leggete l'articolo della rivista "Tempi.it" che è intitolato "Borsellino: Legalizzare la droga non danneggia la mafia, anzi".
L'articolo ha un video che mostra il giudice Paolo Borsellino (1940-1992) che già nel 1989 diceva che liberalizzare (o legalizzare) le droghe leggere non servisse a nulla nella lotta alla mafia.
L'articolo inizia in questo modo:
"Liberalizzare la droga per combattere il traffico clandestino? "E' da dilettanti di criminologia". Sono le parole con cui Paolo Borsellino nel 1989 rispondeva ad una domanda che una ragazza le faceva durante un incontro pubblico a Bassano del Grappa. Già allora si pensava che la soluzione migliore per mettere il bastone tra le ruote alla mafia nei suoi affari di sostanze stupefacenti fosse legalizzare la droghe leggere, così da sottrarre alle organizzazioni criminali questo mercato. L’analisi che fece il giudice palermitano è molto chiara, e risulta valida ancora oggi che si torna a parlare di legalizzazione della marijuana. "Forse non si riflette che la legalizzazione del consumo di droga non elimina affatto il mercato clandestino, anzi avviene che le categorie più deboli e meno protette saranno le prime ad essere investite dal mercato clandestino"".
Se a dire certe cose fu uno che combatté in prima linea e morì nella lotta contro la mafia c'è da credere a queste parole che ho enunciato qui sopra.
Se legalizzassimo le droghe, noi faremmo sì che la mafia abbassasse il prezzo di quella che essa venderebbe.
Così facendo, le categorie più deboli andrebbero a comprare le droghe dalle mafie.
Quindi, non solo le mafie non sarebbero sconfitte ma lo Stato le imiterebbe, anziché condannarle.
Anzi, si esporrebbe al rischio di ritorsioni da parte delle mafie che vedrebbero nello Stato un concorrente negli affari.
Invece di pensare a legalizzare le droghe, certi politici farebbero bene a pensare a proporre qualcosa per risolvere il problema della disoccupazione.
Cordiali saluti.
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