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lunedì 30 novembre 2020

Social network piegati ai regimi


Su "Atlantico Quotidiano" vi è un articolo di Stefano Magni che è intitolato "Social Network da spazi di libertà a nuovi censori: si sono piegati alle pressioni della sinistra e dei media tradizionali".
Questo ne è uno stralcio:

"Risultato: i social network si sono piegati. Hanno accettato di selezionare le notizie, come fa qualunque editore online. Adesso però rischiano di pagare anche quest’ultima scelta. Nelle ultime due audizioni al Congresso, i ceo di Facebook e Twitter si sono trovati letteralmente fra due fuochi, con i Democratici che li accusavano di non fare abbastanza contro Trump e i Repubblicani che li accusavano, giustamente, di censurare una delle due parti della scena politica americana. I Repubblicani non hanno a disposizione le armi che hanno i Democratici: non hanno il controllo della piazza e non sanno organizzare boicottaggi su scala nazionale e internazionale. Ma hanno abbastanza legislatori per cambiare le leggi: finora i social network, proprio perché non sono editori, ma mere “bacheche” virtuali, sono esentati dalla responsabilità di ciò che pubblicano, grazie al paragrafo 230 della legge statunitense sull’editoria. Se l’immunità data dal paragrafo 230 salta (e i Repubblicani hanno tutta l’intenzione di farla saltare) i social media saranno responsabili di ogni singola parola o immagine che pubblicano, esattamente come un editore. A questo punto è anche normale che sia così: se selezioni i contenuti, ne sei anche direttamente responsabile. Ma a perderci saremo tutti noi, perché, ovviamente, i social si comporteranno da editori anche con noi. Un articolo come questo che state leggendo non verrebbe mai pubblicato da un editore di sinistra. E neppure quello che pensate voi svegliandovi alla mattina, magari. Avremo tutti molta meno libertà di esprimerci, perché per colpa di qualcuno, non si farà più credito a nessuno".

Oramai, i social network si sono piegati al regime "politicamente corretto" della sinistra e della stampa tradizionale, che con la sinistra ha un rapporto incestuoso.
In origine i social network erano delle piattaforme virtuali che davano spazio a tutti.
Oggi, purtroppo, non è così.
Infatti, i social network (come Facebook e Twitter) hanno dato spazio ai censori, poiché sapevano delle armi della sinistra, le armi del boicottaggio.
Se la sinistra avesse avesse iniziato a boicottare i social network, "rei" ai suoi occhi di dare troppo spazio alla destra, tanta parte dei loro fatturati sarebbe andata a farsi benedire.
Così, essi hanno iniziato una vera campagna censoria ai danni della destra.
I post di coloro che non sono di sinistra sono stati bollati come "fake news" e rimossi.
Basti pensare ai post del presidente americano (ancora in carica) Donald Trump che sono stati rimossi da Twitter.
I blog di coloro che non sono di sinistra (come il mio) sono stati più volte bloccati su Facebook.
Anche gli account sono disattivati. 
In questo senso, i gestori dei social network si sono dimostrati deboli.
I Repubblicani americani hanno tutto il diritto di chiedere l'abrogazione del paragrafo 230 dalla legge americana in materia di editoria.
Infatti, i social network non sono considerati editori ma mere "bacheche" virtuali sulle quali pubblicare dei contenuti.
Ora, dato che essi stanno facendo delle cernite esattamente come come fanno i mass media tradizionali, i social network non sono più mere "bacheche" ma veri e propri giornali, con tanto di linea editoriale.
Dunque, i social network debbono assumersi la responsabilità di ciò che è pubblicato su di essi. 
Forse, com'è scritto nell'articolo di Magni, social network come Facebook e Twitter saranno meno liberi.
Però, questo favorisce la nascita di altre piattaforme, come Parler, che sono di indirizzo diverso.
Dunque, se il paragrafo 230 saltasse non ci sarebbe più l'oligopolio dei soliti, come Faceboook e Twitter, ma ci sarebbero tante piattaforme e più concorrenza. 


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