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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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lunedì 21 marzo 2011

PELLAGRA

Cari amici ed amiche.

Parlando della nostra storia, anche risorgimentale, non si può non parlare di una malattia che colpiva le popolazioni dell'Italia centro-settentrionale.
Questa malattia ha molti nomi ma il più comune è pellagra.
Essa fu particolarmente diffusa fra il XVIII ed il XIX secolo e colpì particolarmente le popolazioni dell'Italia centro-settentrionale.
Oggi è assai meno diffusa.
I suoi sintomi più comuni sono l'arrossamento e la desquamazione della pelle, l'inappetenza, la lingua gonfia ed arrossata, la diarrea e la perdita di peso. A ciò si uniscono anche l'ansia e la depressione.
I sintomi neurologici si aggravano a tal punto che si arriva alla demenza e vi possono essere complicanze a livello del Sistema Nervoso Centrale come l'ipertonia (tensione spasmodica dei muscoli), la sindrome piramidale ed il nistagmo, ossia delle oscillazioni non ritimiche ed involontarie dei bulbi oculari.
Questa malattia può portare anche portare alla morte.
Ora sorge una domanda.
Perché la pellagra era diffusa nell'Italia centro-settentrionale?
Il motivo era molto semplice.
Infatti, la causa della pellagra era l'alimentazione.
Le popolazioni dell'Italia centro-settentrionale mangiavano molta polenta.
Nel mais (che è il prodotto base della polenta) manca il triptofano.
Il triptofano è un amminoacido essenziale, ossia un amminoacido che non può essere sintetizzato dal corpo umano.
Dal triptofano, il corpo ricava la niacina, detta anche vitamina PP o B3.
Mancando questa vitamina, vi sono squilibri a carico del sistema nervoso, che sono sintomi della pellagra.
Per questo, la terapia si basa sulle somministrazioni di nicotinamide, composto correlato alla niacina.
In passato, il mais veniva indicato come la causa della pellagra.
In realtà, a causare la pellagra non fu il mais in sé ma l'alimentazione povera.
Ad esempio, qui nel Mantovano, si usava mangiare una fetta di polenta strofinata su un'aringa salata (che in dialetto viene chiamata "cospeton") che la insaporiva.
Era chiaro che un'alimentazione simile non potesse garantire l'apporto di tutte le sostanze nutritive.
Per questo, per vivere bene, serve un'alimentazione completa.
Del resto, oggi noi abbiamo tecnologie e conoscenze che possono migliorare molte situazioni.
Anche l'ingegneria genetica, ad esempio, potrebbe aiutare molto.
Se gli uomini dei tempi passati avessero avuto tali conoscenze, tante morti sarebbero state evitate.
Cordiali saluti.


2 commenti:

  1. Senz'altro la causa è come hai scritto tu, un'alimentazione povera e poi dovuta in parte alla farina di mais e la mancanza di vitamine.
    Ah... si chiamava il 'cospeton'?, l'aringa e la polenta insieme?

    Confesso che io nei mesi freddi mi faccio spesso
    la polenta, però poi la condisco con il sugo di pomodoro e carne trita con pezzetti di guanciale stagionato.
    Cercherò di variare. Brrrrrrrr!!
    Ciao e grazie di queste notizie. (*:*) kimty

    RispondiElimina
  2. La carne ha gli amminoacidi essenziali.
    Cordialità.

    RispondiElimina

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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".