Il 19 luglio 1992, il giudice Paolo Borsellino fu ucciso dalla mafia in Via D'Amelio, a Palermo.Ora, la strage di Capace (nella quale morì il giudice Giovanni Falcone) e quella di Via D'Amelio ci diedero l'idea della pericolosità della mafia.
Infatti, la mafia non si limita ad uccidere fisicamente chi le si oppone ma cerca anche di distruggerne la memoria.
Anzi, prima di uccidere una persona che le si oppone, mette in moto la "macchina del fango".
Cerca di fare passare il suo avversario per un "nemico pubblico", per fare il vuoto intorno.
Poi, specialmente quando non riesce a fare ciò, lo uccide.
Dopo che lo ha ucciso, trasforma questa "esecuzione" in qualcosa di "esemplare" per spaventare la gente.
Questo modus operandi non è tipico solo della mafia.
Anzi, ci sono altri sistemi che ricorrono ad esso e che lo fanno in maniera anche molto più raffinata della mafia.
Dunque, stiamo bene attenti.
La vita di Paolo Borsellino ci deve ricordare che noi non dobbiamo avere mai paura.
Infatti, la paura uccide più delle bombe e la storia ce lo insegna.
Nessun commento:
Posta un commento