Su "Atlantico Quotidiano" vi è un articolo di Federico Punzi che è intitolato "Regime green: non solo auto e case, arriva la pianificazione alimentare".
Ne riporto questo stralcio:
"Se ci fate caso, i militanti ambientalisti protagonisti di gesti eclatanti e vandalici non parlano mai delle politiche climatiche già in vigore, o in via di approvazione e implementazione, e del loro impatto. Anche nelle loro presenze televisive, quando i conduttori o gli altri ospiti cercano di portarli su argomenti concreti, ripetono come un mantra la lezioncina sulla crisi climatica e una sola richiesta al governo: cancellare i sussidi alle fonti fossili. Di tutto il resto non parlano, eludono le domande.Questa strategia comunicativa è coerente con la loro funzione diversiva, di cui abbiamo parlato qui su Atlantico Quotidiano. La presenza chiassosa di questi movimenti estremisti nel dibattito pubblico fa apparire “moderate”, e quindi più accettabili, le politiche climatiche che vengono imposte a tutti i livelli istituzionali – europeo, nazionale, locale – le quali hanno invece un impatto enorme sulle nostre vite già oggi, e ancor più nel prossimo futuro, in quello che sembra sempre più, soprattutto in Europa, un vero e proprio “regime” green.
L’Unione europea si è data l’obiettivo della decarbonizzazione entro il 2050 e di una riduzione del 55 per cento delle emissioni già nel 2030, praticamente domani. E coerentemente sta approvando legislazioni draconiane in molteplici ambiti. Non solo su auto e case, di cui si è parlato e si sta parlando molto.
Carne e pesce sotto attacco
Ad essere colpite anche le nostre scelte alimentari. L’attacco è violentissimo e a tenaglia, sia sul lato dell’offerta che della domanda.
Sul primo, si mira deliberatamente ad un taglio drastico dei capi di bestiame e del pescato: sarebbero fuori legge il 60 per cento degli allevamenti e perderemmo 3 mila pescherecci (un ulteriore 25 per cento dopo il 33 per cento delle imprese già scomparse negli ultimi trent’anni), per effetto del bando della pesca a strascico che interessa i 2/3 del pescato nazionale".
Oramai, siamo di fronte ad una trasformazione dell'Unione Europea in una sorta di "Unione Sovietica 2.0".
Il regime europeo è sempre più simile ad un regime socialista ad economia pianificata.
I governi nazionali non hanno più una vera sovranità.
Quello che Bruxelles decide deve diventare legge.
Questa è la triste realtà.
Le politiche dell'Unione Europea minano il diritto di proprietà e quello di mobilità, con le politiche sulle case e sulle auto.
Queste politiche sono note.
Oltre a ciò, l'Unione Europea mina anche il diritto di alimentarsi coi prodotti della propria terra e coi le specialità alimentari tradizionali, in nome di un "cibo globale" che va bene per tutti.
Questa è una realtà veramente triste.
Questa Unione Europea vuole che si mangino le stesse cose da Tallinn a Lisbona e dalla Lapponia alla Sicilia.
Oramai, questo è un dato di fatto.
Come l'Unione Sovietica voleva russificare nazioni come la Lettonia e la Lituania, così l'Unione Europea vuole cancellare le identità dei popoli.
Le identità dei popoli sono date anche dai cibi che essi mangiano.
Per esempio, la cucina tedesca mette insieme cibi dolci e salati ed usa carni di maiale e di bovino insaccate e quella nostra si rifà alla dieta mediterranea.
Dunque, le tipicità rappresentano le identità dei popoli.
Purtroppo, questo non piace ai burocrati di Bruxelles, i quali vogliono uniformare ogni cosa.
Così, essi vogliono imporre una pianificazione alimentare e lo faranno in nome della lotta al riscaldamento globale.
Stiamo andando verso un "socialismo alimentare"?
I cittadini europei si renderanno conto di ciò?
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