l'amico e socio Angelo Fazio mi ha portato all'attenzione questo commento del diplomatico spagnolo Bernardino Leon:
"Dobbiamo rimettere in piedi la Libia, anche perché Al Qaeda è già presente. E quindi l'Isis lo è di fatto perché l'evoluzione della prima e il modus operandi dell'Isis ci dicono che basterà riorganizzare gli uomini che sono sul terreno, trasferire il "brand" e il sostegno dell'Isis perché ci sia una ulteriore radicalizzazione. Ci sono poi i gruppi presenti a Derna, quelli nel sud, al confine con l'Algeria, collegati a chi ha compiuto l'assalto ad Is Amenas. Cos'è la Libia? E' un paese diviso, uscito da una rivoluzione ma dal quale la guerra non è scomparsa: il paese non è pacificato. E' un paese importante per l'Europa, un paese vitale per l'Italia. Mettere fine a questo conflitto è difficile, perché i protagonisti sono centinaia di milizie senza una relazione gerarchica fra di loro.".
Ringrazio Angelo.
Nel 2011, il presidente americano Barack Hussein Obama, la cancelliera tedesca Angela Merkel ed il presidente francese Nicolas Sarkozy fecero cadere Gheddafi ma aprirono in Libia un vero e proprio vaso di Pandora.
Ricordo che Obama fu colui che caldeggiò la "Primavera araba", colui che fece la scellerata di aprire al nucleare iraniano e ad Hamas.
La Libia è ora un Paese senza governo.
Il presidente Berlusconi (che allora era al governo) cercava di fare in modo che la guerra contro la Libia di Gheddafi fosse evitata.
Non fu ascoltato.
A Sarkozy e Merkel interessava solo fare affari in Libia e dava fastidio il fatto che, in seguito al "Trattato di amicizia" stipulato con Gheddafi dal presidente Berlusconi, l'Italia avesse dei vantaggi in quel Paese.
Per questo, con Obama, essi mossero contro Gheddafi.
Oggi, la Libia è nel caos ed il terrorismo sta prendendo il potere in essa.
Si faccia qualcosa.
Cordiali saluti.
Nessun commento:
Posta un commento