatti, "Askenaz" in ebraico significa "Germania" .
Gli askenaziti si trovano, infatti, in Germania e nell'Europa orientale e parlano una lingua loro lo yiddisch, idioma di origine alto-tedesca con parole ebraiche, slave e neolatine e scritto con caratteri ebraici. Un'antica comunità ebraica askenazita era presente anche qui a Mantova.
Della comunità ebraica romena parlò anche Primo Levi, nel suo libro "La Tregua".
In un certo senso, il libro di Dova Cahan è molto simile a quello di Levi.
Anche qui, vi sono la sofferenza, i continui viaggi e le tribolazioni di uomini, donne e bambini.
Anche qui, si tratta il tema di intere comunità che per secoli vissero in un territorio e che, per colpa di un progetto criminale operato dai nazisti, dovettero scappare, lasciando beni ed affetti, o morire nei campi di concentramento.
Questo libro è, quindi, una testimonianza di come l'uomo possa abbassarsi ad un livello di grande abiezione.
Soprattutto ai giovani, consiglio di leggere libri come questo. La memoria va coltivata e difesa perché una volta che coloro che vissero sulla pelle certe tragedie non ci saranno più, si rischia di perdere il "senso del peccato". Infatti, quei tragici fatti resteranno sì nella storia ma verranno visti come una cosa passata e che non potrà mai ripetersi.
La realtà è diversa, purtroppo!
Oltre a questo vi è un altro pericolo, quello delle strumentalizzazioni politiche.
Spesso, la memoria degli orrori di Auschwitz viene usata da una certa parte politica contro un'altra.
Lo so bene io, che sono di destra e che sono stato accusato di nazi-fascismo, quando con questa ideologia non ho nulla a che fare, essendo io un conservatore che si ispira a valori cristiani e a quelli della tradizione anglosassone, come quella del Partito Repubblicano americano.
Questo è un uso della memoria molto pericoloso. Infatti, la memoria deve essere patrimonio di tutti coloro che non vogliono che certi orrori si ripetano, a prescindere dal colore politico.
Usarla per scopi politici ed ideologici significa mortificarla.
In questo libro c'è anche una certa "teologia cristiana".
Nel versetto 21 del capitolo 7 del Vangelo di Matteo, Gesù disse:
"Non chiunque dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli".
Fecero esattamente la volontà di Dio, tutti coloro che in quegli anni cercarono di impedire (anche a costo della propria vita) il massacro di innocenti nei campi di sterminio.
Non fecero la volontà di Dio coloro che si dicevano cristiani ma poi erano con i nazisti.
Anche questo va ricordato.
Cordiali saluti e buona lettura.

3 commenti:

  1. A Antonio Gabriele,
    grazie mille per la tua bella recensione, mi hai
    veramente commosso ed emozionata..purtroppo cose
    del passato sono ancora oggi valide..come se niente fosse successo e la lezione non e servita.
    Quando io ripenso a tutto cio che mio papa ha fatto per il suo prossimo mi vengono ancora le
    lacrime agli occhi..non potro mai dimenticare la sua nobile e generosa figura..
    Mi auguro che ancora oggi ci siano persone come lui capaci di affrontare tutti gli affanni della vita con un sorriso..
    Nuovamente grazie
    Dova Cahan - Tel Aviv

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  2. Tuo padre era un ebreo. Però, si comportò più cristianamente di tanti altri che, magari, andavano a Messa alla domenica e alle feste comandate.
    Questo deve esserci di insegnamento.
    Non a caso, ho fatto quella citazione del Vangelo.
    Essere realmente cristiani vuole dire ascoltare e mettere in pratica la Parola di Dio.
    Tuo padre, fece esattamente questo.
    Cordiali saluti.

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  3. Mio padre e stato definito "Yehudi im lev ham"
    ossia in traduzione "Un Ebreo con un cuore caldo"
    una persona tanto semplice ed umana ...quanto un
    grande uomo..Ihie Zikro Baruch..che sia la sua
    memoria ricordata

    RispondiElimina

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