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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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Visualizzazione post con etichetta religione e politica. Mostra tutti i post
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martedì 20 novembre 2012

mercoledì 14 novembre 2012

Voltaire ed i giorni nostri

Voltaire (21 novembre 1694-30 novembre 1778)
Cari amici ed amiche.

Vi passo questa citazione di Joseph De Maistre (1 aprile 1753-26 febbraio 1821) che recita:

giovedì 8 novembre 2012

Il mondo cattolico diviso

Cari amici ed amiche.

Leggete l'articolo del sito "Vatican Insider" che è intitolato "USA, il voto cattolico diviso a metà".
Ringrazio il mio collaboratore Angelo Fazio che su Facebook porta sempre alla mia attenzione degli argomenti molto interessanti.

lunedì 5 novembre 2012

Non attacchiamo l'associazionismo cattolico!

Cari amici ed amiche.

Ieri sono rimasto schifato dal servizio della trasmissione di Milena Gabanelli "Report", una trasmissione che va in onda su RAI 3.
In quella puntata di quella trasmissione si è parlato di "Comunione e Liberazione", l'associazione cattolica fondata da don Luigi Giussani nel 1954, e del caso della Regione Lombardia e del presidente Roberto Formigoni, che ha governato bene la regione.

sabato 6 ottobre 2012

sabato 29 settembre 2012

Davide Rondoni, "Progredire e conservare è ciò che ci si addice", in 'Avvenire' del 14/09/12, pag. 2

Cari amici ed amiche.

Su Facebook ho trovato questo test di Davide Rondoni che è intitolato "Davide Rondoni, "Progredire e conservare è ciò che ci si addice", in 'Avvenire' del 14/09/12, pag. 2":

sabato 11 agosto 2012

Vostra Eminenza, non servono tanti politici cattolici ma buoni politici cattolici...

Cari amici ed amiche.

Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Sua Eminenza il Cardinale Angelo Bagnasco, ha auspicato una maggiore presenza dei cattolici in politica.
Da cattolico, io vorrei dire una cosa.
Secondo me, non conta solo la quantità dei cattolici impegnati in politica.
Infatti, conta anche la loro "qualità".
Io penso che un politico cattolico degno di essere definito tale non debba fare compromessi con chi è apertamente anticattolico, in particolare la sinistra.
Egli deve rifiutare di scendere a compromessi per quanto riguarda la famiglia, l'aborto e l'eutanasia.
Un politico cattolico non deve essere egualitario.
Un buon politico cattolico deve parlare di sussidiarietà. 
Inoltre, io trovo che non siano degni di essere definiti cattolici quei politici che si professano tali ma che poi partecipano a certe manifestazioni, come quelle in cui si chiede il boicottaggio di Israele (magari, indossando una kefiah) o in tutte le altre manifestazioni violente dei No Global.
Forse, sarebbe meglio avere pochi politici cattolici che però sono coerenti con la tradizione cattolica e non scendono a compromessi con certe ideologie che averne molti che fanno il contrario.
Certo, se i buoni politici cattolici fossero tanti, sarebbe assai meglio.
Essere cattolici non vuole dire solo andare sempre a Messa, confessarsi e comunicarsi.
Essere cattolici vuole dire anche portare avanti certi valori.
Cordiali saluti.

martedì 10 luglio 2012

Fondamentalismo islamico, ecco i passi del Corano che incitano all'odio contro ebrei e cristiani

Cari amici ed amiche.

Il mio "socius de facto" Angelo Fazio, ha condiviso questa foto su Facebook, con questa didascalia:

"Tutti i commentatori ci stanno spiegando le motivazioni del massacro dei cristiani in Nigeria.Il massacro è stato organizzato dalle organizzazione islamiche estremiste, che è un gran bel termine, perché è sufficiente che qualcuno sia più estremista, che qualsiasi folle fa le figura del moderato. Rispetto a Hitler, Mussolini era un dittatore moderato, e rispetto a Stalin era moderato Krushov e così via. Se paragonati ai salafiti, che vietano di tagliare il pomodoro in senso sagittale perché può formarsi il disegno della croce, certo i Fratelli Musulmani sono moderati. E quelli che ai cristiani vogliono togliere qualsiasi proprietà e qualsiasi diritto civile, ma sono disposti a lasciarli vivi, sono moderati rispetto a chi li sta ammazzando come si ammazzato i cani rabbiosi, come si sterminano i topi di fogna, nell’indifferenza generale di un occidente folle di buonismo islamicamente corretto e di delirante amore per il terrorismo islamico, quello palestinese in primis.La domanda numero uno: “chi è stato?” trova una facile risposta: gli integralisti, anzi i salafiti, che in arabo vuol dire integralista, ma così cominciamo a imparare la lingua, il primo passo di chi si avvia alla sottomissione. I salafiti sono un gruppo a parte, l’islam è tanto buono. Non dobbiamo criminalizzare tutti per una minoranza. Vorrei ricordare che il numero di tedeschi che era favorevole allo sterminio degli ebrei inclusi in bambini era una minoranza: questo non ha salvato gli ebrei La maggioranza dei turchi non era favorevole allo sterminio degli armeni e in particolare delle donne e dei bambini: questo non ha salvato nessuno.E’ sufficiente che il 20 % di una popolazione sia favorevole alla violenza indiscriminata sui civili perché quella popolazione sia mortalmente pericolosa, estremamente pericolosa, potenzialmente genocidaria. E così la domanda numero uno è a posto, si passa alla domanda numero due: perché? Le spiegazioni sono numerose. Scelgo a caso tra le varie ipotesi. L’attentato è stato fattocome reazione a un qualche atto non gradito del governo,come reazione alla cattiveria dell’occidente, cattivo a prescindere,
per destabilizzare il governo centrale e/o locale per scatenare una guerra interreligiosa.L’ipotesi che il massacro è stato fatto per massacrare i cristiani, che per l’islam sono infedeli, è un concetto troppo cattivo per il commentatore medio. L’islam è una religione fondata da un generale che l’ha imposta con la spada e che ordina di uccidere gli infedeli ovunque si trovino.I cristiani in Nigeria, come quelli del Senegal, come quelli del Kenia, come l’intera popolazione di Israele, ma anche come l’intera popolazione dell’Europa sono infedeli. Non tutte le persone di convinta e reale fede islamica desiderano ucciderci.La maggioranza desidera solo dominarci in una posizione di sottomessi che si dice dihimmi. Non è possibile, il corano lo vieta, che un musulmano possa convivere con non musulmani rispettandoli e a diritti pari Ciò che il Corano comanda a proposito di noi infedeli: *
Sgozza gli infedeli ovunque li trovi (2:191)
Fai la guerra agli infedeli che vivono vicino a te (9:123)
Quando si presenta l’occasione, uccidere gli infedeli ovunque li si cattura (9,5)
Gli ebrei ed i cristiani sono pervertiti; combattili (9:30)
Uccidere gli ebrei ei cristiani, se non si convertono all’islam o se rifiutano di pagare la tassa jizya (tassa dell'umiliazione) (9,29)
Mutilare e crocifiggere gli infedeli se criticano l’islam. (05:33)
Punire i miscredenti con indumenti (gabbie) di fuoco, aste di ferro con ganci, acqua bollente, si fondano la loro pelle e il ventre (22:19-21)
Ogni religione diversa dall’Islam non è accettabile (3:85
Non cercare la pace con gli infedeli; decapitateli quando li prendete prigionieri (47:4)
Terrorizzare e decapitare quelli che credono in altre scritture che il Corano (8,12)
I miscredenti sono stupidi; esortare i musulmani di combatterli (8:65)
I musulmani non devono prendere gli infedeli come amici (3:28)
I musulmani devono radunare tutte le armi possibili per terrorizzare gli infedeli (8:60)
Gli infedeli sono impuri e non vanno lasciati entrare in moschea (9,28)
Chi afferma che l’islam è o può essere una religione di pace è una persona che vuole credere in un’illusione, una persona molto poco informata o semplicemente qualcuno che sta mentendo. L’unica pace possibile per l’islam è la sottomissione del mondo ai suoi precetti.Islam vuol dire sottomissione. Per la sottomissione, grazie , ma non contate su di me.Dobbiamo salvare i cristiani, fare tutto quello che possiamo per Israele, che è sotto minaccia nucleare e creare per gli uomini e le donne nati dell’islam una via di fuga da una teocrazia terrificante.Sono sicuro che ci riusciremo......
".


Visto il contributo che dà a questo blog, mi sembra il minimo chiamare Angelo Fazio "socius de facto".
Ora, sorge questa domanda:

Nell'Islam ci possono essere persone moderate?

La risposta è affermativa.
Come dice anche Magdi Cristiano Allam, nell'Islam ci sono persone moderate.
Tuttavia, la religione fondata da Maometto ha un grosso problema e provo a spiegarlo nel seguente modo:

L'Ebraismo ha una tradizione millenaria.
Non ha più una casta sacerdotale. Essa, infatti, fu distrutta nel 70 AD e gli unici sacerdoti rimasti sono i discendenti dei Samaritani e compiono i loro riti sul Monte Garizim ma non sono riconosciuti dall'Ebraismo ufficiale.
Tuttavia, i rabbini e il grande senso della memoria delle varie comunità ebraiche hanno fatto sì che nel Giudaismo la Bibbia non avesse interpretazioni diverse.
Inoltre, l'Ebraismo non fa proselitismo. 
Ergo le conversioni all'Ebraismo sono volute dalla persona che si vuole convertire all'Ebraismo.
Nell'Ebraismo, tuttavia, si insegna l'amore per il prossimo, insegnamento che fu trasmesso anche al Cristianesimo. 
Per quanto riguarda il Cristianesimo, la mia religione, anche qui si può parlare di una tradizione millenaria.
Oltre alla tradizione, nel Cristianesimo vi è anche una Chiesa, con una gerarchia di vescovi, di presbiteri e di diaconi.
La Chiesa dà l'interpretazione della Bibbia ed il fedele evita così di strumentalizzare la Bibbia.
Guarda caso, i casi di derive fondamentaliste nel Cristianesimo furono forti nei momenti di crisi della Chiesa.
Un esempio furono gli anabattisti che nel 1535 presero Munster (in Germania).
Questo fu il caso in cui i fedeli presero la Bibbia a loro uso e consumo.
Nel caso dell'Islam, la situazione è completamente diversa.
L'Islam ha certamente una tradizione antica, millenaria, ma non ebbe mai avuto (e tuttora non ha) una Chiesa stabile.
Questo è l'aspetto pericoloso.
Nell'Islam si può dare vita anche alle correnti fondamentaliste con estrema facilità. 
Ciò è facile.
La fede è affidata al fedele e l'imam (la guida religiosa) può dare al Corano l'interpretazione che vuole. 
Questo è un problema.
Se poi teniamo conto del fatto che nel Corano vi siano frasi che incitano all'odio contro ebrei e cristiani e che nella mentalità islamica la dimensione spirituale e quella temprale non siano divise, il quadro è completo. 
Questo è il problema dell'Islam.
In pratica, in quella religione vi sono troppe correnti che non discernono la politica dalla religione.
Questo rende il problema particolarmente pericoloso. 
Cordiali saluti. 




giovedì 5 luglio 2012

Il Bosone di Higgs? E' importante ma non è detto che sia Dio!

Cari amici ed amiche.

Il CERN di Ginevra ha annunciato di avere scoperto il bosone Higgs detto anche la "Particella di Dio".
Da questa particella potrebbe essere venuto tutto ciò che fa parte dell'universo, Terra compresa.
Il bosone di Higgs è una particella elementare ad interazione gravitazionale debole.
La sua massa è  (125.3 ± 0.6) GeV/c2.
Ora, da questo bosone potrebbe essere venuto fuori tutto il creato.
Gli scienziati atei ed agnostici dicono che il bosone sia Dio.
Io, invece, vorrei smorzare i loro entusiasmi.
Poniamo caso che le teorie sul bosone siano vere e che esso sia stato il primo elemento che ha costituito tutto il resto.
Non è detto, però, che Dio non esista.
Prendiamo, ora due scienziati del XVIII secolo,  Isaac Newton (1642-1727) e Pierre Simon Laplace (1749-1827).
Il primo sosteneva l'esistenza di Dio come "grande ingegnere" mentre il secondo affermava il sistema andava avanti senza l'intervento di Dio.
Quindi, anche la scienza era (ed è) divisa.
Io penso che non sia contrario ad una sana visione scientifica l'affermare che Dio esiste.
Magari, Dio potrebbe avere usato il bosone per fare tutto.
Anzi, ricordo che uno dei sette doni dello Spirito è la scienza.
Quindi, Dio ha anche la scienza.
Del resto, se noi abbiamo una tavola periodica con 146 elementi, ciascuno dei quali ha numero atomici, massa atomica, punto di fusione, punto di ebollizione e numeri di ossidazione diversi, ci sarà un perché?
Qualcuno deve avere avuto parecchia scienza per creare elementi diversi, come idrogeno, sodio, ferro, alluminio,carbonio, germanio, azoto, ossigeno, fluoro ed elio, e deve averne data molta all'uomo, per fare sì che quest'ultimo sintetizzasse altri elementi, come il promezio, il plutonio o l'ununseptio.
Eppure, tutti questi elementi sono fatti di atomi e gli atomi sono costituiti da elettroni, protoni e neutroni.
Inoltre, non sarà casuale il fatto che le cose presenti in natura seguano la sezione aurea di Fibonacci.
Gli atei dicono: "Non ci sono prove dell'esistenza di Dio".
Noi credenti potremmo rispondere loro, dicendo: "Non ci sono prove del contrario!".
Cordiali saluti. 




venerdì 11 maggio 2012

Filippo Giorgianni, "Recensione a 'La destra e la sinistra'", in 'Cultura & Identità' n. 16/2012, pagg. 82-87

Cari amici ed amiche.

Leggete questa interessante nota scritta da Filippo Giorgianni:

"JEAN MADIRAN, La destra e la sinistra, con una prefazione di Francesco Agnoli e una introduzione di Roberto de Mattei, Fede&Cultura, Verona 2011, 96 pp., € 10,50

Jean Madiran, pseudonimo di Jean Arfel, è scrittore e politico cattolico nato nel 1920, esponente del tradizionalismo francese ed ex collaboratore del monarchico Charles Maurras (1868-1952) e del suo quotidiano (e movimento omonimo) Action Française. È stato fondatore della rivista cattolicaItinéraires, è ora direttore del quotidiano Présent ed è vicino al partito Front National. La sua copiosa produzione editoriale è quasi non pervenuta in Italia, tranne qualche opera pubblicata nel variegato mondo gravitante intorno all’estinto Movimento Sociale Italiano. Di recente si è assistiti a un ritorno di interesse per taluni suoi scritti, tra cui questo volumetto, già pubblicato nel 1977 dalle editrice Volpe e oggi ripubblicato con le introduzioni di Francesco Agnoli (pp. 5-10) e Roberto de Mattei (pp. 11-14) – che, per lo più, si muovono (specie Agnoli) all’interno del quadro delineato dall’autore. Tale opera cerca di descrivere il rapporto che intercorre tra i due termini della dicotomia politica ma, pur basandosi anche su osservazioni storiche, non è una ricostruzione storica accurata, bensì un testo politologico che si appunta su alcune caratteristiche strutturali del rapporto tra i due termini. Va segnalato che la nuova traduzione è talvolta poco corretta rispetto all’originale francese e all’edizione Volpe, nonché viziata da alcuni errori di battitura. Il punto di partenza di Madiran è che la distinzione politica destra-sinistra nasce a sinistra: ove si ponga mente al fatto che, prima della Rivoluzione del 1789, il sistema politico non si basava su di una democrazia parlamentare, bensì su di un’omogeneità religiosa e valoriale della società che non conosceva la distinzione tra due poli concettualmente contrapposti, e ove si ponga mente al fatto che l’introduzione in politica dei termini destra e sinistra sia stata prodotta dalla Rivoluzione francese, si potrebbe cioè dire che essa è frutto della sinistra, in quanto la Rivoluzione che ha introdotto i due termini è stata portata avanti da quelle forze che a sinistra si collocarono. Per questo, l’autore scrive: «La distinzione fra una destra ed una sinistra è sempre un’iniziativa della sinistra» (p. 23) e aggiunge ulteriormente – con argomento che accompagna tutto il testo – che, nascendo in questo modo, la distinzione politica si basa su di una guerra asimmetrica tra sinistra e destra, dove il polo forte è la sinistra: «Coloro che instaurano o rilanciano il gioco “destra-sinistra” fanno parte essi stessi della sinistra […]. Questa forma di lotta politica era sconosciuta prima del 1789.[…] Non esiste una distinzione oggettiva fra destra e sinistra […]. Vi è all’origine un atto di pura volontà, che instaura il gioco “destra-sinistra” o, più esattamente, il gioco “sinistra contro destra”» (pp. 23-24). Su questa scia, il testo prende velocemente ma brillantemente a considerare le caratteristiche della sinistra. Essa, pur nelle sue varie manifestazioni, è corrosiva della realtà, sovversiva, demolitrice dell’ordine (cristiano e naturale): in una sola parola, è rivoluzionaria (p. 42): «La sinistra opprime ciò che è, nel nome di ciò che sarà e che non è mai qui; è il segreto del movimento perpetuo in politica» (p. 70). Svolgendo questa analisi della sinistra – per quanto abbozzata e ondivaga –, Madiran ha l’indubbio merito di esporre due sue caratteristiche effettive: l’esser intimamente anticristiana e l’aver carattere processuale. Con riguardo al primo elemento, Madiran sottolinea come, essendo nata la sinistra in contrapposizione con l’ordine cristiano medievale, e partendo da basi diverse (e opposte) a quelle del cristianesimo, qualunque incontro tra sinistra e cristianesimo è impossibile: «Poiché la sinistra lotta contro l’ingiustizia e anche il Cristianesimo lotta contro l’ingiustizia, si è arrivati nel ventesimo secolo a confonderli. E non è la sinistra a creare, per lo più, questa confusione, sono i cristiani e ciò è già un indizio; se il Cristianesimo fosse sostanzialmente di sinistra, la sinistra finirebbe per accettare i cristiani[…]. Sinistra e Cristianesimo lottano entrambi contro l’ingiustizia e talvolta anche contro la stessa ingiustizia, ma mai nella stessa maniera; mai salvo contaminazione del metodo cristiano con quello della sinistra. I due sistemi non possono, d’altronde, associarsi in quanto essi non sono né paralleli né convergenti; essi sono in verità contrari. La sinistra combatte l’ingiustizia mediante la ribellione delle vittime, il Cristianesimo combatte l’ingiustizia mediante la conversione dei peccatori. Questi due metodi si escludono» (pp. 33-34). Per questa ragione, come spiega bene il capitolo II (pp. 31-40), il vero e unico nemico della sinistra è il cristianesimo, un nemico che è anche politico, come dice il capitolo V (pp. 69-80), stigmatizzando l’atteggiamento di certi cristiani che in ambito socio-politico accantonano la propria fede, dimenticando come, sebbene il Vangelo non sia un messaggio politico, esso abbia anche una sua rilevanza politica. Inoltre, la sinistra ha carattere processuale: è un aspetto osservato anche da molti altri autori – tra cui Francisco Elías de Tejada (1917-1978), Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), Thomas Molnar (1921-2010), Nicolás Gómez Dávila (1913-1994) e Vittorio Mathieu – e che, come nota Madiran, è dovuto al carattere utopico della sinistra: essendo rivoluzionaria, volendo eliminare l’esistente in nome dell’illusione irrealizzabile (l’utopia), una volta che la sua utopia fallisca – com’è necessario che succeda, in quanto irrealizzabile –, la mentalità della sinistra la spingerà a cercarenuove mete illusorie, in un continuo gioco di fallimenti e nuovi slanci: « La sinistra opprime ciò che è, nel nome di una speranza che è sempre una falsa speranza. Dal 1789 le promesse della sinistra, sempre e comunque vittoriosa di rivoluzione in rivoluzione, non sono mai state mantenute e ciò era chiaramente impossibile: ma il suo insaziabile messianismo temporale è ogni volta rimbalzato in una nuova utopia» (p. 70). In tal modo, la sinistra, pur essendo unitaria nella sua mentalità rivoluzionaria, non è una, ma molte, e ogni nuova sinistra tende a rigettare “a destra” le vecchie sinistre fallite. In tutto questo gioco, secondo l’autore, proprio a causa del fatto che la sinistra ha creato la distinzione e a causa di questo suo carattere processuale che colloca “a destra” ciò che rigetta, la destra si troverebbe in condizione di minorità perpetua: essa non si caratterizzerebbe da sé, ma sarebbe solo la proiezione di ciò che la sinistra vuole che sia la destra. La sinistra sarebbe colei che, dopo essersi collocata ed essersi data un contenuto sullo scenario politico, decide cosa sia la destra, costringendo coloro che sono a destra a subire la collocazione operata dalla sinistra. Del resto – spiega il capitolo III (pp. 41-53) –, la sinistra, pretendendo di risolvere le ingiustizie e i mali del mondo col metodo di sobillare le vittime ed eliminare quindi i “cattivi” (p. 41), si trova sempre con la necessità di dover additare qualcuno come “nemico” – in ciò contrapponendosi al cattolicesimo (p. 49) –, bollando questo nemico come “destra” anche quando questi sia, in realtà, una produzione della sinistra (pp. 41-42): «Una sinistra si costituisce per abbattere uomini, istituzioni, leggi: essa chiama “destra” uomini e cose da abbattere; uomini e cose spesso scaturiti essi stessi, nel mondo moderno, da una rivoluzione di sinistra. È l’eterno gioco della rivoluzione» (p. 42). Così, ad es., Jozif Stalin (1878-1953) metteva a morte gli avversari con l’accusa di essere “reazionari”, nonostante fossero membri del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS) (p. 41), e, mentre l’U.R.S.S. invadeva l’Ungheria nel 1956, gli insorgenti ungheresi e il loro stesso leader, Primo ministro marxista, Imre Nagy (1896-1958) (pp. 52-53), venivano apostrofati come “controrivoluzionari” dai partiti comunisti internazionali. E, ancora, quando le conviene, la sinistra considera “di destra” uomini e movimenti filosofico-politici provenienti da (e culturalmente di) sinistra: la sinistra «Ributta a destra il vecchio socialista Pierre Laval [1883-1945] e il vecchio socialista [Benito] Mussolini [1883-1945], rappresenta [Adolf] Hitler [1889-1945], demagogo socialista e rivoluzionario, come uomo di destra. Come uomo di destra, Charles de Gaulle [1890-1970], salito al potere nel 1944 con i comunisti con i quali ha governato. La sinistra dispone a sinistra a suo beneplacito la nomenclatura» (pp. 25-26). Per questa ragione, Madiran, pur vedendo nel cristianesimo il vero avversario della sinistra, non riesce ad ammettere che la destra si possa del tutto immedesimare con esso (p. 39), in quanto il cristianesimo autentico – «tradizionale» (p. 40) – sarebbe sì rigettato “a destra” dalla sinistra, ma insieme ad altre forze. La “destra” quindi non si connoterebbe per un contenuto ben definito e oggettivo, nonostante Madiran ne abbozzi, qua e là nel testo, dei caratteri tipici, e nonostante la rimproveri – specie al capitolo IV (pp. 54-68) – di voler spesso imitare la sinistra (p. 31), facendo così il gioco di quest’ultima. Tuttavia, egli non può fare a meno di rilevare come, per forza di cose, la destra finisca col difendere i principi religiosi: se la sinistra, nel suo relativismo processuale e nel suo anticristianesimo, è materialista e riduce tutto all’ambito temporale, abusandone – «La sinistra è l’eccesso di fiducia nel temporale, è l’uso sistematico, è l’abuso dei mezzi temporali» (p. 58) –, la destra «rappresenta lo spirituale, ma comodamente distesa nel più confortevole letto da campo del temporale, come diceva [Charles] Péguy [1873-1914]» (p. 58). Inoltre, Madiran vede opportunamente come la destra si connoti moralmente – la morale che la sinistra demolisce – e scrive: «La destra è, inoltre, sensibile ai sentimenti morali: la virtù del patriottismo, l’onestà (l’onestà di bilancio dell’ortodossia economica, non già quella dei deficit, della svalutazione), la vita familiare, l’ordine, la sicurezza; la legge morale naturale» (pp. 55-56). Il libro poi conclude (pp. 81-92) con una sorta di programma della destra, che parte dalla presa d’atto che la sinistra vince inculcando una contro-educazione nelle masse, specie giovanili, attraverso i media, e quindi esso, accanto a proposte non del tutto realizzabili – come limitare l’impatto dei media –, propone di operare, contro questa diseducazione di sinistra, una lotta culturale che restauri la legge naturale nell’uomo, divelta dal rivoluzionarismo: è «il ripristino, come legge fondamentale dello Stato, delle regole della morale naturale che sono quelle di tutti i popoli e di tutti i tempi e che sono riassunte nel Decalogo […]. Il bene comune temporale, sola finalità reale di ogni azione politica, consiste in null’altro, essenzialmente, che nella trasmissione, spiegazione, illustrazione e osservanza del Decalogo» (p. 88). Sicuramente il testo evidenzia elementi reali e importanti, ma si appunta solo su una parte della realtà con riguardo al termine destra. La sensazione che Madiran lascia al suo lettore è che esser di destra sia qualcosa che vada rivendicatocon riluttanza, nonostante tale riluttanza sia conveniente alla sinistra. Madiran, per quanto sia di formazione tomistica e si renda conto della necessità di rafforzare la posizione della destra (p. 69), di fronte agli attacchi della sinistra, non riconosce un’autonomia ontologica alla destra e fa propria la lettura relativista dei termini destra e sinistra fatta dai progressisti – Norberto Bobbio (1909-2004), Marco Revelli, etc. –, cedendo parzialmente ed inspiegabilmente alla loro ottica dialettica (hegeliana). Così, non definendo precisamente cosa essa sia, facendone un contenitore vuoto, la lettura del testo può tendere a giustificare il rifiuto della categoria destra, abbandonando l’azione politica e divenendo irrilevanti, oppure rischia di porre le basi per far collocare malamente il lettore sullo scacchiere politico, confondendo di più un ambito di studi ingiustificatamente già intricato e disperdendo i consensi in forze non alternative alla sinistra – tra cui i centri, categorie ibride che lo stesso Madiran rifiuta (p. 30) e che finiscono sempre storicamente col derubare le destre di consensi per poi cedere alle sinistre –, facendo così proliferare (presunte) “destre” di tutti i tipi – anche molto simili alle sinistre, e quindi non alternative ad esse –, legittimandone l’esistenza e lasciando che la distinzione politica sia in balìa dell’istintualità, della soggettività, e non del rigoroso studio storico e filosofico-politico. In tal senso, Madiran non vede del tutto come la “destra” subisca la distinzione politica proprio a causa del fatto che non prende mai troppa coscienza di sé: se le “destre” sono sempre in posizione minoritaria, non avendo pensatori di riferimento e cinghie di trasmissione – giornalisti, intellettuali, propagandisti – influenti come la sinistra, ciò avviene soprattutto perché le “destre” non si fanno convintamente destra, perché spesso le persone quasi si vergognano di appartenervi. Ma soprattutto, Madiran lascia passare la pericolosa impressione che il cristianesimo non si posizioni in modo naturale a destra, fornendo a quest’ultima i propri contenuti e quindi fondandone l’identità, ma lascia credere invece che il cristianesimo subisca la collocazione artificialmente insieme ad altre forze, solo in ragione del gioco degli slittamenti rivoluzionari della sinistra che posiziona il cristianesimo e tali forze formalmente “a destra”. Con tale libro la confusione e la frammentazione degli avversari della sinistra non diminuisce ma cresce e, dunque, esso necessita di correzioni nascenti dalla lettura di testi purtroppo non tradotti in Italia: Jean Laponce, Left and Right: The Topography of Political Perceptions, Toronto 1981; Erik von Kühnelt-Leddihn (1909-1999), Leftism Revisited: From Sade and Marx to Hitler and Pol Pot, Washington D.C. 1990; Francisco Canals Vidal (1922-2009), Derechismo, in Idem, Politica española: pasado y futuro, Barcellona 1977. In particolare, Madiran, pur intuendo – come Kühnelt-Leddihn e Laponce – il fondamento trascendente della destra, lasciando nel lettore la sensazione che il termine destra sia soltanto “subìto” e relativo, dimentica che, seppur la Rivoluzione del 1789 abbia introdotto destra e sinistra in politica, uno studio storico attento rivelerebbe però anche come i due termini fossero già in uso prima della Rivoluzione con un significato più profondo di tipo teologico e antropologico – non relativo e non dipendente da manovre politiche della sinistra moderna, in quanto presente da millenni in tutte le culture e religioni, ed eminentemente nel cristianesimo; dimentica poi come i rivoluzionari (e i loro avversari) avessero semplicemente ripreso e si fossero fondati su tale significato, traslandolo in politica, e come, sin dasubito in seno agli Stati Generali e all’Assemblea Nazionale del 1789, a destra si collocassero anche soggetti ben consapevoli della propria posizione e identificatisi concettualmente come difensori dell’ordine cristiano tradizionale. In più, Madiran sostiene che la destra è lo spirituale coricato nel «letto da campo» del temporale, quasi ad intendere che tale sistemazione sia poco congeniale allo spirituale. Per quanto in parte vero – in quanto lo spirituale dovrebbe fisiologicamente esprimersi nelle sedi e nei modi suoi propri –, ciò non tiene conto della realtà: se ci si situa in un contesto secolarizzato, non può pensarsi una politica complessiva rispettosa di principi religiosi, ma si sarà costretti a confrontarsi con settori non religiosamente orientati della società, i quali, per forza di cose, esprimeranno in politica principi non religiosi, attraverso proprie fazioni. Ma, in un contesto secolarizzato, il millenario significato antropologico e teologico di destra e sinistra non si perde e, se storicamente le fazioni ed etichette politiche moderne, sin dal primo istante, sono nate e si sono fondate sulla scorta di tale significato, sarà dunque pur sempre necessario, per una persona religiosamente orientata, collocarsi politicamentea destra, una destra che avrà una sua autonomia contenutistica. A causa del sorgere storico di “destre” ibridate con la sinistra, sarà certamente necessario distinguere tra destra e “destre” ibridate, ma non si tratterà di mal tollerare o rifiutare la categoria politica destra, bensì di mostrare come l’unicadestra autentica sia quella religiosamente fondata, in quanto «ultradestra» – come scrive Canals –, la più “estrema”, perché la prima storicamente esistente e la sola pienamente alternativa alle sinistre. Non si tratterà di sottrarsi al gioco “sinistra contro destra”, sopportando controvoglia il termine destra, ma si tratterà di ribaltarlo, instillando nelle persone di destra la consapevolezza che è possibile il gioco inverso – “destra contro sinistra” –, se solo lo si vuole e ci si impegni in tal senso per una battaglia culturale diffusa, in quanto, se la sinistra attacca e distrugge le cose, obbligando la destra a una posizione di difesa delle cose, le cose attaccate non sono prive di identità solo perché attaccate, e, poiché la sinistra distrugge, la destra dovrà allora anche ricostruire, e quindi anche “attaccare”, pur senza imitare lo spirito della sinistra. Alla fine, il libro di Madiran può essere utile nella misura in cui mostri difetti atavici che regnano “a destra”, ma anch’esso risente di tali difetti, non mostrando alle “destre” come maturare e liberarsi dal loro infantilismo, ma anzi mostrando quest’ultimo come elemento ineluttabile e strutturale della destra. Il giudizio sul testo non può esser negativo, nel complesso, ma si tratta pur sempre di un’occasione mancata, e perfino di una lettura fuorviante, ove non venga integrata da analisi e dimostrazioni storiche, antropologiche e filosofiche che l’autore non svolge o che dà per sottese.
".

Mi piace commentare note come queste e per questo motivo stimo molto Filippo Giorgianni, un ragazzo veramente talentuoso.
Come uomo di destra, vorrei dire due parole.
Essere di destra significa essere conservatori.
Essere conservatori, però, non significa essere attaccati grettamente a certi rituali piuttosto che a certi usi.
Vi faccio degli esempi pratici.
Le monarchie protestanti, di cui ha parlato il professor Plinio Correa de Oliveira nel suo libro "Rivoluzione e Controrivoluzione".
Le monarchie protestanti sono attaccate alla ritualità?
La risposta è sì.
Addirittura, esse usano dei cerimoniali antichi.
Tuttavia, nelle monarchie protestanti si annidò la rivoluzione e quando il re tese a mettersi contro di essa furono guai per lui.
Il caso di re Carlo I Stuart fu il paradigma di ciò.
Anche certi cattolici tradizionalisti che non riconoscono l'autorità del Papa (come i sedevacantisti) non possono essere definiti "di destra".
La Chiesa si fonda sull'obbedienza e come scrisse lo stesso monsignor Bernard Fellay, superiore della Fraternità di San Pio X, ai vescovi che rifiutano di riconciliarsi con Roma scrisse:

"La Chiesa attuale ha ancora Gesù Cristo come capo. Si ha l’impressione che voi siate talmente scandalizzati da non accettare più che questo possa essere ancora vero".*

Chi è cattolico deve riconoscere l'obbedienza al Papa. Non basta mantenere i vecchi rituali.
Lo stesso discorso si può applicare per la politica.
Basti pensare ai comunisti che non vogliono modifiche della nostra Costituzione.
Anche i comunisti possono essere conservatori.
L'uomo di destra, invece, è conservatore per quanto riguarda i valori più intrinseci di una società.
Essere di destra significa difendere valori antichi come la famiglia, la vita o la sussidiarietà.
L'uomo di destra difende valori simili pur non disdegnando di volgere lo sguardo in avanti.
Anzi, l'uomo di destra difende il passato per pensare al futuro.
Riflettiamo.
Cordiali saluti.


*Lefebvriani, la battaglia interna, ringrazio Angelo Fazio.

giovedì 22 marzo 2012

ANTICLERICALISMO E CRISTIANOFOBIA, IO NON CI STO!

Cari amici ed amiche.

Ieri, avevo pubblicato su Facebook l'articolo intitolato "Antisemitismo e cristianofobia, la feccia di questa Europa moderna, il cui link è http://italiaemondo.blogspot.it/2012/03/antisemitismo-e-cristianofobia-la.html.
L'avevo pubblicata nel gruppo "Wemustact.org", http://www.facebook.com/groups/169207819836537/255673971189921/.
Ora, un signore mi ha contestato, parlando di crimini del Cristianesimo e della Chiesa, anche ai danni degli ebrei.
Inoltre, questa persona mi ha definito "nostalgico" del fascismo e, forse, del nazismo.
Io non ci sto a farmi insultare e replico a questa persona, ricorrendo alla storia che, la smentisce apertamente.
Questa persona ha parlato di un antisemitismo endemico nella Chiesa cattolica e di massacri di ebrei voluti da essa.
La storia smentisce questa persona.
Nel XIV secolo ci furono dei massacri di ebrei.
Tuttavia, la gerarchia cattolica fu completamente estranea a ciò.
Infatti, tra il 1347 ed il 1350, ci fu un'ondata di pestilenza.
Questa ondata paralizzò la società tanto che i morti non vennero neppure seppelliti e, spesso, i preti si rifiutavano di celebrare i funerali.
Un batterio, la Yersinia pestis, mise in ginocchio tutti.
La Chiesa visse una duplice crisi.
La prima fu quella dovuta alla peste. La seconda fu quella dovuta a motivi politici.
Infatti, il Papato fu ostaggio del re di Francia ad Avignone.
Ora, di fronte alla crisi politica e alla pestilenza, la popolazione andò nel panico totale.
Ben presto, sorse un movimento, quello dei flagellanti.
Questo movimento fu, di fatto, indipendente dalla gerarchia ecclesiastica, predicava per le strade e si flagellava pubblicamente.
Questi predicatori cercarono dei capri espiatori contro cui aizzare il popolo.
Tra questi ci furono anche gli ebrei.
I flagellanti iniziarono ad aizzare il popolo contro gli ebrei, nonostante anche la Chiesa cattolica si fosse messa contro di loro.
Essa, però, fu debole.
Tutto ciò è storicamente documentato.
Vogliamo parlare dei nazisti?
D'accordo, parliamo dei nazisti!
Adolf Hitler fu contro il Cristianesimo e la Chiesa cattolica.
Egli stesso disse testualmente: "Schiaccerò la Chiesa come un rospo!".
Per Hitler, un buon tedesco non poteva essere cristiano perché essere cristiano significava essere seguace di quel Dio semita, quel Dio che i nazisti ritenevano dei deboli.
Nel 1933, Hitler ed i suoi fecero un Concordato con la Chiesa cattolica ma la loro vera intenzione non fu quella di garantire la libertà di culto dei cattolici ma, semplicemente, di sottomettere la Chiesa e di creare l'acquiescenza dei cristiani.
Hitler voleva vedere una Chiesa servile ed appiattita sulla volontà del regime.
Egli cercò di proporre un'eresia del Cristianesimo, il "Cristianesimo positivo", una sorta di neo-marcionismo pieno di dottrine false.
Egli, inoltre, ebbe anche il piano perverso di rapire il Papa, di distruggere il Vaticano e di sostituire la Chiesa con una "nazi-religione".
Anzi, una volta distrutti gli ebrei, Hitler avrebbe puntato le sue attenzioni verso i cristiani.
Inoltre, vorrei ricordare alcuni dati.
I più efferati massacri avvennero nel XX secolo.
Tra il 1915 ed il 1916, ci fu nell'Impero Ottomano il Genocidio Armeno.
Morirono più di 1.500.000 persone ad opera del sultano Abdul Hamid II prima e dei "Giovani Turchi" poi.
Durante il nazismo, morirono più di 6.000.000 di persone.
Nell'Unione Sovietica morirono più di 17.000.000 di persone.
Altri 2.000.000 di persone morirono nella Kampuchea di Pol Pot.
Potrei andare avanti all'infinito ma mi fermo qui.
In tutti questi crimini efferati il Cristianesimo non c'entro nulla!
Quel "signore" che mi ha contestato dovrebbe studiare realmente la storia, invece di farneticare e dei accusarmi di essere un nostalgico.
Se egli vuole parlare di storia, io sono pronto a discutere.
Se vuole fare della becera propaganda, allora, non dica di volere parlare di storia, perché altrimenti rischia di passare per ignorante, ossia come persona che, in nome del bieco ideologismo, ignora (o vuole ignorare) la verità.
Quel "signore" mi ricorda un po' Plutarco Elias Calles, il dittatore messicano che salì al potere nel 1924, che era un massone e che accusò la Chiesa di essere la causa di ogni male.
Per saperne di più, vi invito a seguire questo link http://www.reginamundi.info/Cristeros/presidentecalles.asp.
Anche Calles fece parecchi morti.
Quel "signore" mi ricorda anche Hitler.
Come Hitler accusò ingiustamente gli ebrei di essere la causa di ogni male, così, quel "signore" accusa noi cristiani di essere la causa di ogni nefandezza.
Vi invito a leggere anche l'articolo di un di un blog brasiliano (che si chiama "Sindivarios araxà") che è intitolato "Anticlericalismo!" ed il cui link è http://sindivariosaraxa.blogspot.it/2011/10/anticlericalismo.html.
Parlare di storia è una cosa, fare della propaganda è un'altra.
Al peggio non c'è mai fine!
Cordiali saluti.

mercoledì 21 marzo 2012

ANTISEMITISMO E CRISTIANOFOBIA, LA FECCIA DI QUESTA EUROPA MODERNA





Cari amici ed amiche.




Guardate questo orribile sito, seguendo il link
http://holywar.org/italy/txt/cogno.htm.

Esso mostra i cognomi delle famiglie che sarebbero ebraica. Ci sono cognomi di tutti i tipi, alcuni sono di origini tedesche, altri riconducono ad una regione ed altri ancora riconducono a nomi di città.

Il cognome di mia madre è Messina, anche se non mi risulta che ella sia di origine ebraica. Mia madre è cattolica, i miei nonni (che Dio li abbia in gloria) erano cattolici, come lo erano i miei bisnonni, che erano dei massari, dei latifondisti.

Comunque, ho trovato questo sito agghiacciante.

Sembra che ci sia un vero e proprio regresso culturale verso l'antisemitismo.

Purtroppo, il grave fatto di Tolosa è solo la punta dell'iceberg.

Sono sempre più frequenti, ad esempio, le scritte antisemite sui muri.

Ad esempio, tempo fa mi era capitato di girare per Castel d'Ario, Comune della Provincia di Mantova che non è lontano da casa mia.

Ad un certo punto mi è capitato di vedere graffito su un muro che recitava "Castel d'Ario ghetto" e che aveva a fianco una Stella di Davide.

Non oso pensare che i casteldariesi siano antisemiti. Anzi, essi sono brave persone (o almeno è brava la maggioranza di loro) e Castel d'Ario è un gran bel paese.

Spero che quell'odiosa scritta sia cancellata.

Inoltre, troppo spesso, c'è chi attacca Israele e, dietro il pretesto dei diritti umani, inizia a parlare lobby ebraiche.

Il clima è davvero brutto.

Esso, però, è brutto per gli ebrei come lo è per noi cristiani, guarda caso i loro parenti più prossimi.

Leggete l'articolo sul sito "Ragionpolitica.it" che è intitolato "Il nuovo decalogo: i grossolani errori di Augias e Mancuso", seguendo il link http://www.ragionpolitica.it/cms/index.php/200904061181/attualita/il-nuovo-decalogo-i-grossolani-errori-di-augias-e-mancuso.html.

Ringrazio l'amico Angelo Fazio, che su Facebook mi ha fatto trovare questo articolo.

In questo articolo si parla noto giornalista Corrado Augias che cerca di denigrare Santa Romana Chiesa, dicendo che il relativismo sia il fondamento della democrazia.

Questo è assurdo.

Dal relativismo nacquero i "mostri" come il comunismo ed il nazismo, ed anche certi eccessi del capitalismo, anche se la radice di quest'ultimo è cristiana.

Anzi, io credo che stia succedendo una cosa ben più grave.

Io penso che questa cristianofobia sia talmente forte che si cerca di distruggere tutto ciò che con Gesù Cristo ha ed ebbe a che fare.

Si dà il caso che anche l'Ebraismo sia collegato a Gesù Cristo, poiché, umanamente parlando, egli era un ebreo.

Quindi, questo antisemitismo può essere collegato alla cristianofobia.

Mi viene da citare Svetonio (70-122 AD) che scrisse nella sua opera "Le vite dei dodici Cesari" una frase che in latino recita:



" Iudaeos, impulsore Chresto, assidue tumultuantes Roma expulit "



e che tradotta in italiano recita:



"Dato che i Giudei, istigati da Cresto, provocavano costantemente dei tumulti, [Claudio] li espulse da Roma.".



Vorrei terminare, invitandovi a leggere quanto scritto sul sito dell'onorevole Maurizio Lupi.


Ancora, una volta vi è la dimostrazione del fatto che l'antisemitismo e la cristianofobia vadano di pari passo.

Esse sono la feccia di questa Europa moderna.

Cordiali saluti.










sabato 17 marzo 2012

Perché questo matrimonio non s'ha da fare

Cari amici ed amiche.

Leggete il testo di Giuliano Guzzo che ho trovato sul blog "Campari e De Maistre" .
Esso è intitolato "Perché questo matrimonio non s'ha da fare" e recita:

"Il pronunciamento della Corte di Cassazione, per la quale le coppie omosessuali - pur non potendo «far valere il diritto a contrarre matrimonio né il diritto alla trascrizione del matrimonio celebrato all'estero» - hanno «diritto alla 'vita familiare'» e a «vivere liberamente una condizione di coppia», piace già a molti. Piace ai politici e agli intellettuali progressisti, ovvio. Piace a una buona parte di italiani, ormai persuasi della necessità di procedere ad un aggiornamento, per così dire, dell’idea di famiglia. E piace naturalmente al mondo gay, che per un riconoscimento giuridico della coppia omosessuale, lo sappiamo, si batte da tempo. Una sentenza che piace, quindi, e che certamente contribuirà a preparare il terreno al matrimonio omosessuale.
Il punto è – per venire al dunque - che questo matrimonio non s'ha da fare, né domani, né mai. Non basteranno, cioè, una o più sentenze e neppure una legge a rendere giusto e accettabile un matrimonio che non sia tra persone di sesso diverso. Lo sostiene il buon senso, lo conferma il caro Devoto-Oli, per il quale si ha matrimonio solo in presenza di un «rapporto di convivenza dell'uomo e della donna» (G. Devoto - G.C. Oli, "Dizionario della lingua italiana", Le Monnier, Firenze 2004, p. 1642), ma soprattutto lo dicono il diritto naturale e la tradizione. Se infatti è vero che l’omosessualità è presente praticamente in ogni cultura, è anche vero che mai nessuna civiltà – eccettuata quella occidentale di questi anni – ha pensato di istituzionalizzare legami affettivi che non fossero in qualche misura aperti alla procreazione. Cosa che le unioni omosessuali, «costitutivamente sterili», per dirla con Francesco D’Agostino, non possono né potranno mai essere.
Ecco che allora non c’entra, come pensa Nichi Vendola, una presunta «codardia della politica» e neppure la partita culturale di una destra che giocherebbe «in maniera reazionaria e medievale», bensì il bene dell’intera società, altrimenti condannata al disordine e all’estinzione. Rischio, quest’ultimo, particolarmente serio dalle nostre parti, se si considera quello che il quotidiano fondato da Antonio Gramsci – mica l’Avvenire o l’Osservatore Romano – ha pubblicato intervistando lo studioso britannico Fred Pearce il quale, in riferimento al nostro Paese, ha sentenziato: «Il vostro è un paese dominato dagli anziani. Se i tassi di natalità non aumentano, perderete l’86% della popolazione» (L’Unità, 15/4/2010).
Ma se anche l’Unità non vi sembrasse convincente, cari amici, potete sempre spulciare quel libro che i giudici della Cassazione conoscono benissimo e che, loro malgrado, parla chiaro. E definisce «la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». Otto parole che chiudono ogni discussione e confermano, più di ogni sentenza e di ogni argomento, un dato sul quale, per le ragioni fin qui esposte, c’è poco da discutere: nessun matrimonio s'ha da fare - né domani, né mai – che non sia quello tra uomo e donna. ".

Ringrazio l'amico Vittorio Leo, che stimo, che ha messo l'articolo su Facebook.
Ora, esprimo qualche mia considerazione.
Il termine "matrimonio" deriva da "madre" e "materinità".
Quindi, ciò implica la presenza di un'unione uomo-donna.
Infatti, per diventare madre, una donna ha bisogno di un uomo così come, per diventare padre, un uomo ha bisogno di una donna.
Questa è la natura.
Ora, una certa visione pseudo-scientifica afferma che la donna non ha bisogno dell'uomo per fare figli.
Addirittura, certi "pseudo-scienziati" si sono inventanti lo "sperma sintetico".
Questa è una forzatura della natura.
Fare scienza è una cosa, giocare a fare Dio è un'altra ed è molto pericolosa.
Sembra che qualcuno stia facendo di tutto pur di cambiare i connotati alla società.
Il rischio è che si crei un individualismo così forte da disgregare la società.
Qui sono in gioco la dignità della persona conosciuta come tale e che ci sia una grossa confusione.
Dal caos non nasce nulla di buono.
Cordiali saluti.


GRAN BRETAGNA ED ANGLICANI, COSA SUCCEDE?


Cari ed amiche.

Leggete l'articolo intitolato "I nuovi Unni" che parla del'omonimo libro di Gianfranco Amato e che ha una prefazione di monsignor Luigi Negri. Esso parla della scristianizzazione della Gran Bretagna.
Effettivamente, un problema simile c'è.
Esso è dovuto anche ad un indebolimento della Chiesa anglicana.
Questo momento di crisi potrebbe aggravarsi. Infatti, l'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams ha annunciato le proprie dimissioni entro la fine dell'anno.
Come mostra l'articolo del sito "Vatican Insider" che è intitolato "Rowan e Benedetto, lo stesso sensus fidei" (del quale rinigrazio l'amico Angelo Fazio che l'ha messo su Facebook), tra l'attuale arcivescovo di Canterbury ed il Santo Padre, Papa Benedetto XVI, c'è una grande affinità.
Ora, il problema potrebbe porsi con chi succederà all'arcivescovo Williams a Lambeth Palace.
L'arcivescovo di Canterbury, infatti, è nominato dal Primo Ministro.
Ora, certe decisioni politiche (come quella sul matrimonio gay) potrebbero influenzare la nomina del nuovo arcivescovo e creare grossi problemi sia nella Chiesa anglicana e sia nei rapporti tra questa e la Chiesa cattolica.
In realtà non esiste una sola Chiesa anglicana ma esistono "più Chiese anglicane".
La Chiesa anglicana nacque nel 1534, dopo che Papa Clemente VII rifiutò di annullare le nozze di re Enrico VIII e Caterina d'Aragona.
Re Enrico VIII ruppe i rapporti con Roma e si sostituì al Papa nel governo della Chiesa d'Inghilterra.
Essa nacque come una Chiesa cattolica scismatica, poiché il re non apportò modifiche, anche se ruppe i rapporti con Roma e distrusse i monasteri.
I cambiamenti, però, ci furono durante il regno di re Edoardo VI (1547-1553).
Sotto l'impulso dell'arcivescovo di Canterbury Thomas Cranmer, ci fu una Riforma protestante.
Nel 1549 fu scritto il "Book of Common Prayer", venne abolito il celibato ecclesiastico, vennero aboliti i culti mariani, quelli dei santi e certe ricorrenze cattoliche, vennero ridotti i Sacramenti, vennero tolte le immagini sacre dalle chiese, fu negata la transustaziazione e la Messa fu celebrata in inglese.
Con la regina Maria I (1553-1558) ci fu un ritorno al cattolicesimo ma fu un tentativo vano, poiché nel novembre 1558 la regina morì e la sua sorellastra Elisabetta I (1533-1603) ripristinò l'anglicanesimo, se pur in maniera più morbida.
Quindi, la Chiesa anglicana divenne una Chiesa di Stato, una Chiesa che però inizio ad avere al suo interno più correnti, una cattolicizzante, una protestante ed una critica, che nacque con l'illumunismo (detta anche "Broad Church" o "Chiesa Larga").
Queste due caratteristiche divennero il punto debole della Chiesa anglicana.
Infatti, con l'affermazione di idee rivoluzionarie che rifiutavano la politica e lo Stato e con la secolarizzazione, la Chiesa anglicana andò in crisi.
Ad esempio, la "Broad Church" tese ad accettare anche decisioni, come il matrimonio gay o le nozze in chiesa per i divorziati.
Questo spinse gli anglicani tradizionalisti a convertirsi al cattolicesimo.
Purtroppo, la crisi della Chiesa anglicana sta portando alla secolarizzazione della Gran Bretagna.
Qui c'è un altro aspetto importante.
Com'è noto, la Chiesa anglicana è capeggiata dal monarca.
Quindi, è strettamente legata al potere politico.
Con le tendenze "antipolitiche" di oggi, c'è anche un rifiuto della Chiesa d'Inghilterra, che è vista sempre di più come un apparato che vive sulle spalle dei cittadini.
Purtroppo, questa secolarizzazione e questa antipolitica stanno favorendo anche la cristianofobia.
A questo punto, il dialogo con la Chiesa cattolica può salvare il salvabile nella Chiesa anglicana ed arginare la cristianofobia.
Cordiali saluti.

giovedì 15 marzo 2012

LAICITA', PARLA ANDREA VERDE



Cari amici ed amiche.


L'amico Andrea Verde (Futuro e Libertà per l'Italia), mi ha fatto pervenire su Facebook questo articolo initolato "La laicità positiva come base per un nuovo patto repubblicano", http://www.areanazionale.it/index.php?option=com_content&view=article&id=416%3Ala-laicita-positiva-come-base-per-un-nuovo-patto-repubblicano.

Io penso che la laicità positiva sia quella concezione che riconosce la laicità del potere civile, quindi la sua autonomia rispetto alla gerarchia religiosa.

Tuttavia, essa non può non tenere conto delle radici culturali e cultuali della maggioranza del popolo.

Ergo, in Europa (come in Italia), il concetto di laicità positiva deve essere un concetto di autonomia del potere civile rispetto alla gerarchia religiosa ma non può non tenere conto della maggioranza della popolazione, che si riconosce nella religione cristiana.

Sulla laicità, però, vorrei anche sfatare un mito, quello del protestantesimo come fonte di laicità.

Ora, io vi pongo una domanda:

Era più laica la Svezia antecedente al 1527 (anno in cui Gustavo Vasa portò la Riforma luterana) o quella successiva a quell'anno.

La risposta è semplice e sorprendente.

Era più laica la Svezia antecedente al 1527.

Infatti, la Chiesa cattolica svedese garantiva una certa autonomia del potere religioso rispetto a quello laico e viceversa.

Con la Riforma portata da re Gustavo Vasa, la religione divenne materia dello Stato ed il re assunse il ruolo del Papa.

Questo, alla lunga, divenne la fonte della scristianizzazione che oggi ha colpito lo Stato svedese.

Un potere civile che diventa anche religioso crea odio verso la religione.

Lo stesso discorso può valere anche per la Francia di re Luigi XIV (1638-1715), con il gallicanesimo.

Nella logica cristiana c'è il concetto di laicità.

Gesù, il Figlio di Dio, era di stirpe reale, quindi era un laico, e non era della tribù di Levi, quella da cui proveniva tutta la casta sacerdotale dell'antico Israele.

Quindi, nella logica cristiana si può parlare già di laicità.

Nella fine del XVIII secolo e nel XIX, a causa di una cattiva interpretazione degli eventi, si intese per laicità non l'autonomia del potere civile da quello religioso ma il potere civile contro la Chiesa.

Questa non fu laicità, perché essa propose il culto dello Stato.

Quindi, lo Stato si erse a Chiesa e, a volte, a divinità.

Fu il caso dei regimi totalitari come nazismo e comunismo.

Quindi, il concetto di laicità va compreso con attenzione.

Cordiali saluti.


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L'unico problema è questa sinistra

© Khwanchai Phanthong's Images tramite Canva.com Come riporta " Atlantico Quotidiano ", questa sinistra si inventa un'emer...