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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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mercoledì 18 maggio 2011

RIFORME SI', RIVOLUZIONI NO!






Cari amici ed amiche.

All'indomani delle elezioni amministrative, un provocatore su Facebook ha commentato una mia nota mettendo questo video con la "Marsigliese" (in francese, la "Marsellaise"), il noto inno nazionale della Francia, forse alludendo al fatto che quanto successo a Milano fosse paragonabile alla Rivoluzione francese.
Prima di tutto, al "caro" provocatore, voglio dire che se crede che l'attuale Governo del presidente Berlusconi sia una dittatura è proprio fuori dalla realtà!
In un certo senso, però, ringrazio il provocatore perché, almeno, mi ha dato uno spunto per fare partire questa discussione.
Ora, le parole di questo inno parlano di una lotta per la libertà.
In realtà, eventi come la Rivoluzione francese del 1789, portarono tante cose negative.
Ad esempio, portò il Terrore dell'epoca giacobina che durò dal 1793 al 1794.
Durante il Terrore, infatti, tante persone innocenti morirono perché colpevoli di non avere le idee portate dalla Rivoluzione.
Questo è l'esempio di quello che una rivoluzione, un passaggio storico (spesso violento) che punta a sradicare un determinato governo ed una determinata cultura e ad instaurarne altri.
Quindi, l'esito di una rivoluzione non è sempre positivo, anzi, tutt'altro.
L'esempio più classico è la Rivoluzione russa del 1918.
Qui, infatti, fu sradicato il regime dello Zar che venne sostituito da quello comunista.
Per i cittadini russi, non ci fu un miglioramento ma un peggioramento perché si passò da un regime con molti retaggi feudali (e di certo arretrato) ad un altro in cui lo Stato si eresse quasi come una sorta "divinità", un "Moloch", sostituendosi allo stesso Dio cristiano e che governava (e schiavizzava) la vita dei cittadini, controllando le aziende, mortificando l'iniziativa privata e distruggendo tutti quei luoghi in cui la società aveva i suoi riferimenti, come le chiese, e sostituendoli con altri propri, come i palazzi dei soviet, in cui si inneggiava all'ateismo, che spesso mascherava un'idea di rifiuto del Cristianesimo.
Del resto, che le rivoluzioni non portino a nulla di buono, lo capirono anche gli Inglesi, nel 1649.
Qui, venne abbattuto re Carlo I, che nel gennaio del 1649 fu decapitato, e si instaurò una repubblica di Oliver Cromwell.
Questa repubblica fu, di fatto, una dittatura e Cromwell perseguità chi non seguiva la sua linea.
E così, alla sua morte, fu ripristinata la monarchia.
Questo dimostra che, spesso, le rivoluzioni non portano a nulla di buono.
Qui, però, sorge una domanda.
Cosa porta un popolo a fare le rivoluzioni?
Sicuramente, un popolo fa una rivoluzione perché nella realtà corrente vive una situazione negativa.
Quindi, una rivoluzione nasce da un'esigenza di miglioramento della situazione propria e della propria società.
Quindi, una rivoluzione proviene da ragioni che possono essere nobili.
Il problema è che questi malumori possono essere intercettati da persone senza scrupoli che, agitando le masse contro il Governo esistente o, come nel caso del nazismo, tramite il voto, possono intercettare questi malumori per generare un loro regime.
In pratica, questi soggetti senza scrupoli usano il malcontento popolare per avere il potere e creare un loro regime al posto di quello esistente.
Ora, sorge un'altra domanda.
Come si può impdire la rivoluzione?
Il modo per impedire una rivoluzione è semplice.
Basta fare delle riforme, ossia delle modifiche all'interno delle istituzioni che puntino a correggerne gli errori.
In pratica, con la riforma, l'istituzione non viene sradicata ma migliorata.
Per questo, chi ha una coscienza civica seria, non deve essere contro il sistema ma critico verso il sistema, portandone alla luce tutte le disfunzioni, senza, però, volerne la distruzione.
Tornando all'Italia di oggi e ai fatti recenti, di certo, queste elezioni amministrative hanno portato all'attenzione un quadro desolante in cui stanno emergendo sempre di più forze estreme, come la sinistra antagonista, l'Italia dei Valori ed i movimenti di Beppe Grillo.
E' evidente che qui c'è un malcontento e che servano buone riforme, che in parte si stanno già facendo, come il federalismo.
Se non si fanno le riforme, si rischia di avere un grosso problema e coloro che vogliono prendere "altre vie" potrebbero acquisire una forza tale da mettere a rischio tutto il sistema e di crearne uno nuovo che potrebbe essere peggiore.
Ad esempio, se, come dice Grillo, dovessero venire meno i partiti, cosa succederebbe?
Potrebbe succedere che il Governo cada nelle mani dei poteri forti o dell'esercito o, peggio ancora, che possano crearsi regimi simili a quello nazista o a quello comunista.
Addirittura, potrebbe scoppiare una guerra civile.
Il futuro può essere oscuro.
Riflettiamo.
Cordiali saluti.

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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".