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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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martedì 19 luglio 2011

ITALIANI ALL'ESTERO, HANNO DIRITTO DI VOTARE!




Cari amici ed amiche.

Leggete questo mio articolo su "Italia chiama Italia", seguendo il link http://www.italiachiamaitalia.net/news/137/ARTICLE/27147/2011-07-19.html.
Tra le altre cose che ho scritto in quell'articolo, voglio ribadire la mia totale solidarietà al giornale del direttore Ricky Filosa riguardo alla vicenda della querela del senatore Esteban Caselli.
Dal 2008 leggo "Italia chiama Italia" ed ogni tanto vi scrivo. Insieme a "Il Giornale", "Il Predellino", e le riviste "Focus" e l'"Eco di San Gabriele", "Italia chiama Italia" è il giornale che preferisco. Ogni tanto leggo anche i due giornali mantovani, la "Gazzetta di Mantova" e la "Voce di Mantova". Non ho mai ravvisato toni offensivi né da parte di chi, come me, scrive su "Italia chiama Italia" né da parte della sua redazione o dello stesso direttore .
Onestamente, non riesco a comprendere il motivo della querela.
Ora, voglio tornare a parlare del tema che fa tanto discutere, il voto degli italiani all'estero. Questa questione è stata ampiamente citata anche nell'articolo sul giornale di Filosa.
All'articolo da me scritto ieri, quello intitolato "Italiani all'estero e riforma di Calderoli, il commento di Marco Stella", l'oramai "famoso" ingegner Pasquale ha fatto i suoi soliti commenti.
Oramai, lo abbiamo capito tutti.
Lui è il classico contestatore. Lui commenta solo per contestare quello che dico.
Oramai è una "pratica" diffusa nel nostro Paese. Soprattutto quelli di sinistra usano questo metodo. Ad esempio, si inflitrano nei comizi organizzati da noi del centrodestra e contestano. Telefonano nelle trasmissione televisive e fanno la stessa cosa. Giusto questa mattina, durante la trasmissione in onda su Canale Italia, una signora ha telefonato pronunciando slogan di vario tipo, dicendo, ad esempio, che il Partito Democratico è il primo partito d'Italia, che la trasmissione non ospita giovani di tale partito e che il Governo deve dimettersi. Ci sono vere e proprie "claques".
Anche questo blog è attaccato da certi "lacché" della sinistra che puntano solo a contestare senza un costrutto. E poi, accusano me di essere un lacché del presidente Berlusconi. Io sono un sostenitore e militante del Popolo della Libertà (cosa di cui non ho mai fatto mistero e che non ho mai dissimulato) ma se devo criticare il mio partito, come nel caso di Roncoferraro (il mio comune, in provincia di Mantova), lo critico.
Pasquale si comporta come il classico lacché della sinistra che viene su questo blog solo per contestare.
La cosa veramente sconvolgente sta nel fatto che l'"amico" affermi che gli italiani all'estero non debbano votare. Questa è una cosa grave.
Se un italiano residente all'estero conserva la cittadinanza italiana deve avere gli stessi diritti di tutti gli altri cittadini italiani, residenti in Italia e non.
Dove sta scritto che un italiano all'estero non possa votare?
Gli italiani all'estero danno un contributo fondamentale al nostro Paese.
Pensiamo alla ristorazione. Un esempio è rappresentato da Franco Taruschio (nella foto), il noto chef nato a Montecassino nel 1938, che emigrò nel Regno Unito. Dal 1963 al 2001 gestì il Walnut Tree Inn ad Abergavenny in Galles. Ha anche condotto programmi di cucina in Regno Unito e nel 2003 è stato insignito come Ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico. Taruschio contribuì (e tuttora contribuisce) non poco al bene del nostro Paese nel mondo, portando in giro la nostra gastronomia.
Lo stesso discorso vale per i nostri uomini di cultura. Pensiamo a quei ricercatori che qui in Italia non hanno trovato spazio. Gli italiani hanno intelligenza e passione nel fare le cose. Per questo sono molto apprezzati all'estero.
Non è giusto, quindi, tagliare fuori dal nostro Paese i nostri connazionali emigrati all'estero.
Tra l'altro, Pasquale fa parte di quelli che dicono sì al voto a gli immigrati e no al voto degli italiani all'estero.
Ora, non voglio sembrare razzista e xenofobo (e qualcuno chiederà che io venga bannato da Facebook) ma io penso che, in quanto cittadini stranieri, gli immigrati non debbano votare. Se poi acquisiscono la cittadinanza italiana, il discorso cambia ma coloro che sono chiamati a rappresentare a e governare un popolo devono essere scelti dai cittadini, coloro che di quel popolo fanno parte. Infatti, il popolo è l'insieme dei cittadini.
Un cittadino marocchino non fa parte del popolo italiano, come non fa parte del popolo italiano un cittadino britannico, uno svedese o un russo. Se poi, il britannico, lo svedese, il russo o qualsiasi altro straniero dovesse diventare cittadino italiano, in quel caso, avrebbe diritto di votare.
Gli italiani all'estero, invece, sono cittadini italiani e, quindi, fanno parte del nostro popolo.
Come cittadini italiani è giusto che votino.
Tra l'altro, ricordo a Pasquale che nel 2006 il centrosinistra di Romano Prodi ottenne la maggioranza al Senato in virtù del voto estero.
Infatti, senza i senatori eletti all'estero, il centrosinistra non avrebbe avuto la maggioranza al Senato, poiché il centrodestra prese più di 100.000 voti in più.
Penso anche che non si debbano modificare i meccanismi di acquisizione della cittadinanza.
Qui in Italia c'è qualcuno che vorrebbe favorire la cittadinanza agli immigrati. Io trovo folle tutto ciò.
Infatti, all'estero, ci sono cittadini italiani che rischiano di perdere la cittadinanza italiana, senza che essi lo vogliano.
Io preferisco preservare il diritto di cittadinanza di questi nostri connazionali emigrati. Del resto, anche altri Stati hanno lo "ius sanguinis" per quanto riguarda la cittadinanza. Pensiamo alla Repubblica di San Marino che non è un pericoloso Stato xenofobo.
Tra l'altro, molti dei nostri connazionali emigrati hanno beni qui in Italia e per essi pagano le tasse.
Quindi, la contestazione di Pasquale è solo un provocazione pretestuosa.
Il problema non è il voto degli italiani all'estero ma il suo meccanismo che si è mostrato lacunoso, per i motivi che ho citato ieri.
Serve, quindi, una riforma del voto estero e non una sua abolizione.
Ora, vi invito a leggere quest'altra nota di Marco Stella:

"IL DIRITTO DI VOTO PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO - rivista Itália Nossa

pubblicata da Marco Stella il giorno martedì 19 luglio 2011 alle ore 23.08

Segue articolo uscito sul n.34 di Itália Nossa

I L V O T O P E R G L I I T A L I A N I A L L' E S T E R O

U N D I R I T T O O L T R E L E P O L E M I C H E

di Marco Stella

Il voto per gli Italiani all'estero ha sempre generato forti perpessità e dato origine ad aspre polemiche sin dalla sua cogitazione nel lontanto 1968.

Questo diritto, di fatto già contenuto nella Costituzione della Repubblica Italiana, che garantiva il voto degli italiani purché votassero in Patria, è stato reso possibile grazie all'impegno di uno dei più caparbi politici italiani: l'ex Ministro Mirko Tremaglia.

Dopo questo incipit non potrò più scrivere in modo freddo e distaccato, per aver vissuto in prima persona parte dell'importante battaglia e conquista.

Ricordo Mirko prima di tutto come compagno di partito, io ero un ragazzino militante del movimento giovanile e lui uno degli indiscussi pezzi grossi del partito con un pallino fisso: garantire un diritto costituzionale, quello del voto per gli Italiani all'estero, grazie al voto per corrispondenza. Bergamo era il suo quartier generale e per anni andavo e venivo da quella località, per informarmi sulla proposta di legge ed offrire il mio contrubuto, organizzando nella mia città natale la raccolta firme di appoggio all'iniziativa. In quel periodo la proposta di legge che la Camera dei Deputati aveva approvato, fu sbarrata al Senato per l'opposizione del PDS (Partito dei Democratici di Sinistra antenato dell'attuale PD) e della Lega Nord. Era il 1993 e quella battaglia era cominciata nel 1968 con l'istituzione, da parte di Tremaglia, dei Comitati Tricolore per gli Italaini nel Mondo, con la finalità di garantire questo diritto di voto. Vent'anni dopo nel 1988 venne approvata la legge 470 del 27 ottobre, sempre di Tremaglia, sull' Anagrafe e Censimento degli italiani all'estero, che ha rappresentato un grande passo in avanti.

Si dovrà però aspettare il 2001 per la definitiva promulgazione della legge n 459 del 27 dicembre 2001 che garantiva di fatto il voto per

corrispondenza agli italiani iscritti all'Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero. Una bella vittoria che per Tremaglia coronava la battaglia di una vita. In quell'anno stavo gia vivendo in Brasile e ricevetti la notizia direttamente da Bergamo. Per me il voto per gli italiani all'estero ha rappresentato un passo avanti verso una democrazia più matura ed ampia. Il 2006, prima elezione dove è stato possibile votare per gli Italiani residenti all'estero, ha però rappresentato per Tremaglia una sconfitta politica personale: l'elettore che ha ottenuto il diritto non ha retribuito degnamente il benefattore e la lista che lo stesso Tremaglia aveva presentato non ha raccolto i voti sufficienti per mostrare ai propri compagni di partito e coalizione la sua utilità. È chiaro dunque, in vista dei fatti, che la tanto sudata legge Tremaglia trovi tuttora forti ed accaniti oppositori, da un lato la stessa coalizione di governo della quale faceva parte l'ex Ministro, includendo gli stessi compagni di partito che, leggendo meramente i risultati elettorali, hanno considerato lo sforzo di Tremaglia un buco nell'acqua. Da citare poi , il nemico di sempre: la Lega Nord, partito fortemente radicato nell'Italia del Nord che ha sempre criticato la legge Tremaglia sotenendo che debbano votare ed esser votati solo cittadini che paghino le tasse in Italia. È stato messo in discussione tanto il diritto stesso come il suo metodo di applicazione. Io sono convinto del fatto che il metodo possa esser migliorato, per evitare sopratutto la compravendita del voto, cosa molto comune in Brasile, ma questo non può esser il preteso per la negazione di un diritto. Il diritto è stato conquistato con una battaglia di mezzo secolo e non è di fronte a problemi tecnici o al basso profilo morale di politici ed elettori che possiamo pensare ad una sua soppressione.

O Voto para os italianos no Exterior

Um direito além das polêmicas

Por Marco Stella

O voto para os italianos no exterior sempre gerou forte perplexidade e deu origem a ásperas polêmicas desde sua cogitação no longe ano de 1968.

Este direito, já incluso na Constituição da República Italiana, garantia o voto dos italianos desde que votassem na pátria, só foi possível graças ao empenho de um dos mais obstinados políticos italianos: o ex Ministro Mirko Tremaglia.

Depois deste incipit não poderei mais escrever de maneira fria e distante, por ter feito parte em primeira pessoa da importante batalha e conquista.

Lembro de Mirko, sobretudo como companheiro de partido, eu era um rapaz militante do movimento juvenil e ele um dos maiores destaques do partido com uma mania fixa: garantir por direito constitucional o voto dos italainos no exterior, graças ao voto por correspondência. Bergamo era o seu quartel general e por anos eu ia e vinha daquele lugar para informar-me sobre a proposta de lei e oferecer a minha contribuição, organizando na minha cidade natal o recolhimento de assinaturas de apoio à iniciativa. Naquele período a proposta de lei que a Câmera dos Deputados tinha aprovado foi barrada no Senado pela oposição PDS (Partido dos Democratas de Esquerda – antepassado do atual PD) e da Lega Nord. Era o ano de 1993 e esta batalha tinha começado em 1968 com a instituição por parte de Tremaglia dos Comitês Tricolores para os Italianos no Mundo, com a finalidade de garantir este direito de voto. Vinte anos depois de 1968 foi aprovada a lei 470 de 27 de outubro, sempre por Tremaglia, sobre a Anágrafe e Censo dos Italianos no Exterior, que representou um grande passo avante.

Porém foi preciso esperar até 2001 para a definitiva promulgação da lei nº459 de 27 de dezembro de 2001 que garantia de fato o voto por correspondência para os italianos inscritos na Anágrafe dos Italianos Residentes no Exterior. Uma bela vitória que para Tremaglia coroava a batalha de uma vida. Naquele ano eu já vivia no Brasil e recebi a notícia diretamente de Bergamo. Para mim o voto dos italianos no exterior representa um passo avante em direção a democracia mais madura e ampla. Em 2066, primeira eleição onde foi possível votar os italianos no exterior, representou para Tremaglia um desafio político pessoal: o eleitor que obteve o direito não retribuiu dignamente o benfeitor e a lista que o mesmo Tremaglia tinha apresentado não recolheu os votos suficientes para mostrar aos próprios companheiros de partido e coligação a sua utilidade. É claro que , em vista dos fatos, a suada lei Tremaglia encontre toda a hora fortes e ávidos opositores da mesma coligação do governo como do ex Ministro, incluindo os mesmos companheiros de partido que, lendo meramente os resultados eleitorais, consideraram o esforço de Tremaglia um buraco na água. Para assinalar depois, o inimigo de sempre: a Lega Nord, partido fortemente radicado ao norte da Itália que sempre criticou a lei de Tremaglia sustentando que deviam votar e serem votados apenas cidadãos que pagassem os impostos na Itália. Foi colocado em discussão tanto o direito em si como o seu método de aplicação. Eu sei de fato que o método pode ser melhorado para evitar sobretudo a compra/venda de voto, coisa muito comum no Brasil, mas este não pode ser o pretexto para a negação de um direito. O direito foi conquistado com uma batalha de meio século e não é diante de problemas técnicos ou baixo perfil moral de políticos e eleitores que podemos pensar em uma supressão."


Cordiali saluti.

5 commenti:

  1. Sei fazioso, falso, bugiardo e soprattutto privo di buon senso.... io non ho mai detto che gli immigrati devono votare... mai.... trovami un solo commento in cui io abbia detto una cosa simile! Ho detto che secondo me gli italiani all'esterno non dovrebbero avere diritto di voto perchè non vivono in Italia, non percepiscono la realtà italiana e non sono soggetti alle leggi e alle politiche economiche dei governi italiani... se applicassi lo stesso tuo ragionamento a livello locale potrei dire che io, nato e cresciuto a Catanzaro, ma residente a Bologna, dovrei avere il diritto di votare il sindaco di Catanzaro.... invece no, ho fatto la scelta di vivere, risiedere e lavorare a Bologna e quindi è giusto che paghi le tasse in questo comune, e voti il sindaco di questa città... e poi ti ricordo che contestare non è un reato! Io contesto Berlusconi perchè lo reputo il peggior Presidente del Consiglio di tutti i tempi... perchè SOLO con i suoi governi non si sa perchè il debito pubblico aumenta (a proposito, hai visto l nuovo record di debito pubblico??), l'evasione fiscale aumenta, la disoccupazione aumenta, l'inflazione aumenta... tutto con il suo governo.... d'altronde avere come ministri la carfagna, la brambilla, brunetta, calderoli, di certo mi sembra più una squadra da circo che una squadra di governo.... l'unico che si salva è tremonti... il quale se osa alzare un po i toni viene subito attaccato dagli stessi esponenti e giornali vicini al suo partito! Quindi non dire cazzate.... e ti ricordo che i titoli accademici si scrivono con la lettera maiuscola... quindi Ingegnere e non "ingegnere".... Grazie!

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  2. Io sarei fazioso?
    No, tu sei fazioso!
    Sono quelli della tua parte politica, coloro che vogliono dare il voto agli immigrati.
    Tu contesti solo perché vuoi contestare.
    La tua è una contestazione pretestuosa e senza costrutto.

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  3. Il voto per gli italiani all'estero ha rappresentato una importante conquista e retribuito il mio sforzo personale. Come nel caso della legge 30 marzo 2004 n 92 (istituzione del Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe)- anche questa battaglia per la quale lottai- sono riconoscente al Governo Berlusconi, mi auguro che non sia lo stesso governo a voler tornare sui suoi passi. Per ciò che concerne il voto agli stranieri in Italia condivido il punto di vista di Antonio: vota chi è cittadino italiano, non è xenofobia è normale. Io non posso votare per il Governo Brasiliano anche se vivo in Brasile dal 2000 perché non sono cittadino brasiliano. Sono Italiano e vorrei continuare a votare per i politici del mio paese indipendetemente dal fatto di viver dall'altra parte del mondo. Ricordate inoltre che vi sono molti italiani che vivono all'estero per proprio per problemi legati alla politica, alla malgestione o addirittura alla persecuzione politica ed è giusto che questi cittadini votino come forma di democratica lotta politca. Rinnovo i miei complimenti per il Blog. - Marco

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  4. Pasquale ha scritto "se applicassi lo stesso tuo ragionamento a livello locale potrei dire che io, nato e cresciuto a Catanzaro, ma residente a Bologna, dovrei avere il diritto di votare il sindaco di Catanzaro.... invece no, ho fatto la scelta di vivere, risiedere e lavorare a Bologna e quindi è giusto che paghi le tasse in questo comune, e voti il sindaco di questa città" questa visione ha un errore di fondo: il confondere il voto amministrativo con quello politico - Noi italiani all'estero non possiamo esprimere preferenze per "governatori" e sindaci delle nostre regioni e munici d'origine (sottolineo che io vorrei) - voto amministrativo- ci limitiamo al voto politico ossia scelta del presidente del consiglio, senatori e deputati - sono cose molto diverse.

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  5. Grazie Marco!
    Si fa quello che si può.
    Voi che state all'estero siete comunque cittadini italiani (come lo siamo noi che stiamo qui in Italia) e come cittadini italiani avete il sacrosanto diritto di votare e di essere rappresentati in Parlamento.
    Sono d'accordo con te nel dire che Pasquale commette un errore.
    Che si stia a Torino, a Bolzano, a Mantova, a Bologna, a Roma, a Catanzaro o a Siracusa, si è sempre in Italia. Il voto nazionale non va confuso con quello locale.

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