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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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sabato 20 novembre 2010

CRISTO RE


Cari amici ed amiche.
Oggi è la fine dell'Anno Liturgico ed è la ricorrenza del Cristo Re.
Dalla domenica prossima, fino a Natale, vi sarà il periodo dell'Avvento.
Cosa significa "Cristo Re"?
Prima di tutto, bisogna capire cosa si intenda per "regalità" nel caso di Gesù Cristo.
I "profani" possono chiedere cosa ci sia di regale nel farsi crocifiggere.
Il concetto di regalità nella visione dell'antico Israele è un concetto di sacralità.
Basti leggere il II Libro di Samuele, nel capitolo 5 e versetti 1-3. Questo brano verrà letto oggi in tutte le chiese, come I Lettura delle Messe.
Il re è la figura scelta da Dio e le Tribù di Israele dissero a Davide:
"Ecco noi siamo tue ossa e tua carne.
Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele.
Il Signore ti ha detto: "Tu pascerai il mio popolo, Israele, tu sarai capo di Israele"".
Dopo questo rito unsero il capo di Davide con olio.
Questo deve fare capire che la regalità di Davide non ebbe bisogno solo della "sanzione divina" ma anche di quella "del popolo".
Un re che ha solo la "sanzione divina" è un re "subito" dal popolo.
Un re che ha anche la "sanzione del popolo" (assieme a quella "divina") è a tutti gli effetti un re.
Molto forte ed eloquente è l'espressione "Ecco noi siamo tua carne e tue ossa".
E' un'espressione che indica quasi un'appartenenza fisica del re al popolo e del popolo al re.
La regalità di Gesù funziona allo stesso ma con una differenza.
Davide, infatti, era pur sempre un re che viveva come un principe secolare e che aveva un regno secolare.
Gesù, invece, è un re "diverso".
Il Suo Regno, infatti, non ha le regole di questo mondo.
Nel Suo Regno vince chi si fa piccolo e Lui stesso si fece umiliare sulla croce.
E' molto facile innalzarsi ed essere presuntuosi ma è molto difficile essere umili.
Specialmente in questi tempi, in cui l'apparire vale di più dell'essere, la vera vittoria dell'uomo sta nel non mostrarsi più grandi di quello che si è realmente.
Basti leggere il brano del Vangelo secondo Luca, capitolo 23 e versetti 35-43.
Questo brano parla della crocifissione di Gesù Cristo.
Il brano parla della scena che vede un popolo ebraico che rimase ammutolito, dei suoi discepoli che lo abbandonarono e dei sacerdoti ebrei e dei soldato romani che lo schernivano.
Tra l'altro, in qualche capitolo precedente, lo stesso popolo fu quello che festeggiò Gesù, quando entrò in Gerusalemme.
Ora, quel popolo stette muto.
Lui fu crocifisso insieme ad altri due malfattori, uno alla destra e l'altro alla sinistra.
Uno dei due malfattori lo insultò dicendogli:
"Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!".
L'altro, però, riprese il compagno dicendogli:
"Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male."
Poi si rivolse a Gesù con questa frase:
"Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno".
Gesù gli rispose dicendogli:
"In verità ti dico: oggi con me sarai in paradiso".
Quel "malfattore" aveva capito tutto.
Fu l'unico ad avere capito realmente tutto in quel momento.
Infatti, quando una persona appare sconfitta, viene abbandonata da tutti, anche dagli amici.
E' molto facile "salire sul carro dei vincitori". E' molto facile essere amici di una persona, quando tutto gli va bene. E' difficile, invece, essere amici di quella stessa persona quando questa cade in disgrazia.
Molti di noi avranno sperimentato ciò. Io posso parlare anche per esperienza personale.
In effetti, agli occhi del mondo, in quel momento, Gesù apparve sconfitto.
In realtà, non fu così!
In quel momento, Gesù poté guardare tutti dall'alto in basso e nel contempo si vide la sua regalità e le sue parole ebbero la conferma.
Quindi, Gesù vinse.
Quel "malfattore" capì questo e non chiese perdono ma si mise completamente nelle mani di Gesù.
Questo fu un gesto di grande nobiltà perché quel "malfattore" capì il vero senso della regalità di Gesù Cristo e Gesù Cristo lo ricompensò "canonizzandolo".
Quella di Gesù Cristo è una gran bella lezione.
Termino con una mia poesia.
U RE' CRUCIFISSU
"Gesù arricurdativi di mia quannu a trasiri avirriti nto vostru regnu".
Questu ci dissi...quandu funu su la cruci...
di li dui piccaturi...quellu chì stesi a dritta...
pè lu nzurtu di quellu chì fù a manca...
chì ci fici cusì cundanna...
ché visti comu Rè di li rè...a Ellu, Ghjesù Cristu,
et d'oru a fà s' avarà cusì quellu lignu...
comu d'etimasìa...poscia lu sangue...
ché com' a li so' ochji fù...pè li ghjusti sarà lu Regnu!
Cordiali saluti.

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