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domenica 8 ottobre 2023

Guerra in Israele: le responsabilità di una situazione difficile


Su "Atlantico Quotidiano" vi è un articolo di Federico Punzi che è intitolato "L’Iran dietro Hamas, il tradimento di Biden e il rischio scontro finale". 

Ne riporto questo stralcio:

"Ma la chiave di lettura principale è a Washington. L’orribile attacco di Hamas di ieri è il frutto avvelenato di 33 mesi di appeasement dell’amministrazione Biden con Teheran. Appena in carica il Team Biden ha riesumato la politica di riallineamento di Obama, secondo cui gli Stati Uniti collaborano con l’Iran, allontanandosi dagli alleati storici della regione, Israele e Arabia Saudita, al fine di “trovare un equilibrio di potere più stabile che renderebbe il Medio Oriente meno dipendente dall’interferenza diretta o dalla protezione Usa”.

Le parole sono di Robert Malley, capo negoziatore di Obama per l’accordo sul nucleare iraniano del 2015 e uno dei teorici del riallineamento. Lo stesso Malley oggi sotto indagine per aver contribuito a introdurre una rete di spie iraniane al più alto livello del governo Usa, dal Dipartimento di Stato al Pentagono – lo scandalo “Malleygate” che l’amministrazione Biden sta cercando disperatamente di insabbiare e di cui già abbiamo parlato su Atlantico Quotidiano"
.

Ci sono delle responsabilità gravi di alcuni soggetti riguardo alla situazione che c'è in Israele.
La prima è dell'amministrazione americana del presidente Joe Biden, il quale ha fatto un vero e proprio appeasement verso gli iraniani.
Questi ultimi sono sospettati di avere finanziato e sostenuto Hamas.
Biden ha anche contribuito a delegittimare il premier israeliano Netanyahu.
Basta ricordare le espressioni del presidente americano contro il premier israeliano.
Biden si è unito (di fatto) a quella sinistra israeliana che ha contestato Netanyahu con manifestazioni di piazza e scioperi.
Questo ha creato divisioni nella società israeliana e ha destabilizzato tutto il Paese.
Un Paese con un governo delegittimato è più debole. 
Anche l'Unione Europea ha le sue colpe.
Anche se ha condannato Hamas come organizzazione terroristica, l'Unione Europea non si è sempre mostrata vicina agli israeliani. 
Basta ricordare l'alto rappresentante dell'Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell, il quale in passato non ha mostrato simpatie per Israele.
Anche chi l'ha preceduto, Federica Mogherini, era politicamente distante da Israele, vista anche una foto di gioventù che la ritrae con Yasser Arafat.
Non parliamo dell'ONU e di tutte le volte in cui si è espressa contro Israele.
Tutto questo ha favorito la situazione attuale.
Ora, si rischia anche l'escalation. 

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