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venerdì 17 ottobre 2014

Un Papa che denunciò il relativismo

Cari amici ed amiche,

leggete questo articolo del sito "Holy Queen" che è intitolato "Un papa contro il relativismo":


"Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie" (Benedetto XVI)



SI NEGA L'ESISTENZA DELLA VERITÀ – Il relativismo è quella corrente filosofica postmoderna che sostiene che una verità assoluta non esiste, oppure, anche se esiste, non è conoscibile o esprimibile o lo è soltanto parzialmente e in maniera imperfetta. Partendo da questa posizione gli individui possono pertanto ottenere solo conoscenze relative, in quanto ogni affermazione viene riferita solo a particolari fattori e solo in riferimento ad essi risulta essere vera. La motivazione di tale pensiero, addotta ad esempio dal filodofo tedesco Ludwig Wittgenstein (1889-1951), risiede nel fatto che, poiché tutto viene filtrato dalle percezioni umane limitate ed imperfette, per forza di cose ogni conoscenza che abbiamo è relativa alle esperienze sensibili per l'uomo. Friedrich Nietzsche arriverà poi a dire che «Non esistono fatti, solo interpretazioni», ossia visioni diverse della realtà a seconda di chi la osserva.

BENE E MALE DIVENTANO SOGGETTIVI – Negando però l'esistenza di una verità certa e definitiva a cui attenersi si finisce però per negare l'esistenza di un bene o di un male assoluto, riconducendo così ogni condotta morale ad una propria opinione soggettiva (soggettivismo), non più basata sull'idea di giustizia e di bene assoluti, ma spesso frutto di interessi e tornaconti personali. Questa dittatura del relativismo travolge dunque ogni regola che sgorga dalla verità sacrificandola all'idolo del proprio io. Si parla di dittatuira in quanto si tratta di una nuova forma subdola di totalitarismo: come scriveva Giovanni Paolo II «se non esiste una verità trascendente, obbedendo alla quale l'uomo acquista la sua piena identità, allora non esiste nessun principio sicuro che garantisca giusti rapporti tra gli uomini», il che conduce inevtabilmente alla «negazione della trascendente dignità della persona umana» (cfr. l'enciclica Centesimus Annus). In questo dibattito se esista o meno una verità sull'uomo, si gioca quella costruzione che ha come fondamento oggettivo quei diritti umani inviolabili della persona che sono alla base del moderno stato di diritto. Senza verità sull'uomo è infatti difficile costruire una linea di resistenza concettualmente robusta e fondata nei confronti delle derive autoritarie o anche totalitarie.

IL RELATIVISMO ETICO – Un chiaro esempio di tale pensiero è dato dal relativismo etico secondo il quale non esiste più un bene o un male assoluto e pertanto risulta impossibile uniformare i valori etici e culturali di popoli e persone appartenenti a culture diverse. Rigettare il relativismo non significa però cadere necessariamente neldogmatismo. Il bene e il male sono infatti due cose assolute, bensì relazioni che intercorrono tra realtà e soggetto. In tal senso il relativismo è infatti una concezione sbagliata e unilaterale di questa relazione perché tutto viene a concentrarsi sull'arbitrio del soggetto. Papa Ratzinger vuol combattere proprio questo principio normativo secondo cui tutto il pensiero è e deve rimanere soggettivo difendendo invece il principio opposto, e cioè che ogni uomo è capace di verità.

IL PENSIERO UNICO – Il relativismo può esprimersi anche nel cosiddetto pensiero unico, alimentato dal fondamentalismo e dalla arroganza del radicalismo liberale e dello scetticismo etico, che è la trasposizione in termini ideologici – perché si pretendono universali – degli interessi di un insieme di forze economiche o politiche (lobby). Questi "lor signori" contestano sistematicamente il magistero della Chiesa tacciando di fondamentalismo chi pratica gli insegnamenti così come formulati della Chiesa. Anche in politica il relativismo è rintracciabile nella teorizzazione e difesa del pluralismo etico, che sancisce la decadenza e la dissoluzione della ragione e dei principi della legge morale naturale. A seguito di questa tendenza non è inusuale, purtroppo, riscontrare pubbliche affermazioni nelle quali si sostiene che tale pluralismo etico è considerato come condizione essenziale per la democrazia. Per questo motivo i legislatori ritengono lecito rispettare tale libertà di scelta formulando leggi che prescindono dai principi dell'etica naturale per rimettersi alla sola condiscendenza di certi orientamenti culturali o morali transitori, come se tutte le possibili concezioni della vita avessero uguale valore.

UNA FALSA IDEA DI DEMOCRAZIA – Questa pericolosa crisi della verità spesso viene tacciata per tolleranza. Mai come nella nostra epoca la nozione di verità è stata sottoposta a tanto discredito in nome della libertà di opinione, in nome della libertà di pensiero, in nome della stessa democrazia. Si è costruito un senso comune che pensa di poter garantire la tolleranza e il rispetto reciproco, la convivenza tra le persone e i popoli, facendo scempio dell'idea stessa di verità, negando le differenze tra errore e verità e tra errore e menzogna. Ogni opinione, si dice, è rispettabile e, ha il diritto di essere espressa perché ciò che conta è la libertà e in nome di questa libertà si interpreta il coraggio come violenza e la debolezza come democrazia. Già Giovanni Paolo II ci aveva messo in guardia nella enciclica Veritatis Splendor dal «rischio dell'alleanza fra democrazia e relativismo etico, che toglie alla convivenza civile ogni sicuro punto di riferimento morale e la priva, più radicalmente, del riconoscimento della verità».

                                                                                                                      A.G.

Sono d'accordo con quanto scritto.
Papa Benedetto XVI ci ha messi in guardia da questo pericolo.
Il problema vero non è il liberalismo o la democrazia.
Il problema sta nel relativismo.
Anche una democrazia liberale può avere delle basi etiche.
Certo, queste basi etiche sono rappresentate dai valori veri del popolo.
Il problema è che oggi si sta affermando una cultura tale che punta a distruggere i valori veri, in nome dell'omologazione.
Così, seguendo anche la dottrina marxista (a cui certi pseudo-liberali hanno voluto ridare la cittadinanza nella società) si attacca la famiglia, che viene vista come mondo in cui la donna non è libera e che ammazza la libertà di ogni singolo individuo.
Da questo odio verso la famiglia nasce l'idea di istituire i matrimoni gay, svilendo ciò che è realmente il matrimonio, il perno della famiglia.
Così, si arriva a quel tribalismo di cui il professor Plinio Correa de Oliveira sul libro "Rivoluzione e controrivoluzione".
Ora, si dice che il matrimonio gay sia voluto dalla maggioranza.
In realtà, esso è voluto da minoranze, da lobbies, che tramite sentenze di tribunali con giudici accondiscendenti e sondaggi dubbi, fanno pressione su una politica che è debole.
Questo è stato detto anche da David Mixner.
Quindi, una minoranza soggioga una maggioranza.
Si finisce nel tribalismo.
Cordiali saluti.

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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.