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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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giovedì 20 maggio 2010

UNITA' D'ITALIA, PROCESSO NECESSARIO MA...




Cari amici ed amiche.




Anch'io esprimo un commento sull'unità del nostro Paese.

Sono passati 150 anni da questo processo che formò il nostro Paese e sono ancora molti i dibattiti e le critiche su di esso.
Io provo a dare una mia interpretazione.
L'unità d'Italia fu un processo necessario.
Con la caduta dell'Impero Bizantino (1453) e la scoperta dell'America (1492), il bacino del Mediterraneo iniziò a perdere la centralità nelle rotte della navigazione.
L'Italia (che dalla metà del VI secolo era divisa) diventò così una terra in balia degli stranieri e sotto la costante minaccia dei Turchi che avevano il progetto di conquistare Roma e di fare una moschea al posto della basilica di San Pietro.
Quindi, l'Italia fu il ventre molle dell'Europa e fu terra di guerra e di conquista per Spagnoli, Francesi e Tedeschi.
Il caso della calata dei lanzichenecchi a Roma (1527) fu eclatante.
Inoltre, gli Inglesi assunsero il controllo delle rotte commerciali e dominarono sul commercio di prodotti d'uso, come lo zucchero.
Quindi, le navi inglesi iniziarono ad entrare con una certa spregiudicatezza nel Mediterraneo.
Nei secoli XVIII e XIX l'Italia fu in balia di tutto ciò ed isolata dalle importanti rotte del commercio.
Quindi, il processo di unificazione fu necessario per porre fine a tutto questo e per avere un forte Stato al centro del Mediterraneo.
Però, questo processo non si sviluppò bene.
In realtà, esso non fu un "processo naturale di unificazione" come lo Zollverein tedesco del 1834.
Fu un "processo forzoso" portato avanti dal Regno di Sardegna (Piemonte) e dalla Spedizione dei Mille promossa da Giuseppe Garibaldi (1860) che non tenne di molti aspetti della situazione reale.
Le varie realtà italiane erano tra loro troppo diverse ed i tredici secoli di divisione accentuarono queste differenze.
Questo "processo forzoso" ebbe delle conseguenze negative.
La prima riguardò lo scontro con la Chiesa cattolica.
Infatti, la tradizione cristiana di tutti gli Stati italiani sarebbe stata un buon collante per un processo unitario.
Invece, chi volle l'unificazione del nostro Paese si mise contro la Chiesa. Pensiamo alle leggi del 1850 , dette anche "leggi Siccardi", del Regno di Sardegna.
Pensiamo a Garibaldi che defini Papa Pio IX "un metro cubo di letame" .
Pensiamo anche all'erezione della statua (voluta da Ettore Ferrari) che ritrae Giordano Bruno e che si trova in Piazza Campo de' Fiori a Roma.
In origine si volle fare la statua con il dito puntato contro il Vaticano.
Fu una provocazione anticlericale (ed anticattolica).
Il processo unitario fu fatto contro la Chiesa.
La seconda conseguenza negativa fu l'organizzazione centralista del nuovo Stato italiano che, nei suoi primi anni, vide una prevalenza di elementi piemontesi.
Da ciò venne fuori una politica poco sensibile ed incapace di capire i problemi del Sud.
Questo "vulnus centralista" venne portato avanti anche dal Fascismo.
Quindi, l'Italia fu unita con un processo che andava contro la sua natura.
Sarebbe stato più corretto che il processo unitario fosse avvenuto con un metodo più graduale, magari incominciando dall'unione doganale fino ad arrivare ad un patto federativo tra gli Stati italiani, proprio come fece la Germania.
Inoltre, si sarebbe dovuta creare una "laicità positiva", una laicità che non avrebbe dovuto essere contro la Chiesa ma che, al contrario, avrebbe rinvedicato per la religione un suo spazio nella vita pubblica.
Oggi, noi dobbiamo riflettere.
Certamente, sono d'accordo con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (nella foto) quando affermò che coloro che hanno velleità secessioniste fanno un salto nel buio.
Però, serve una revisione di tutto il sistema.
Oggi c'è ancora la "Questione meridionale" , che è bene illustrata anche nel libro scritto da Antonio Gomes (e che ho avuto il piacere di leggere) "Sentimenti politici di un ragazzo".
Accanto alla "Questione meridionale" ve n'è una "settentrionale", ossia di un Nord che produce e che è vessato da un'eccessiva pressione fiscale e che dallo Stato riceve meno soldi.
E' logico che l'equilibrio rischia di spezzarsi.
Servono quindi delle serie riforme, prima tra queste il federalismo.
Ne va del futuro del nostro Paese.
Cordiali saluti.







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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".