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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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martedì 8 giugno 2010

GIOVANI, LAVORO E POLITICA

Cari amici ed amiche.

Si parla tanto del fatto che qui in Italia il 30% dei giovani è disoccupato. Certo è una cifra importante, di cui, purtroppo, anch'io faccio parte.
Proviamo a fare un'analisi.
Una delle cause di questa disoccupazione giovanile sta nell'istruzione (scuola ed università).
Qui in Italia, l'istruzione è fine a sé stessa.
Mi spiego meglio.
Qui in Italia non c'è collegamento tra istruzione e mondo del lavoro.
Ad esempio, negli altri Paesi, le aziende investono negli studenti. Esse seguono gli studenti e fanno fare loro degli stages, magari pagati.
Così, le aziende hanno una persona già formata e pronta per essere assunta.
Qui in Italia, tutto questo non avviene.
Le aziende non investono negli studenti e non li seguono ma vogliono avere la pesona già formata per fare quel determinato mestiere.
Inoltre non si fanno gli stages e se li fanno molto spesso non sono pagati.
Perché questo?
Un po' è colpa delle aziende italiane ma molta parte di essa è dell'istruzione stessa.
Diciamo pure che la "mentaltà di sinistra" ha fatto presa e ha fatto molti danni.
Essa, punta ad avere tanti diplomati e laureati perché, nella sua concezione, tuto ciò significa avere una migliore democrazia.
In realtà, questo significa avere fatto solo un'istruzione di quantità ma non anche di qualità.
Infatti, in questa mentalità sono mancati i criteri meritocratici e soprattutto si è puntato più su un insegnamento teorico ed umanistico che non su un insegnamento pratico e scientifico.
Questo rende l'istruzione poco appetibile alle aziende che vogliono anche molta pratica.
E poi, come ho già detto, manca la meritocrazia.
I "baroni" delle università rappresentano il caso più eclatante ma anche certi modi di fare nelle Scuole Superiori (come certe valutazioni date con "manica larga") sono esempi di mancanza di meritocrazia.
Trovo, pertanto, corretto l'operato del Ministro dell'Istruzione e dell'Università Mariastella Gelmini.
Inoltre, se si facesse un insegnamento più pratico, forse si riuscirebbe ad arginare la "mortalità scolastica", ossia l'abbandono delle scuole di molti studenti che non arrivano nemmeno al diploma.
Quelli come me, che sono abituati al molto studio, sono riusciti ad arrivare al diploma ma molti altri hanno abbandonato gli studi.
Inoltre, vi è la questione dei ricercatori.
Qui in Italia, anche per quanto ho affermato prima, non si fa ricerca.
Molti giovani ricercatori sono costretti così ad andare all'estero.
Questo è un danno per il Paese.
In Parlamento è stato votato (con voto bipartisan) un provvedimento che agevola le assunzioni di giovani ricercatori che sono stati all'estero.
E' un buon provvedimento che però da solo non basta.
Serve un cambio di mentalità e quanto detto prima potrebbe essere un'idea.
Inoltre, le istituzioni devono essere più vicine ai giovani.
Non mi riferisco tanto al Governo (che sta facendo tanto ma che è troppo distante) ma alle Regioni, alle Province e ai Comuni.
Ci sono Regioni che stanno facendo molto.
Un esempio?
La Regione Lombardia, una regione che ha messo in campo strumenti come la "Borsa Lavoro" per aiutare i giovani.
Tra l'altro, la Regione Lombardia è anche virtuosa in termini di costi.
Essa costa ad ogni cittadino lombardo circa 36 Euro annui, un costo molto basso.
Altre Regioni costano molto di più e non offrono servizi migliori.
Realtà simili vanno aiutate da tutti (aziende comprese) perché possano rendere efficaci i loro operati e possano diventare d'esempio.
La società civile deve sorreggerle di più.
Per quanto riguarda il rapporto tra giovani e politica, io credo che anche qui, a volte, vi sia poca meritocrazia.
Ove questa meritocrazia c'è, si vede e i giovani partecipano di più alla vita politica e sociale della propria comunità, con un giovamento per tutti.
Ci sono tante energie che non vengono valorizzate perché molto spesso (specie in certe realtà locali come, ad esempio, i Comuni) è molto difficile portare avanti le proposte di cambiamento.
A volte, vi è l'idea che il cambiamento sia sempre "in peggio" e si prerferisce mantenere lo status quo, anche quando non piace.
Basti vedere, ad esempio, la questione della "Case dell'Acqua", da me sollevata a Roncoferraro.
Spero di avere detto qualcosa di interessante e di avere dato qualche motivo di riflessione.
Cordiali saluti.

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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".