Presentazione

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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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lunedì 30 aprile 2012

Primo Maggio? No, San Giuseppe Lavoratore!

Cari amici ed amiche.

Sul Primo Maggio, esprimo un giudizio analogo a quello da me espresso sul 25 aprile.
Questa festa è politica ed è una festa che divide.
Ad esempio, oggi ci sono molti esercizi commerciali (come ristoranti e negozi) che resteranno aperti.
Ebbene, i sindacati e chi per loro, vorrebbero boicottarli.
Io penso che, con la crisi che c'è, sarebbe giusto che i negozi che scelgono di esercitare durante il Primo Maggio abbiano la libertà di farlo.
Siamo in un Paese democratico.
Io trovo che sia davvero ridicolo che si ritiene "difensore della democrazia" faccia qualcosa di realmente antidemocratico, come il boicottaggio di quei ristoratori e negozianti che ha scelto liberamente di operare anche nel Primo Maggio.
Ciò è inaccettabile com'è inaccettabile l'atteggiamento di questa sinistra che pretende che la gente vada ai suoi concerti, che secondo una notizia de "Il Giornale" sarebbero stati organizzati a scrocco, a spese dei Comuni.
Leggete l'articolo de "Il Giornale" che è intitolato "I sindacati vanno a scrocco con il Concertone di Roma".
Se questa notizia dovesse essere vera, sarebbe molto grave.
I sindacati e la sinistra vogliono i concerti?
Li facciano pure...ma SE LI PAGHINO LORO!
Piuttosto che festeggiare il Primo Maggio, preferisco festeggiare il San Giuseppe Lavoratore.
A tale proposito, ricordo che maggio è un mese mariano.
Quindi, almeno una volta, recitate il Santo Rosario.
Ciò è molto meglio dei concerti e quant'altro.
Cordiali saluti.





FESTA DEL PESCE RONCOFERRARO, CERCASI CASSIERE O CASSIERA

Cari amici ed amiche.

Dal 24 al 27 maggio, qui a Roncoferraro (in Provincia di Mantova) ci sarà la "Festa del Pesce".
Il Comitato delle Manifestazioni di Roncoferraro cerca urgentemente un cassiere (o una cassiera) e dei volontari che puliscano i tavoli e facciano altre mansioni.
La "Festa del Pesce" inizierà il 24 maggio e finirà il 27 maggio.
Chi è interessato, contatti il Comitato Manifestazioni di Roncoferraro al numero di telefono e di fax 0376 664193.
La sede del comitato si trova in Via Cesare Battisti n°6 (presso Corte Grande) a Roncoferraro, in Provincia di Mantova.
Il suo codice fiscale è 93000780200 e la sua Partita IVA è 01889730204.
Il comitato si riunisce ogni lunedì sera.
Spero che qualcuno risponda a questo appello.
Cordiali saluti.

Addio, sindaco Fozzato!

Cari amici ed amiche.

Oggi, è un triste giorno per il mondo politico mantovano.
Si è spento Enzo Fozzato, sindaco di Ceresara ed esponente mantovano della Lega Nord.
Aveva 53 anni ed è spirato dopo una lunga malattia.
Fozzato è stato un politico di grande livello e sempre in prima linea per propri cittadini.
Mancherà a tutti noi.
Cordiali saluti.

Mazal Tov, Rav Toaff

Cari amici ed amiche.

Ho ritenuto giusto fare i miei auguri al rabbino Elio Toaff.
Egli nacque il 30 aprile 1915 a Livorno e dovette vedere lo schifo delle "Leggi razziali" e della II Guerra Mondiale .
Dopo essere stato Rabbino Capo di Ancona (fino al 1943) e di Venezia (fino al 1951), Toaff divenne Rabbino Capo di Roma.
Di lui va portato all'attenzione l'impegno che mise (e tuttora mette) nel dialogo tra gli ebrei e noi cristiani.
Di noi cattolici, scrisse:

" Grazie all'insegnamento e all'esempio di mio padre, io imparai a non avere pregiudizi nei confronti dei sacerdoti cattolici, Nel periodo delle leggi razziali e della guerra... furono proprio i preti, quelli più semplici e modesti, che iniziarono generosamente a dimostrare ai perseguitati la loro solidarietà, con i fatti e non con le parole... Fra loro ci fu padre Benedetto, nobile e generoso cappuccino, che con incrollabile dedizione riuscì a salvare migliaia di ebrei."

Anche sul Beato Pio XII, egli scrisse:

" Più che in ogni altra occasione, abbiamo avuto l'opportunità di sperimentare la grande compassione e la grande generosità di questo papa durante gli anni della persecuzione e del terrore, quando sembrava non ci fosse per noi più alcuna speranza.".

Egli fu anche amico fraterno del Beato Giovanni Paolo II.
Nostro signore Gesù Cristo (nel Vangelo secondo Marco) disse:

"Chi non è contro di noi è con noi".

Toaff ha molto da insegnare a tutti noi.
Al rabbino dico: "Mazal Tov, Rav Toaff, buon compleanno rabbino Toaff".
Cordiali saluti. 





Grillo e la demagogia? Un pericolo!

Cari amici ed amiche.

Leggete il mio articolo scritto su "Italia chiama Italia" ed intitolato "Bene Alfano su Monti: con le tasse non c'è crescita".
In esso, ho parlato anche della situazione che sta causando i suicidi e tanta disoccupazione e miseria.
Alfano ha fatto bene a fare pressioni sul governo anche per fare in modo che questa situazione non sia cavalcata da Beppe Grillo e soci.
Per fare capire meglio il pericolo che rappresenta Beppe Grillo, ricorro a questo brano del libro di Plinio Correa de Oliveira "Rivoluzione e contro-rivoluzione":

"Abolizione dei corpi intermedi tra l'individuo e lo Stato, come pure dei privilegi specificamente
inerenti a ciascun corpo sociale. Per quanto grande sia l'odio della Rivoluzione contro l'assolutismo
regio, è ancora più grande il suo odio contro i corpi intermedi e la monarchia organica medioevale.
Questo avviene perché l'assolutismo monarchico tende a mettere i sudditi, anche quelli più
altolocati, a un livello di reciproca uguaglianza, in una situazione menomata che preannuncia già
quell'annullamento dell'individuo e quell'anonimato, che raggiungono la massima espressione nelle
grandi concentrazioni urbane della società socialista. Fra i corpi intermedi che devono essere
aboliti, occupa il primo posto la famiglia. Nella misura in cui non riesce a estinguerla, la
Rivoluzione cerca di sminuirla, mutilarla e vilipenderla in tutti i modi.
".

Quella di Grillo non è la semplice contestazione di una reale disfunzione di un sistema ma la volontà di scardinare l'istituzione stessa.
In pratica, egli parla di "democrazia diretta" ma in realtà, egli punta a sopprimere l'istituzione come tale.
Se questo suo folle proposito, ci sarebbe il caos più totale.
Parliamoci chiaro, se noi dovessimo togliere i partiti e le istituzioni attuali, chi prenderebbe il potere?
Lo prenderebbero i poteri forti ed organizzazioni ad essi legate?
Lo prenderebbe l'esercito?
Lo prenderebbe la mafia?
Già, i poteri forti e la massoneria sono presenti nell'attuale governo ed i risultati, purtroppo, si vedono.
Quindi, stiamo bene attenti e non facciamoci abbindolare da certi "predicatori", specialmente quelli che fanno i comici.
Cordiali saluti.

Caso Green Hill, una riflessione

Cari amici ed amiche.

Premetto, non sono un animalista nel senso stretto del termine.
Non  sono contrario alla caccia (anzi, in certi casi, la ritengo necessaria) e sono anche un antivegetariano dichiarato.
Adoro le grigliate di carne, gli arrosti, l'ottimo salame mantovano, il prosciutto di Parma ed il castrato siciliano.
Però, quanto sta succedendo a Green Hill (il canile-lager che si trova a Montichiari, in Provincia di Brescia) è vergognoso.
Un conto è uccidere un animale per nutrirsi delle sue carni.
Un conto è cacciare per abbattere degli animali infestanti.
A mio modo di vedere, tutto ciò è accettabile, poiché fa parte della natura. 
Un altro, invece, è fare morire degli  animali indifesi tra mille sofferenze, per fare degli esperimenti scientifici e quant'altro, cosa che sta succedendo a Green Hill.
Chi gestisce quel canile-lager ha una coscienza?
Ciò è inammissibile.
C'è una forte protesta, portata avanti dall'onorevole Michela Vittoria Brambilla (Popolo della Libertà= 
Su Facebook c'è anche una pagina intitolata "Occupy Green Hill". 
Spero che in tanti protestino di fronte a questo scempio.
Cordiali saluti.


Ridateci la morte cattolica!

Cari amici ed amiche.

Sul blog "Campari De Maistre", ho letto un interessante articolo scritto da Federico Catani ed intitolato "Ridateci la morte cattolica!".
Effettivamente, sono concorde con Catani.
Oggi, tutto è spettacolo, persino un funerale.
Sembra che così si creda di mostrare maggiore dolore per il defunto e di rendere plateale ogni sensazione.
L'ultimo esempio di ciò è il caso di Piermario Morosini, il calciatore che militava nel Livorno e che è morto il 14 aprile scorso.
Ora, prima che morisse, pochi sapevano che chi fosse questo ragazzo di venticinque anni.
Con la sua morte, sono spuntati amici e parenti, pronti a parlare di lui in televisione o sui giornali.
Magari, molti di loro non lo conoscevano.
Questa è una spettacolarizzazione della morte.
Tutte le scene che hanno accompagnato la morte di Morosini, da quello che è successo in  campo a funerale, è stato messo in televisione con tanto di moviola e dibattito, come se fosse stato un goal nella partita.
Tutto questo zelo sembra fatto più per fare audience che per fare capire il reale dolore dei cari del povero Morosini, un ragazzo di 25 anni.
L'articolo di Catani ha un punto molto interessante che recita:

"Perché Tarquinio e compagni non hanno usato lo stesso zelo per difendere Benedetto XVI dagli attacchi subiti nel 2009 per la remissione della scomunica ai vescovi lefebvriani e nel 2010 per i casi di pedofilia? ".

Questa domanda era stata posta dal giornalista Antonio Socci al direttore del quotidiano della CEI "L'Avvenire", Marco Tarquinio.
Anche una certa informazione cattolica ha ceduto al fascino dell'audience.
Se questa non è cupidigia, io sono il re d'Inghilterra. 
La morte è una cosa seria.
Ora, faccio un discorso simile a quello di Catani. 
Io, facendo una sorta di testamento, alla mia morte vorrei che il mio funerale venisse celebrato secondo il rito tridentino e che il prete facesse tante messe in mio suffragio,  per l'anima mia.
Comunque, come l'amico che ha fatto l'articolo, cercherò di togliergli un po' di lavoro.
Cordiali saluti. 



domenica 29 aprile 2012

Terza stella alla Juventus? Sarebbe inopportuna!

Cari amici ed amiche.

Voglio esprimere un parere in merito alla questione della Juventus che avrebbe chiesto la terza Sstella, qualora dovesse vincere il Campionato.
Da milanista, e quindi, da tifoso della squadra che è la diretta rivale della Juventus, mi auguro che perda qualche partita.
Sportivamente, però, riconosco che la Juventus sta facendo un Campionato sopra le righe e può vincerlo.
Ora, voglio parlare della questione, prendendo spunto da un articolo scritto da Simona Aiuti su "Italia chiama Italia".
L'articolo in questione è intitolato "Calciopoli, brutta uscita di Albertini su terza stella Juventus".
In questo articolo, si parla di alcune frasi del vice-presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio, Demetrio Albertini.
Io ritengo che la Juventus abbia le carte in regola per vincere il Campionato, esattamente come le ha il Milan.
Quindi, se essa dovesse vincere il Campionato, chapeau.
Tuttavia, a mio giudizio, gli juventini non possono chiedere la terza stella, in caso di vittoria.
Sarebbe una cosa inopportuna.
Come noi milanisti, gli juventini ebbero molto da dire sul fatto che all'Inter fosse stato assegnato lo scudetto del 2006, dopo lo scandalo di Calciopoli che fece andare la Juventus in Serie B.
Mi ricordo degli juventini che dicevano: "Gli scudetti si vincono sul campo".
Ora, credo che lo stesso discorso debba valere anche per la terza stella che la Juventus vorrebbe.
Gli juventini devono accettare il fatto che gli scudetti del 2005 e del 2006 le siano stati revocati.
Per questo motivo, sarebbe inopportuno dare la terza stella alla Juventus.
Tra l'altro, c'è anche un'altra cosa.
Il Milan è stato penalizzato da alcune scelte arbitrali.
In alcune partite, sono stati annullati dei goal regolari.
Le partite in questione sono:

Fiorentina-Milan (20 novembre 2011, 0-0)
Milan-Juventus (26 febbraio 2012, 1-1)
Catania-Milan (01 aprile 2012, 1-1)
Milan-Bologna (22 aprile 2012, 1-1)


I goal in questione erano regolari e sarebbero potuti essere determinanti.
Per degli errori arbitrali,  il Milan potrebbe avere perso ben otto punti.
Quindi, il Milan non avrebbe diritto di lamentarsi come ce l'ha la Juventus?
Tra l'altro, il nostro calcio non gode di grande reputazione.
Io penso che se la richiesta della Juventus dovesse essere accolta, il nostro calcio diventerebbe oggetto di ludibrio per tutta l'Europa.
Il nostro calcio è già oggetto di scherno.
Tra veri scandali, Calciopoli e scommesse, errori arbitrali, violenza negli stadi, antisemitismo dalle curve, clubs indebitati e poco competitivi e discussioni che sanno più di politica che di sport, il nostro calcio non sta bene.
Se dessero la terza stella alla Juventus, all'estero saremmo irrisi.
La Juventus vuole la terza stella?
Vinca trenta scudetti e l'avrà.
Siamo sportivi, almeno per una volta!
Cordiali saluti.




Don Giorgio, vergognati e lascia i pace Israele!






Cari Amici ed amiche.

Guardate il video qui sopra.
Il prete di Rovagnate, don Giorgio De Capitani, ha deciso di attaccare Israele.
Dopo avere detto delle cose belle sugli ebrei (forse per sua convenienza), il presule ribelle (che sarebbe da scomunicare) ha iniziato a gettare fango su Israele.
Secondo me, don Giorgio dovrebbe finirla.
Israele è la casa degli ebrei, i nostri fratelli maggiori.
Gli ebrei formarono lo Stato di Israele dopo quello che successe qui in Europa.
In fondo, la Terra Santa è casa loro.
Ora, lui dice che non è giusto che gli ebrei attacchino gli Arabi.
Tuttavia, voglio ricordare che gli Arabi uccidono gli Israeliani con i loro attentati suicidi.
Forse, per don Giorgio i morti non sono eguali, visto che piange per quelli arabi e non dice nulla per gli israeliani che vengono uccisi dagli attentati.
Dovrebbe solo vergognarsi!
In altri video, egli inneggia a Vittorio Arrigoni, una persona che odiava lo Stato di Israele ed inneggiava ai terroristi.
Questo prete non rappresenta noi cattolici!
Cordiali saluti.

Cristo, buon pastore. Dalle «Omelie sui Vangeli» di san Gregorio Magno, papa

Cari amici ed amiche.

Leggete questa nota di Giovanni Covino (SEFT) che ha preso un brano dalle "Omelie sui Vangeli" di San Gregorio Magno:

"«Io sono il buon Pastore; conosco le mie pecore», cioè le amo, «e le mie pecore conoscono me» (Gv 10, 14). Come a dire apertamente: corrispondono all'amore di chi le ama. La conoscenza precede sempre l'amore della verità.

Domandatevi, fratelli carissimi, se siete pecore del Signore, se lo conoscete, se conoscete il lume della verità. Parlo non solo della conoscenza della fede, ma anche di quella dell'amore; non del solo credere, ma anche dell'operare. L'evangelista Giovanni, infatti, spiega: «Chi dice: Conosco Dio, e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo» (1 Gv 2, 4).

Perciò in questo stesso passo il Signore subito soggiunge: «Come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e offro la vita per le pecore«(Gv 10, 15). Come se dicesse esplicitamente: da questo risulta che io conosco il Padre e sono conosciuto dal Padre, perché offro la mia vita per le mie pecore; cioè io dimostro in quale misura amo il Padre dall'amore con cui muoio per le pecore.

Di queste pecore di nuovo dice: Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna (cfr. Gv 10, 14-16). Di esse aveva detto poco prima: «Se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10, 9). Entrerà cioè nella fede, uscirà dalla fede alla visione, dall'atto di credere alla contemplazione, e troverà i pascoli nel banchetto eterno.

Le sue pecore troveranno i pascoli, perché chiunque lo segue con cuore semplice viene nutrito con un alimento eternamente fresco. Quali sono i pascoli di queste pecore, se non gli intimi gaudi del paradiso, ch'è eterna primavera? Infatti pascolo degli eletti è la presenza del volto di Dio, e mentre lo si contempla senza paura di perderlo, l'anima si sazia senza fine del cibo della vita.

Cerchiamo, quindi, fratelli carissimi, questi pascoli, nei quali possiamo gioire in compagnia di tanti concittadini. La stessa gioia di coloro che sono felici ci attiri. Ravviviamo, fratelli, il nostro spirito. S'infervori la fede in ciò che ha creduto. I nostri desideri s'infiammino per i beni superni. In tal modo amare sarà già un camminare.

Nessuna contrarietà ci distolga dalla gioia della festa interiore, perché se qualcuno desidera raggiungere la mèta stabilita, nessuna asperità del cammino varrà a trattenerlo. Nessuna prosperità ci seduca con le sue lusinghe, perché sciocco è quel viaggiatore che durante il suo percorso si ferma a guardare i bei prati e dimentica di andare là dove aveva intenzione di arrivare.
".

Nella Messe che si sono celebrate ieri e che si celebrano oggi, si e parlato (e si parla) di Gesù che annunciò di essere il buon pastore.
Essere pastore significa guidare le pecore verso il cibo e tutto ciò che ad esse serve e proteggerle.
Come il pastore nutre e proteggere il proprio gregge, così Cristo protesse dal male il suo popolo, lo condusse alla salvezza e riunì intorno a lui.
Cristo fece ciò e la Chiesa fu fatta secondo il suo modello.
Il Papa, i vescovi, i sacerdoti, i presbiteri ed i diaconi debbono operare come operò Gesù Cristo.
Io penso che fare il sacerdote sia difficile.
Non sono un prete ma, vedendo l'andazzo attuale, ritengo che quello del sacerdote sia un mestiere molto difficile.
La gente è sempre meno incline alla carità e a quei valori che sono tipici del Cristianesimo.
In più, c'è anche l'anticlericalismo.
Vi invito a guardare questa vergognosa foto qui sotto. 
E' facile "sparare" contro il Papa e contro la Chiesa ed accusarli di nefandezze di ogni tipo.
Che contro il Papa e la Chiesa vi sia una certa ostilità è cosa nota.
Però, questa ostilità è pura demagogia.
La Chiesa fa opere di bene e ci sono sacerdoti che rischiano anche la vita, pur di fare del bene per la propria comunità.Eppure, di questi eroi non si parla. Si parla bene solo di quei preti graditi da una certa opinione pubblica, preti come don Andrea Gallo, don Farinella o don Giorgio De Capitani (nelle foto) che tra l'altro dicono delle cose che sono difformi dalla dottrina cattolica.
Io trovo che oggi la Chiesa sia come una barca nella tempesta.
Preghiamo il buon Dio perché ci siano nuovi buoni pastori. 
Cordiali saluti.



Storia della Madonna di Tindari

Cari amici ed amiche.

Vi voglio parlare di un santuario che ho sempre avuto occasione di vedere dall'Autostrada A20 Messina-Palermo ma che non ho mai avuto la fortuna di visitare.
Il santuario in questione è quello della Madonna di Tindari, un importante luogo di culto che si trova non  lontano da Patti, in Provincia di Messina, su un promontorio che si affaccia sul mare e che oggi è attraversato dal tunnel dell'Autostrada A20.
Il santuario che oggi noi vediamo è relativamente recente.
Esso risale al secolo scorso.
La sua costruzione iniziò nel 1953.
La devozione verso la Madonna, però, è molto antica, antica come la statua della Vergine che tiene in braccio Gesù.
Molto probabilmente, l'origine di questa statua è orientale, bizantina.
Intorno ad essa c'è un mistero.
Infatti, l'abate Spitaleri (1751)  parlò di un'"Immagine miracolosissima di Maria Santissima con stupendo portento venuta dall'Africa". 
Che la statua sia di origine bizantina è dimostrato dal fatto che il Bambin Gesù sia raffigurato da adulto e e benedicente.
Secondo alcuni, la statua venne in Sicilia durante il periodo in cui a Costantinopoli regnava l'imperatore Leone III Isaurico (675-18 giugno 741).
Nel 726, quest'ultimo emise un editto  che proibiva il culto delle immagini sacre, l'Editto dell'iconoclastia.
Questo editto vietava il culto delle immagini sacre.
Secondo altri, la statua fu portata dai Crociati nel tra il XII ed il XIII secolo.
Qui, potrebbe esserci stato il contributo dei Cavalieri Templari che erano molto legati alle "Madonne nere".
Questo cavalieri, ad esempio, erano legati al Santuario della Madonna di Loreto come a quello di Montserrat, in Spagna.
Anche questi santuari hanno delle "Madonne nere", com'è nera quella di Tindari.
Proprio questa è la particolarità di questa statua.
Ad essa è legata una leggenda.
Una donna pregò la Madonna di Tindari per chiedere la guarigione della sua figlioletta ammalata.
La bambina guarì e la signora decise di andare a Tindari a ringrazia la Madonna.
Arrivata sul posto, la donna vide la statua ma vistala bruna in faccia disse: "Sono partita da lontano per vedere una più brutta di me".
Delusa, ella ripartì in cerca della Madonna miracolosa. 
Nel frattempo, la bambina venne lasciata incustodita e cadde dal dirupo.
La madre, pentita di quello che disse, chiese alla Madonna di salvare la propria figlia.
La bambina fu trovata viva e vegeta su un arenile che si formò sotto di lei.
Quello della Madonna di Tindari è un santuario molto importante.
Esso è un luogo di culto in cui la fede è vissuta in modo autentico, come il Santuario della Madonna di Grazie (che si trova a Curtatone, in Provincia di Mantova) o quello di Polsi, che si trova a Reggio Calabria.
Sono tutti luoghi molto importanti.
Da persona che ama collezionare monete e cartoline dei vari posti, se dovessi andare a Tindari, farei una cosa.
Dopo avere pregato nel santuario, comprerei delle cartoline e terrei una di queste per me.
La visita di luoghi come questo va condivisa con i propri parenti ed amici e va portata nel cuore.
Allora, ricordiamoci delle parole che si trovano alla base della statua e che recitano:

"NIGRA SUM SED FORMOSA". 

Ringrazio l'amica Alessandra Spanò che ha messo la foto su Facebook. 
Cordiali saluti. 




sabato 28 aprile 2012

Antisemitismo, alcuni dati allarmanti

Cari amici ed amiche.

Su Facebook, ho trovato questo articolo:

"Oggi in Europa:
•Circa un terzo degli europei mostra significativi livelli di anti semitismo
•Più della metà degli europei vede Israele come "la più grande minaccia alla pace nel mondo"
• Il tradizionale stereotipo anti semita dell'ebreo affamato di soldi, resta forte
•Il "nuovo antisemitismo" che usa "l'anti sionismo" come copertura per l'odio contro gli ebrei, compresa la negazione della Shoah e le teorie complottiste è in netto incremento
•I crimini contro gli ebrei, dall'aggressione verbale, al vandalismo, agli incendi dolosi, alla violenza sono diventati fatti quotidiani in tutta la "nuova Europa"
•le leggi contro la negazione della Shoah non prevengono l'emergenza dei gruppi esteremisti di destra e di sinistra che promuovono ideologie anti semite, anti Israele, miranti a completare il lavoro di Hitler
•I programmi di educazione alla tolleranza non riescono a raggiungere gli europei dell'ultima generazione, nemmeno in paesi "illiminati" come la Svezia, nel quale un terzo dei giovani dubita che la Shoah sia veramente accaduta
•Le minoranze musulmane europee non sono ben assimilate nel sistema socio economico, e costituiscono un terreno di reclutamento per il fondamentalismo anti ebraico e anti israeliano.
".

Effettivamente, questa tendenza è sempre più forte.
Io stesso, ho sentito persone (anche vicine a me) che dubitano che la Shoah ci sia stata o che dicono che gli Israeliani ammazzino gli Arabi come cani.
Io prendo le distanze da queste persone.
Più volte, io ho cercato (e cerco tuttora) di fare capire che molte cose dette su Israele non sono vere e che lo Stato ebraico si sta solo difendendo.
Vorrei vedere tutti voi, come vi comportereste, se foste attaccati ogni giorno come gli Israeliani.
Inoltre, gli ebrei non hanno mai creato problemi a nessuno.
Anzi, hanno contribuito (come tutti gli altri) allo sviluppo della società.
Ci sono ebrei impegnati nel sociale, proprio come noi cristiani.
Ci sono ebrei che lavorano, proprio come noi cristiani.
E poi, ricordo che nostro Signore Gesù Cristo era un ebreo e che il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, che noi cristiani veneriamo, fu conosciuto per la prima volta dagli ebrei.
Vi invito a leggere questo le lettere di San Paolo che parla degli ebrei che, come noi, sono chiamati alla Salvezza.
Quindi, un cristiano non può essere antisemita.
Cordiali saluti. 


Egualitarismo, perché no?

Cari amici ed amiche.

Vi voglio parlare dell'egualitarismo e vi voglio spiegare il perché della mia avversione ad esso, attraverso le parole del libro di Plinio Correa de Oliveira, "Rivoluzione e Contro-rivoluzione":

"Orgoglio e ugualitarismo
La persona orgogliosa, soggetta all'autorità di un'altra, odia in primo luogo il giogo che in concreto pesa su di lei.
In secondo luogo, l'orgoglioso odia genericamente tutte le autorità e tutti i gioghi, e più ancora lo stesso principio di autorità, considerato in astratto.
E poiché odia ogni autorità, odia anche ogni superiorità, di qualsiasi ordine sia.
E in tutto questo si manifesta un vero odio a Dio (vedi punto "m" di questo paragrafo).
Questo odio per ogni disuguaglianza si è spinto tanto oltre che, mosse da esso, persone di alta
posizione l'hanno messa a repentaglio e perfino compromessa, soltanto per non accettare la
superiorità di chi sta più in alto di loro.
Ma c'è di più. In un eccesso di virulenza, l'orgoglio può portare qualcuno a lottare per l'anarchia, e a rifiutare il potere supremo che gli fosse offerto. E ciò perché la semplice esistenza di questo potere
supremo contiene implicitamente l'affermazione del principio di autorità, a cui ogni uomo in quanto tale -- e anche l'orgoglioso -- può essere soggetto.
L'orgoglio può così condurre all'ugualitarismo più completo e radicale.
Gli aspetti di questo ugualitarismo radicale e metafisico sono diversi:
a) Uguaglianza tra gli uomini e Dio: da ciò il panteismo, l'immanentismo e tutte le forme esoteriche
di religione, che mirano a stabilire un rapporto da uguale a uguale tra Dio e gli uomini, e hanno per
scopo di attribuire a questi ultimi prerogative divine. L'ateo è un ugualitario che, volendo evitare
l'assurdità dell'affermazione che l'uomo è Dio, cade in un altro assurdo, affermando che Dio non
esiste. Il laicismo è una forma di ateismo, e quindi di ugualitarismo. Esso afferma l'impossibilità di
giungere alla certezza dell'esistenza di Dio. Quindi, nella sfera temporale, l'uomo deve agire come
se Dio non esistesse, ossia, come qualcuno che ha detronizzato Dio.
b) Uguaglianza nella sfera ecclesiastica: soppressione del sacerdozio dotato dei poteri di ordine,
magistero e governo, o almeno di un sacerdozio con gradi gerarchici.
c) Uguaglianza tra le diverse religioni: tutte le discriminazioni religiose sono odiose perché
offendono la fondamentale uguaglianza tra gli uomini. Perciò, le diverse religioni devono essere
trattate in modo rigorosamente uguale. La pretesa di una religione di essere quella vera, a esclusione
delle altre, comporta l'affermazione di una superiorità, è contro la mansuetudine evangelica, ed è
pure impolitica, perché le preclude l'accesso ai cuori.
d) Uguaglianza nella sfera politica: soppressione, o almeno attenuazione, della disuguaglianza tra
governanti e governati. Il potere non viene da Dio, ma dalla massa, che comanda e alla quale il
governo deve ubbidire. Proscrizione della monarchia e della aristocrazia come regimi
intrinsecamente cattivi, in quanto antiugualitari. Soltanto la democrazia è legittima, giusta ed
evangelica (19).
e) Uguaglianza nella struttura della società: soppressione delle classi, soprattutto di quelle che si
perpetuano per via ereditaria. Abolizione di ogni influenza aristocratica nella direzione della società
e sul tono generale della cultura e dei costumi. La gerarchia naturale costituita dalla superiorità del
lavoro intellettuale sul lavoro manuale scomparirà con il superamento della distinzione tra l'uno e
l'altro.
f) Abolizione dei corpi intermedi tra l'individuo e lo Stato, come pure dei privilegi specificamente
inerenti a ciascun corpo sociale. Per quanto grande sia l'odio della Rivoluzione contro l'assolutismo
regio, è ancora più grande il suo odio contro i corpi intermedi e la monarchia organica medioevale.
Questo avviene perché l'assolutismo monarchico tende a mettere i sudditi, anche quelli più
altolocati, a un livello di reciproca uguaglianza, in una situazione menomata che preannuncia già quell'annullamento dell'individuo e quell'anonimato, che raggiungono la massima espressione nelle
grandi concentrazioni urbane della società socialista. Fra i corpi intermedi che devono essere
aboliti, occupa il primo posto la famiglia. Nella misura in cui non riesce a estinguerla, la
Rivoluzione cerca di sminuirla, mutilarla e vilipenderla in tutti i modi.
g) Uguaglianza economica: niente appartiene a qualcuno, tutto appartiene alla collettività.
Soppressione della proprietà privata, del diritto di ciascuno al frutto integrale del proprio lavoro
personale e alla scelta della sua professione.
h) Uguaglianza negli aspetti esteriori dell'esistenza: dalla varietà scaturisce facilmente una
disuguaglianza di livello. Perciò, diminuzione per quanto possibile della varietà negli abiti, nelle
abitazioni, nei mobili, nelle abitudini, ecc.
i) Uguaglianza nelle anime: la propaganda, in un certo senso, modella in modo uniforme tutte le
anime, togliendo loro tutte le peculiarità, e quasi la vita stessa. Perfino le differenze di psicologia e di atteggiamento fra i sessi tendono a diminuire il più possibile. Per tutte queste ragioni, scompare il
popolo, che è essenzialmente una grande famiglia di anime diverse ma armoniche, riunite attorno a ciò che è a loro comune. E sorge la massa, con la sua grande anima vuota, collettiva, schiava (20).
j) Uguaglianza in tutti i rapporti sociali: tra anziani e giovani, tra padroni e dipendenti, tra
insegnanti e studenti, tra marito e moglie, tra genitori e figli, ecc.
k) Uguaglianza nell'ordine internazionale lo Stato è costituito da un popolo indipendente che
esercita pieno dominio su un territorio. La sovranità è, dunque, il corrispettivo della proprietà nel
diritto pubblico. Ammessa l'idea di popolo, con caratteristiche che lo differenziano dagli altri, e
l'idea di sovranità, ci troviamo necessariamente di fronte a disuguaglianze: di capacità, di virtù, di
numero, ecc. Ammessa l'idea di territorialità, abbiamo la disuguaglianza quantitativa e qualitativa
delle diverse zone territoriali. Si capisce, perciò, come la Rivoluzione, fondamentalmente
ugualitaria, sogni di fondere tutte le razze, tutti i popoli e tutti gli Stati, in una sola razza, in un solo
popolo e in un solo Stato (vedi parte I, cap. XI, 3).
l) Uguaglianza tra le diverse parti del paese: per le stesse ragioni, e per un meccanismo analogo, la
Rivoluzione tende ad abolire all'interno delle patrie oggi esistenti tutto il sano regionalismo politico,
culturale, ecc.
m) Ugualitarismo e odio a Dio: san Tommaso insegna che la diversità delle creature e la loro
disposizione gerarchica sono un bene in sé, poiché così risplendono meglio nella creazione le
perfezioni del Creatore (21). E dice che, tanto tra gli angeli (22) quanto tra gli uomini, nel paradiso
terrestre come in questa terra d'esilio (23), la Provvidenza ha stabilito la disuguaglianza. Per questo,
un universo di creature uguali sarebbe un mondo in cui sarebbe cancellata, in tutta la misura
possibile, la somiglianza tra le creature e il Creatore. Quindi odiare, per principio, ogni e qualsiasi
disuguaglianza equivale a porsi metafisicamente contro gli elementi per la migliore somiglianza tra il Creatore e la creazione, significa odiare Dio.
n) I limiti della disuguaglianza: è chiaro che da tutta questa esposizione dottrinale non si può
concludere che la disuguaglianza sia sempre e necessariamente un bene.
Gli uomini sono tutti uguali per natura, e diversi soltanto nei loro elementi accidentali. I diritti che a loro provengono dal semplice fatto di essere uomini, sono uguali per tutti: diritto alla vita, all'onore, a condizioni di esistenza sufficienti, dunque, al lavoro e alla proprietà, alla costituzione di una famiglia, e soprattutto alla conoscenza e alla pratica della vera religione. E le disuguaglianze che attentano a questi diritti sono contrarie all'ordine della Provvidenza. Però, entro questi limiti, le disuguaglianze derivanti da elementi accidentali come la virtù, il talento, la bellezza, la forza, la amiglia, la tradizione, ecc., sono giuste e conformi all'ordine dell'universo (24).
".

Queste parole spiegano pienamente la mia posizione.
Che gli uomini debbano avere gli stessi diritti fondamentali (come il diritto alla vita, il diritto di possedere beni, la libertà di parola e di espressione e la dignità della persona) è cosa nota.
Tuttavia, va detto che gli uomini non sono uguali tra loro.
Ogni uomo ha la propria libertà e può usarla come vuole.
Ogni uomo ha il proprio talento e può usarlo come vuole.
Ogni uomo ha le sue ambizioni e può seguirle o meno.
Dio volle così, come volle che l'uomo sia responsabile verso Dio, verso gli altri e verso sé medesimo.
Se Dio volle questo, come può l'uomo mettersi contro ciò, imponendo l'uguaglianza anche in tutti quegli aspetti che non sono i diritti fondamentali?
Il principio dell'egualitarismo (o "imposizione dell'eguaglianza" ) mira a distruggere i diritti fondamentali dell'uomo, impedendogli di esprimersi, togliendogli la dignità e, di fatto, negandogli di vivere.
L'egualitarismo annulla la persona, rendendo la sua vita non degna di essere vissuta, né definita tale.
Nell'egualitarismo vi è, quindi, la "cultura della morte".
Non ci si deve sorprendere se in tutti quei regimi  (come nazismo e comunismo) che volevano imporre (e che vogliono imporre) l'uguaglianza con la forza ci sia stata (e ci sia tuttora) la morte.
Un'altra forma di egualitarismo pernicioso è anche quello che nega la famiglia, ad esempio, svilendo il valore del matrimonio, come quello che nega la proprietà privata.
La negazione del diritto di proprietà è frutto dell'invidia sociale e quindi dell'odio.
Gli egualitaristi dicono: "Dietro ad una grande ricchezza vi è un grande delitto".
Una frase del genere è una sciocchezza.
Un uomo ricco non è necessariamente un mascalzone.
Egli, infatti, potrebbe essere diventato ricco in funzione del proprio talento.
Anche lo svilimento del valore del matrimonio è frutto dell'odio.
Non voglio sembrare omofobo o retrogrado (poiché anche gli omosessuali hanno diritto di vivere, di possedere beni, di esprimere le proprie opinioni e di non vedere la propria dignità svilita) ma il fondamento della società è il rapporto familiare e la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio, l'unione tra uomo e donna.
La radice del termine "matrimonio"è "madre" è ciò implica un rapporto uomo-donna, la base del progresso della società.
Il volere scardinare il concetto di matrimonio per "dare diritti ad altre forme di convivenza" implica la distruzione della stessa società.
Le generazioni che verranno dopo non avrebbero più un vero punto di riferimento, se ciò dovesse concretarsi.
Svilire il matrimonio significa detestare l'ordine naturale delle cose.
Anche questa è una forma di odio, una forma di odio verso Dio.
Per questo motivo, l'egualitarismo è distruttivo.
Cordiali saluti.


venerdì 27 aprile 2012

IV Domenica di Pasqua, la pietra scartata dai costruttori

Cari amici ed amiche.

Nelle Sante Messe di questa sera e di domani saranno letti i seguenti brani:
  1. Dagli Atti degli Apostoli (capitolo 4, versetti 8-12):  "[8] Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: "Capi del popolo e anziani,

    [9] visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute,
    [10] la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo.

    [11] Questo Gesù è
    la pietra che, scartata da voi, costruttori,
    è diventata testata d'angolo.

    [12] In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati"
    . ".
  2. Dal Salmo 117 (118): "[1] Alleluia.
    Celebrate il Signore, perché è buono;
    perché eterna è la sua misericordia.

    [2] Dica Israele che egli è buono:
    eterna è la sua misericordia.

    [3] Lo dica la casa di Aronne:
    eterna è la sua misericordia.

    [4] Lo dica chi teme Dio:
    eterna è la sua misericordia.

    [5] Nell'angoscia ho gridato al Signore,
    mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo.

    [6] Il Signore è con me, non ho timore;
    che cosa può farmi l'uomo?

    [7] Il Signore è con me, è mio aiuto,
    sfiderò i miei nemici.

    [8] È meglio rifugiarsi nel Signore
    che confidare nell'uomo.

    [9] È meglio rifugiarsi nel Signore
    che confidare nei potenti.

    [10] Tutti i popoli mi hanno circondato,
    ma nel nome del Signore li ho sconfitti.

    [11] Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato,
    ma nel nome del Signore li ho sconfitti.

    [12] Mi hanno circondato come api,
    come fuoco che divampa tra le spine,
    ma nel nome del Signore li ho sconfitti.

    [13] Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
    ma il Signore è stato mio aiuto.

    [14] Mia forza e mio canto è il Signore,
    egli è stato la mia salvezza.

    [15] Grida di giubilo e di vittoria,
    nelle tende dei giusti:
    la destra del Signore ha fatto meraviglie,

    [16] la destra del Signore si è innalzata,
    la destra del Signore ha fatto meraviglie.

    [17] Non morirò, resterò in vita
    e annunzierò le opere del Signore.

    [18] Il Signore mi ha provato duramente,
    ma non mi ha consegnato alla morte.

    [19] Apritemi le porte della giustizia:
    voglio entrarvi e rendere grazie al Signore.

    [20] È questa la porta del Signore,
    per essa entrano i giusti.

    [21] Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito,
    perché sei stato la mia salvezza.

    [22] La pietra scartata dai costruttori
    è divenuta testata d'angolo;

    [23] ecco l'opera del Signore:
    una meraviglia ai nostri occhi.

    [24] Questo è il giorno fatto dal Signore:
    rallegriamoci ed esultiamo in esso.

    [25] Dona, Signore, la tua salvezza,
    dona, Signore, la vittoria!

    [26] Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
    Vi benediciamo dalla casa del Signore;

    [27] Dio, il Signore è nostra luce.
    Ordinate il corteo con rami frondosi
    fino ai lati dell'altare.

    [28] Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
    sei il mio Dio e ti esalto.

    [29] Celebrate il Signore, perché è buono:
    perché eterna è la sua misericordia.
    ".
  3. Dalla I lettera di Giovanni (capitolo 3, versetti 1-2): "[1] Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui.

    [2] Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
    ".
  4. Dal Vangelo secondo Giovanni (capitolo 10, versetti 11-18): "[10] Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.

    [11] Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore.

    [12] Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde;

    [13] egli è un mercenario e non gli importa delle pecore.

    [14] Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,

    [15] come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.

    [16] E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.

    [17] Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.

    [18] Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio
    ".".
I testi sono stati presi dal sito della Santa Sede
Gesù si fece riconoscere come pastore di tutti perché fu (ed è)  sacerdote di tutti.
Egli testimoniò la fedeltà di Dio Padre, offrendo la sua vita in sacrificio.
Infatti, egli fece il paragone con un pastore che possiede un gregge.
Il pastore, infatti, sa che il suo gregge è la cosa più preziosa che ha.
Pur di difenderlo, egli sarebbe disposto anche a morire.
Al contrario, una persona che gestisce il gregge di un altro (dietro pagamento) fa solo il suo compitino ma non si farebbe uccidere per ciò che non è suo.
Da qui si può capire quella che fu (ed è) la natura di Gesù.
Gesù, però, disse anche un'altra cosa.
Egli disse: " E ho altre pecore con sono di questo ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.".
Chi sono le "altre pecore" in questione?
Le "altre pecore" siamo noi, che non proveniamo direttamente dalla religione ebraica.
Questa sarà la Chiesa di Cristo, l'unione tra il vecchio Israele, il popolo eletto, e gli altri popoli, uniti sotto l'unico Signore.
Da qui, possiamo capire molte cose.
Cordiali saluti. 




La croce di Cristo, salvezza del mondo. Dai «Discorsi» di sant'Efrem, diacono.

Cari amici ed amiche.

Leggete questo testo riportato dall'amico Giovanni Covino (SEFT).
Esso è un testo di Sant'Efrem (306-373) e recita:

"Il nostro Signore fu schiacciato dalla morte, ma a sua volta egli la calpestò come una strada battuta. Si sottomise spontaneamente alla morte, accettò volontariamente la morte, per distruggere quella morte, che non voleva morire. Nostro Signore infatti uscì reggendo la croce perché così volle la morte. Ma sulla croce col suo grido trasse i morti fuori dagli inferi, nonostante che la morte cercasse di opporsi.

La morte lo ha ucciso nel corpo, che egli aveva assunto. Ma con le stesse armi egli trionfò sulla morte. La divinità si nascose sotto l'umanità e si avvicinò alla morte, la quale uccise e a sua volta fu uccisa. La morte uccise la vita naturale, ma venne uccisa dalla vita soprannaturale. Siccome la morte non poteva inghiottire il Verbo senza il corpo, né gli inferi accoglierlo senza la carne, egli nacque dalla Vergine, per poter scendere mediante il corpo al regno dei morti. Ma una volta giunto colà col corpo che aveva assunto, distrusse e disperse tutte le ricchezze e tutti i tesori infernali.

Cristo venne da Eva, genitrice di tutti i viventi. Ella è la vigna, la cui siepe fu aperta proprio dalla morte per le mani di quella stessa Eva che doveva, per questo, gustare i frutti della morte.

Eva, madre di tutti i viventi, divenne anche causa di morte per tutti i viventi.

Fiorì poi Maria, nuova vite rispetto all'antica Eva, ed in lei prese dimora la nuova vita, Cristo. Avvenne allora che la morte si avvicinasse a lui per divorarlo con la sua abituale sicurezza e ineluttabilità. Non si accorse, però, che nel frutto mortale, che mangiava, era nascosta la Vita. Fu questa che causò la fine della inconsapevole e incauta divoratrice. La morte lo inghiottì senza alcun timore ed egli liberò la vita e con essa la moltitudine degli uomini.

Fu ben potente il figlio del falegname, che portò la sua croce sopra gli inferi che ingoiavano tutto e trasferì il genere umano nella casa della vita. Siccome poi a causa del legno il genere umano era sprofondato in questi luoghi sotterranei, sopra un legno entrò nell'abitazione della vita. Perciò in quel legno in cui era stato innestato il ramoscello amaro, venne innestato un ramoscello dolce, perché riconosciamo colui al quale nessuna creatura è in grado di resistere.

Gloria a te che della tua croce hai fatto un ponte sulla morte. Attraverso questo ponte le anime si possono trasferire dalla regione della morte a quella della vita. Gloria a te che ti sei rivestito del corpo dell'uomo mortale e lo hai trasformato in sorgente di vita per tutti i mortali.

Tu ora certo vivi. Coloro che ti hanno ucciso hanno agito verso la tua vita come gli agricoltori. La seminarono come frumento nel solco profondo.

Ma di là rifiorì e fece risorgere con sé tutti.

Venite, offriamo il nostro amore come sacrificio grande e universale, eleviamo cantici solenni e rivolgiamo preghiere a colui che offrì la sua croce in sacrificio a Dio, per rendere ricchi tutti noi del suo inestimabile tesoro.
".

Innanzitutto, ringrazio Giovanni che mi ha fatto leggere questo testo.
Gesù scrisse sulla sua carne la Legge dell'Antico Testamento, legge che recita:

"Ama il tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutte le tue forze ed ama il prossimo tuo come te stesso (Matteo capitolo 22, versetto 37)".

Per amore di Dio e del suo prossimo, Gesù si fece crocifiggere.
Egli diede la vita per Dio, i suoi amici e persino per i suoi nemici.
Per questi ultimi, egli chiese perdona.
Così, Gesù salvò il genere umano.
Egli scrisse la Legge del popolo ebraico, la Legge di Dio, nei cuori delle persone.
La scrisse con il suo sangue.
Cordiali saluti.



IMU, la lettera di Giuseppe Sagliocco

Cari amici ed amiche.

L'amico Giuseppe Sagliocco ha scritto questa lettera.
L'ha scritta sul suo blog e al giornale "Il Cittadino":

"Non si può chiedere ai cittadini di pagare prima per una imposta senza sapere come sarà e quanto si pagherà alla fine, in definitiva. Mi spiego meglio: fino al mese di settembre i Comuni hanno tempo e possibilità di scegliere, cioè decidere le percentuali da applicare alla nuova Imposta Municipale Unica. Si stanno studiando al momento delle modifiche che porteranno verosimilmente a calcolare l’IMU non più come con l’ICI e cioè agendo sulla consistenza catastale calcolata in vani, bensì rapportando tutto ai metri quadrati. Ad esempio, 5.5 vani con la vecchia ICI, sarebbero circa 90 metri quadri calcolati con la nuova imposta. La domanda da porsi però è come faccio io governo a chiedere a te cittadino di pagare una certa cifra, se ancora non ho provveduto nemmeno a stabilire quanto si dovrà pagare e con quale metodologia?

Se non ho ancora stabilito cioè se per il pagamento verrà richiesto di utilizzare ancora il calcolo dei vani catastalmente determinati, oppure verosimilmente si dovrà ancora attendere a dopo il passaggio alla base di calcolo che tiene conto dei metri quadrati, tuttora in discussione? Ecco quindi una semplice, banale proposta che voglio fare sperando che qualcuno la faccia propria e la porti avanti. Riguarda i giovani, le coppie in particolare che hanno acceso un mutuo e che sulla loro futura casa di proprietà sono tenuti da subito al pagamento pieno della IMU.

La mia idea o proposta se vogliamo, è semplice ed attuabile: essa prevede che, con riferimento al mutuo, e riguardo alla Imposta Municipale Unica, l’IMU stessa venga pagata dai futuri proprietari solamente in base alla percentuale di possesso acquisita. Mi spiego meglio: chi ad esempio ha stipulato un contratto di mutuo per 25 anni, sa che la casa diventa completamente di sua proprietà solo dopo aver pagato, e quindi estinto il mutuo dopo 25 anni; infatti egli non può, e non deve pagare come se la casa fosse completamente sua già al primo anno, o sia anche al decimo ma anche al ventesimo anno, bensì il cittadino, la giovane coppia, dovranno pagare la imposta municipale unica percentualmente e proporzionalmente a quanto versato per riscattare la proprietà di possesso acquisita fino a quel momento.

Va da se che se la casa è completamente riscattata sono tenuto a pagare interamente su di essa l’IMU mentre non si capisce perché debba invece pagare completamente la imposta sulla casa anche chi la casa non la ha ancora riscattata completamente. Se io riscatto il mutuo ad esempio per un 25% dell’importo complessivo, la casa è di mia proprietà per il 25% quindi io pagherò la nuova tassa sul 25% effettivamente riscattato in proporzione, e che diventerà mio solamente quando avrò riscattato completamente il mutuo acceso.

E’ di questi giorni infine e la rivendico, la battaglia portata avanti dal Pdl con il segretario Alfano sull’Imu, che ha ottenuto "prima la rateizzazione dell’imposta e ora l’accoglimento di un ordine del giorno (emendamento) affinche’ l’Imu sia dovuta una tantum". Già, perché bisogna certo essere soddisfatti del fatto che si impegna il Governo ad eliminare l’Imu nel 2013 ed a renderla quindi, nei fatti, una tassa una tantum che si pagherà solo quest’anno.

Giuseppe Sagliocco

Iscritto al Pdl – Lodi".


Io penso che Giuseppe abbia pienamente ragione.
L'IMU sta creando molti problemi sia ai Comuni, che devono fare dei calcoli enormi, e sia ai cittadini vengono tartassati.
Oltretutto, il gettito dell'IMU non finisce nelle casse dei Comuni ma va allo Stato, alla faccia del federalismo. 
Questo non va bene.
Cordiali saluti.



Caso Vanessa Scialfa, il fidanzato ha confessato!

Cari amici ed amiche.

Vanessa Scialfa, la ventenne di Enna che è scomparsa il 24 aprile e che è stata trovata morta ieri, è stata uccisa dal fidanzato.
Egli stesso ha confessato l'omicidio.
Il movente è stato passionale.
Lui e lei hanno litigato e, colto da un raptus, lui ha ucciso la ragazza.
Al contrario di quello che sostengono alcuni, io non penso che questi delitti siano aumentati.
Io penso che oggi essi siano maggiormente all'attenzione di tutti.
Io ritengo che la violenza contro le donne sia una piaga che va combattuta.
Cordiali saluti.

Blog, parla il ministro Severino

Cari amici ed amiche.

Leggete l'articolo de "La Nazione" che è intitolato ""Servono regole certe per i blog" L'appello del ministro Severino".
Il Ministro di Grazia e Giustizia, Paola Severino, ha parlato della questione del blog.
Ora, io esprimo un parere.
Sono d'accordo con il ministro abbia ragione per quanto riguarda la responsabilità di chi gestisce un blog.
Di certo, se un blogger scrive qualcosa di diffamatorio contro un'altra persona, questi deve essere sanzionato.
Tuttavia, non si possono nemmeno censurare i siti ed il blogs.
Quindi, ben vengano le regole, purché non vi sia una volontà censoria.
Ad esempio,  ci sono tanti blog che (virtualmente) sono luoghi di confronto e che servono a fare sì che le idee circolino e la gente si faccia un'opinione.
Questo mio blog è un esempio.
Io cerco di fare cultura e di fare sì che le persone si facciano un'opinione, senza offendere nessuno.
Non vorrei che il pretesto di fare una nuova legge atta a regolare i blog diventi una censura.
Se una cosa del genere dovesse verificarsi, sarebbe molto grave.
Cordiali saluti.

Luoghi comuni su Israele e gli ebrei? E' ora di finirla!

Cari amici ed amiche.

Guardate questa foto e leggete questo testo che ho preso dal sito "Il Deboscio":
  1. Hanno una marcia in più
  2. I primi a essere razzisti sono loro.
  3. Non esistono ebrei poveri.
  4. Non si fanno mai offrire niente, per non dover ricambiare dopo.
  5. Lavorano solo tra di loro.
  6. Mai fare una società con un ebreo.
  7. Raccontano bene le barzellette.
  8. Sono bravi in matematica.
  9. Tutti i più grandi musicisti sono ebrei.
  10. Sempre in viaggio.
  11. Sono i migliori romanzieri americani.
  12. Sono ossessionati dalla madre.
  13. Governano il mondo.
  14. Guerrafondai.
  15. Solo gli italiani riescono a fregarli.
  16. Pensano solo al sesso (orale).
  17. L’undici settembre l’hanno organizzato loro. O comunque sapevano.
  18. Molto meglio gli aschenaziti.
  19. Tutti massoni.
  20. Hanno il naso a forma di 6.
  21. Gad Lerner.
Questi sono i venti "luoghi comuni" sugli ebrei.
Purtroppo, ho potuto vedere di persona il fatto che essi siano ancora ricorrenti.
Un giorno, stavo discutendo al telefono con un mio amico fraterno.
Stavo parlando di Israele.
Questo mio amico fraterno ha detto una cosa che mi ha fatto arrabbiare.
In pratica, lui ha sostenuto i primi veri antisemiti siano proprio gli Israeliani poiché questi ultimi attaccano gli Arabi, che sono l'unico popolo veramente semita, per caratteristiche fisiche.
Io mi sono arrabbiato molto e gli ho detto di svegliarsi e che farebbe bene a documentarsi.
Lui ha detto che gli Israeliani sono polacchi, russi, tedeschi ed italiani e sono biondi e con gli occhi azzurri mentre il carattere semita è mediterraneo, moro e con gli occhi scuri.
In pratica, ha detto che i veri semiti sono gli Arabi e che gli Israeliani sono antisemiti.
Io mi sono arrabbiato e gli ho detto che è vero il fatto che ebrei israeliani provengano da Paesi europei ma che è altrettanto vero che essi sono ebrei da sempre e non sono cristiani convertiti all'Ebraismo.
Quegli ebrei europei arrivati in Israele sono figli di quella diaspora del 70 AD, anno in cui fu distrutto il Tempio di Gerusalemme ed il popolo ebraico fu disperso dalle truppe romane dell'imperatore Vespasiano.
In pratica, questi ebrei sono tornati a casa loro.
Hanno tutto il diritto di difendere la propria casa dai terroristi di Hamas e quant'altro.
Due giorni fa, qui a Roncoferraro (Mantova), stavo parlando di Beppe Grillo e gli ho detto che a me non è piaciuto per quello che egli ha detto su Israele.
Lui mi ha risposto, dicendo che io stavo sbagliando, che avrei dovuto mettermi dalla parte degli Arabi e vedere la loro sofferenza e che io non sapevo che gli Israeliani uccidessero gli Arabi come cani.
Io mi stavo arrabbiando e gli ho risposto che ciò non era vero.
Gli ho detto che Israele si sta difendendo dagli attacchi dei terroristi.
Io ritengo che questi pregiudizi siano stupidi.
Gli ebrei sono persone come i non ebrei, come il sottoscritto.
Anch'io ho il naso adunco (anche perché è stato rotto da una pallonata) ma sono ebreo. 
Anche gli ebrei, esattamente come noi, hanno dato (e danno) un grande contributo alla nostra società.
Inoltre, ci sono ebrei ricchi ed ebrei poveri e non tutti gli ebrei sono massoni.
Non so se ridere o piangere. 
Siamo nel 2012 e questi schifosi pregiudizi nazisti sono ancora presenti.
Dire che ciò sia uno schifo è poco!
Cordiali saluti.







ATTENZIONE!

Cari amici ed amiche.

Su Facebook ho visto questa foto con questa didascalia:

"ATTENZIONE!!!!! DA CONDIVIDERE....
DOBBIAMO FARE TERRA BRUCIATA INTORNO A QUESTA GENTE, QUEST'UOMO E' EVASO DA REGINA COELI IL 14 GENNAIO ED E' ATTUALMENTE RICERCATO IN TUTTA LA NOSTRA PENISOLA.

CI SONO BUONE PROBABILITA' CHE SIA COINVOLTO NELLA RAPINA IN VILLA VICINO PERUGIA DOVE HANNO BARBARAMENTE UCCISO QUEL POVERO RAGAZZO DI 38 ANNI LUCA ROSI, CHE HA DIFESO CON TUTTE LE SUE FORZE LA MOGLIE DA UNA VIOLENZA SESSUALE.

CHIUNQUE LO VEDA AVVISI IMMEDIATAMENTE LE FORZE DELL'ORDINE, CONDIVIDETE VI PREGO USIAMO FACEBOOK PER QUALCOSA DI IMPORTANTE, AIUTIAMO A FARE GIUSTIZIA PER QUEL LUCA ROSI.".

Perciò, fate attenzione!
Cordiali saluti.

giovedì 26 aprile 2012

L'Unione Europea? E' in forte discussione!

Cari amici ed amiche.

Leggete l'articolo da me scritto su "Italia chiama Italia" ed intitolato "Dal governo Monti solo tasse".
In nome di questo viscerale europeismo del governo Monti, l'Italia sta affondando.
Purtroppo, l'Unione Europea non esiste.
Non ha un'istituzione politica e la sua moneta dipende dalle banche.
Inoltre, essa è in balia degli interessi di pochi Stati, Germania in primis.
In pratica, la Germania comanda e gli altri Stati devono comportarsi da satelliti.
Quello che sta accadendo in Italia è il paradigma di ciò.
Il governo Monti ha scelto una politica fiscale rigorosa (per non dire asfissiante) sotto dettatura della cancelliera tedesca Angela Merkel.
Così, mentre la Germania si salva, le nostre aziende chiudono, i nostri agricoltori (come gli allevatori del nord ed i coltivatori di agrumi in Sicilia) faticano, i nostri imprenditori si suicidano, noi giovani (me compreso) siamo disoccupati e le famiglie soffronto.
Questo è quello che sta portando questa Unione Europea.
Anche in Francia sta vincendo l'anti-europeismo.
Le recenti elezioni presidenziali l'hanno dimostrato.
La sinistra estrema di Jean Luc Melenchon e la destra estrema di Marine Le Pen vogliono la Francia fuori dall'Euro.
Il presidente  uscente, Nicolas Sarkozy, vuole sospendere il Trattato di Schengen.
Solo il candidato socialista Francois Hollande vuole restare in Europa, anche se metterà in discussione alcune cose.
In Ungheria, sappiamo tutti quello che sta succedendo.
Nel Paese magiaro è stata fatta una Costituzione che riconosce le radici cristiane.
L'Unione Europea l'ha bocciata ed ora c'è una vera e propria "macchina del fango", come dice l'articolo de "Il Giornale" che è intitolato "Ungheria, è di nuovo il 1956 Macchina del fango su famiglia".
Anche gli Stati Uniti d'America guardano quanto sta succedendo nell'Unione Europea.
Se la crisi del 2008 fu generata dalla finanza tossica statunitense, quella attuale è causata da questa fantomatica Unione Europea.
Essa può scegliere se cambiare (e finalmente diventare una realtà dei cittadini) o restare così e fallire.
Ai posteri andrà l'ardua sentenza.
Cordiali saluti.

Seminario di grafologia a Magenta.


Cari amici ed amiche.

Come avevo già scritto in precedenza, inizieranno i seminari di grafologia a Mangenta, in Provincia di Milano.
Essi saranno organizzati dall' associazione grafologi "Scriptorium". 
L'amica Irene Bertoglio, grafologa e scrittrice, sarà tra coloro che dirigeranno questo seminario.
La grafologia si basa su metodi scientifici.
La scrittura può dire molto sulla psicologia di chi scrive.
Le date sono state cambiate.
Per maggiori avere informazioni, rivolgersi direttamente ad Irene Bertoglio, una persona che tra l'altro stimo, per il suo impegno nella società.
E' davvero una brava persona ed è anche molto competente nel suo mestiere. 
La sua e-mail è i.bertoglio@libero.it.
Allora, spero che partecipiate in tanti.
Cordiali saluti. 

CORDOGLIO PER VANESSA SCIALFA

Cari amici ed amiche.

Purtroppo, Vanessa Scialfa, la ragazza di 20 che è scomparsa martedì 24 aprile, è stata trovata morta.
Esprimo il mio cordoglio ai suoi cari che l'hanno cercata.
Lei, sicuramente, sarà con Dio e mi auguro che Dio sia ora con i suoi cari, che vivono questo immenso dolore.
Cordiali salutu.

Roger Scruton, "Del buon uso del pessimismo (e il pericolo delle false speranze)"

Cari amici ed amiche.

L'ottimo Filippo Giorgianni mi ha fatto avere questa nota di Roger Scruton su Facebook:

"«Il poeta e storico Robert Conquest in un’occasione parlò di tre “leggi della politica”, la prima delle quali affermava che tutti sono di destra in merito a ciò che conoscono meglio[1]. Con l’espressione “di destra”, Conquest intendeva un atteggiamento sospettoso nei confronti degli entusiasmi e delle novità, e di rispetto per la gerarchia, la tradizione e le consuetudini ben fondate. Un indice di ignoranza, sosteneva, è il preferire l’originalità alla consuetudine, le soluzioni radicali all’autorità tradizionale. Certo, abbiamo bisogno di originalità, proprio come possiamo aver bisogno di soluzioni drastiche quando le circostanze cambiano in maniera radicale. Ma queste cose ci servono solo in situazioni eccezionali, e Conquest ci voleva mettere in guardia contro il desiderio di considerare ogni circostanza come un’eccezione. […] Ma ciò che Conquest intendeva ha un significato più ampio. Quando si tratta della nostra vita, delle cose che conosciamo e sulle quali abbiamo acquisito sia conoscenza sia competenza, adottiamo un punto di vista misurato. […] La levatrice che conosce il proprio mestiere rispetta e pratica le soluzioni verificate dalle generazioni che l’hanno preceduta, riconoscendo in esse un’autorità alle quali istintivamente obbedisce. Tuttavia misura le proprie valutazioni di contro a un sapere accumulato dalla tradizione, e se si assume un rischio, perché il problema che si trova ad affrontare manca di precedenti chiari, presta attenzione ai costi dell’eventuale errore, e si assicura che possano essere sostenuti. Una persona di questo tipo non è pessimista; la potremmo definire un’ottimista con degli scrupoli, una persona cioè che valuta la dimensione di un problema e che per risolverlo consulta il bagaglio di conoscenze accumulate nel tempo, affidandosi all’iniziativa personale e all’ispirazione quando non trova altra guida, o quando “un qualcosa” nella difficoltà che si trova ad affrontare innesca una determinata reazione in lei. In tutte le cose che conosciamo meglio, e in tutte le relazioni che ci sono care, il nostro atteggiamento è, o lo è normalmente, altrettanto scrupoloso. Abbiamo acquisito tutta la competenza possibile e sappiamo dove cercare consiglio e guida. E quando andiamo incontro a debolezze, oppure commettiamo degli errori, ci sforziamo di migliorare. Siamo profondamente consapevoli di essere solo uno fra tanti nel nostro settore di competenza, siamo disposti a rivolgerci a chi ha conoscenza ed esperienza, e abbiamo più rispetto per il sapere accumulato dagli altri che per il piccolo contributo che potremmo apportare noi stessi. È con educato senso della prima persona plurale che dispieghiamo quella conoscenza che è il nostro bene personale più sicuro. Questo ottimismo scrupoloso conosce anche gli usi del pessimismo, e sa quando ricorrervi per moderare i nostri progetti. Ci incoraggia a tenere in considerazione il costo del fallimento, a formarci un’idea del peggiore scenario possibile e ad avere piena consapevolezza dei pericoli di ciò che accadrebbe se il rischio non pagasse. L’ottimismo senza scrupoli non è affatto così. Fa dei salti logici che non si basano su atti di fede, ma sul rifiuto di ammettere che manca il sostegno della ragione. Non tiene conto del costo del fallimento, né immagina il peggior scenario possibile. Al contrario, è caratterizzato da quella che potrei chiamare la fallacia della “migliore delle ipotesi”. Davanti alla necessità di operare delle scelte in condizioni d’incertezza, immagina il miglior risultato possibile e presume che non serva considerarne altri. Si vota a quell’unico risultato e, o dimentica di mettere in conto il costo del fallimento, oppure – e questo nel suo aspetto più pernicioso – fa in modo che tale costo ricada su qualcun altro. La fallacia della migliore delle ipotesi caratterizza la mentalità del giocatore d’azzardo. A volte si dice che i giocatori siano persone capaci di assumersi dei rischi e che questa loro qualità sia degna d’ammirazione, poiché hanno il coraggio di rischiare ciò che possiedono nel gioco che li appassiona. In realtà, ciò è tutt’altro che vero. I giocatori d’azzardo non sono persone capaci di assumersi dei rischi; giocano aspettandosi solamente di vincere, spinti dalle loro illusioni a bearsi di un senso di sicurezza irreale. Ai loro occhi, non si stanno affatto assumendo dei rischi, ma procedono semplicemente verso un obiettivo predeterminato con la piena collaborazione della loro abilità e della loro sacrosanta fortuna. Hanno preventivato il miglior scenario possibile, nel quale la fortuna è assicurata dalla loro maestria nel lancio dei dadi, ed è questo il risultato al quale tendono, inesorabilmente. Lo scenario peggiore, nel quale loro, e le loro famiglie, si ritrovano in rovina, qualora mai si affacci alla loro mente, la considerano una fatalità di cui loro non hanno colpa, un brutto colpo del destino che sarà certamente compensato da un successo futuro, e che in sé diviene quasi una fonte di piacere poiché rende ancora più inevitabile la futura vittoria. È il carattere del personaggio descritto da Dostoevskij ne Il giocatore, oltre che il suo stesso carattere, che causò la rovina sua e della famiglia. Ed è anche il carattere dell’ottimista senza scrupoli, in ogni ambito. Un esempio ancora più significativo lo troviamo nell’attuale “stretta creditizia”. Sono numerosi i fattori che hanno concorso a produrre questa crisi, ma non dobbiamo guardare troppo lontano per capire che al cuore di tutto c’è la fallacia della migliore delle ipotesi. Le prime avvisaglie si possono rintracciare nel Community Reinvestment Act, trasformato in legge dal presidente americano Carter nel 1977. Secondo questa legge, le banche e le altre istituzioni prestatrici devono offrire mutui ipotecari in modo da rispondere “ai bisogni delle comunità” nelle quali operano, e soprattutto ai bisogni delle famiglie a basso reddito e appartenenti alle minoranze. In breve, chiede loro di mettere da parte il normale modo di ragionare dei prestatori di denaro in merito alla sicurezza di un debito, e di offrire il credito come parte di una politica sociale e non come una transazione d’affari. Il ragionamento sottostante la legge era un impeccabile atto di ottimismo, a partire dallo scenario della migliore delle ipotesi, nel quale gruppi altrimenti svantaggiati sarebbero così ascesi al novero dei proprietari di casa, il primo passo verso la realizzazione del sogno americano. Tutti ne avrebbero tratto benefici, e nessun’altro più delle banche, che in tal modo aiutavano le proprie comunità a prosperare. Di fatto, ovviamente, le banche che avevano subito pressioni affinché ignorassero i vecchi requisiti della prudenza, e alle quali era stato proibito per legge di tener conto della peggiore delle ipotesi, finirono inesorabilmente con l’accumulare insolvenze, il che alla fine portò alla “crisi dei mutui subprime” del 2008. Nel frattempo, altri operatori avevano iniziato a immettere sul mercato questi debiti. Dopo tutto, la prospettiva del miglior scenario possibile ci dice che un mutuo, essendo basato su una casa, e quindi sul maggior investimento del mutuatario, non può non ripagare gli interessi. E un mutuo ipotecario a tasso fisso può essere venduto con un profitto, quando i tassi d’interesse scendono al di sotto del tasso concordato. Il peggior scenario possibile – talmente ovvio che nessuno si preoccupò di controllarlo – ci dice che, quando i tassi d’interesse scendono, il denaro perde il suo valore, e i tassi fissi diventano più difficili da pagare. Il debito si trasforma in insolvenza, indipendentemente da quanto fosse stato investito nella casa che gli fa da garanzia. Alcuni sosterranno che in questo caso il problema non sia nell’ottimismo in sé, ma nella visione irrealistica della natura umana che ne sta alla base. A me sembra, però, che l’errore sia ancora più profondo. Esiste una sorta di dipendenza da illusione che informa le tipologie più distruttive di ottimismo: il desiderio di cancellare la realtà come premessa dalla quale far partire il ragionamento pratico, e di sostituirla con un sistema d’illusioni compiacenti. Il “futurismo” è così. L’esaltata descrizione di possibilità future che troviamo negli scritti di Buckminster Fuller[3] e Ray Kurzweil, e nelle fantasie di trans-umanisti e cybernerds, deve la sua capacità d’attrazione alle irrealtà che evoca nella mente del lettore. In questi scritti troviamo il richiamo profondo del tempo futuro. Cambiando un “è” con un “sarà” permettiamo all’irreale di vincere sul reale, e a mondi senza limiti di cancellare quelle limitazioni che ben conosciamo. La stessa dipendenza dall’irrealtà può essere vista nell’atteggiamento nei confronti del credito. Una piccola dose di pessimismo ci avrebbe ricordato che, quando le persone finanziano i propri consumi ricorrendo a un prestito da ripagare in futuro, trattano un bene irreale – la promessa di una produzione futura – e che possono sorgere un migliaio di contingenze che impediscono che tale bene venga realizzato. Un’economia del credito, di conseguenza, dipende da una fiducia condivisa nella natura umana e dal potere delle promesse, in circostanze in cui l’obbligo di mantenerle è sempre meno riconosciuto, proprio perché le persone stanno prendendo l’abitudine di posporre i propri debiti. In queste circostanze subentra una particolare illusione. La gente smette di vedere il mondo finanziario come un mondo composto da esseri umani, con tutte le loro debolezze morali e gli schemi di tornaconto personale, e lo vede come un qualcosa composto da grafici e indici, cifre che a loro volta rappresentano quote, tassi d’interesse e valute, tutte cose che possono essere scambiate con l’energia umana, ma che di per sé sono solamente delle astrazioni, il cui valore economico dipende solo dalla fiducia che le persone ripongono in esse. Il mercato finanziario assume, nelle loro teste, le caratteristiche di un grande cartone animato, in cui le cose si muovono su uno schermo come se fossero sospinte da vita propria, e questo nonostante il fatto che lo schermo in sé sia solamente una lontana proiezione delle azioni e dei desideri delle persone. La verità morale fondamentale, che una piccola dose di pessimismo avrebbe reso d’importanza cruciale per tutte le decisioni dalle quali dipende il mercato, è che il credito si basa sulla fiducia, la fiducia dipende dal nostro senso di responsabilità e, in un’economia di credito nella quale la gente vuole godere subito del possesso di qualcosa e pagare in un secondo momento, il senso della responsabilità è in costante diminuzione, fuoriuscendo dal sistema attraverso lo stesso meccanismo che da esso dipende.»

[1] Le altre due leggi sono: 2. Qualsiasi organizzazione che non sia esplicitamente di destra prima o poi diviene di sinistra, e 3. Il modo più semplice per spiegare il comportamento di un’organizzazione burocratica è presumere che sia controllata da una cricca di suoi nemici.

[3] Oggi quasi dimenticato, questo trans-umanista avant la lettre negli anni ’60 era il beniamino di architetti progressisti, riformatori sociali e panglossiani. Si veda Buckminster Fuller, in Roger Scruton,The Politics of Culture and Other Essays, Carcanet, Manchester 1981.
".


Innanzitutto, faccio i complimenti a Filippo Giorgianni e lo ringrazio dello spunto che mi ha dato. 
Essere di destra non significa essere tetragoni di fronte ad ogni cosa nuova e grettamente conservatori.
Essere di destra significa essere attaccati ai valori più comuni di coloro che vivono nella propria realtà, senza trascurare i cambiamenti che avvengono.
Essere di destra significa dare delle speranze in base alle potenzialità della propria realtà, senza voli pindarici.
Questo distingue la destra dalla sinistra.
La sinistra (specialmente quella comunista)  instilla false speranze, arrivando ad incitare all'odio e all'invidia sociale, per "fare un mondo migliore".
Questa è la peggiore delle false speranze 
Io penso che oggi ci siano tante persone (politici in primis) che alimentano false speranze.
Un esempio è Barack Hussein Obama, il presidente degli Stati Uniti d'America.
Egli, ad esempio, aveva fatto una riforma della sanità di stampo europeo una riforma che "avrebbe stabilito una maggiore eguaglianza" del diritto alle cure mediche.
Purtroppo, con la crisi che c'è, quella riforma della sanità ha creato dei problemi perché ha pesato sulle casse del Paese.
Il discorso vale anche per i vari europeisti italiani che hanno visto nell'Unione Europea e nell'Euro la panacea.
Oggi, la storia li sta smentendo.
Allora, queste parole di Scruton sono molto attuali.
Riflettiamo.





AIUTATE A TROVARE QUESTA RAGAZZA!

Cari amici ed amiche.

Su Facebook mi è pervenuta questa foto con la seguente didascalia:

"A tutti gli amici di Facebook,vi prego di diramare questa foto,è mia figlia non abbiamo notizie da martedì 24 Aprile,vi prego di fare più annunci possibili in modo di potere scongiurare il peggio,eventualmente potete chiamare ai numeri qui di seguito 3476075351-3404664845 oppure direttamente ai carabinieri o qualsiasi altra forza dell'ordine. Vi ringrazio tutti per la collaborazione. ".

Questa ragazza è figlia di Giovanni Scialfa. Egli non ha sue notizie da due giorni.
Chi sa qualcosa o ha visto qualcosa faccia sapere.
Cordiali saluti.



25 aprile, la ricorrenza che divide-commento all'articolo di Marco Mancini

Cari amici ed amiche.

Leggete questo articolo scritto da Marco Mancini, sul blog "Campari e De Maistre" che è intitolato "25 aprile, la ricorrenza che divide".
Che il 25 aprile sia una ricorrenza che divide è cosa nota.
Il 25 aprile non è una festa per tutti.
Purtroppo, come molte altre feste laiche, il 25 aprile viene strumentalizzato.
La sinistra comunista strumentalizza questa festa, per avere una legittimazione che in nessun altro modo può avere.
Così, essa (che ha una forte influenza sugli ambienti intellettuali) cerca di presentarsi sempre come la "liberatrice dell'Italia" o la "salvatrice della patria".
In realtà, la sinistra non fu liberatrice, né salvatrice.
Che la sinistra di estrazione comunista non sia libera né portatrice di libertà è cosa nota.
Già il fatto che tale parte politica abbia iniziato una campagna di boicottaggio contro quegli esercizi commerciali che in totale libertà hanno scelto di aprire i negozi nel giorno 25 aprile lo dimostra.
Questo è vergognoso, anche perché la sinistra non dice nulla riguardo ai negozi che aprono di domenica o nelle feste natalizie, che sono ben più importanti del 25 aprile.
Inoltre, vogliamo parlare dei partigiani?
Bene, su Facebook ho trovato questo testo di Paolo Deotto:

"Un martirologio del Novecento: i preti vittime della violenza comunista in Italia dopo il 1945
Paolo Deotto


Centotrenta uomini uccisi. Il primo omicidio è datato 7 agosto 1941, l’ultimo 4 febbraio 1951. In alcuni casi, rari, i killer sono stati perseguiti; ma su moltissimi altri casi regna il buio, anche perché l’omertà, sembra incredibile, copre ancora le colpe a tanti decenni di distanza. E quando non si tratta di omertà, c’è però una — non meno riprovevole — indifferenza su cose frettolosamente accantonate, perché ormai vecchie, passate. In molti casi all’omicidio si è aggiunto un ulteriore oltraggio, impedendo addirittura che si tenessero pubbliche esequie per le vittime, o anche propalando su di loro dicerie infamanti, quasi a giustificarne l’uccisione. La mano omicida ha colpito in tutta Italia, dalla Val d’Aosta al Friuli, arrivando fino alla Calabria. Tanti i sicari, pochi, come dicevamo quelli puniti, uno solo il mandante. Conosciuto, ma impunito.

Le vittime hanno una caratteristica che le accomuna: sono tutti sacerdoti, secolari o religiosi, parroci o cappellani militari, o semplici preti senza incarichi specifici, o cura d’anime. Molti, moltissimi di loro sono stati uccisi due volte: la prima volta dagli assassini materiali, la seconda volta dall’oblio e dalla negligenza di chi non può o non vuole ricordare.

Sembra la trama di un racconto poliziesco nato dalla fantasia un po’ troppo sbrigliata di qualche scrittore in vena di fornire emozioni «forti» ai lettori. E invece quanto ho descritto è tutto, purtroppo, realmente accaduto e lo racconta Roberto Beretta, giornalista di Avvenire e saggista.

Nella semplicità del suo titolo, diretto, chiarissimo, Beretta affronta uno dei capitoli più oscuri della storia nazionale nel periodo della Resistenza: la strage dei sacerdoti, operata da partigiani comunisti. Si tratta della prima opera che tratta in modo organico e approfondito una realtà, in verità arcinota, ma della quale «non» si doveva parlare, perché poteva minare l’immagine fin da subito oleografica della lotta di Liberazione, e soprattutto l’immagine del partito comunista quale vera avanguardia della lotta medesima.

Beretta tocca uno degli argomenti tabù, uno dei capitoli più tragici della tragica situazione in cui visse il Paese, dilaniato di fatto da due guerre, quella contro i tedeschi e quella civile scatenata dai comunisti. Questi ultimi non combattevano solo contro tedeschi e fascisti, ma anche contro i compatrioti antifascisti, se questi si opponevano alle loro pretese egemoniche e rivoluzionarie o se, comunque, sempre a insindacabile giudizio comunista, potevano essere considerati elementi sospetti. Porzus docet — potremmo dire — o, almeno, dovrebbe farci imparare che il Partito Comunista ebbe la «sua» politica da seguire e che i Gruppi di Azione Partigiana (Gap) e le Brigate «Garibaldi» agirono il più delle volte con assoluto disprezzo della pur ufficialmente accettata autorità del Cln.

I preti. Perché ucciderli? La guerra ha una sua spietata logica, nella quale rientra l’uccisione del nemico. Dal momento in cui si attua quella «sospensione della moralità» che è la situazione di conflitto, l’uccisione del nemico comporta però anche la difesa dell’amico, dell’alleato, e la fine delle ostilità comporta anche la fine di quella «licenza di uccidere». La società rientra nella normalità.

Perché dunque uccidere i preti? E perché le uccisioni andarono ben oltre la fine della guerra?

Roberto Beretta si pone, e ci pone, appunto, queste domande.

Nel primo capitolo, Gli epurati, leggiamo: «Erano colpevoli? E, se lo erano, meritavano di morire come sono stati uccisi, per giustizia sommaria, senza processo, talvolta “prelevati” e mai più ritrovati, tal altra seppelliti senza alcun funerale, fatti fuori anche vari mesi dopo la guerra sulla base di sospetti mai verificati, o anche di vendette personali fatte passare per motivi politici, diffamati in vita e ancor più in morte, perché più l’accusa era importante, più si sarebbe digerito il delitto? Non so, ciascuno giudichi. In me (che la guerra non ho vissuto) ha finito per prevalere la pietà per queste figure, tanto spesso innocenti o al massimo colpevoli quanto può esserlo qualunque uomo messo alle strette dalle circostanze della vita. Ma proprio per questo il viaggio vuol partire dagli “epurati”: ovvero dai sacerdoti uccisi per una colpa tutto sommato facile da comprendere, una collusione più o meno spinta col passato regime, che può lasciar capire (mai giustificare!) la loro eliminazione nella concitazione e tra le passioni di un contesto di guerra. Cominciamo dunque dai più “cattivi”, dai più “neri”» (p. 14).

Infatti il libro è redatto come una sorta di «catalogo» delle vittime.

Nel primo ci parla dei preti più compromessi con il fascismo, partendo proprio da quel don Tullio Calcagno (1899-1945), prima sospeso a divinis, poi addirittura scomunicato per la sua intensa attività politica di indiscutibile fede fascista, andata ben oltre il consentito dalle norme ecclesiastiche. La foto dei cadaveri di don Calcagno e dell’ex prefetto — medaglia d’oro, nonché cieco di guerra — Carlo Borsani (1917-1945), appena fucilati in piazzale Susa a Milano il 29 aprile 1945, dopo la condanna decretata da un tribunale del popolo, appare in prima di copertina, con opportuna crudezza, perché vale più di mille parole per introdurre al viaggio che Beretta propone di fare insieme a lui.

Per dieci capitoli, leggiamo episodi di cruda monotonia. Un nome, una data, una località, e poi la descrizione dell’evento, più o meno dettagliata, a seconda dei documenti esistenti, della memoria più o meno rimossa, della volontà, o meno, di parenti e amici, di ricordare l’ucciso. Leggiamo le vicende dei cappellani — due soli cappellani di milizia fascista, gli altri semplici assistenti spirituali dell’esercito —, dei «sospettati», dei «padroni» — preti ai quali si poteva imputare la colpa di essere possidenti —, dei «traditi» — preti che aiutavano i partigiani, alcuni addirittura cappellani di formazioni partigiane —; abbiamo i «dimenticati e gli insepolti», i «beatificati», fino ad arrivare ai preti «infoibati», uccisi nella terribile mattanza che vide partigiani comunisti e truppe titine «lavorare» insieme, riempiendo le cavità carsiche di migliaia di vittime, la cui colpa principale era l’italianità e l’anticomunismo.

Abbiamo parlato di episodi di «cruda monotonia» non certo perché il libro di Beretta sia monotono. Piuttosto colpisce la ripetitività di determinati atti: il prete che viene chiamato fuori casa con l’inganno — in genere, chiedendo l’assistenza per un morente —; le intimidazioni e le minacce, nel più classico stile malavitoso, contro chi può aver visto o sentito troppo; il divieto addirittura di celebrare un funerale in forma pubblica; la diffamazione postuma della vittima — con netta preferenza per le «questioni di donne» —, per rendere — come dice Beretta stesso — più «digeribile» il delitto.

Il tono volutamente dimesso con cui Beretta apre il suo lavoro potrebbe trarre in inganno il lettore più disattento. «Erano colpevoli? Non so, ciascuno giudichi», dice, come se volesse disfarsi del problema.

Ma poi pone davanti al lettore i fatti, l’unica cosa che conti laddove si voglia fare della storia e non dell’agiografia, di una parte o dell’altra. E i fatti parlano: parlano di una crudeltà cieca, non giustificata da alcuna esigenza militare, che trova nell’odio ideologico e nel fanatismo i suoi alimenti.

Un altro fatto è di estremo interesse: leggendo nelle «schede» che chiudono il libro la «Lista cronologica delle vittime» vediamo che le uccisioni continuano ben oltre il 25 aprile 1945. Fino al dicembre di quell’anno la lista è ancora lunga, così come è corposa anche la lista del 1946. Quattro uccisioni sono registrate nel 1947. L’ultimo prete ucciso per «motivi politici» è don Ugo Bardotti, pievano di Cevoli, nella diocesi di San Miniato in provincia di Pisa. Verso le ore 22 di domenica 4 febbraio 1951 tre persone bussano alla canonica e l’anziana zia del prete, che gli fa da perpetua, apre perché sente un cognome conosciuto in zona. Poi tre colpi di pistola: don Bardotti cade, ultima vittima di una malattia tremenda, l’odio, senza il quale, del resto, non possono sussistere le ideologie che hanno devastato il secolo appena trascorso.

Beretta, come si è visto, lascia parlare i fatti. Tuttavia il suo libro sarà di sicuro tacciato di «revisionismo», parola che per certa sinistra suona come infamante — ora che non è più di moda dare tout court del «fascista» all’avversario —, ma che per le persone di buon senso rappresenta l’atteggiamento che deve avere sempre lo storico, sempre pronto a riscrivere ogni riga, laddove nuovi documenti, nuove testimonianze, possano arricchire la conoscenza dei fatti. In questi ultimi anni si sono fatti passi avanti su questa strada, e il libro di Beretta rappresenta una tappa fondamentale per rileggere correttamente la nostra Storia patria. Egli stesso, nella conclusione del libro, parlando della Resistenza, mette in guardia contro i pericoli del mito e della falsificazione, che sono destinati comunque a crollare nel tempo, trascinando nella loro rovina anche quanto di buono e positivo vi fu in quel pur tragico periodo.

Roberto Beretta, sempre con la forza dei fatti e riportando anche le ricerche di altri studiosi — Norberto Bobbio (1909-2004), per citare il più illustre; e poi Claudio Pavone, Elena Aga Rossi, e altri ancora — dimostra la falsità anche di un altro assunto, fin qui ufficialmente cristallizzato come la «Verità»: le uccisioni di preti, non potendo essere negate, vengono contrabbandate come opera di pochi masnadieri, sconfessati dal Partito Comunista, che lealmente collaborava con gli altri partiti democratici per la costruzione della nuova Italia. Resta però da spiegare perché le formazioni comuniste furono le ultime a riconsegnare le armi dopo la fine delle ostilità; resta da spiegare perché la Jugoslavia e la Cecoslovacchia, all’epoca paesi di stretta osservanza moscovita, furono generoso rifugio di quei «pochi masnadieri». Restano da spiegare tante cose, fra le quali il clima di terrore che si visse almeno fino al 1948 nel famoso «Triangolo rosso» o «Triangolo della morte», fra Emilia e Romagna, in città e regioni dove i comunisti avevano acquisito il controllo di prefetture e delle forze di polizia. E il discorso si allarga fatalmente, oltre ai poveri preti uccisi — che finalmente vengono restituiti alla memoria e, quindi, alla pietà —, per spostarsi su migliaia di altre vittime, anch’esse spesso cadute dopo la fine ufficiale del conflitto civile: quegli «sconosciuti 1945» (e oltre), di cui è tornato a occuparsi recentemente e con grande successo di pubblico Giampaolo Pansa. I «pochi masnadieri» in realtà non furono pochi, di certo per la massa di «lavoro» che riuscirono a sbrigare e per essere «pochi» furono anche molto ben organizzati.


Roberto Beretta, Storia dei preti uccisi dai partigiani, Piemme, Casale Monferrato (Alessandria) 2005, pp. 320."
.

Ringrazio l'amica Irene Bertoglio (una bravissima ragazza che si impegna tanto) che ha messo questo testo su Facebook.
Ciò è tutto documentato.
Chi cerca di sollevare questo tema, viene bollato come "eversivo", "fascista", "nazista", "antisemita" e quant'altro.
Questo è inaccettabile!
Se io fossi un prete, mi rifiuterei di celebrare la Messa per il 25 aprile.
Piuttosto, la celebrerei per San Marco ma non per la "Liberazione".
Per colpa di una parte politica che tutto voleva fare meno che liberare l'Italia, i nostri giovani non conoscono la storia e sono stati ideologizzati.
Questo è paragonabile ad un crimine, un crimine contro la verità.
Cordiali saluti.





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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.