Latino, la lingua morta che torna a nuova vita

Come riporta un articolo del quotidiano "Libero", che mi è stato segnalato dall'amico Morris Sonnino, il latino è tornato a nuova vita. 

Ovviamente, ringrazio Morris. 

All'Università Statale di Milano, si studia la lingua di Giulio Cesare e di Ottaviano Augusto come materia di base per i Beni Culturali.
In questo periodo di pandemia, il latino è tornato in auge.

Certamente, questa è una buona notizia.

Da troppo tempo considerato la lingua dei preti, dei medici, degli avvocati e dei magistrati, il latino torna ad avere un ruolo da protagonista.

Io guardo questa cosa molto positivamente, poiché il latino è la lingua dalla quale discende anche l'italiano.

Infatti, l'italiano, il francese, l'occitano, il catalano, lo spagnolo, il gallego, il portoghese, il ladino, il romeno il sardo ed il siciliano sono lingue neolatine.

Inoltre, anche una lingua come l'inglese, pur essendo germanica, risente molto dell'influenza del latino.

Nel V secolo DC, i popolo germanici degli Angli, dei Sassoni e degli Juti andarono nella Britannia, la quale fu colonizzata da Romani, anche se fu abbandonata dalle legioni romane.

La loro lingua prese molti termini dal latino che sono sinonimi di quelli germanici.

Per esempio, il verbo "aspettare" si può dire "to wait" o "to expect". 

Anche i nomi di città inglesi hanno radici latine.

Per esempio, tutte le città i cui nomi finiscono con "chester" sorgono in luogo dei "castra" romani.

Dunque, il latino è ben vivo ed è presente sotto varie forme.