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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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giovedì 22 marzo 2012

COME AVREBBE POTUTO ESSERE LA VALLE DEI SIGNORI AL TEMPO DEI CATARI?





Cari amici ed amiche.


Come avevo promesso, torno a parlare di Roncoferraro, degli ebrei e dei catari.


per vedere la Valle dei Signori, la zona umida dell'attuale Comune di Roncoferraro (che si trova in Provincia di Mantova) in cui nel Medio Evo potrebbero avere trovato rifugio gli ebrei ed i catari che provenivano dalla Provenza.

Ne avevo parlato più volte, in vari articoli, come quello intitolato "La Provenza, i catari e Roncoferraro", http://italiaemondo.blogspot.it/2011/12/la-provenza-i-catari-e-roncoferraro.html.

Ora, la settimana scorsa, durante una mia saltuaria esperienza lavorativa (in cui facevo del volantinaggio) mi sono recato sul posto.

Di sicuro, oggi la zona è molto diversa rispetto al Medio Evo.

In buona parte, essa è stata bonificata.

Tuttavia, tenendo conto del fatto che molte strade attuali siano stata costruite su quelle antiche, si può avere un' idea di come avrebbe potuto essere la zona.

Essa è appartata rispetto all'attuale ex-Strada Statale 482 "Ostigliese" ma non è nemmeno troppo distante da essa.

Il Mincio di secoli fa non era imbrigliato dagli argini ma aveva un alveo più ampio e caratterizzato da isolotti.

Spesso si impaludava.

Inoltre, non c'era il canale "Fissero-Tartaro", che è chiamato anche "Canal Bianco".

Ancora oggi, se si guarda il canale Barbassola, un canale che parte da Castel D'Ario e attraversa il Comune di Roncoferraro, entrando nella frazione di Barbassolo, il cui nome (guarda caso) deriva dal gallico "borba", ossia pozza fangosa, si nota che esso è di fatto una palude, ed arrivando a Barbasso, il cui nome potrebbe avere la stessa etimologia.

L'alveo del canale è ampio e le sponde sono basse.

Ora, tendo conto di quanto affermato, i catari (come gli ebrei) potrebbero avere trovato un ricovero in quella zona.

Era una zona accessibile dalla via principale e allo stesso tempo appartata rispetto ad essa.

Inoltre, essa era abbastanza distante dalla città di Mantova.

Quindi, coloro che stavano lì avrebbero potuto resistere ad un attacco da parte della città.

Quindi, potrebbero essere stati loro i primi ad avere fatto un insediamento in quella zona che, forse a causa del pericolo di malaria, potrebbe essere stata una "terra di nessuno" per un lungo periodo.

Questa cosa, ricorda la vicenda di Villa Montedomini, nelle Marche (http://italiaemondo.blogspot.it/2012/03/villa-montedomini-un-mistero.html), di cui ho parlato qualche giorno fa.


Guarda caso, anche intorno a Villa Montedomini ci sono leggende di eresie, di comunità religiose e di cavalieri Templari.

Termino con una mia poesia.

Con essa rendo omaggio anche al poeta Tonino Guerra, che ieri è scomparso.

Questo è il testo:






LA VALLI DI LI SIGNURI




D'historia palora...accussì avi a cantari...

unni Sarca chì fù lu ciumi Padus si faci...

chissa terra mantuana certu avi a cuntari...

et una si faci cù l'acqua et accussì staci...

et limu ibi faci da la terra d'Ariu chì veni lu Barbassola...

ma fangu sulu ùn hè 'n chistu locu...

picchì di lu Testamentu Anticu vinniru li mercanti...

forse da la terra di Carcassona...comu chiddi chi ficiru Sarvaturi...

Michael l'arcancilu et si dissiru comu iddu santi.

et forse l'oru ibi purtarunu et accussì nascìu la Valli di li Signuri.




Forse, la "Valle dei Signori" fu tale proprio per la presenza di ricchi mercanti catari ed ebrei.

Tenete conto del fatto che il termine "valle" derivi dal latino "vallum", che significa "terrapieno".

Forse, proprio questi ebrei e questi catari potrebbero avere bonficato la zona.

Termino, invitandovi a leggere questo articolo initolato "Catarismo", seguendo il link http://mescladis.free.fr/ITALIANO/catarismo.htm.
Cordiali saluti.











Intervista a Elena Manetti. Giovani e omologazione: la grafologia come strumento sociologico

Cari amici ed amiche.

Leggete questa intervista dell'amica Irene Bertoglio alla Vice-presidente e docente ARIGRAF di Roma Elena Manetti:

"Diplomata a Parigi dalla Société Française de Graphologie, docente di materie letterarie nelle scuole superiori, docente in corsi di aggiornamento per insegnanti, vice-Presidente e docente ARIGRAF Roma, è anche fondatrice di ARIGRAF Milano. Ha ricoperto inoltre la carica di Presidente dell'A.G.P. (Associazione Grafologi Professionisti) negli anni 2001 e 2002. Relatrice in congressi nazionali ed internazionali, per la RAI ha condotto una rubrica su "Letteratura Italiana e Grafologia", in onda su Radiouno. Direttore responsabile della rivista specializzata "Stilus - percorsi di comunicazione scritta". Condirettore didattico del Master in Grafocounseling della scuola di psicoterapia ASPIC. Autrice di innumerevoli pubblicazioni in riviste specializzate e monografie.


Fra le più importanti ricordiamo:


"Espressione della musica e della grafia nel barocco italiano: Monteverdi, Frescobaldi, Giovannelli", Giuffrè Editore, 1997
"Compatibilità di coppia nella clinica applicata", Franco Angeli, 1997
"Identità, scrittura e segni" (coautrice con Anna Rita Guaitoli), CEDIS, Roma 2005
"Scripta et sona", Pioda editore, 2008
"La nostra scrittura, un test per riconoscersi" (coautrice con Nicole Boille), Sovera edizioni, 2010.


Irene Bertoglio: Come è nata la passione per la grafologia?



Elena Manetti: Non ricordo nemmeno quando è nato l’interesse per la scrittura. Penso di averlo sempre avuto e di avere sempre amato lo scrivere a mano, il tracciare le lettere una dopo l’altra, quasi un disegno. Personalmente ho sempre cercato di scrivere in modo che mi piacesse e, da subito, ho notato, fin da piccola con i miei compagni di scuola elementare, la chiara attinenza tra il modo di scrivere e la personalità, per quello che potevo concepire, dello o meglio della scrivente, visto che ai miei tempi le classi elementari erano rigorosamente divise in maschi e femmine. In altre parole la scrittura “simpatica” corrispondeva perfettamente alla mia compagna simpatica, e così la scrittura “da secchiona”, troppo rifinita e pulitina, la scrittura “antipatica”, troppo grande, invadente o infiorettata, o la scrittura delle compagne con problemi e disagi, disordinate, non evolute ecc. Era un esercizio assolutamente spontaneo che sviluppava un modo di decodificare segnali di personalità. Come ognuno di noi riesce, con l’esperienza e l’intuito innato, a decodificare il valore di un sorriso, spontaneo, tirato o falso. Nessuna scrittura è uguale ad un’altra e si evolve e cambia con la nostra stessa evoluzione e cambiamento e rivedere, per fare un esempio, la nostra stessa scrittura di quando eravamo bambini o adolescenti o di momenti significativi della nostra vita ci emoziona al di là del contenuto, perché e la nostra stessa viva immagine di allora che rivediamo e i nostri muti dialoghi emozionali continueranno fino a che continuerà ad esistere quel particolare documento. L’interesse per la scrittura è continuato anche durante i molti anni di insegnamento di lettere: notavo, come insegnante attenta anche ai problemi degli allievi, le differenze nelle loro scritture e i loro disagi che si manifestavano con scritture incomprensibili, puerili, troppo piccole o troppo grandi, serrate o paffute ecc. Avevo fatto, senza alcuna competenza, un’automatica classificazione di disagi e di problemi, fino a che ho deciso di definire il mio interesse in uno studio sistematico, mi sono iscritta ad una scuola di grafologia, ho fatto, con grande passione, il triennio proposto e l’esame finale, che alla mia epoca avveniva solo a Parigi, con commissione francese e con una enorme selettività (su trecento candidati, ne furono bocciati duecento…)


Irene Bertoglio: Come è cambiata la scrittura dal tempi della sua giovinezza ai tempi attuali?



Elena Manetti: Appartengo alla generazione del ’68, avevo vent‘anni in quell’epoca e ho potuto quindi percorrere e vivere personalmente l’enorme cambiamento psicologico, sociale e culturale dell’Italia e del mondo. La scrittura registra fedelmente i cambiamenti socio-antropologici di una collettività: non è infatti solo la manifestazione di un’identità singola, ma definisce nel suo aspetto iconico gli archetipi che la società utilizza nelle varie forme di comunicazione e di comportamento e sottintende un modello riconosciuto da tutti, che è continuamente cambiato nel tempo modulandosi e adeguandosi ai cambiamenti sociali. Faccio spesso vedere, nei miei corsi, la scrittura degli adolescenti dei miei tempi e quella degli adolescenti di oggi: la differenza è enorme perché enorme è la differenza di struttura della famiglia e della scuola. La famiglia e la scuola di quaranta anni fa erano di tipo normativo e, in un certo modo, autoritario, governate da precise distinzioni di ruoli e basate più sulla capacità di sostenere frustrazioni e responsabilità, che sulla soddisfazione dei bisogni. I castighi erano fatti per suscitare sensi di colpa e di vergogna per l’infrazione di una regola etica assoluta che tutti erano tenuti a seguire. Gli adolescenti dell’epoca erano motivati a responsabilizzarsi, a diventare presto adulti, a cercare indipendenza e questo si svolgeva spesso all’insegna dello scontro generazionale e della ribellione. Attualmente non ci sono più sensi di colpa se non legati piuttosto all’aspetto fisico che deve essere magro, tonico, perfetto in ogni particolare (glutei, seno, pancia ecc.) e che impone quindi ore di palestra e alimentazione controllatissima: l’immagine fisica è rimasta in effetti l’unica forma di vera identità sociale. Per il resto l’imperativo categorico della famiglia e della scuola è tenere basso il livello di conflitto e questo fa considerare il mondo degli adulti, da parte dei ragazzi, non come avversari con cui confrontarsi, ma come interlocutori con cui contrattare, negoziare tutto, dal voto, alle norme, alle regole, in una situazione che diventa un complesso impasto di affetti, emozioni, attese, aspettative spesso ambigue e ambivalenti.


Irene Bertoglio: Quali sono le differenze nelle scritture degli adolescenti attuali?


Elena Manetti: Le scritture degli adolescenti di quaranta anni fa sono, già in ragazzi di diciassette o diciotto anni, incredibilmente adulte, ben strutturate, evolute e soprattutto diverse una dall’altra: più che il gruppo, contava molto l’evoluzione personale, un certo individualismo che non era narcisismo o egoismo, ma la capacità di riconoscere, con l’affrontare i conflitti, i propri limiti e le proprie possibilità. Per contro le scritture dei ragazzi dei primi anni sessanta mostrano spesso il senso di colpa e di inibizione che venivano introiettati per una società troppo esigente e spesso autoritaria. Le scritture sono quindi frequentemente piccole, ingorgate e schiacciate in zona media, più rigide e convenzionali, ma ordinate, con un’impostazione spaziale ineccepibile e secondo regole tipografiche seguite da tutti ( pagina ben strutturata, presenza di margini, buon rapporto bianco-nero ecc.) Le scritture degli adolescenti attuali sono spesso in stampatello o script, puerili-infantili, con i segni di un narcisismo adolescenziale esigente nell’affettività e velleitario (scritture basse, gonfie, grandi) e la presa di spazio è troppo piena ed invadente. Un’altra caratteristica riscontrabile nelle scritture degli adolescenti attuali è l’incredibile standardizzazione: sembra in effetti che si sia diffusa una forma di comunicazione scritta uguale per tutti e che codifica un modo di essere del gruppo stesso e proprio chi è diverso anche nella grafia, è emarginato e escluso, come riferiscono gli insegnanti. Indubbiamente tra i problemi della scrittura a mano di questa generazione c’è anche il fatto che si scrive poco, per la diffusione del computer o per l’abitudine agli esami orali o ridotti a test, ma il problema penso che possa essere più profondo: la scrittura è un test interessante perché ci fa vedere il processo di individuazione di chi scrive, l’immagine di sé, la raggiunta integrazione delle varie funzioni, la capacità di adattamento, l’autostima, la dinamica tra motivazioni e compensazioni: per questi giovani sembra invece mancare una vera identità, una rivendicazione di ruolo: è piuttosto evidente una certa dipendenza, immaturità affettiva, bisogno di farsi supportare da un gruppo e poca autonomia, ma si notano anche, a differenza delle scritture di quaranta anni fa, senso ludico e capacità di vivere al momento, doti che occorrono forse in una società tecnologica che non offre più regole, valori e sicurezze.".


Innanzitutto, faccio i miei complimenti ad Irene per l'ottima intervista.
Irene è sempre molto attenta alle tematiche.
Io penso che i giovani di oggi abbiano perso la capacità di esprimere un'"identità individuale" a vantaggio di quella "collettiva".
C'è una massificazione sempre maggiore, una massificazione dovuta anche all'espansione dei social-network.
In pratica, i giovani hanno perso l'abitudine a fare amicizia e a socializzare "sul campo", preferendo celarsi dietro ad un computer.
Qualcuno potrebbe contestarmi, dicendo che anch'io ho una pagina su un social-network.
Ciò è vero ma cerca sempre di considerare come amici nel senso stretto del termine solo le persone che conosco realmente.
Non riesco a vedere come amici veri le persone con cui sono in contatto su Facebook.
Certo stimo molte di loro, come Irene Bertoglio, Morris Sonnino, Sara Astrologo, Anna Castaldo Morville Riccardo Di Giuseppe, Francesca Padovese, Filippo Giorgianni, Stefania Ragaglia, Alessandra Spanò, Vittorio Leo ed Angelo Fazio.
A qualcuna di queste persone ho inviato qualche cartolina.
Tuttavia, non riesco a considerarle come amici in senso stretto, né a guardarle come tali, perché, purtroppo, non le conosco di persona.
Sarà anche perché ho avuto qualche esperienza personale "memorabile", per un motivo sbagliato, che mi ha reso un po' diffidente.
Certo, se qualcuna delle persone conosciute su Facebook diventasse mia amica nella realtà, non sarebbe male.
Purtroppo, questo fenomeno ha creato anche un'omologazione nella scrittura.
Scrivere, per esempio, manualmente una lettera non trasmette solo un contenuto ma anche l'identità dell'autore.
Ad esempio, la larghezza dello spazio tra una parola e quella vicina, il "ricciolo" sulla lettera "o" piuttosto che sulla lettera "a" o l'inclinazione della lettera "t", possono rivelare molto del carattere e dell'identità di colui che scrive.
Anche il codice può dire molto della persona che scrive.
Ad esempio, esso rivela il suo livello di cultura.
La scrittura, quindi, ha un doppio canale, il "contenuto", ossia quello che c'è scritto ed il "contenitore" ossia il modo in cui il contenuto è espresso.
La scrittura è intrinsecamente legata all'identità della persona che scrive.
Forse, noi dovremmo tornare alle basi, ossia usare meno il computer e di più le mani.
Cordiali saluti.

ANTICLERICALISMO E CRISTIANOFOBIA, IO NON CI STO!

Cari amici ed amiche.

Ieri, avevo pubblicato su Facebook l'articolo intitolato "Antisemitismo e cristianofobia, la feccia di questa Europa moderna, il cui link è http://italiaemondo.blogspot.it/2012/03/antisemitismo-e-cristianofobia-la.html.
L'avevo pubblicata nel gruppo "Wemustact.org", http://www.facebook.com/groups/169207819836537/255673971189921/.
Ora, un signore mi ha contestato, parlando di crimini del Cristianesimo e della Chiesa, anche ai danni degli ebrei.
Inoltre, questa persona mi ha definito "nostalgico" del fascismo e, forse, del nazismo.
Io non ci sto a farmi insultare e replico a questa persona, ricorrendo alla storia che, la smentisce apertamente.
Questa persona ha parlato di un antisemitismo endemico nella Chiesa cattolica e di massacri di ebrei voluti da essa.
La storia smentisce questa persona.
Nel XIV secolo ci furono dei massacri di ebrei.
Tuttavia, la gerarchia cattolica fu completamente estranea a ciò.
Infatti, tra il 1347 ed il 1350, ci fu un'ondata di pestilenza.
Questa ondata paralizzò la società tanto che i morti non vennero neppure seppelliti e, spesso, i preti si rifiutavano di celebrare i funerali.
Un batterio, la Yersinia pestis, mise in ginocchio tutti.
La Chiesa visse una duplice crisi.
La prima fu quella dovuta alla peste. La seconda fu quella dovuta a motivi politici.
Infatti, il Papato fu ostaggio del re di Francia ad Avignone.
Ora, di fronte alla crisi politica e alla pestilenza, la popolazione andò nel panico totale.
Ben presto, sorse un movimento, quello dei flagellanti.
Questo movimento fu, di fatto, indipendente dalla gerarchia ecclesiastica, predicava per le strade e si flagellava pubblicamente.
Questi predicatori cercarono dei capri espiatori contro cui aizzare il popolo.
Tra questi ci furono anche gli ebrei.
I flagellanti iniziarono ad aizzare il popolo contro gli ebrei, nonostante anche la Chiesa cattolica si fosse messa contro di loro.
Essa, però, fu debole.
Tutto ciò è storicamente documentato.
Vogliamo parlare dei nazisti?
D'accordo, parliamo dei nazisti!
Adolf Hitler fu contro il Cristianesimo e la Chiesa cattolica.
Egli stesso disse testualmente: "Schiaccerò la Chiesa come un rospo!".
Per Hitler, un buon tedesco non poteva essere cristiano perché essere cristiano significava essere seguace di quel Dio semita, quel Dio che i nazisti ritenevano dei deboli.
Nel 1933, Hitler ed i suoi fecero un Concordato con la Chiesa cattolica ma la loro vera intenzione non fu quella di garantire la libertà di culto dei cattolici ma, semplicemente, di sottomettere la Chiesa e di creare l'acquiescenza dei cristiani.
Hitler voleva vedere una Chiesa servile ed appiattita sulla volontà del regime.
Egli cercò di proporre un'eresia del Cristianesimo, il "Cristianesimo positivo", una sorta di neo-marcionismo pieno di dottrine false.
Egli, inoltre, ebbe anche il piano perverso di rapire il Papa, di distruggere il Vaticano e di sostituire la Chiesa con una "nazi-religione".
Anzi, una volta distrutti gli ebrei, Hitler avrebbe puntato le sue attenzioni verso i cristiani.
Inoltre, vorrei ricordare alcuni dati.
I più efferati massacri avvennero nel XX secolo.
Tra il 1915 ed il 1916, ci fu nell'Impero Ottomano il Genocidio Armeno.
Morirono più di 1.500.000 persone ad opera del sultano Abdul Hamid II prima e dei "Giovani Turchi" poi.
Durante il nazismo, morirono più di 6.000.000 di persone.
Nell'Unione Sovietica morirono più di 17.000.000 di persone.
Altri 2.000.000 di persone morirono nella Kampuchea di Pol Pot.
Potrei andare avanti all'infinito ma mi fermo qui.
In tutti questi crimini efferati il Cristianesimo non c'entro nulla!
Quel "signore" che mi ha contestato dovrebbe studiare realmente la storia, invece di farneticare e dei accusarmi di essere un nostalgico.
Se egli vuole parlare di storia, io sono pronto a discutere.
Se vuole fare della becera propaganda, allora, non dica di volere parlare di storia, perché altrimenti rischia di passare per ignorante, ossia come persona che, in nome del bieco ideologismo, ignora (o vuole ignorare) la verità.
Quel "signore" mi ricorda un po' Plutarco Elias Calles, il dittatore messicano che salì al potere nel 1924, che era un massone e che accusò la Chiesa di essere la causa di ogni male.
Per saperne di più, vi invito a seguire questo link http://www.reginamundi.info/Cristeros/presidentecalles.asp.
Anche Calles fece parecchi morti.
Quel "signore" mi ricorda anche Hitler.
Come Hitler accusò ingiustamente gli ebrei di essere la causa di ogni male, così, quel "signore" accusa noi cristiani di essere la causa di ogni nefandezza.
Vi invito a leggere anche l'articolo di un di un blog brasiliano (che si chiama "Sindivarios araxà") che è intitolato "Anticlericalismo!" ed il cui link è http://sindivariosaraxa.blogspot.it/2011/10/anticlericalismo.html.
Parlare di storia è una cosa, fare della propaganda è un'altra.
Al peggio non c'è mai fine!
Cordiali saluti.

mercoledì 21 marzo 2012

ANTISEMITISMO E CRISTIANOFOBIA, LA FECCIA DI QUESTA EUROPA MODERNA





Cari amici ed amiche.




Guardate questo orribile sito, seguendo il link
http://holywar.org/italy/txt/cogno.htm.

Esso mostra i cognomi delle famiglie che sarebbero ebraica. Ci sono cognomi di tutti i tipi, alcuni sono di origini tedesche, altri riconducono ad una regione ed altri ancora riconducono a nomi di città.

Il cognome di mia madre è Messina, anche se non mi risulta che ella sia di origine ebraica. Mia madre è cattolica, i miei nonni (che Dio li abbia in gloria) erano cattolici, come lo erano i miei bisnonni, che erano dei massari, dei latifondisti.

Comunque, ho trovato questo sito agghiacciante.

Sembra che ci sia un vero e proprio regresso culturale verso l'antisemitismo.

Purtroppo, il grave fatto di Tolosa è solo la punta dell'iceberg.

Sono sempre più frequenti, ad esempio, le scritte antisemite sui muri.

Ad esempio, tempo fa mi era capitato di girare per Castel d'Ario, Comune della Provincia di Mantova che non è lontano da casa mia.

Ad un certo punto mi è capitato di vedere graffito su un muro che recitava "Castel d'Ario ghetto" e che aveva a fianco una Stella di Davide.

Non oso pensare che i casteldariesi siano antisemiti. Anzi, essi sono brave persone (o almeno è brava la maggioranza di loro) e Castel d'Ario è un gran bel paese.

Spero che quell'odiosa scritta sia cancellata.

Inoltre, troppo spesso, c'è chi attacca Israele e, dietro il pretesto dei diritti umani, inizia a parlare lobby ebraiche.

Il clima è davvero brutto.

Esso, però, è brutto per gli ebrei come lo è per noi cristiani, guarda caso i loro parenti più prossimi.

Leggete l'articolo sul sito "Ragionpolitica.it" che è intitolato "Il nuovo decalogo: i grossolani errori di Augias e Mancuso", seguendo il link http://www.ragionpolitica.it/cms/index.php/200904061181/attualita/il-nuovo-decalogo-i-grossolani-errori-di-augias-e-mancuso.html.

Ringrazio l'amico Angelo Fazio, che su Facebook mi ha fatto trovare questo articolo.

In questo articolo si parla noto giornalista Corrado Augias che cerca di denigrare Santa Romana Chiesa, dicendo che il relativismo sia il fondamento della democrazia.

Questo è assurdo.

Dal relativismo nacquero i "mostri" come il comunismo ed il nazismo, ed anche certi eccessi del capitalismo, anche se la radice di quest'ultimo è cristiana.

Anzi, io credo che stia succedendo una cosa ben più grave.

Io penso che questa cristianofobia sia talmente forte che si cerca di distruggere tutto ciò che con Gesù Cristo ha ed ebbe a che fare.

Si dà il caso che anche l'Ebraismo sia collegato a Gesù Cristo, poiché, umanamente parlando, egli era un ebreo.

Quindi, questo antisemitismo può essere collegato alla cristianofobia.

Mi viene da citare Svetonio (70-122 AD) che scrisse nella sua opera "Le vite dei dodici Cesari" una frase che in latino recita:



" Iudaeos, impulsore Chresto, assidue tumultuantes Roma expulit "



e che tradotta in italiano recita:



"Dato che i Giudei, istigati da Cresto, provocavano costantemente dei tumulti, [Claudio] li espulse da Roma.".



Vorrei terminare, invitandovi a leggere quanto scritto sul sito dell'onorevole Maurizio Lupi.


Ancora, una volta vi è la dimostrazione del fatto che l'antisemitismo e la cristianofobia vadano di pari passo.

Esse sono la feccia di questa Europa moderna.

Cordiali saluti.










CASO MUSY, DUE PAROLE



Cari amici ed amiche.


A Torino, un consigliere comunale ha subito un agguato.

Si tratta di Alberto Musy, il capogruppo del Terzo Polo in Consiglio comunale.

Della vicenda parla l'articolo de "Il Genio Quotidiano", che potete leggere, seguendo il link http://www.ilgenioquotidiano.com/2012/03/torino-spara-al-consigliere-musy-terzo.html.

Musy è un avvocato ed è impegnato nelle questioni inerenti al mondo del lavoro.

Ora, io ritengo che ciò sia molto grave, anche tenendo conto del brutto clima che c'è intorno alla questione del mondo del lavoro, materia in cui (come ho già scritto) è impegnato il consigliere Musy.

Musy è stato gravemente ferito, anche se, grazie a Dio, non è in pericolo di vita.

A lui do la mia solidarietà umana.

Cordiali saluti.

Pray for victims



Cari amici ed amiche.

Il video che ho preso da Youtube (http://youtu.be/OxPcKyi668I) e che ho messo qui sopra mostra il servizio della CNN (http://edition.cnn.com/) sull'orribile strage che è avvenuta a Tolosa, presso la scuola ebraica "Ozar Hatorah".
Ora, c'è un sospettato ed è un uomo di ventiquattro anni che ha legami con Al Qaeda.
Braccato, egli ha affermato di avere vendicato i bambini palestinesi.
Io trovo che quest'uomo, se così si può chiamare, sia un mostro.
Ha ucciso dei bambini innocenti, come Gabriel di tre anni.
Dovrà essere punito in modo esemplare.
Vorrei portare alla vostra attenzione anche una petizione.
Potrete trovarla, seguendo il link http://www.europe-israel.org/2012/03/petition-au-conseil-de-leurope-pour-exiger-la-demission-forcee-de-catherine-ashton/.
Essa chiede le dimissioni del responsabile degli esteri dell'Unione Europea, Catherine Ashton, per le sue posizioni sull'attentato.
Io credo che ciò sia giusto.
Intanto, invito tutti a pregare per le vittime di quel vile attentato.
Cordiali saluti.

RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO, LA MONTAGNA CHE HA PARTORITO IL TOPOLINO



Cari amici ed amiche.


Leggete l'articolo che ho scritto su "Italia chiama Italia" e che è intitolato "Riforma del lavoro, un esempio di ingovernabilità del nostro Paese - di Antonio Gabriele Fucilone", il cui link è http://www.italiachiamaitalia.it/articoli/detalles/5487/RiformaOdelOlavoro%20OunOesempioOdiOingovernabilit%20OdelOnostroOPaeseO-OdiOAntonioOGabrieleOFucilone.html.

Ieri, la riforma è stata varata e, purtroppo, questo mio articolo è stato confermato.

I sindacati, con in testa la CGIL di Susanna Camusso (nella foto), si sono messi di traverso.

Il risultato è stata una riforma molto annacquata.

Il problema, principale, a mio modo di vedere, riguarda i licenziamenti disciplinari.

In pratica, in caso di licenziamento per giusta causa, se un giudice lo ritiene illegittimo, esso può essere impugnato dal licenziato che può essere reintegrato o indennizzato.

A mio parere (e penso non solo a mio parere), questo non è giusto.

Se il rapporto fiduciario tra il datore di lavoro ed il dipendente cessa, è giusto che quest'ultimo sia licenziato.

Se io avessi un'azienda ed un mio dipendente non si comportasse bene al lavoro, io mi vedrei costretto a licenziarlo.

Infatti, se una persona sola si permettesse di comportarsi male, significherebbe che potrebbero farlo tutti gli altri.

Questo non sarebbe giusto.

Invece, trovo che sia corretto il modo in cui sono stati trattati i casi di licenziamenti per motivi economici e quelli per discriminazione.

Per questi ultimi è previsto, giustamente l'indennizzo.

Comunque, il fatto che nemmeno un governo tecnico sia riusciuto a portare a pieno compimento una riforma così importante, dimostra che il nostro è un Paese ingovernabile.

Cordiali saluti.


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Questa è la giustizia...di sinistra

Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questa foto della prima pagina del quotidiano " Libero ".