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mercoledì 30 giugno 2010

MANTOVA, PROVINCIA A RISCHIO DI DISGREGAZIONE

Cari amici ed amiche.

Citando un mio vecchio post (http://italiaemondo.blogspot.com/2010/06/da-villimpenta-san-leo-confini-incerti.html) ed il caso dei Comuni della Valmarecchia che nel 2009 cambiarono regione.
Infatti, dopo un referendum avvenuto nel 2006, sette comuni (Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria, e Talamello) passarono dalla Regione Marche all'Emilia-Romagna e dalla Provincia di Pesaro-Urbino a quella di Rimini .
La decisione è oggi sub-judice, in seguito al ricorso fatto dalla Regione Marche il 13 ottobre 2009.
Purtroppo, questo tema è delicato e potrebbe non riguardare solo questi Comuni marchigiani.
Una Provincia a rischio è ahimè quella di Mantova.
Dico "ahimè" perché è la mia Provincia.
Proviamo a capire insieme la situazione.
Guardando la cartina, potrete capire che la Provincia di Mantova è periferica rispetto alle altre Province alla Regione Lombardia.
Essa confina con due Province lombarde (Cremona e Brescia), due venete (Verona e Rovigo) e quattro emiliane (Parma, Reggio Emilia, Modena e Ferrara).
Inoltre, di noi mantovani si dice che "non si sa se siamo veneti, lombardi o emiliani".
In effetti, se si va verso nord-ovest (Castiglione delle Stiviere, Asola e Castelgoffredo), la parlata degli abitanti tende al bresciano.
Se si va ad ovest (Canneto sull'Oglio, Bozzolo, Gazzuolo, Commessaggio e Sabbioneta) il dialetto ha maggiori affinità con il cremonese.
Se si va nord-est e ad est, (Monzambano, Roverbella, Castelbelforte, Castel d'Ario, Villimpenta ed in parte anche Roncoferraro) la parlata tende al veneto.
Se si va a sud del Po, l'inflessione è quella emiliana.
A parte la questione dei dialetti, ve n'è una anche geopolitica e di gestione.
Ad esempio, una larga fetta dei roncoferraresi, dei villimpentesi e casteldariesi è nata a Nogara (Verona) o in altri ospedali del vicino Veneto.
Tutto ciò, insieme alla situazione di perifericità rispetto la resto della Lombardia, potrebbe indurre qualche Comune a fare quello che fecero i succitatati sette Comuni dell'Alta Valmarecchia.
Se ciò dovesse accadere si creerebbero numerosi problemi anche all'interno di molti Comuni.
Pensiamo, ad esempio, a Roncoferraro.
Esso è un Comune grosso che ha una superficie di 63 Km2 e che consta del capoluogo (Roncoferraro, per l'appunto) e di undici frazioni che sono Pontemerlano, Castelletto Borgo, Cadè, Villa Garibaldi, Barbassolo, Nosedole, Casale, Governolo, Garolda e Barbasso.
E' una realtà molto complessa, ove vi è il campanilismo tra il capoluogo e la frazione più importante, Governolo.
Ora, se a Roncoferraro dovesse verificarsi una situazione simile a quella di San Leo, di Pennabilli o di un altro Comune dell'Alta Valmarecchia e dovesse esserci un referendum che ne decreterebbe il passaggio al Veneto, potrebbe capitare che a Roncoferraro e in alcune frazioni prevalgano i SI' e a Governolo ed in altre prevalgano i NO.
Questo potrebbe portare alla spaccatura del Comune di Roncoferraro. Un discorso analogo si può fare per Marmirolo, con la frazione di Pozzolo.
Oltre ai cambi di Regione potrebbero verificarsi anche i passaggi di Comuni mantovani alle altre Province lombarde.
Ad esempio, potrebbe verificarsi il passaggio di Castelgoffredo alla Provincia di Brescia.
E' solo un esempio, intendiamoci!
Certamente, la politica provinciale non ha aiutato ad inserire bene la Provincia di Mantova nel contesto lombardo.
Serve quindi una nuova politica provinciale che mantenga tutti i Comuni del Mantovano attaccati al veloce "treno lombardo".
Anzi, serve una politica che faccia diventare la provincia virgiliana protagonista nella Lombardia.
Certamente, il caso dell'Alta Valmarecchia è un precedente che deve fare riflettere.
Cordiali saluti.

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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".