Su "Atlantico Quotidiano", vi è un articolo di Michele Marsonet che è intitolato "Nuovo schiaffo di Xi a Papa Francesco, tradito l’accordo sui vescovi".
Ne riporto questo stralcio:
Le nomine unilaterali di Pechino
Si tratta del 53enne mons. Giuseppe Shen Bin, vicepresidente della “Associazione cattolica patriottica cinese” che ha la fiducia governativa, ed è stata creata per gestire gli affari religiosi attenendosi alle indicazioni delle autorità centrali. Il nuovo vescovo è noto per la sua fedeltà alle direttive del Partito comunista.
Ovviamente la Santa Sede è stata informata della nomina soltanto a cose fatte, dopo che il prelato si era già insediato nella sua nuova sede. Immediata la protesta di Roma che, però, non ha sortito effetti come già era avvenuto in casi precedenti.
Lo scorso 24 novembre, a Nanchang nella provincia di Jangxi, le autorità cinesi hanno installato mons. Giovanni Peng Wei-zhao quale vescovo ausiliare di Janngxi. Il problema, in quel caso, era che tale diocesi non è riconosciuta da Roma e, stando a quanto si sa dell’accordo, la nomina è illegale".
Aveva ragione il cardinale Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong e grande avversario del Partito Comunista cinese.
Nonostante l'accordo del 2018, il regime di Pechino continua a nominare unilateralmente i vescovi cinesi, senza il mandato della Santa Sede.
Deve essere ricordato che un vescovo consacrato senza il mandato papale è da ritenersi scomunicato dalla Chiesa cattolica.
Per esempio, se il vescovo della mia diocesi di riferimento, la Diocesi di Mantova, consacrasse un altro vescovo senza l'autorizzazione da parte del Papa la scomunica per lui e per il vescovo consacrato sarebbe inevitabile.
Cosa farà il Papa in questo momento?
Agirà arrivando alla scomunica dei vescovi consacrati al di fuori dell'accordo o continuerà con la linea morbida?
Certo, in caso di scomunica del vescovo di Shangai e di chi lo ha consacrato, l'accordo tra Santa Sede e Pechino sarebbe rotto.
Oltre a ciò, ci sono diocesi cinesi istituite senza il mandato papale.
In tal caso, le nomine sono illegali.
Ad ogni modo, aveva pienamente il cardinale Zen.
Non si può dialogare con Pechino.
Oltretutto, l'accordo non è mai stato divulgato.
Forse, esso può essere contestato?
Forse, il Papa avrà veramente pensato che piuttosto che lasciare i fedeli cinesi in balia del regime sarebbe stato meglio un accordo imperfetto che avrebbe permesso a Roma di mantenere un'influenza sul controllo della Chiesa cinese?
Se fosse così, con tutto il rispetto per il Santo Padre, nel fare questo accordo potrebbe essere stato commesso un errore frutto dell'ingenuità.
Il regime cinese non ha mai cambiato pelle.
Esso è rimasto sempre totalitario.
Ringrazio l'amico Morris Sonnino dello screenshot.
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