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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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lunedì 22 febbraio 2021

Il declino della nostra società con la paura


Su "Tempi", vi è un interessante articolo di Caterina Giojelli che è intitolato "Non siamo procioni immortali. La fifa non ci salva la vita, ce la toglie". 
Ne riporto questo stralcio:

"La misura è colma: o si cambia, o davvero si rischia la vita, e non solo per il Covid 19». Lo scriveva Claudio Risé sulla Verità il 6 dicembre scorso e lo ribadisce oggi a Tempi, «è in atto un disastro antropologico, un completo rovesciamento della realtà del vivere». È passato un anno e il percorso di chi cammina, si muove, esiste, è ancora ingombrato dalle vittime della pandemia. Non c’è stato alcun impegno a vivere in loro nome e onore, scriveva il grande psicanalista:


«I morti sono stati invece utilizzati per controllare i vivi: ci hanno spiegato che dovevamo smettere di lavorare, non andare più a messa, non cantare, interrompere ogni attività, per rispetto verso di loro, i morti per il Covid. In ciò, però, non c’è né il lutto, né la sua elaborazione. C’è solo il tentativo di fermare la vita, la moltiplicazione della paura e l’invito alla passività. (…) Elaborazione del lutto vuol dire partecipare profondamente e con serietà a una fase drammatica per le persone e la collettività, e trasformarla in comportamenti e attività con nuove direzioni e forme di vita, più sane e forti. (…) L’istinto vitale ti porta a voler vivere con pienezza l’esistenza con le sue difficoltà, così come a elaborare seriamente il lutto per i morti, che poi ti impegnano ancora di più nella vita e nella sua continuazione. Il resto sono acrobazie mentali, che nascondono un sostanziale egoismo e uno sguardo terrorizzato sull’esistenza»"
.

Sto capendo ora il significato delle parole del professor Claudio Risé.
Mia madre non è morta di Covid ma di cancro e ancora oggi sto elaborando il lutto.
Certo, il lutto è una cosa terribile ma mi sono messo in testa di dovere andare avanti.
Io, per esempio, sto elaborando il lutto con la scrittura e la pubblicazione di libri.
Ho pubblicato ben nove piccoli ebook su Amazon e ne sto scrivendo un altro in collaborazione con l'amico Morris Sonnino.
Ovviamente, non anticipo nulla di quest'ultimo ebook.
Certo, avrei potuto fare qualcosa di meglio e l'avrei fatto, se avessi avuto dei mezzi tecnologici migliori.
Però, sono orgoglioso di ciò che ho fatto fino ad ora e spero di andare avanti su questa strada e di potere avere anche qualche risultato più sostanzioso da ciò. 
Un anno fa, il Covid ha stravolto le nostre vite.
Tanta gente è morta.
Però, come ha scritto il professor Risé, oltre ai morti non vi è né il lutto né l'elaborazione del medesimo. 
Così, si è instaurato un clima di paura innescato dalla politica e da una stampa prona ad essa.
La gente non esce più di casa e non socializza più.
Hanno vinto le idee di disprezzo verso il lavoro e di astio per chi cerca di reagire a questa situazione.
Due persone che si incontrano per strada e che si fermano a chiacchierare diventano due "untori".
Chi dice che questo lockdown (così com'è stato fatto qui in Italia) non porti nulla di buono diventa quasi come un delinquente agli occhi dell'opinione pubblica.
Invece, il migliore modo per onorare i morti è andare avanti.
Infatti, si nasce e si muore.
Il ciclo della vita è questo.
I morti possono essere onorati ricordandoli sempre nel proprio cuore ma andando avanti nella propria vita.
Usare i morti per controllare i vivi è vergognoso poiché li si strumentalizzano solo per fare del male.
Questo è veramente esecrabile. 


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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.