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mercoledì 29 ottobre 2014

Renzi, da Tony Blair a Juan Domingo Peron



Cari amici ed amiche,

leggete l'articolo scritto da Carlo Puca su "Panorama" e che è intitolato "A che punto è il renzismo?".
L'articolo è un'intervista al politologo di sinistra Gianfranco Pasquino.
Di questa intervista è interessante questa parte:

""Semplice: il premier si sta chiudendo su se stesso". Insomma, Renzi da includente si è fatto escludente, decide tutto da solo, al punto che persino "il giglio magico", il gruppo di fedelissimi del premier, "è ormai una ridotta adunata in un giglietto minimo". È un'analisi per certi versi persino più leggera rispetto al grido di dolore lanciato dal primo petalo uscito allo scoperto, Matteo Richetti: "Tutti quelli che stavano con Matteo alla Leopolda sono stati messi ai margini".


Il tratto più caratteristico di Renzi, affiorato durante la pratica della sua leadership, è infatti un cinismo a-sentimentale. Il premier investe sulle persone finché sono utili al suo progetto, poi le abbandona al loro destino. E' accaduto con Michele Emiliano, Vincenzo De Luca, Guglielmo Epifani, con lo stesso Prodi e altri ancora.

Al contrario, il premier ha portato strumentalmente dalla sua parte, premiandoli, alcuni vecchi nemici del renzi-smo, da Dario Franceschini ad Alessandra Moretti, alla stessa Federica Mogherini: dopo la sua nomina a Lady Pesc, Renzi potrebbe limitarsi a nominare un nuovo ministro degli Esteri o aprire a un rimpasto di governo buono solo, al di là dei nomi, ad allargare al Senato la traballante maggioranza. Il risultato, però, è il disamore dei militanti, tanto è vero che con la segreteria Renzi il numero degli iscritti al Pd è crollato da 400 a 100 mila. Intanto, il successo della Leopolda è assicurato, nonostante l'accusa di essere ormai un "partito parallelo" lanciata dalla minoranza nella direzione del Pd di lunedì 20 ottobre.

Anche questo "isolamento di successo" per Pasquino è sintomatico: manifesta un'altra patologia del renzismo, l'autarchia. "Confindustria a parte, non c'è più associazione o corpo sociale riconosciuto che lo sostenga. Con i sindacati sappiamo come va. L'apparato storico del Partito democratico, sul quale il segretario sembra comandare alla grande, sta invece accompagnando il suo fallimento. Anche gli agricoltori sono arrabbiati. La Chiesa ha avanzato le sue critiche, a tratti pesantissime, e così via, fino a raggiungere le categorie più disparate, trattate sempre con grande sufficienza". O anche peggio.

"Renzi ha molto indurito il suo carattere, almeno quello che mostra pubblicamente" spiega Edoardo Novelli, docente di sociologia dei media all'Università Roma Tre. "Il premier è severo, secco, a volte sprezzante. Usa espressioni spesso sopra le righe come professoroni, gufi, professionisti della tartina, che ostentano scarsa considerazione dei suoi rivali". Ecco, "finora quest'atteggiamento ha pagato elettoralmente, ma a lungo andare rischia di diventare urticante".

Nel frattempo, però, stando ai sondaggi, Renzi manterrebbe uno straordinario consenso nel Paese. "Attenzione però" replica Pasquino. "Alle prossime politiche potrebbero aprirsi scenari potenzialmente inaspettati. Gli italiani si stanno affidando a Renzi in mancanza di meglio.

Ma qualora Silvio Berlusconi e il centrodestra, magari attraverso primarie vere, individuassero un leader nuovo capace, il Pd avrebbe serie difficoltà a vincere le elezioni. Gli italiani non sono scemi: chi ha una responsabilità di governo, non può limitarsi agli annunci roboanti. Deve fare cose. E Renzi non le fa
".

Io penso che il premier e segretario del Partito Democratico Matteo Renzi abbia idea di quello che sta facendo.
Egli vuole rottamare il Partito Democratico che noi oggi conosciamo e creare qualcosa di diverso.
Il suo progetto iniziale era quello di creare una sinistra simile al Labour Party di Tony Blair.
Questo non sarebbe stato male.
Sia chiaro, da uomo di destra non lo avrei mai votato ma almeno l'Italia sarebbe diventato un Paese normale, con una sinistra non più comunista ed un centrodestra.
Purtroppo, però, Renzi si è fatto prendere la mano,
Il potere deve avergli dato alla testa.
Renzi è diventato cinico (o forse ha tirato fuori il vero sé stesso) ed il modo in cui egli ha liquidato il suo predecessore Enrico Letta ne è stata la dimostrazione più lampante.
Ha tagliato l'ala sinistra del suo partito ed è pronto ad inglobare partiti come Nuovo Centrodestra, Unione di Centro, Scelta Civica, Centro Democratico e forse anche un pezzo di Forza Italia e del Movimento 5 Stelle.
In poche parole, egli vuole creare un partito che starebbe al centro della scena ed ogni opposizione sarebbe schiacciata.
Le opposizioni non ci sarebbero.
Infatti, la sinistra tornerebbe a stare nella minoranza ed il centrodestra vedrebbe molti dei suoi voti "mangiati" dal partito di Renzi.
Quanto al Movimento 5 Stelle, la sua inconsistenza si è oramai vista fin da ora.
Questo nuovo partito (però) non sarebbe un partito con strutture e con una democrazia interna.
Esso, infatti, sarebbe una sorta di "partito del capo", un partito fatto ad immagine e somiglianza di Renzi.
Questo partito, un po' di sinistra, un po' di destra e con una bella dose di populismo, starebbe al centro della scena e unirebbe il socialismo e la terza via economica.
Per certi versi, questo nuovo partito rassomiglierebbe a quello del generale argentino Juan Domingo Peron (1895-1974).
Il partito di Peron ricalcava un po' lo schema del fascismo qui in Italia.
L'unica differenza sarebbe rappresentata dal fatto che Peron avesse avuto a cuore la sovranità nazionale.
Renzi, invece, è genuflesso di fronte alla tecnocrazia europea.
Per la nostra democrazia ci sarebbe morte, se il centrodestra non riuscisse a ricostituirsi.
Purtroppo, l'Italia non è il Regno Unito.
Cordiali saluti.






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