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sabato 7 luglio 2012

L'Europa, commento al brano del professor Plinio Correa de Oliveira

Cari amici ed amiche.

Leggete questo brano del libro del professor Plinio Correa de Oliveira "Rivoluzione e controrivoluzione":

""Perestrojka" e "glasnost": smantellamento della III Rivoluzione o metamorfosi del comunismo? Al
tramonto dell'anno 1989 ai massimi dirigenti del comunismo internazionale parve, infine, giunto il
momento di fare un'enorme mossa politica, la maggiore nella storia del comunismo. Sarebbe
consistita nell'abbattere la Cortina di Ferro e il Muro di Berlino, il che, producendo i propri effetti in
modo simultaneo all'esecuzione dei programmi "liberaleggianti" della Glasnost (1985) e della
Perestrojka (1986), avrebbe accelerato l'apparente smantellamento della III Rivoluzione nel mondo
sovietico. A sua volta lo smantellamento avrebbe attirato sul suo sommo promotore ed esecutore,
Mikhail Gorbaciov, la simpatica carica di enfasi e la fiducia senza riserve delle potenze occidentali
e di molti fra i poteri economici privati del Primo Mondo. A partire da ciò, il Cremlino avrebbe
potuto attendere un flusso meraviglioso di risorse finanziarie per le sue casse vuote. Queste
speranze sono state molto ampiamente confermate dai fatti, dando a Gorbaciov e alla sua équipe la
possibilità di continuare a navigare, con in mano il timone, sul mare di miseria, d'indolenza e
d'inazione di fronte a cui l'infelice popolazione russa, soggetta fino a poco fa al capitalismo di Stato
integrale, si sta comportando fino a questo momento con una passività sconcertante. Si tratta di una
passività favorevole alla generalizzazione del marasma, del caos e, forse, al concretizzarsi di una
crisi conflittuale interna suscettibile, a sua volta, di degenerare in una guerra civile... o mondiale. In
questo quadro hanno fatto irruzione gli avvenimenti sensazionali e brumosi dell'agosto del 1991,
che hanno avuto come protagonisti Gorbaciov, Eltsin e altri coautori di questa mossa, che hanno
aperto la strada alla trasformazione dell'URSS in una debole confederazione di Stati e poi al suo
smantellamento. Si parla dell'eventuale caduta del regime di Fidel Castro a Cuba e della possibile
invasione dell'Europa Occidentale da parte di orde di affamati provenienti dall'Oriente e dal
Magreb. I diversi tentativi di albanesi bisognosi de penetrare in Italia sarebbero stati come un primo
saggio di questa nuova "invasione barbarica" in Europa. Non manca chi, nella Penisola Iberica
come in altri paesi d'Europa, collega queste ipotesi con la presenza di moltitudini di maomettani,
irresponsabilmente ammessi in anni precedenti in diversi punti di questo continente e con i progetti
di costruzione di un ponte sullo stretto di Gibilterra, che collegherebbe l'Africa Settentrionale al
territorio spagnolo, il che favorirebbe a sua volta altre invasioni di musulmani in Europa . Curiosa
somiglianza di effetti della caduta della Cortina di Ferro e della costruzione di questo ponte:
entrambi aprirebbero il continente europeo a invasioni analoghe a quelle respinte vittoriosamente da Carlo Magno, cioè quelle da parte di orde barbariche o semi-barbariche provenienti dall'Oriente e di orde maomettane provenienti da regioni a sud del continente europeo. Si direbbe quasi che si 

ricompone il quadro pre-medioevale. Ma manca qualcosa: è l'ardore di fede primaverile delle popolazioni cattoliche chiamate a far fronte simultaneamente a entrambi gli impatti.


Ma, soprattutto, manca qualcuno: dove trovare attualmente un uomo della statura di Carlo Magno? Se
immaginiamo lo sviluppo delle ipotesi sopra enunciate, il cui principale scenario sarebbe
l'Occidente, indubbiamente ci spaventeranno la dimensione e la drammaticità delle conseguenze
che le stesse porterebbero con sé. Tuttavia questa visione d'insieme non comprende neppur
lontanamente la totalità degli effetti che in questi giorni ci annunciano voci autorizzate, provenienti
da circoli intellettuali in palese opposizione fra loro e da imparziali strumenti di comunicazione. Per esempio, il crescente contrasto fra paesi consumisti e paesi poveri. Oppure, in altri termini, fra nazioni ricche e industrializzate e altre che sono semplici produttrici di materie prime. Ne
nascerebbe uno scontro di proporzioni mondiali fra ideologie diverse, raccolte da un lato attorno
all'arricchimento indefinito e dall'altro al sottoconsumo miserabilista. Di fronte a questo eventuale
scontro è impossibile non ricordare la lotta di classe auspicata da Marx. E da questo nasce
naturalmente una domanda: tale lotta di classe sarà una proiezione, in termini mondiali, di uno
scontro analogo a quello concepito da Marx soprattutto come un fenomeno socio-economico
all'interno delle nazioni, conflitto al quale parteciperebbe ognuna di esse con caratteristiche proprie?
In questa ipotesi la lotta fra il Primo e il Terzo Mondo servirà da travestimento attraverso il quale il
marxismo, svergognato dal suo catastrofico fallimento socio-economico e trasformato, cercherebbe
di ottenere, con rinnovate possibilità di successo, la vittoria finale? Una vittoria fino a questo
momento sfuggita dalle mani di Gorbaciov, il quale, benché certamente non ne sia il dottore, è
almeno un insieme di bardo e di prestidigitatore della perestrojka... Proprio della perestroijka, della
quale non è possibile dubitare che sia una realizzazione del comunismo dal momento che lo
confessa il suo stesso autore nel saggio propagandistico Perestrojka : il nuovo pensiero per il nostro
paese e per il mondo (trad. it., Mondadori, Milano 1987, p. 37): "Lo scopo di questa riforma è
assicurare [...] la transizione da una direzione eccessivamente centralizzata, e basata sugli ordini, a
una direzione democratica, basata su una combinazione tra il centralismo democratico e
l'autogestione". Autogestione che, per altro, era, "l'obiettivo supremo dello Stato sovietico", come
stabiliva la stessa Costituzione dell'ex-URSS nel suo Preambolo. 
".

Condivido quanto scritto ma qui ci sarebbe da fare anche un discorso di geopolitica.
Il professor Plinio Correa de Oliveira ha parlato della necessità di un nuovo Carlo Magno per rimettere l'Europa in carreggiata.
Purtroppo, però, la situazione è ben diversa.
Se guardate la cartina qui sopra, noterete alcune cose importanti dell'Europa del tempo di Carlo Magno.
A sud est vi era il glorioso Impero Romano d'Oriente (o Impero Bizantino) .
Oggi, purtroppo, questo impero non c'è più, anche per colpa degli Europei che nel 1204 ne saccheggiarono la capitale, Costantinopoli, e poi lo lasciarono solo di fronte ai Turchi, che il 29 maggio 1453 lo conquistarono.
Ora, l'Impero Romano d'Oriente era molto importante da un punto di vista geopolitico.
Esso impediva all'Islam di penetrare in Europa, esattamente come i Franchi che con il loro re Carlo Martello respinsero gli Arabi a Poitiers nel 7.
Basti pensare agli assedi subiti da Costantinopoli nel 674 e nel 717.
Oggi, invece, c'è la Turchia, uno Stato musulmano che derivò dalla disgregazione dell'Impero Ottomano.
Per quanto la Turchia abbia cercato di essere uno Stato laico, i fermenti del fondamentalismo islamico sono ben presenti.
Leggete questo articolo che è stato messo dall'amico Angelo Fazio su Facebook:

"Turchia, Erdogan gareggia in moschee e smantella lo stato laico di Ataturk- In progetto due enormi templi a Istanbul e un terzo a Diyarbakir, in luogo dell'attuale stadio intitolato al fondatore della Turchia laica: questa sarà anzi la più grande del Paese. Per l'opposizione il governo è impegnato in una progressiva islamizzazione del Paese-Turchia sempre meno laica. Non si ferma l’opera di costruzione di nuove moschee con la benedizione dello Stato in Turchia. Il premier Recep Tayyip Erdogan ha annunciato nei giorni scorsi l’avvio a breve dei lavori per la realizzazione di due grandi moschee a Istanbul: una di 15mila metri quadrati, con i minareti più alti del mondo, su una collina a picco sul Bosforo, che potrà essere ben visibile da ogni angolo della città, e un’altra in piazza Taksim, cuore commerciale e civile della capitale turca, con una gigantesca cupola, probabilmente anche in questo caso la più grande del mondo.Il quotidiano Radikal, uno dei più influenti in Turchia, riferisce inoltre che a Diyarbakir, la capitale del Kurdistan turco, sarà costruita “la più grande moschea del paese”. Secondo il giornale, che cita il Gran Mufti di Diyarbakir Nimetullah Erdogmus, il nuovo edificio religioso sarà costruito al posto dell’attuale stadio di calcio intotolato, guarda caso, a Mustafa Kemal Ataturk, il fondatore della repubblica turca di marca laico-occidentalista, che adottò un nuovo codice civile su modello di quello svizzero. La nuova grande moschea di Diyarbakir, città situata molto all’interno della Turchia, lungo le sponde del fiume Tigri, potrà ospitare qualcosa come 20mila fedeli e sarà realizzata secondo il modello della celebre moschea Al-Masijd al-Nabawi di Medina, la città santa per eccellenza dell’Islam in Arabia Saudita.".

La situazione è ancora più intricata, se si considera anche un altro fattore.
Con l'Impero Ottomano, l'Islam si stabilì anche in aree dell'Europa, come la Bosnia-Erzegovina e l'Albania.
Un altro fattore importante è la divisione tra cristiani.
Infatti, com'è noto, i cristiani europei sono divisi in cattolici, ortodossi, protestanti ed anglicani.
Anche se causò la fine dell'Impero Romano d'Oriente, la divisione tra cattolici ed ortodossi si può superare poiché è solo disciplinare.  Diverso è, invece,  il discorso con i protestanti.
Con questi ultimi la divisione è anche dogmatica.
Già nel XVI secolo, l'imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V (1500-1558) cercò di riunire l'Europa intorno alla tradizione cristiana.
Non vi riuscì proprio a causa della divisione e delle guerre tra cattolici e protestanti, l'imperatore non riuscì in questa impresa.
Anzi, la divisione tra cattolici e protestanti favorì i Turchi che a Mohacs (nel 1526) sconfissero i cristiani, rischiano di raggiungere Vienna e Roma.
Oltre a ciò, va detto che anche il mondo cattolico è diviso.
Ad esempio, vi sono i contrasti tra chi è fedele alla tradizione e chi vorrebbe rendere la Chiesa diversa.
Non possiamo non parlare della secolarizzazione che è correlata alla divisione tra cristiani e l'avvento di ideologie ateistiche,. come il comunismo.
L'Europa attuale è stata fondata solo sulla tecnocrazia perché non ha più un'identità.
Essa,  però, sarà destinata a morire, se non recuperasse la propria identità.
Nemmeno un "nuovo Carlo Magno" potrebbe salvarla.
Cordiali saluti.










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