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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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mercoledì 2 febbraio 2011

RETE, DAL LAVORO ALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE


Cari amici ed amiche.
L'idea di fare questo articolo mi è venuta in seguito ad una discussione molto accesa.
In questa discussione, ho parlato del lavoro, della disoccupazione giovanile e di internet.
Questo problema riguarda anche me, essendo io un giovane attualmente in cerca di lavoro.
Oggi, si sa, la rete è presente.
Internet è un "mare magnum" di informazioni, alcune veritiere ed altre meno.
Ora, sorge una domanda.
La rete può essere utile per cercare lavoro?
Per il mio interlocutore, l'unica forma di domanda di lavoro valida è quella fatta di persona, ossia andando fisicamente presso l'azienda a cui il candidato si è rivolto e portare il curriculum vitae. Per il mio interlocutore, gli imprenditori non si fidano di coloro che fanno le domande tramite rete.
Al mio interlocutore, io ho risposto, dicendo che ciò non è vero.
Parlo anche per esperienza personale e in quello che dico ora ci metto la faccia.
Io ho fatto delle domande di lavoro, recandomi fisicamente presso l'azienda, e non ho avuto risposta.
Anzi, in qualche caso, sono stato anche cacciato in malo modo, senza riuscire a consegnare il curriculum.
Dunque, qui non è una questione di rete e non rete.
A mio modo di vedere, qui in Italia c'è una mentalità vecchia.
Ora, secondo questa mentalità, un'azienda si trova a parecchi chilometri di distanza dalla persona che cerca lavoro e quest'ultima deve andare là fisicamente, consegnare il curriculum, rischiando quanto detto prima, ossia di non ricevere risposta o di essere cacciato in malo modo.
Questo è assurdo!
E' vero che certi giovani non vogliono fare certi lavori ma è vero anche quanto detto prima su certe aziende.
Io penso che la rete sia una cosa utile, anche per cercare lavoro.
Sulla rete, ad esempio, si possono fare più domande di lavoro.
Certo, esse devono essere fatto a "regola d'arte", ossia con un bel curriculum vitae con nome, cognome, data e luogo di nascita, la cittadinanza, codice fiscale, recapiti telefonici, e-mail ed indirizzo di posta tradizionale, istruzione e titoli di studio (con il nome dell'istituto presso cui sono stati conseguiti), lingue straniere studiate, conoscenze di informatica ed i lavori precedenti, con i nomi delle aziende presso cui si è lavorato, la motivazione della loro cessazione.
Penso che questo sia il minimo per fare un curriculum dignitoso.
Che poi questo venga portato di persona dal candidato o mandato via e-mail non deve cambiare la sostanza.
La selezione dovrà essere fatta dal titolare dell'azienda, che dovrà verificare se questa persona esiste o è un fake e, qualora esista, se ella dice o meno la verità, contattando, ad esempio, le aziende in cui prima questa ha lavorato.
Inoltre, prima del lavoro, bisogna fare il colloquio.
Lì sì che il candidato dovrà recarsi di persona all'azienda, per essre valutato.
Invece, ancora oggi, ci sono imprenditori che non si fidano di chi fa domande in rete.
A questi signori, vorrei dire che se una persona è ( mi si passi il termine) un "minchione perdigiorno" , lo è sia che faccia la domanda via e-mail, sia che la faccia via posta e sia che la faccia di persona.
Conosco molte persone che all'apparenza sembrano brave e di valore (e che, magari, parlano anche bene) ma che, all'atto pratico, non valgono nulla.
Quindi, è ora di finirla con certi pregiudizi che, personalmente, trovo stupidi!
Perché una persona che vuole lavorare ma che al momento non può muoversi ma ha internet deve essere trattata come un perdigiorno, solo perché fa domanda via e-mail?
Un perdigiorno è tale anche se fa domanda di persona.
Questo pregiudizio è figlio di uno stupido provincialismo.
D'altra parte, il nostro Governo si è impegnato ad informatizzare la Pubblica Amministrazione, proprio per rendere più veloci certe pratiche.
Questo Governo sta facendo un lavoro encomiabile!
Qundi, anche le aziende private devono adattarsi a ciò.
Il mondo corre e chi resta indietro è destinato a cadere.
E poi, se usare internet deve significare andare su Facebook e fare cose poco serie, significa che non abbiamo capito nulla del progresso. Allora, sarebbe giusto togliere la rete e tornare a com'eravamo cinquantanni fa. Non meriteremmo il progresso!
Lo capì, ad esempio, uno come il riformatore Martin Lutero, che ebbe tanto successo, sfruttando un'innovazione, la stampa!
Vi immaginate come sarebbe stata la storia se Lutero si fosse limitato ad andare di persona villaggio per villaggio, senza usare la stampa?
Sarebbe caduto nel dimenticatoio.
Cordiali saluti.

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