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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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mercoledì 15 ottobre 2014

Sinodo di Mantova, due parole

Cari amici ed amiche,

fervono i lavori per il Sinodo Diocesano di Mantova,

ieri sera, presso la Parrocchia dei Santi Giacomo e Filippo della frazione di Cadé di Roncoferraro (Mantova), c'è stata la riunione del piccolo gruppo sinodale di cui sono parte.
Nel mio intervento ho fatto un paragone tra le liturgie del centro e del sud Italia e quelle che si celebrano qui da noi, nell'Italia settentrionale.
Ho citato le esperienze che ho avuto nel 2000 e nel 2011 a Galati Mamertino, in Sicilia,  ove ho presenziato alle processioni del santo patrono locale, San Giacomo Maggiore Apostolo.
Qualcuno definisce queste processioni un fatto folcloristico con cui si attirano turisti.
Io non penso che sia così.
Anzi, la comunità locale sente molto eventi simili e si impegna a darle il massimo della solennità.
Il legame tra la comunità, il santo ed anche con ciò che rappresenta la liturgia stessa (Gesù Cristo nell'ostia consacrata) è molto forte e coinvolge anche chi (come me) non fa parte della comunità stessa.
Anche nelle normali messe (a cui io ho presenziato) si nota tutto ciò.
Qui nel nord dell'Italia tutto questo si è perso.
Le messe vengono celebrate con una sempre maggiore sciatteria e ci sono anche situazioni (se non di veri e propri abusi liturgici) di pratiche che definirei "originali".
Tra un po', qualcuno farà entrare i giocolieri in chiesa ed anziché andare a messa si andrà al circo.
In molte zone non si fanno più neppure le processioni dei santi.
Imitando un po' il mio vecchio parroco don Alberto Ferrari, che citava i fatti storici durante le omelie, io cito i fatti della storia inglese dei secoli XVI e XVII.
Ne sono un cultore.
Leggendo dei fatti storici ed il Book of Common Prayer dell'arcivescovo Thomas Cranmer (1489-1556) sono rimasto sconvolto.
Con la Riforma applicata in Inghilterra nel 1549 la liturgia venne depauperata.
Non fu solo la questione del latino sostituito dall'inglese ma anche la negazione della transustanziazione dell'Eucaristia e quindi del valore intrinseco della medesima,
Proprio perché la messa non aveva più un carattere sacrificale, le chiese vennero spogliate degli altari.
Noi stiamo scivolando verso questa direzione.
Ricordo che la Chiesa anglicana è oggi in crisi, una crisi accentuata dal fatto che essa si stia aprendo al sacerdozio e all'episcopato per donne e omosessuali e al matrimonio delle coppie gay.
Molti anglicani stanno passando al cattolicesimo e noi cattolici abbiamo quindi la responsabilità di dare delle risposte anche a questi ex-anglicani.
Termino con una mia poesia ispirata al brano del libro del profeta Isaia (capitolo 5, versetti 1-7) che recita:

"1 Canterò per il mio diletto il mio cantico d'amore per la sua vigna.
Il mio diletto possedeva una vigna
sopra un fertile colle.
2 Egli l'aveva vangata e sgombrata dai sassi
e vi aveva piantato scelte viti;
vi aveva costruito in mezzo una torre
e scavato anche un tino.
Egli aspettò che producesse uva,
ma essa fece uva selvatica.
3 Or dunque, abitanti di Gerusalemme
e uomini di Giuda,
siate voi giudici fra me e la mia vigna.
4 Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna
che io non abbia fatto?
Perché, mentre attendevo che producesse uva,
essa ha fatto uva selvatica?
5 Ora voglio farvi conoscere
ciò che sto per fare alla mia vigna:
toglierò la sua siepe
e si trasformerà in pascolo;
demolirò il suo muro di cinta
e verrà calpestata.
6 La renderò un deserto,
non sarà potata né vangata
e vi cresceranno rovi e pruni;
alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia.
7 Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti
è la casa di Israele;
gli abitanti di Giuda
la sua piantagione preferita.
Egli si aspettava giustizia
ed ecco spargimento di sangue,
attendeva rettitudine
ed ecco grida di oppressi
.".

Questa è la mia poesia:

LA VIGNA NTO LU DISERTU

Fari lu Signuri accussì vosi...
cun unu populu accussì picciriddu...
su la Terra unu Paradisu...
cun la genti d'Israeli...pì lu travagghiu di viddani...
et fici una vigna nto lu disertu...
ma virdi fici chista la sò racina...
et abbannau chidda Iddu...pì nova fari una certu.

Italiano:

LA VIGNA NEL DESERTO

Fare il Signore così volle...
con un popolo così minuto...
sulla Terra il Paradiso...
con la gente d'Israele...per del contadino l'opra...
e fece una vigna nel deserto...
ma verde fece questa la sua uva...
e abbandonò quella Egli...per nuova farne una certo.

Noi siamo una vigna che fa buona uva?
Cordiali saluti.














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