Prima di incominciare a parlare dell'argomento in questione, vorrei esprimere il mio cordoglio per il soldato italiano morto in Afghanistan e per il suo commilitone che è rimasto ferito durante una sparatoria.
Sono vicino ai loro cari.
Loro sono degli eroi.
Detto, questo, incomincio a parlare dell'argomento FIAT, il tema che si deve trattare.
Vorrei fare un altro commento sulla questione della FIAT.
Lo faccio partendo dalla nota inviatami dell'onorevole Antonio Palmieri, tramite il sito "Forzasilvio.it", http://www.forzasilvio.it/.
Essa è intitolata "Un sì che umilia la sinistra" e dice:
"Vince chi prende più voti. Accade e viene riconosciuto non soltanto in tutte le democrazie del mondo ma anche in ogni libera associazione, comprese le bocciofile emiliane tanto care a Bersani. A Mirafiori, il 54% dei dipendenti ha detto sì all'accordo per nuovi investimenti e il 46% ha detto no.
Eppure, larga parte della sinistra ha brindato e festeggiato.
Sindacalisti, politici, intellettuali e giornalisti hanno raccontato perché ha perso e perché ha vinto. Si è parlato di risultati "sul filo del rasoio" (otto punti di differenza non sono proprio niente), si è ragionato di lavoratori, quelli del sì, privi di dignità ed orgoglio ("Uomini e no", il titolo de "Il fatto"), si è scritto che hanno detto no quasi tutti (mandate le tabelline al direttore de "L'Unità") , insomma hanno fotografato il referendum applicando il filtro rosso dell'ideologia salottiera di sinistra, grazie alla quale il voto amico è "più responsabile" e come tale vale doppio.".
Ringrazio l'onorevole Palmieri per questa analisi che è veritiera.
Purtroppo, come ho già detto in passato, questa sinistra considera come "lavoratori" ed "onesti" solo coloro che sono dalla sua parte.
Essa punta all'odio di classe mettendo contro l'operaio ed il dirigente d'azienda ed il dipendente contro il datore di lavoro, dicendo che i primi (l'operaio ed il dipendente) sono i "buoni" mentre gli altri sono "ladri e malfattori".
Mi fa pensare a quello che successe nella Romania di Nicolae Ceausescu (1918-1989).
Sotto questo dittatore sanguinario, il ceto particolarmente privilegiato era quello dei minatori che erano sempre contrapposti ai "colletti bianchi" della capitale.
Quando il tiranno cadde (22 dicembre 1989) a Bucarest salì un Governo del "Fronte di salvezza nazionale", in cui prevaleva la figura di Ion Iliescu e che era presieduto da Petre Roman.
Iliescu era una figura legata al vecchio regime comunista di Ceausescu ed il nuovo Governo aveva preoccupanti elementi di continuità con quello vecchio. Vi furono anche i capi della vecchia "Securitate", una polizia privata al soldo di Ceausescu, un vero e proprio esercito terroristico.
Inoltre, il dittatore aveva un patrimonio di centinaia di milioni di dollari.
Mentre lui faceva il monarca, la sua gente moriva di fame.
E poi i comunisti dicono di essere "dalla parte del proletariato".
Nel maggio del 1990, lo stesso Governo di Petre e di Iliescu fermò nel sangue una manifestazione di studenti che chiedevano un reale processo democratico.
Sapete come fece?
Organizzò treni di minatori che vennero armati.
Come ho già detto, i minatori erano un ceto privilegiato nell'epoca di Ceausescu e vedevano negli studenti dei nemici perché figli dei "colletti bianchi" e, come tali, minacciavano il loro privilegi.
Fu un bagno di sangue. I minatori spararono ad altezza d'uomo, il Governo non fece nulla e arrestò i manifestanti superstiti.
Con questo, voglio dire che anche la sinistra italiana ha mantenuto questa idea "dell'operaio contro il dirigente e del dipendente contro il datore di lavoro".
La CIGIL, gran parte del Partito Democratico e la sinistra estrema hanno agito in questo modo. Hanno puntato sull'odio e sulla contrapposizione, fregandosene del bene vero dei lavoratori.
Però, la maggioranza dei dipendenti dell'azienda torinese ha avuto buon senso e ha votato sì.
Adesso, la sinistra (i soggetti prima citati) dice che gli operai delle catene di montaggio hanno votato contro e, perciò, non riconosce la sconfitta.
Senza volere essere offensivo, alla signora Susanna Camusso (Segretaria della CGIL), al signor Giorgio Airaudo (segretario della Fiom), all'onorevole Pierluigi Bersani (leader del Partito Democratico), a Nichi Vendola (presidente della Regione Puglia e leader di Sinistra, Ecologia e Libertà) e a tutti coloro che la pensano come loro, vorrei dire che il termine "lavoratore" non vale solo l'operaio ma anche per l'impiegato, il dirigente dell'azienda ed il datore di lavoro.
Un impiegato non lavora?
Un dirigente di azienda non lavora?
Un imprenditore non lavora?
Rispondo io e dico che sono tutti lavoratori!
Il lavoro nobilita l'uomo, sia che esso sia quello di usciere di una fabbrica, di operaio in una porcilaia o di lavapiatti in un ristorante e sia che esso sia quello di magnate d'impresa.
Quindi, per favore, smettiamola con queste "classificazioni"!
Così non si è costruttivi ma si semina solo tensione sociale.
Così si fa lo stesso gioco di Ceausescu.
Quindi, accettino la sconfitta e cerchino di essere costruttivi.
Cordiali saluti.
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