Ringrazio l'amico Morris Sonnino che mi ha segnalato la prima pagina del quotidiano "Libero" con il titolo che recita "La verità sul 25 aprile". Io sono perfettamente d'accordo con chi dice che il 25 aprile sia una ricorrenza divisiva.
Oramai, il fascismo non c'è più.
Non ha più senso continuare a fare aleggiare lo spettro del pericolo fascista.
Usare una ricorrenza che dovrebbe essere una festa nazionale per un proprio scopo politico è fuori dal tempo e dunque ci si deve chiedere se sia il caso di continuare a celebrarla.
Non si può, per esempio, criminalizzare chi aveva un nonno, il padre o uno zio repubblichino che va a portare i fiori alle tombe dei propri cari.
Un atto di pietas humana (e, per chi crede, come me, di caritas christiana) deve sempre essere fatto, se si è uomini.
Inoltre, portare i fiori alle tombe dei propri cari repubblichini sepolti in esse non significa essere per forza di cose simpatizzanti del fascismo, il quale non esiste più.
Oltretutto, noi italiani siamo stufi di vedere dei politici che litigano su dei fatti accaduti ottant'anni fa.
Ci sono problemi ben più urgenti e seri.
Penso alla disoccupazione.
A questo punto, la risposta alla domanda da me posta nel titolo è evidente: il 25 aprile è divisivo.
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