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sabato 27 agosto 2011

MALTA E LA SICILIA





















Cari amici ed amiche.

Questo articolo è dedicato a tutti coloro che mi seguono da Malta, compreso l'amico Ivan Vassallo, che con i suoi articoli scritti sul giornale "Papalepapale" mi dà dei buoni spunti per fare i mei, qui su questo blog.
Tra Malta e la Sicilia esiste un legame storico e culturale. Pensiamo già alla lingua maltese. Secondo alcuni, pare che sia di origine fenicia ma in, realtà, le sue origini risalgono al dialetto siculo-arabo. Il ceppo di questa lingua è semitico ma dentro di sé ha molte parole siciliane. Però, vi sono tante altre caratteristiche che accomunano la Sicilia a Malta. Una di queste è la storia. Tra Sicilia e Malta ebbero dominazioni comuni. Pensiamo ai Fenici, che tra l'VIII secolo BC ed il 241 BC dominavano la Sicilia. Nel 1000 BC, essi avevano già colonizzato Malta. Nel 736 BC Malta fu occupata dai Greci che la chiamavano Melita. I Greci ebbero anche parte della Sicilia e del Sud Italia. Poi, vennero i Romani ( che conquistarono Malta nel 218 BC), i Vandali (che dal 440 AD iniziarono a fare incursioni in Sicilia) ed i Bizantini. Nel IX secolo AD, gli Arabi conquistarono sia Malta e sia la Sicilia. Come fecero in Sicilia, gli Arabi introdussero a Malta la coltivazione degli agrumi e del cotone. Fu nel Medio Evo che, però, Malta e Sicilia furono legate. Nel 1061, i Normanni arrivarono in Sicilia e tolsero l'isola agli Arabi. Nel 1091, avvenne lo stesso a Malta. In seguito si succedettero gli Svevi e gli Angioini e gli Aragonesi (1284). In pratica, seguì lo stesso destino della Sicilia. Furono signori di Malta i Conti di Modica, Manfredi III di Chiaromonte, e Bernardo Cabrera, all'inizio del XV secolo AD. In questo periodo nacque tanta parte della nobiltà maltese. Dopo essere stati cacciati da Rodi (in seguito all'invasione dei Turchi nel 1530) i Cavalieri di San Giovanni (o Ospitalieri) affittarono l'isola, divenendo Ordine di Malta. Quest'isola divenne un importante avamposto cristiano al centro del Mare Mediterraneo. Nel 1565, a Malta venne respinto un attacco da parte dei Turchi. Questi ultimi (che erano governati dal sultano Solimano il Magnifico) decisero di dare seguito ad una fatwa (decreto religioso islamico) che prevedeva la conquista di tutti i territori che erano stati del califfato arabo. Tra questi, vi erano proprio la Malta, la Sicilia e la Spagna. Quindi, possiamo dire che da Malta, forse, nacque quell'idea che si concretò nella Battaglia diu Lepanto del 1571, battagli che, manco a dirlo, partì dalla Sicilia, da Messina. Infatti, se andate a Messina non mancate di vedere la statua di don Giovanni d'Austria, uno degli artefici di tale battaglia.
Nel 1798, Malta cadde in mano a Napoleone Bonaparte. I Maltesi non accettarono il dominio dei Francesi, anche a causa dell'ostilita verso la Chiesa cattolica che questi ultimi avevano. Il Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda ed il Regno di Sicilia mandarono aiuti contro i Francesi che vennero sconfitti. E così, Malta e la Sicilia si separarono poiché la prima finì in mano agli Inglesi.
Tuttavia, il legame tra queste due isole rimase.
Sebbene Malta fosse passata in mano all'Impero Britannico (1814 AD), con la Sicilia mantenne un legame. Infatti, gli Inglesi erano molto interessati anche alla Sicilia. Basti pensare alle numerose famiglie inglesi che si stabilirono in Sicilia. Pensiamo alla famiglie dei Withaker e degli Ingham, che divennero famose per avere inventato il vino Marsala. Di queste famiglia scrissi in un precedente articolo, quello intitolato "Storia di una famiglia inglese in Sicilia" . A Palermo vi è anche una chiesa anglicana, la "Holy Cross Church". Quindi, possiamo supporre che gli Scambi tra Malta e la Sicilia fossero stati frequenti.
Agli inizi del XX secolo, ci fu un forte irredentismo maltese che era favorevole all'unificazione di Malta al Regno d'Italia. Gli Inglesi reagirono. Con l'avvento del fascismo, gli Inglesi osteggiarono sempre di più l'italofilia maltese. Nel 1930, la flotta mediterranea inglese fu spostata ad Alessandria d'Egitto, per via della vicinanza di Malta all'Italia. I Maltesi si fecero valere durante la II Guerra Mondiale tanto che re Giorgio VI di Gran Bretagna insinì l'isola con la Croce. Dal 1934, l'italiano non fu più lingua ufficiale a Malta e, dopo la sanzioni lanciate contro l'Italia nel 1935, gli Inglesi cercarono di deitalianizzare i Maltesi. Ciò culminò nella II Guerra Mondiale, con l'uccisione dell'irredentista Carmelo Borg Pisani da parte dei militari britannici.
Nonostante tutto ciò, Malta restò legata all'Italia e, in particolare, alla Sicilia.
Pensiamo ai bei monumenti in stile barocco. Nella foto in basso, vi è un'immagine di un particolare di una chiesa della capitale di Malta La Valletta. Avevo usato questa foto nell'articolo intitolato "I simboli del'Italia unita". Ora, l'epoca barocca è ben anteriore al 1861. Eppure c'era già la coscienza di un'Italia unita e di un legame tra Malta e l'Italia. Questo dimostra che a Garibaldi non dobbiamo nulla e che, forse, la mitizzazione delle sua persona potrebbe essere pura propaganda. Inoltre, nel Convento dei Carmelitani a Mdna vi è un blasone del Regno di Sicilia così come ad Haz Zebbug vi è una chiesa barocca, la cui costruzione fu finanziata da un certo Filippo detto il "Catanese". Le sue linee orizzontali ricordano chiese come la cattedrale di Noto. Lo stile barocco siciliano si distingue da quello romano. Quest''ultimo ha uno sviluppo verticale. Ringrazio sempre l'amico Ivan Vassallo per le informazioni che pubblica su Facebook. Inoltre, come in Sicilia, anche a Malta vi sono leggende e superstizioni particolari. In un mio precedente articolo, parlai di quello che accadde a Galati Mamertino (Messina) con la statua di San Giacomo Maggiore Apostolo. L'articolo è intitolato "Da Buenos Aires alla Sicilia, l'arte e la devozione" .
Nella foto di sopra vi è raffigurata una foto di una pagina del libro intitolato "Il Mondo dell'incredibile" (della Selezione del Reader's Digest) che mostra una foto della chiesa di Mosta (Malta) che ha gli orologi dei due campanili che segnano ore diverse. Questo fu fatto per ingannare il diavolo, secondo la credenza.
E' proprio vero, tra Malta e la Sicilia vi è un legame antico che non deve essere mai spezzato. Questo legame è rappresentato dalla cultura e dall'attaccamento alla propria tradizione religiosa.
Noi del Nord Italia abbiamo qualcosa da imparare tanto dai Maltesi tanto dai Siciliani, poiché tante cose le abbiamo perse.
Mi viene in mente quanto succede qui a Roncoferraro, in Provincia di Mantova. Qui da noi, infatti, non si fa più la processione di San Giovanni Battista, il Santo Patrono di Roncoferraro, perché, secondo la gente, la statua che lo ritrare sarebbe pesante.
Ora, a Galati Mamertino, la processione di San Giacomo Maggiore Apostolo si fa. La statua di quel Santo è molto più pesante. Per portarla servono sei persone per ogni braccio della portantina. Quindi servono ventiquattro uomini. Infatti, i bracci della portantina sono quattro. Durante la mia recente permanenza a Galati Mamertino (di cui parlai nell'articolo intitolato "Il mio viaggio in Sicilia") ero capitato proprio nella processione di San Giacomo. Durante una sosta mi ero avvicinato ad osservare la statua ed ero andato a toccarla. Avevo fatto questo sia per devozione e sia per appurare che quanto si diceva riguardo al materiale e alla pesantezza della statua era vero. Avevo avuto la conferma. La statua di San Giacomo pesa tanto. Tenete conto che la statua è adornata da una pesante vara.
Ora, la statua di San Giovanni Battista è una piuma, se confrontata con quella di San Giacomo Maggiore Apostolo, e non ha nemmeno una vara che l'adorna. E' chiaro che diceria riguardo alla sua pesantezza sia solo una scusa per non fare la processione. Se i roncoferraresi mettessero la stessa passione che mettono quando fanno la "Festa del Pesce" o quando hanno fatto i festeggiamenti del 150° anno dell'Unità d'Italia nella festa dedicata a San Giovanni Battista (con tanto di processione)...farebbero un bene a loro stessi e agli altri.
Del resto, San Giovanni Battista venne prima di Giuseppe Garibaldi.
Una realtà che dimentica la propria cultura, anche religiosa, è destinata a soccombere.
In questo, come i Siciliani, i Maltesi ci battono. Rispetto alla Sicilia, noi saremmo vincenti sul piano industriale ma soccombiamo sul piano culturale. Un popolo che è ignavo di fronte al declino della propria cultura e alla dimenticanza delle proprie radici è destinato a perdere.
Cordiali saluti.




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