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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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martedì 5 ottobre 2010

CHI UCCISE REALMENTE CRISTO?

Cari amici ed amiche.

Correva l'anno 33 AD e in una città del Medio Oriente si stava consumando il "Sacrificio dei sacrifici".
Un uomo nativo di Betlemme venne flagellato e crocifisso.
Quest'uomo altri non fu che Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio e la città in questione fu Gerusalemme.
Ora, proviamo a capire meglio le dinamiche di quanto successe in quel giorno.
Per capire bene gli avvenimenti, dobbiamo fare un "viaggio a ritroso" e provare ad avere una visione del luogo in quell'epoca.
Gerusalemme faceva parte della Palestina, una terra che fu abitata da un popolo che credeva in un Unico Dio, gli Ebrei e che dal 130 BC fu sotto il dominio dei Romani.
Ora, essa era retta da un governatore romano che all'epoca di Gesù era un tale Ponzio Pilato.
Questa provincia, però, aveva anche una grande autonomia nella gestione.
Infatti, al governo concorrevano anche il tetrarca Erode Antipa ed il Sinedrio.
Erode, in realtà, pare che non fosse stato di origini ebraiche ma nabatee.
I Nabatei erano un popolo che si stabilì nell'attuale Giordania. Una loro testimonianza si trova proprio lì ed è la città di Petra.
Il Sinedrio era un organo che aveva funzioni di tribunale e faceva sì che la Torah (il nostro Vecchio Testamento) venisse rispettata. Inoltre, poteva infliggere la pena capitale. Esso si trovava presso il Tempio di Gerusalemme e governava la città stessa.
Esso era presieduto dal Sommo sacerdote, che all'epoca di Cristo era un tale Caifa.
Ora si possono capire meglio gli avvenimenti.
Da qui si può dedurre che a volere la morte del Cristo non fu il popolo ebraico.
Anzi, stando anche al Vangelo di Giovanni, il popolo ebraico rispettava il Cristo.
Addirittura, Egli veniva chiamato "rabbì", ossia "maestro".
Allora, chi volle la morte di Cristo?
Se il popolo ebraico va escluso, allora potrebbero essere stati o i Romani o Erode ed il Sinedrio.
In fondo, erano loro potevano avere l'interesse di ciò.
Effettivamente, Erode ed il Sinedrio vedevano in Cristo un pericolo per la autorità.
Infatti, da una parte, loro temevano di perdere il controllo sul popolo e dall'altra temevano i Romani, a cui comunque giurarono fedeltà ed il sovrano di questi ultimi, l'allora imperatore Tiberio, era riconosciuto da essi.
Inoltre, vi fu un'altra questione.
La casta sacerdotale ebraica discendeva tutta dalla tribù di Levi.
Gesù discendeva invece da quella di Giuda. Tra l'altro, anche lo stesso Giacobbe (Israele) quando parlò di suo figlio Giuda disse che dalla sua casata sarebbe venuto fuori il Messia, il Cristo.
Ora, alla casta sacerdotale dell'epoca non piaceva che un laico parlasse di religione e cose delle Scritture.
Quanto ad Erode, va detto che questi fece arrestare e decapitare Giovanni Battista che lo accusava del fatto che egli avesse peccato contro le Scritture sposando la moglie di suo fratello.
Anche Erode temeva di perdere il proprio potere.
E così, prima della famosa "Ultima cena", che avrebbe dovuto aprire la Pasqua ebraica, uno degli apostoli di Gesù, un tale Giuda Iscariota, fece il tradimento.
Per 30 denari, egli vendette il Cristo al Sinedrio.
Nell'orto del Getsemani, i soldati e le guardie del Sinedrio catturarono Gesù lo portarono di fronte al Sommo sacerdote Caifa che lo processò. Andò anche da Erode e lo processò anche lui.
Era ovvio che questi processi fossero pieni di falsità.
Ad esempio, gli accusatori accusarono Gesù di istigare alla ribellione.
La realtà non fu questa. Infatti, Egli disse: "Dai a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.".
Il Vangelo riporta ciò.
In realtà, la "chiave rivoluzionaria" del messaggio di Cristo sta proprio nel fatto che quel Dio dei Giudei è il Dio di tutti!
Quindi, Gesù non puntò solo a salvare il "Popolo eletto" ma tutta l'umanità, riconducendola sotto l'Unico Dio.
In pratica, puntò a fare cadere il muro tra Giudei e Gentili.
Questo, però, non fu capito dai sacerdoti del Sinedrio che, oltretutto, vedevano nei miracoli che Egli operava un inganno, per turlupinare il popolo ebraico.
E così, lo portarono da Pilato che inizialmente non trovò nulla contro Gesù.
Poi, però, i membri del Sinedrio istigarono un gruppo di persone che, urlando, chiedevano la morte di Gesù per crocifissione e la liberazione di un altro prigioniero, Barabba.
Le voci si fecero sempre più forti ed inisistenti e, sentendosi minacciato e sentendo minacciato il proprio potere, Pilato accontentò il Sinderio. Alla fine Gesù fu condannato.
Sul colle del Gòlgota, Egli fu crocifisso e morì.
I Vangeli ne parlano in modo dettagliato. Poi vi fu la Sua Resurrezione.
Ma questa è un'altra storia.
Restano degli interrogativi.
Il primo di questi chiede chi effettivamente volle la morte di Gesù.
A volere la morte di Gesù furono i membri del Sinedrio (non tutti per la verità), che vedevano in lui una minaccia sia alla loro influenza religiosa che a quella politica.
Dal canto loro, anche i Romani vedevano in Cristo un avversario politico. Essi sapevano della storia del Messia che avrebbe dovuto liberare il popolo ebraico dal loro giogo.
Tra l'altro, a parlare Gesù non vi sono solo i Vangeli canonici ma anche altre fonti.
Vi sono, infatti, le fonti non cristiane ed i testi apocrifi.
Tra tutti questi testi testi vi sono delle analogie.
La prova?
Leggete la poesia da me scritta e fatta pubblicare sul sito dell'associazione "Agorà" di Sant'Agata di Militello (in provincia di Messina) e che parla del generale Giovanni Giustiniani Longo. Il link è http://santagatando.com/2009/10/21/u-ricordu-di-ghjuvanni-giustiniani-longo/.
E' introdotta da un testo del Vangelo apocrifo di Nicodemo.
Cordiali saluti.














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