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sabato 11 settembre 2010

DUE "SORELLE", TROPEA E MONTEVIDEO



Cari amici ed amiche.

Per la gioia del direttore Ricky Filosa (http://www.italiachiamaitalia.net/) e di tutti gli amici e conoscenti calabresi (o di origine calabrese), vi parlo di Tropea (in provincia di Vibo Valentia)e del suo rapporto con una grande città dell'America del Sud, la capitale della Repubblica dell'Uruguay Montevideo.
Proprio così, c'è un legame molto forte tra la capitale uruguaiana e questo comune calabrese di 6.851 abitanti che si affaccia sul Mar Tirreno.
In questo paese, adagiato sul promontorio del Capo Vaticano, vi è una via dedicata proprio alla capitale uruguaiana.
Infatti, come in tanti altri centri dell'Italia, tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, ci fu una forte emigrazione verso le America del Nord (in particolare Canada e Stati Uniti) e verso quella del Sud, in partiticolare verso Argentina, Brasile, Venezuela, Paraguay e, per l'appunto, Uruguay.
Anche molti tropeani partirono per cercare quelle migliori fortune che qui in Italia non potevano avere.
Molti di essi formarono una forte comunità proprio a Montevideo.
Uno dei massimi esponenti di questa comunità fu il sindacalista Domenico (Domingo) Arena.
Nato il 07 aprile 1870, Arena arrivò a Montevideo nel 1877.
Fu collaboratore dell'esponente politico "colorado" José Battle y Ordonez che dal 15 febbraio 1899 al 01 marzo dello stesso anno, dal 01 marzo 1903 al 01 marzo 1907 e dal 01 marzo 1911 al 01 marzo 1915 fu presidente della Repubblica dell'Uruguay.
Fu colui che riformò il Paese, creano il "sistema svizzero".
In tutto ciò, Arena ebbe una grande parte e ciò è perfettamente raccontato nel sito http://www.tropeamagazine.it/domingoarena/index.html.
Quindi, il legame tra i tropeani di Montevideo e la loro città d'origine fu così forte che proprio a Tropea, nel 1926, fu inaugurato fu inaugurato in Piazza Veneto il Monumento ai Caduti.
Esso fu voluto proprio dai conterranei residenti a Montevideo.
Come si può vedere, il legame tra queste due città fu (ed è tuttora) molto forte.
Qui, adesso, voglio aprire una mia parentesi che potrebbe essere polemica.
Nel 2008, io lanciai una proposta di "gemellaggio" (o di interscambio culturale) tra il mio comune, Roncoferraro (in provincia di Mantova) ed il comune uruguaiano di Tacuarembò.
Il comune di Roncoferraro mi rispose con un secco no.
Mi dispiace di ciò, anche perché vi è una "leggenda metropolitana" che dice che gli emigrati all'estero furono per lo più meridionali.
Del resto, in molti film americani (e non solo) gli emigrati italiani parlano un "quasi napoletano" o un "quasi siciliano".
Le cose non andarono così.
Anzi, tra gli emigrati ci furono anche tanti piemontesi, lombardi, veneti, friulani, trentini, liguri e emiliani e romagnoli.
Ci furono anche molti marchigiani, umbri, toscani, laziali ed abruzzesi.
Molti di questi andarono proprio a Montevideo e in altre città uruguaiane.
Io mi interessai alla ben nota vicenda degli italiani di Tacuarembò.
Del resto, sono lombardo di nascita, abruzzese per parte di padre e siciliano per parte di madre.
Basta leggere qualche mia poesia per capirlo.
In Uruguay ci andarono molti lombardi, molti abruzzesi e molti siciliani.
Quindi, sentivo la questione di Tacuarembò molto vicina.
Mi avrebbe fatto piacere se questa iniziativa fosse andata avanti, qui nel comune di Roncoferraro.
Invece, l'amministrazione disse no.
Per certe persone, l'idea vale meno del colore politico di la propone. Questo è uno dei mali storici dell'Italia. Finché c'è chi ragiona come "il Cittadino" (personaggio del romanzo di James Joyce "Ulisse") le cose non potranno migliorare.
Comunque, mi farebbe piacere se chi di dovere cambiasse idea.
Cordiali saluti.


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