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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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martedì 11 maggio 2010

PALAZZO TE, ARTE E MISTERO




Cari amici ed amiche.





Se venite a Manatova, oltre il Palazzo ducale, il Duomo, la Sinagoga Norsa, la Rotonda di San Lorenzo, il Palazzo d'Arco e la Basilica di Sant'Andrea, visitate il Palazzo Te.


Esso fu edificato su un'isola lacustre tra il 1525 ed il 1534 su commissione del duca Federico II Gonzaga.


Il nome deriva dal luogo chiamato Tejeto (ossia "luogo delle capanne").


Quest'opera fu fatta da Giulio Romano.


Il Palazzo Te ricorda le antiche ville romane. E' a pianta quadrata un'esedra sul lato orientale. Grazioso è il bugnato all'esterno.


I suoi portici sono sostenuti da colonne tuscaniche ruvide.


Belle sono le decorazioni degli ambienti.


Molto graziosa è la "Loggia d'onore", con affreschi che raccontano la storia biblica di re Davide.


Tra le sale, non sono da perdere la "Sala dei Cavalli" (i cui affreschi mostrano i cavalli della scuderia dei Gonzaga), la "Sala di Amore Psiche" (il cui tema degli affreschi è il mito di Amore e Psiche), la "Sala delle Aquile" (sulla cui volta è affrescata la storia della caduta di Fetonte), la "Sala dei Cesari" (con i bassorilievi) e la "Sala dei Giganti".


Quest'ultima (nella foto) mostra la storia della caduta dei Giganti dall'Olimpo.


E' molto bella ed ha un soffitto a cupola. In origine non aveva finestre e l'unica luce fu quella del caminetto.


I suoi affreschi narranno della caduta dei Giganti dal Monte Olimpo. E' chiaro il riferimento all'imperatore Carlo V.


I personaggi sono tutti disposti su una spirale che parte dalla base dei muri e finisce al centro della volta, ove è raffigurato Giove che scaglia i fulmini contro i Giganti che sono schiacciati dagli edifici che crollano.


Incise sulle pareti questa sala, sui disegni sono state trovate delle scritte particolari, alcune esoteriche.
Una di queste è il monogramma di Cristo, ossia "IHS" (Iesus Homini Salvator) e un'altra recita "Hic fuit rex Mathias" (Qui fu re Mattia), anche se non risulta che l'imperatore Mattia II d'Asburgo (1557-1619) fosse mai venuto a Mantova.
Oltre a ciò, altri luoghi hanno cose "misteriose".
In uno dei loggiati vi sono affreschi con geroglifici egizi. Secondo il pensiero rinascimentale, il geroglifico è la lingua di Dio.
Inoltre, il luogo più caratteristico è la Grotta. Questo ambiente, usato come stanza da bagno. era decorato con conchiglie e giochi d'acqua, che oggi non ci sono più.
In realtà, pare che questo luogo avesse avuto a che fare con Vincenzo I Gonzaga e la sua mania dell'alchimia, cosa di cui ho parlato nel post http://italiaemondo.blogspot.com/2010/05/alchimia-la-radice-della-chimica.html.
Lì pare che ci fossero stati molti alchimisti.
La simbologia della stanza lo dimostra.
Il Palazzo Te è un vero e proprio libro sulla mantalità del Rinascimento, con tutte le sue contraddizioni.
Cordiali saluti.

1 commento:

  1. Caro Antonio,
    mi ha attirato quel che hai detto sul conto di Vincenzo I Gonzaga con la sua mania dell'alchimia.

    Di fronte all'affresco di Giulio Romano del Palazzo Te, La caduta dei Giganti, in basso a sinistra, appare su un arco abbattuto una iscrizione latina, probabilmente aggiunta nel XIX secolo, che riporta un verso di Stazio: [QUAENAM SPES] HOMINUM TUMIDAE POST PRAELIA PHLEGRAE, la cui traduzione recita: [Quale speranza] agli uomini dopo gli assalti della ribelle Flegra? E’ utile puntualizzare che Flegra è citata nelle fonti come la regione della Macedonia prossima all’Olimpo, luogo in cui i Giganti vennero fulminati da Giove.
    Tuttavia rimane intatta la porta al centro, tutta scura (quando è chiusa).
    L’assalto dei Giganti all’Olimpo e la punizione di Giove in un diluvio di pietre e massi, è una convincente allegoria che allude alla caduta degli angeli ribelli a Dio. Dunque quella porta oscura e tenebrosa è come lì pronta per un luogo eterno di pena secondo la concezione cristiana. Mai ci sarà per chi vi entra la luce divina.
    Nondimeno quella porta può anche rivelare il mondo dell'occulto cui accedono gli iniziati alle arti occulte, appunto. L'alchimia da essi praticata permette loro di trasformare il piombo in oro, e ottenere la pietra filosofale, l'elisir di lunga vita, come a ritentare scalate titaniche verso un indefinibile Olimpo per diventare dei.
    Ma resta l'enigma del come un occultista possa valicare la porta infera e rimanere indenne al cospetto del "Guardiano della Porta" e così ottenere di essere un dio, ovvero ottenere di realizzare la Pietra Filosofale (nell'inferno di Dante è valicare il "pertugio")
    Ebbene, se non vado errato, perché mi debbo fidare di una foto, quella dell'affresco di Romano in esame, è proprio la geometria della porta dell'occulto in questione, non diversa da quella dell'Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri, a svelarci il supposto enigma.
    Ma a cosa ci porta conoscere la geometria della porta? Ci conduce a cogliere il segno della visione della Bellezza, ovvero del suo attributo che è l'Armonia e così amare la Vergine degli occultisti e unirsi con lei nelle cosiddette Nozze Mistiche dagli iniziati all'Arte Regia.

    Si è capito che la via della geometria è la stessa cui allude Dante nella sua Commedia che è quella del matematico che si preoccupa di ottenere la quadratura del cerchio. Cosa impossibile ma lo è invece la proporzione aurea cui si allestiva lo scheletro grafico d'impostazione dei dipinti del Rinascimento. E come si sa questa proporzione aurea, nota anche come sezione aurea non è difficile ottenerla con una geometria che si insegna nelle suole medie.
    Nel nostro caso la porta dell'affresco in esame, è un rettangolo la cui larghezza è la metà dell'altezza. Questa figura geometrica è speciale perché ci permette di risalire alla sezione aurea.
    Come procedere per il calcolo:
    1 - Indichiamo con a il lato maggiore del rettangolo in causa (l'altezza della porta), b il lato minore e d la diagonale;
    2 – mettiamo che a = 2 e b = 1, come risulta in effetti la porta dell'affresco in esame;
    3 – col teorema di Pitagora risulta che d = √5;
    4 – la formula della sezione aurea è φ = (1 + √5) / 2;
    5 – dunque la sezione aurea in relazione al rettangolo in esame è φ = (b + d) / a che risulta uguale a 1,618...
    1,618... è il segno matematico dell'Armonia che porta alla visione del creato attraverso la sua virtù fondamentale, la Bellezza. Coglierne la visione è ottenere di far violenza ai cieli poiché essi amano esserlo.
    Ora ci si rende conto che il rettangolo, del vano della porta dell'affresco di Romano, si rifà al mattone dei costruttori dell'antico Egitto, noto come "cubito reale".
    Questo ci porta a dar retta a Erodoto quando scrive che «quasi tutte le denominazioni degli dei vennero in Grecia dall’Egitto». E precisa che solo pochi nomi fanno eccezione.

    Cordialmente,
    Gaetano Barbella
    http://www.webalice.it/gbarbella/

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Ringrazio un caro amico di questa foto.