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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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lunedì 21 febbraio 2011

STORIA DELLA LINGUA ITALIANA

Cari amici ed amiche.

Ieri, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha parlato della storia della lingua italiana.
Anch'io vorrei dire qualcosa a riguardo.
La nostra lingua fa parte della grande famiglia delle lingue neolatine o romanze poiché derivano dal latino.
Di questa grande famiglia fanno parte il portoghese, lo spagnolo, francese, il provenzale, il ladino, il rumeno e, per l'appunto, l'italiano.
Ora, faccio un breve excursus storico della nostra lingua.
Con l'espensione della civilità romana, che era ben rappresentata da uomini di cultura come Livio Andronico, Virgilio, Orazio e Catullo , il latino iniziò ad essere parlato da una popolazione sempre più numerosa ma, a sua volta, venne contaminato anche dal altre lingue, come il greco ed le parlate celtiche. Dal greco, ad esempio, prese l'uso del prefisso "anti-"per indicare un qualcosa che contrasta. Un esempio di parola di qesto tipo è "antistorico".
Un esempio è rappresentato da certi toponimi dei paesi del nord dell'Italia.
Toponimi di centri abitati come Trecate e Galliate (in Provincia di Novara) o Vimercate (in Provincia di Milano) oppure Brembate e Seriate (in Provincia di Bergamo) hanno origini celtiche.
Quindi, certe teorie della Lega Nord non sono campate per aria.
Nel periodo latino, si formò anche l'alfabeto che sarebbe passato in eredità a noi.
Con ogni probabilità, esso derivò dall'alfabeto greco che a sua volta derivò da quello fenicio.
In origine, l'alfabeto latino era così:
A B C D E F H I L M N O P Q R S T V X.
La lettera "G" venne aggiunta nel III secolo BC da Spurio Carvilio mentre le lettere "K", "Y" e "Z" provengono dal greco.
L'uso della lettera "U" risale al Medio Evo e fu introdotto dall'umanista Pierre de la Ramèe, per distinguerla dalla "V" (vel) che assunse la funzione di consonante, come anche l'uso della lettera "J" .
Anche quet'ultima deriva dall'alfabeto greco anche se pare che la sua vera origine sia ebraica.
Questa lettera in greco si chiama jota ma nell'alfabeto ebraico esiste una lettera che si chiama jod.
La lingua ebraica ci lasciò anche termini come "sabato", "Messia", "osanna", "alleluia", "Pasqua" e "manna".
Con la vittoria del Cristianesimo il latino subisce l'influenza della nuova religione, la cui lingua liturgica fu il greco.
Vennero così introdotte parole come Eucaristia, Cristo e Comunione.
Nel 476 AD, cadde l'Impero Romano d'Occidente.
Ci fu una grande frammentazione e in Italia i popoli barbari che si stanziarono lasciarono delle eredità linguistiche.
Un esempio è la parola "balcone" che dovrebbe derivare dal gotico "balco".
Nel VI secolo vennero poi i Bizantini dell'imperatore Giustiniano I che, parlando greco, ci lasciarono parole come "bambagia", "molo", "anguria" e "gondola".
Così fu anche con la lingua longobarda. Lo storico di origine longobarda Paolo Diacono (720-799) sostenne che l'etimologia del termine "longobardo" derivi dalla due parole della sua lingua d'origine "lang" (ossia "lunga") e "baerth" (ossia "barba").
Sono longobarde anche parole come "schiena", "anca" e "guancia".
Con l'arrivo dei Franchi di Carlo Magno, che nell'800 fondò il Sacro Romano Impero, ci fu un'evoluzione.
Infatti, con Carlo Magno vennero introdotte la scrittura in stampatello minuscolo e parole come "maresciallo" e "siniscalco".
La gente credeva ancora di parlare latino ma in realtà parlava un'altra lingua, il volgare.
A Monte Cassino, ci fu la prima grande testimonianza di lingua volgare.
Essa risale al 960 AD e suona così:
"Sao kelle terre per kelle fini que ki contene trenta anni le possette Sancti Benedicti".
Questa fu una lingua nuova, non più latina ma non ancora italiana.
Un altro esempio di volgare è il "Cantico delle creature" di San Francesco d'Assisi.
Ci furono altre parole che si aggiunsero termini provenienti dall'antico francese, come, ad esempio, "manicaretto", "gioiello", "liuto" e "cugino", e dal provenzale come "cavaliere".
Anche l'arabo fece la sua parte, con parole come, ad esempio, "zenit", "nadir", "sciroppo", "chimica", "alchimia", "alambicco", "elisir", "sceicco", "ammiraglio" , "algebra", "algoritmo", "zero" , "tariffa", "fondaco" e "magazzino".
Il primo passo verso la lingua italiana fu rappresentato dalla Scuola siciliana dell'imperatore Federico II di Svevia che fu operosa tra il 1230 ed il 1250.
Il suo primo documento il Manoscritto Vaticano Latino 3793 in cui il volgare siciliano fu adattato a quello toscano.
Ciò aprì la strada all'evoluzione verso l'italiano.
Infatti, i poeti come Jacopone da Todi (1233-1306) e, soprattutto, Dante Alighieri (1265-1321) presero spunto dalla Scuola siciliana ed aprirono la strada ad altri scrittori come Giovanni Boccaccio e Francsco Petrarca.
Nel XV secolo, l'Italia cadde in mano straniera e con l'arrivo degli Spagnoli, l'italiano si arricchì di nuovi termini, portati anche dalle lingue del Nuovo Mondo.
E così incominciarono a sentirsi parole come "guerriglia", "garrota", "baule", "appartamento" , "amaca", "lazzarone", "mais" e "cacao".
Anche il portoghese ci portò termini nuovi, spesso presi da altre lingue come "pagoda" (che è di origine cinese), "banana" e "cocco".
Nel 1541, venne fondata a Firenze l'Accademia Fiorentina, da cui discese l'Accademia della Crusca. Da lì, la nostra lingua iniziò ad avere delle regole.
Nel XVIII secolo, iniziarono a entrare i termini di origine inglese.
Nel XIX secolo l'Italia era frammentata tra i vari dialetti. Fu Alessandro Manzoni (1785-1873) a riproporre la "Soluzione fiorentina" che venne adottata con l'unificazione che avvenne nel 1861.
Il fascismo, in nome del mito dell'Antica Roma, cercò di privare la lingua italiana di tutti i termini di origine straniera.
Questo sciovinismo arrivò a tal punto che Mussolini si inventava i termini di sana pianta durante i suoi discorsi.
Caduto il fascismo, nel 1945, la lingua italiana iniziò ad essere costellata di anglismi come, ad esempio, "killer", "partner", "okay", "blog", "mouse", "budget", "marketing", "body art", "goal" e "film".
Derivano dall'inglese anche termini come "sceriffo" e "implementare".
Si sono introdotte anche parole arabe, alcune tristemente note, come "intifada" e "sharia" .
Oggi, il mondo è globalizzato.
Non si può fare quello che fece Mussolini ma non si possono nemmeno fare morire la nostra lingua facendo prevalere l'inglese e né fare "esperimenti linguistici" come l'esperanto.
La nostra lingua ha una storia, storia che mi permetto ci citare in questa mia poesia:
RUDIMENTA LINGUAE ITALICAE

"Ahi lasso, or è stagion del doler tanto".

Comu fù cusì gran prufeta...
suttu Fidiricu mpiraturi rumanu,
frati Guittone, di la noscia parrata gran pueta...
et vinni Danti...et poscia Lisandru di Milanu,
chì a vede ebbe 'nti li parrati tutti lu fiurintinu,
et fù cusì lu nosciu parrari talianu!

Cordiali saluti.



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