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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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mercoledì 1 ottobre 2014

Comunione ai divorziati, per quale motivo si deve essere contrari?

Cari amici ed amiche,

leggete l'articolo di "Panorama" che è intitolato "Comunione ai divorziati, guerra di lobby".
Dal 5 al 19 ottobre, la Chiesa affronterà il Sinodo della Famiglia e vi è già uno scontro tra i cardinali "progressisti" e quelli "conservatori".
Un terreno di scontro è sicuramente la questione della Comunione ai divorziati.
Io penso che la questione sia molto semplice.
Il vero problema sta nel fatto che per la Chiesa ed il diritto canonico il matrimonio sia un sacramento e non un contratto.
Ergo, quando si divorzia (senza un annullamento con la sentenza del Tribunale della Sacra Rota) si va contro uno dei sette sacramenti della Chiesa.
Questo fa parte dell'ossatura della tradizione dogmatica della Chiesa cattolica.
Del resto la Bibbia parla chiaro di chi divorzia.
Dare la Comunione ai divorziati risposati significherebbe andare contro quello il dettato biblico e la tradizione dogmatica della Chiesa dicono.
In poche parole, si svuoterebbe della dimensione sacramentale il matrimonio cattolico.
Ergo, o si "depenna" il matrimonio dalla lista dei sacramenti o si conferma il matrimonio tra i sacramenti e quindi si dice no alla Comunione ai divorziati.
Il discorso analogo vale anche per chi si sposa in Comune.
Il matrimonio celebrato secondo il rito civile non è riconosciuto dalla Chiesa.
Certo, i divorziati non possono essere giudicati né condannati per questo.
Il divorzio è una cosa triste poiché spesso ha dietro storie veramente tristi, per non dire vere tragedie familiari.
Anzi, bisogna essere vicini a chi ha subito un divorzio e la Chiesa deve essere aperta anche a chi subisce questa cosa.
Però, vanno rispettati anche la tradizione della Chiesa ed il dettato biblico.
Gesù condannò il divorzio.
Cordiali saluti.


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