In un articolo del 09 agosto si è parlato del caso di un campo di mais OGM (geneticamente modificato) che si trovava a Vivaro (in provincia di Pordenone) e che nella notte è stato distrutto da gruppi di estrema sinistra che sono legati ai Centri sociali del Nord-Est, come l'associazione "Ya Basta".
Io trovo questo atto criminoso.
Primo, chi dà il diritto di distruggere le cose altrui?
Secondo, io credo che sia ora di finirla di demonizzare la scienza in nome di un'ideologia politica.
Io credo che sugli OGM si stia facendo un po' troppa confusione.
Forse, non tutti sanno che il mais OGM non ha bisogno della chimica.
Infatti, per la modifica al suo genoma, esso non risulta attaccabile da parassiti (Ostilina nubilalis) e malattie (come quelle provocate dalla Gibberella zeae, dall' Ustilago maydis e dal Fusarium moniliforme).
Quindi, non ha bisogno di pesticidi!
Il fatto che non abbia bisogno di pesticidi aiuta a risolvere altre situazioni, come, ad esempio, la moria delle api.
Inoltre, il mais OGM non viene attaccato dall'Aspergillus flavus, muffa che vista al microscopio ricorda nella forma l'aspersorio usato dai preti e che produce le aflatossine, sostanze che sono cancerogene per il fegato.
A chi dice che il mais OGM fa parte del business delle multinazionali, io rispondo dicendo che anche la chimica è in buona parte gestita dalle multinazionali.
Non business anche quello?
Riguardo alle perplessità del presidente Veneto Luca Zaia, rispondo dicendo che egli difende il prodotto agroalimentare della sua Regione e dell'Italia.
Fa benissimo ed in ciò io sono completamente d'accordo con lui!
L'Italia ha prodotti agroalimentari di altissima qualità.
Pensiamo alla Fontina della Val d'Aosta, agli Asparagi di Santena, al vino Barolo, al Basilico genovese DOP, al vino Sciacchetrà delle Cinque Terre, al Grana Padano, a quello lodigiano "Crosta nera" e al Parmigiano Reggiano, al Provolone della Valpadana, al formaggio "Bagoss" di Bagolino, al Caffè di Anterivo, al Graukase e allo Speck dell'Alto Adige-Sudtirol, al mais di Storo, alla Mela della Val di Non, alla Formagella di Tremosine, all'olio d'oliva del Garda, al Melone di Rodigo, allo Spallotto mantovano, ai Tortelli di zucca mantovani, al Riso "Vialone Nano Veronese" e a quello di Grumolo delle Abbadesse, alla Soppressa veneta, alla Ciliegia di Marostica, al Mais "Marano", all'Aglio di Rovigo, al Radicchio di Treviso, al Prosciutto di San Daniele, al vino Picolit friulano, al Culatello di Zibello, al Prosciutto di Parma, al vino Lambrusco di Sorbara, all'Aceto balsamico di Modena, alla "Coppia Ferrarese", alla "Salama da Sugo" di Ferrara, al Formaggio di Fossa di Sogliano al Rubicone, al Cavolo nero toscano, al Lardo di Colonnata, alla carne del bovino di razza "Chianina", al Pecorino di Pienza, alla carne suina della razza "Cinta senese", al Ciauscolo marchigiano, al vino Verdicchio di Jesi, ai Maccheroncini di Campofilone, al Prosciutto di Norcia, al Pecorino Romano, al vino "Est, Est, Est", alla Pecora "alla Callara" della provincia di Teramo, alle Mazzarelle, ai Maccheroni "alla Chitarra" d'Abruzzo, allo Zafferano di Navelli, al vino Montepulciano d'Abruzzo, alla Mela Annurca campana, al Provolone del Monaco campano, alla Mozzarella di Bufala campana, al "Pomodoro del Pendolo del Vesuvio", alle acciughe di Cetara, al lampascione pugliese, agli strascinati e alle orecchiette pugliesi, agli agrumi del Gargano, all'olio d'oliva pugliese, all'oliva "Bella" di Cerignola, alla Melanzana di Maratea, al peperoncino calabro, al Bergamotto di Reggio Calabria, alla Soppressata calabra, fino ad arrivare ai vini "Nero d'Avola" e Zibibbo, ai pistacchi di Bronte, al Caciovallo Ragusano, al cioccolato di Modica, al Pesce spada e agli agrumi di Sicilia o al Mirto o al Pecorino, al Pane "Carta da musica" (detto anche "Carasau") o ai malloreddus della Sardegna.
Questi sono solo alcuni dei prodotti della nostra tradizione agroalimentare e, come tali, vanno difesi.
Essi rappresentano la nostra cultura.
Però, non trovo giusto nemmeno criminalizzare gli OGM.
Io credo che le due cose possano coesistere.
Ad esempio, le semine possono essere fatte in periodi diversi, così da avere fioriture che avvengono in periodi diversi.
Ciò eviterebbe che vi siano contaminazioni da una parte e dall'altra.
Inoltre, un sistema simile creerebbe più lavoro, dato che si avrebbero (ad esempio) le raccolte in due periodi diversi.
Leggete i link http://www.italiachiamaitalia.net/news/133/ARTICLE/10114/2008-07-17.html e http://www.italiachiamaitalia.net/news/121/ARTICLE/13265/2009-01-28.html.
Io credo che quanto successo su quel campo di mais sia stato un atto criminoso che merita di essere sanzionato.
Si può non essere d'accordo sulle posizioni e sulle idee ma la violenza è segno di inciviltà.
Quegli "squadristi rossi" hanno fatto una cosa non degna di un Paese civile.
Spero che vi siano delle pene molto severe!
Cordiali saluti.
Alcune pesanti imprecisioni minano alla base il ragionamento del sig. Fucilone.
RispondiEliminaNon è (ahime') assolutamente vero, nemmeno se lo scrive in grassetto, che il mais OGM non ha bisogno di pesticidi.
Due sono i tipi di OGM in commercio: uno è "RoundUp Ready", ossia e' resistente al diserbante RoundUp (resiste cioè al diserbante, che viene pertanto utilizzato piu' volte per eliminare la massima parte delle piante spontanee).
L'altro è BT (cioe' produce direttamente la tossina del batterio BT, nociva per alcuni insetti).
In nessuno dei due casi si evitano i fertilizzanti chimici di sintesi, ne' i diserbanti (anzi), sia in fase di pre-emergenza che di post-emergenza, ne' i
trattamenti con anticrittogamici e altri antiparassitari (prevalentemente organofosforici e carbammati), anche se e' vero che l'uso di questi ultimi viene in qualche misura ridotto nel caso degli ogm BT.
La moria delle api registrata negli ultimi anni è imputata all'uso dei neonicotinoidi utilizzati per la concia delle sementi contro l'insetto diabrotica, che si sviluppa quando si coltivi mais in monosuccessione.
Per eliminare il problema senza immettere nell'ambiente nuove sostanche chimiche, non servono gli OGM, basta praticare le rotazioni agrarie, come insegna la scienza agronomica.
Per quanto riguarda la coesistenza, non è cosi' semplice come viene descritta nell'intervento (non e' sempre possibile ''seminare a piacere'', i prodotti hanno precise esigenze climatiche); vanno risolti il problema delle distanze di sicurezza, e quello di chi indennizzera' il produttore che non intende coltivare OGM da ''invasioni'' di pollini indesiderati (chi lo rimborsera'? l'agricoltore OGM? il titolare della semente brevettata? il rivenditore?).
In base a una sentenza canadese, i diritti sul raccolto di un agricoltore che abbia ricevuto anche accidentalmente pollini OGM sono dell'impresa titolare del brevetto, dato che il prodotto presenta la sequenza genetica brevettata di cui essa e' proprietaria esclusiva.
E' uno scenario che reputiamo utile anche per l'Italia?
Finche' non si risolveranno in modo credibile anche questi problemi, la semina di OGM rimane un colossale azzardo.
Io correrei il rischio.
RispondiEliminaO meglio, io valuterei gli OGM nel loro complesso e senza pregiudizi.