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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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mercoledì 8 ottobre 2014

Articolo 18, la montagna che ha partorito il topolino


Cari amici ed amiche,

leggete l'articolo di "Panorama" che è intitolato "L'ultimo bluff".
Questo articolo è un editoriale del direttore della rivista Giorgio Mulè.
Dell'articolo è interessante questa parte:

"E invece non sarà così. In definitiva la tanto sbandierata rivoluzione avrà piuttosto il suono striminzito di un petardo, che inciderà poco o nulla nella lotta alla disoccupazione. A Renzi bisogna riconoscere di aver fatto cadere in un trappolone quei dirigenti del suo partito che, con una reazione tipicamente pavloviana da veterocomunisti, hanno iniziato a sbraitare di fronte alla semplice possibilità che un simbolo (l’art. 18) venisse messo in discussione. Ci sono cascati come allocchi, quelli della minoranza.
E il giovin Matteo ha avuto gioco facile a metterli in un angolo e a picchiargli in testa come fanno i pugili con avversari avventati e per di più con i muscoli cadenti. Ma se va dato atto al premier di aver rotto le catene che su questo tema vincolavano la sinistra, Cgil compresa, non può nascondersi il dato reale di tutta questa vicenda: non si è costruito niente. La maramaldata di vedere schiantati i vari Bersani, Civati e D’Alema oltre a un pezzo importante del sindacato nasconde il grande, enorme limite del renzismo: procedere attraverso l’abbattimento di simboli che però non incidono in alcun modo nel tessuto reale e produttivo. È stato così con gli 80 euro (versati a 11 milioni di italiani, ma pagati dai restanti 50 con nuove tasse), con la finta abolizione delle province, con la telenovela dello Sblocca Italia che per Bankitalia rischia di avere l’effetto opposto rispetto agli auspici: allungherà i tempi, farà crescere i costi ed esporrà la gestione delle opere a rischi di corruzione.".

Oggi, si vota il "Job's Act", la riforma del mercato del lavoro proposta da Matteo Renzi.
Renzi ha detto di tutto e di più contro l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e, in quel campo, su parecchie cose aveva ragione.
Per esempio, così com'è, l'articolo 18 è oggi un ostacolo per le nuove assunzioni e tutela solo una minoranza di lavoratori.
Peccato che poi, per chetare la minoranza del suo partito, egli si sia rimangiato tutto.
Renzi ha espunto dal maxi-emendamento della riforma il cambiamento dell'articolo 18.
Di fatto, quel "Job's Act" che Renzi vuole che il Parlamento voti è di fatto un testo ampolloso nella forma ma privo di veri contenuti.
Possiamo dire che esso sia la classica "montagna che ha partorito il topolino".
Così, da abile comunicatore, Renzi cercherà di spacciare per riforma epocale un testo privo di reali contenuti.
La minoranza del Partito Democratico si è fatta uccellare proprio perché Renzi cercherà di spacciare per riforma epocale ciò che una riforma epocale non è e farà passare i vari Pierluigi Bersani, Giuseppe Civati e soci per "coloro che vogliono mantenere lo status quo".
Il classico modus operandi di Renzi è proprio quello del "nemico".
Fino ad ora, Renzi non ha fatto un granché.
Quando non riesce a fare le cose, Renzi cerca sempre qualcuno a cui dare la colpa, il "nemico".
Bersani e soci non si rendono conto che, così facendo, facendo rafforzano Renzi, come rafforzano Renzi il Movimento 5 Stelle ed i sindacati poiché, effettivamente, questi soggetti vogliono mantenere lo status quo in una situazione in cui vi è l'esigenza di una riforma.
Così, la gente tenderà ad appoggiare Renzi perché dice di volere fare una riforma, a prescindere dal fatto che essa sia buona o meno.
Invece, bisogna analizzare la riforma pezzo per pezzo e proporre un'alternativa ad essa.
Cordiali saluti.





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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.