Cari amici ed amiche.
Nell'aborto c'è qualcosa di gnostico.
L'aborto, in fondo, è la negazione di una vita.
Ora, già il prete anglicano, demografo ed economista Thomas Robert Malthus (nell'immagine, 1766-1834) teorizzava l'aborto e la contraccezione.
Per Malthus, la presenza delle risorse del pianeta dipendevano dalla quantità di persone.
Questa teoria fu pericolosa, per le derive che ebbe.
Essa, infatti, instillò l'egoismo generazionale dei vecchi che, per conservare loro stessi, iniziarono a non pensare al futuro.
Fu una tendenza gnostica.
Infatti, la famiglia di Malthus era legata a personaggi dell'Illuminismo, come David Hume e Jean Jacques Rousseau.
Questa tendenza fu caratteristica della Rivoluzione francese e delle varie forme di pensiero rivoluzionario del XIX e del XX, come comunismo e nazismo.
Ci furono anche movimenti di questo tipo.
Uno di questi fu la setta degli "Adoratori della cipolla".
Essa fu fondata in Francia da Francois Thomas nel 1929.
Thomas fu carrettiere e fotografo che, un giorno, mentre era al mercato di Le Havre vide una cipolla che germogliava.
Egli vide in questo bulbo una rivelazione divina.
Secondo le teorie di Thomas, l'uomo poteva sfuggire alla morte.
Nel suo "Piccolo Libro del Signore" si legge:
"La cipolla è piantata in una terra ricca e bene esposta, la pianta cresce. In seguito, viene spezzato il gambo per impedirle di fare semenza. Diventata sterile, la cipolla conserva ancora la capacità di procreare.
L'anno seguente ringiovanirà. Le era stato impedito di avere bambini ed è diventata bambina; così, di anno in anno, la cipolla si rinnova in un corpo che è sempre migliore di quello dell'anno prima. Va verso la perfezione e vivrà per sempre.".
Gli "Adoratori della cipolla" predicavano la sterilizzazione con la quale "l'uomo diventa spiritualmente perfetto".
Ora, sono queste le idee della cultura della morte.
Leggete questo articolo scritto da Giulia Tanel sul blog "Campari e de Maistre" che è intitolato "Una società che non fa figli si condanna ad una morte lenta":
"A Pechino, in questi giorni, le autorità politiche si stanno scontrando con le conseguenze disastrose della famigerata “politica del figlio unico”. Sono infatti stati resi noti dei dati – come sempre scientificamente inclementi – che parlano fin troppo chiaro: alla fine dell’anno scorso i cinesi con più di sessant’anni si attestavano attorno al 13,7% dell’intera popolazione, mentre nel 2020 essi saranno il 17,1% del totale, per raggiungere la quota del 31% nel 2050.
Insomma: la popolazione cinese è condannata ad un costante innalzamento dell’età media della popolazione, fattore che è portatore di svariate conseguenze problematiche.
In primo luogo vi è la questione dell’assistenza sociale.
Questa problematica – già spinosa di per sé – in Cina è ulteriormente aggravata dalla cosiddetta “politica del figlio unico”, dalle mancanza di una rete sociale organizzata, dall’attuale inflazione e dalle contingenze che spesso obbligano i figli ad allontanarsi dal luogo natio per andare a cercare lavoro in città.
In tal senso, il fatto che le autorità cinesi stiano considerando di approvare una legge per la quale “chiunque viva separato dai suoi genitori anziani, deve andare a fare loro visita frequentemente” è quanto mai sintomatico della gravità della situazione.
In seconda istanza vi è l’aspetto economico.
Fino ad ora, in Cina, i maschi andavano in pensione a 60 anni, mentre le donne a 50-55. Ebbene, è già stato annunciato che tale soglia d’età verrà presto innalzata fino a 65 anni, perché altrimenti si verrebbe a creare un disequilibrio economicamente troppo svantaggioso tra la forza lavoro e la popolazione inattiva e socialmente dispendiosa.
Tutto il mondo è paese, ci verrebbe quasi da dire: anche in Italia Mario Monti, coadiuvato dai suoi ministri, ha messo in campo la stessa “geniale” soluzione. Tutto vero, tuttavia quando si parla della Cina è necessario tenere in debita considerazione il fatto che le condizioni lavorative nei paesi dell’est sono radicalmente differenti da quelle cui siamo abituati noi occidentali: orari di lavoro estenuanti, ferie inesistenti, condizioni lavorative che spesso rasentano la condizione servile… e via discorrendo.
Insomma, in Cina la situazione non è affatto rosea e molta colpa in tutto ciò è da attribuirsi alla deleteria “politica del figlio unico”, che oltre a generare le due conseguenze cui si è appena accennato è anche unalegge omicida, in quanto sono molto frequenti i casi di aborti – forzati e spesso tardivi, al settimo/ottavo mese – dei secondi figli concepiti.
La speranza, in tutto ciò, è che l’Italia prenda atto della situazione cinese per correre essa stessa ai ripari prima che sia troppo tardi.
L’Istat ha infatti rilevato come nel Bel Paese – nonostante non sia in vigore alcuna restrizione circa il numero di figli concessi alle coppie – la percentuale di fecondità nel 2011 si attestasse attorno all’1,42 figli per donna. Una cifra ben distante dai 2,1 figli per donna che sarebbero necessari per garantire un adeguato ricambio generazionale e dunque una stabile suddivisione della popolazione tra forze giovani e persone anziane.
Le consonanze tra la situazione italiana e quella cinese per quanto riguarda i pochi figli generati, l’aumento dell’età media della popolazione, i problemi di assistenza sociale e l’innalzamento dell’età pensionabile sono dunque evidenti.
Noi però possiamo giocare d’anticipo, prima che la situazione diventi insostenibile. La soluzione, in fondo, è più semplice di quel che sembra: è sufficiente attuare politiche a sostegno della famiglia naturale fondata sul matrimonio e, in tal modo, incentivare le nascite.
Altrimenti lo scotto da pagare sarà alto: l’estinzione.".
Questo articolo parla di quanto sta accadendo in Cina ma ciò deve valere anche per noi.
L'aborto è un crimine.
Non è un crimine contro un solo uomo ma contro una civiltà.
Cordiali saluti.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
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