Oramai, siamo arrivati al colmo.
Chi esprime delle idee diverse da ciò che dice il mainstream è censurato.
Ora, in uno Stato democratico e liberale, ognuno ha il diritto di esprimere le sue idee, finché non fa del male al prossimo.
Se poi facesse del male, come la diffamazione, vi sarebbe la legge.
Oggi, noi siamo di fronte ad una nuova "Inquisizione".
Anzi, neppure l'Inquisizione arrivava a tanta bassezza.
Non si capisce l'atteggiamento di chi gestisce i social network.
Infatti, questi ultimi non sono classificati come testate giornalistiche.
La testata giornalistica ha una sua linea editoriale, la quale è perfettamente legittima e può essere condivisa o meno.
Chi dirige una testata giornalistica può pubblicare o meno un contenuto, a seconda delle sue idee.
Il social network, almeno in teoria, non dovrebbe funzionare in questo modo.
Dovrebbe essere un network aperto a tutti.
Eppure, i social network come Twitter, Facebook ed Instagram si comportano come testate giornalistiche, come se avessero una loro linea editoriale.
Durante il suo mandato presidenziale, Donald Trump non aveva certo torto a fare equiparare i social network alle testate giornalistiche.
Aveva capito l'antifona.
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