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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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venerdì 27 gennaio 2012

UNA DEDICA A SIMON WIESENTHAL E AD ISRAELE




Cari amici ed amiche.

Voglio portare alla vostra attenzione questa nota scritta dall'amico Angelo Fazio su Facebook, che è intitolata “Quella storia è finita. È finita una volta per tutte, qui non succederà più” e che recita:

"Confusi, impoveriti, banditi e spaventati dalla Rivoluzione d'ottobre, dalla guerra civile e dal potere rosso, gli scrittori ebrei di Odessa e gli attivisti sionisti si dispersero in ogni dove. Lo zio Yosef e la zia Zipporah, insieme a molti loro amici, immigrarono in terra d'Israele alla fine del 1919 a bordo della nave Ruslan, approdata al porto di Giaffa con la terza ondata migratoria. Altri fuggirono da Odessa verso Berlino, Losanna e l'America.

Nonno Alexander e nonna Shlomit, insieme ai loro due figli, invece, non andarono in terra d'Israele - malgrado l'ardore che rimbombava nelle poesie russe del nonno, quel paese gli sembrava ancora un po' troppo esotico, selvaggio arretrato. privo di un'igiene ancorché minima oltre che dei più rudimentali fondamenti di cultura. Così si diressero verso la Lituania. che i Klausner - cioè i genitori del nonno, dello zio Yosef e dello zio Bezalel - avevano lasciato più di venticinque anni prima. Vilna era a quell'epoca sotto il dominio della Polonia e l'antisemitismo violento, sadico, congenito da quelle parti. andav a crescendo in quegli anni sempre più: in Polonia e in Lituania il nazionalismo e l’odio per gli stranieri erano fortissimi. Per i lituani sottomessi e frustrati, la cospicua minoranza ebraica rappresentava l'agente di forze estranee e minacciose. Oltre confine, poi, cioè dalla Germania, spirava il vento algido e micidiale dell'odio antiebraico nazista.

Anche a Vilna il nonno si occupava di commercio. Non in grande: comprava qua e là e vendeva qua e là, e fra un acquisto e l'altro a volte riusciva a guadagnare qualcosa: i due figli li mandò dapprima a una scuola ebraica e poi al liceo pubblico "classico" (cioè umanistico). I fratelli Davíd e Arieh, o Ziuzya e Lonya, avevano portato con loro da Odessa tre lingue: in casa parlavano russo e yiddish, per strada russo, e all'asilo sionista di Odessa avevano imparato a parlare l'ebraico. Qui, al liceo classico di Vilna, si aggiunsero il greco e il latino, il polacco, il tedesco e il francese. Poi, nel dipartimento di Letterature europee dell'università, arrivarono anche l'inglese e l'italiano, e in quello di Filologia semitica mio padre imparò l'arabo, l'aramaico e la scrittura cuneiforme. Lo zio David divenne ben presto docente di letteratura, mentre mio padre, Yehudah Arieh, terminato il primo grado di laurea all'Università di Vilna nel 1932, s'accingeva a seguire le orme del fratello maggiore - ma l'antisemitismo montò sino a che la situazione divenne intollerabile. Gli studenti ebrei erano costretti a subire umiliazioni, botte, angherie quando non torture vere e proprie.

"Ma che cosa vi facevano esattamente?" domandai a papà. "Che specie di soprusi? Vi picchiavano? Vi strappavano i quaderni? E perché non vi lamentavate?"

"Tu," rispose papà, "non potrai mai capirlo. Ed è un gran bene che sia così. Ne sono felice, anche se so che tu non potrai capire questo mio sentimento, capire perché io sia contento che tu non capisca com'era laggiù: non voglio assolutamente che tu capisca. Non ce n'è bisogno, del resto. Non ce n'è più bisogno, tutto qui. Perché quella storia è finita. È finita una volta per tutte. Cioè, qui non succederà più. E adesso parliamo d'altro: parliamo del tuo album dei pianeti, vuoi? Di nemici ovviamente ne abbiamo ancora. Ci sono guerre. C'è l'assedio, e subiamo non poche perdite. Certo. Non si può negarlo. Ma non ci sono persecuzioni. Questo no. Niente persecuzioni, niente umiliazioni e niente pogrom. Niente sadismo da subire. Tutto questo non tornerà mai più. Non qui. Ci aggrediscono? E allora noi rendiamo il doppio di botte. Tu, guarda qua, hai incollato nell'album Marte fra Saturno e Giove. Errore. No, non ti dico nulla. Trova tu l'errore, e correggilo da solo."

Dei tempi di Vilna non resta che un logoro album di fotografie: ecco papà e suo fratello David, tutti e due liceali, tutti e due con un'aria seria, pallidi, le grandi orecchie che sporgono sotto il cappello a visiera, tutti e due in giacca, cravatta e camicia con il colletto rigido. Ecco nonno Alexander, con già un principio di calvizie, ma ancora i baffi, elegante, perfetto, assomiglia un po' a un funzionario di basso rango nella Russia zarista. Ecco alcune foto di una cerimonia, forse il diploma liceale. Papà o suo fratello David? Difficile dirlo: i volti sono un poco sfocati. Tutti portano il cappello, i ragazzi con la visiera e le femmine dei berretti rotondi. Hanno quasi tutte i capelli neri, qualcuna sfoggia un'ombra vaga di sorriso, un sorriso da Gioconda che sa qualcosa che tu muori dalla voglia di sapere ma non lo saprai perché non ti spetta.

A chi spetta, allora? È assai probabile che quasi tutti i ragazzi e le ragazze in quella foto di classe siano stati spogliati nudi e fatti correre, a suon di frustate, inseguiti dai cani, scheletrici dalla fame e raggelati dal freddo, verso le fosse comuni nel bosco di Funar. Chi fra loro sarà sopravvissuto, a parte mio padre? Osservo la foto contro la luce forte e tento di decifrare qualcosa che forse è impressa nei tratti dei loro volti: forse l'astuzia o la determinazione, forse una rigidità interiore che possa aver spinto quel ragazzo, quello li nella seconda fila di sinistra, a intuire ciò che lo aspettava, a diffidare delle parole rassicuranti, a scendere in tempo dentro la fogna sotto il ghetto, fuggire dai patrioti nei boschi. O questa bella ragazza proprio in mezzo all'immagine, con un'espressione cinica e spiritosa, no cari miei, me non mi fate fessa, sono ancora una ragazzina, certo, ma so già tutto io, so persino cose che voi nemmeno vi sognate che io sappia. Sarà scampata? Fuggita verso il campo dei combattenti nel bosco di Rudnik? Nascosta, grazie al suo "aspetto ariano" in un quartiere fuori dal ghetto? Rifugiata in un convento? O sfuggita in tempo ai tedeschi e alle loro guardie lituane, oltre confine, verso la Russia? O immigrata in tempo in terra d'Israele, e vissuta fino a settantasei anni, facendo la pioniera a denti stretti, lavorando sodo alla mielicoltura o con i polli in un kibbutz della valle?

Ecco mio padre da giovane, qui assomiglia molto a mio figlio Daniel (che porta anche il suo nome, Yehudah Arieh), una somiglianza che fa davvero rabbrividire, mio padre a diciassette anni, magro e lungo come una pannocchia ma tutto elegante con tanto di farfallino, gli occhi ingenui che mi guardano da dietro le lenti rotonde, un po' intimidito e un po' orgoglioso, gran chiacchierone ma anche tremendamente timido (e senza che vi sia contraddizione fra i due atteggiamenti), i capelli neri tirati alla perfezione in su, sul viso un ottimismo allegro, insomma, non preoccupatevi, cari amici, tutto andrà a posto, supereremo tutto, tutto passerà prima o poi, che volete che sia, niente di grave, andrà tutto bene.

In questa foto, mio padre è più giovane di mio figlio. Se solo fosse possibile, entrerei nella foto ad avvertire lui e la sua allegra compagnia. Proverei a raccontare loro quel che li attende. Quasi certamente non mi crederebbero, riderebbero di me.

[Amos Oz, Una storia di amore e di tenebra, Milano, Feltrinelli, 2003 pp. 135/138]".


Questa nota parla di un libro scritto da Amos Oz e che è intitolato "Una storia di amore e di tenebra".
Esso parla della brutalità dell'antisemitismo.
Com'è noto, ieri è stato il Giorno della Memoria della Shoah.
Lo vorrei ricordare facendo una dedica a Simon Wiesenthal (1908-2005) un sopravvissuto alla Shoah che si dedicò alla ricerca di tutti i nazisti.
Egli ne fece giudicare e condannare tanti.
Quell'uomo era apparentemente fragile ma aveva una forza molto grande.
Ogni volta che leggo un libro che parla di lui o che guardo in televisione un documentario sulla sua vita, io provo un senso di ammirazione e quasi di stima.
Egli volle fare giustizia per i suoi correligionari, il suo popolo.
Non lo fece, però, con la forza e la brutalità.
Lo fece con il sapere e con l'intelletto.
Io non ho mai avuto la fortuna di conoscerlo. Se lo avessi conosciuto, gli avrei fatto tante domande.
Gli avrei chiesto, ad esempio, delle sue ricerche su Cristoforo Colombo.
Lui era un uomo veramente libero.
Era stato libero anche nell'orrenda prigionia nazista.
Di sicuro, merita rispetto, come merita rispetto il popolo di Israele.
Ieri è comparso su "Il Fatto Quotidiano" il titolo che recitava: "Israele spara sulla pace".
La foto qui sopra (che mi è stata inoltrata su Facebook dall'amico Morris Sonnino) lo mostra.
Ora, a mio modesto parere, chi ha fatto quel titolo dovrebbe vergognarsi!
Le genti che popolano oggi Israele soffrirono la prigionia e l'odio nazista.
Oggi, esse sono minacciate dal "novello Aman" o il "nuovo Hitler", Ahmadinejad, e da altri.
Il popolo di Israele avrà pure il sacrosanto diritto di difendersi?
Mi fa specie sentire parlare certe persone che dicono di essere amiche degli ebrei e che condannano la Shoah ma poi attaccano Israele, schierandosi, di fatto, con chi nega la Shoah.
Vorrei terminare con un ultimo pensiero.
La foto al centro è stata messa su Facebook dall'amica Irene Bertoglio.
La Shoah fu un crimine molto grave, un'ecatombe. Non va minimizzata.
Però, ci furono crimini analoghi.
Cito, ad esempio, il Genocidio armeno, il pogrom contro gli ebrei in Russia, l'Holodomor perpetrato dai sovietici in Ucraina, le violenze dei Khmer rossi in Cambogia, le persecuziuoni dei cristiani nella Cina comunista, il massacro delle foibe, qui in Italia, e le varie persecuzioni contro i cristiani nei Paesi musulmani.
Anche questi furono crimini contro l'umanità.
Cordiali saluti.

SANT'ANSELMO E GLI EBREI



Cari amici ed amiche.

Oggi è il Giorno della Memoria della Shoah.
Voglio fare la commemorazione a modo mio, cercando di parlare di ciò che univa (e che unisce) gli ebrei e noi.
Lo faccio, parlando di una cosa molto particolare.
Qui a Mantova, c'è la mummia di Sant'Anselmo, vescovo di Lucca che operò nel capoluogo virgiliano come legato permanente al tempo di Matilde di Canossa (1046-1115).
Ora, nel 1086, Anselmo morì ed il suo corpo rimase a Mantova, ove tuttora riposa.
Esso fu mummificato.
Come poté avvenire una cosa simile.
Il suo corpo, infatti, è ben conservato e ciò è strano.
Infatti, il clima del territorio padano è umido.
Anzi, in quel tempo c'erano le paludi e si trovava su una sorta di isolotto in mezzo ai laghi e alle paludi.
Quindi, il clima era sicuramente più umido e la mummificazione sarebbe stata impossibile.
Inoltre, le tecniche di mummificazione erano sconosciute.
Di sicuro, la città di Mantova del tempo di Matilde di Canossa non era la Palermo del XVI secolo, secolo a cui risalgono le mummie della Cripta dei Cappuccini.
Eppure, Sant'Anselmo era mummificato e ben conservato.
Come poté accadere una simile cosa.
Al di là di tutte le spiegazioni soprannaturali (che sono plausibili), potrebbe esserci stata un'opera umana.
Allora, chi avrebbe potuto fare questo?
A mummificare il corpo di Sant'Anselmo potrebbero essere stati gli ebrei.
Potrebbe essere stata la stessa Matilde di Canossa come la stessa Chiesa mantovana ad avere chiesto agli ebrei di praticare la mummificazione.
La comunità ebraica, infatti, era molto colta ed era in contatto con altre culture di altri popoli.
Può darsi che alcuni dotti ebrei avessero appreso l'arte della mummificazione dall'Egitto e che l'avessero trasmessa ai loro discendenti.
Quindi, il corpo di Sant'Anselmo, una personalità molto amata da noi cattolici mantovani e non solo, potrebbe essere stato salvato dagli ebrei, a cui dovremmo essere grati.
Qui ci si riallaccia, manco a dirlo, al discorso da me fatto più volte su Roncoferraro, gli ebrei ed i catari.
Questa è una dimostrazione del fatto che in sé la cattolicità medioevale non fu malevola verso gli ebrei.
I problemi, infatti, ci furono dopo.
Purtroppo, l'ambizione politica, unita all'odio e all'ignoranza, di alcune persone portarono morte e distruzione.
La Shoah, come il progrom in Russia e l'Holodomor dei sovietici, fu un esempio di ciò.
Cordiali saluti.

giovedì 26 gennaio 2012

IL CAOS ITALIANO? HA RADICI PROFONDE


Cari amici ed amiche.

Il nostro Paese vive un momento difficile.
C'è il caos più totale in ogni dove e la povertà sta aumentando.
Questa situazione, in realtà ha radici molto più profonde di quanto si possa immaginare.
Già nel 1861, anno in cui il nostro Paesi si unì, ci furono situazioni anomale.
Se prendiamo come esempi gli altri Paesi, come Spagna, Inghilterra e Francia, notiamo che essi si costituirono con processi lunghi secoli ed intorno alle loro Chiese e con il consenso preminente dei loro popoli.
Nel caso dell'Italia, il processo di unificazione avvenne in pochi decenni e fu contro la Chiesa e tanta parte del popolo.
Questo inficiò il rapporto tra il nuovo Stato e vari settori della popolazione che non si riconoscevano in esso.
Il non riconoscersi nello Stato portò, da una parte, alla nascita di uno Stato che temeva il cittadino e che, quindi, doveva "controllarlo" con il fisco e con tanta burocrazia, dall'altra, a quella cultura nota a tutti dell'evasione fiscale o del vedere lo Stato come un nemico.
Oggi ci sono entrambi gli aspetti.
Da una parte, ci troviamo con uno Stato burocratizzato e poco liberale in cui, ad esempio, non si riesce a fare impresa, e, dall'altra, il cittadino si sente strozzato dal fisco e vessato dallo Stato e, quando può farlo, disobbedisce ad esso evadendo.
Intendiamoci, non voglio giustificare l'evasione fiscale (che è reato e peccato) ma voglio solo fare una riflessione.
Oltretutto, lo Stato italiano nacque centralista, contro quella che fu la storia del popolo italiano, un popolo che per tredici secoli fu diviso.
Ad esempio, la storia della Lombardia fu diversa da quella della Sicilia.
Sarebbe stato più logico organizzare lo Stato in senso federale.
A ciò, si unì anche la mancanza di una politica di sussidiarietà, un principio che avrebbe favorito i processi virtuosi.
Al contrario prevalse e (purtroppo) ancora oggi prevale la logica dell'assistenzialismo, una politica che dirottò fondi pubblici verso progetti che furono utili solo ad un certo tipo di classe politica e non alla gente.
A ciò si unirono anche le scelte tecnocratiche.
Mi riferisco all'adesione a questo tipo di Unione Europea, un' Unione Europea che oggi è un mostro tecnocratico che non ha una vera istituzione politica ma che ha tolto la sovranità agli Stati aderenti.
L'avere aperto le frontiere e l'avere aderito all'Euro, senza prima avere creato le condizioni giuste ed atte a tutelare, ad esempio, il nostro prodotto, ci sta portando alla rovina.
Da qui nascono, ad esempio, i problemi dei pescatori.
Inoltre, quando c'era la Lira, l'Italia poteva fare concorrenza agli altri Stati (come la Germania) svalutando la moneta.
Oggi non può più fare ciò e gli effetti si vedono.
Vi sono Stati (come la Germania) che si permettono di fare il bello ed il cattivo tempo anche in casa nostra.
Uno degli ultimi provvedimenti del governo Monti (e sostenuto dal Popolo della Libertà) era atto a contrastare il peso di Stati, come la Germania.
Mi riferisco alla Mozione sull'Unione Europea.
Lo sforzo è apprezzabile ma io temo che esso sia solo un palliativo.
Il governo stesso ha al suo interno pulsioni diverse e contrarie rispetto a ciò che si è prefisso.
Un Paese in queste condizioni non può fare altro che andare male.
Cordiali saluti.

ANNIE BESANT ED IL FEMMINISMO

Cari amici ed amiche.

Su Facebook, l'amica Irene Bertoglio ha condiviso con me e con altri amici una sua riflessione sul femminismo e sul rapporto tra uomo e donna.
Secondo Irene, la donna si è sempre più "mascolonizzata" mentre l'uomo è sempre più "effeminato".
Irene ha perfettamente ragione ed il le ho consigliato di studiare il caso di Annie Besant, colei che qualcuno considera la "pioniera" del feminismo.
Nata a Londra il 1 ottobre 1847, Annie fu esponente della famiglia Wood, una ricca famiglia borghese.
Rimasta orfana di padre, sposò un pastore conformista, di cui avrebbe mantenuto il nome.
Ebbe due figli, un maschio ed una femmina.
Nel 1871, Annie volle suicidarsi ma non lo fece perché affermò di avere sentito una voce che le diceva di non farlo.
Ruppe così i rapporti con la Chiesa e lasciò il marito ed il figlio mentre tornò da sua madre con la figlia.
Aderì alle idee marxiste.
Iniziò un'attività di scrittrice, mentre sei anni dopo aderì alla Lega Malthusiana, un'associazione che si rifaceva alle idee di Thomas Malthus, un sostenitore della contraccezione e del controllo demografico.
I suoi comizi duri la resero celebre.
Perse così la custodia della figlia ma ottenne il diritto delle donne di presentarsi agli esami superiori.
Tuttavia, Annie si avvicinò alla società teosofica (quindi esoterica) di Helena Blavatskij.
Morì nel 1933.
Ora, il caso di Annie Besant fu un esempio di gnosi.
Ella abbandonò tutti i dogmi cristiani ed abbracciò il nichilismo.
In tale proposito di vi invito a leggere questo brano di Seraphim Rose che mi è stato suggerito da Filippo Giorgianni:

«Che cos’è, più realisticamente, questa “mutazione”? Che cos’è questo “uomo nuovo”? È l’uomo senza radici, strappato da un passato che il nichilismo ha distrutto, la materia prima del sogno di ogni demagogo; il “libero pensatore”, lo scettico, chiusi l’uno e l’altro solo alla verità ma “aperti” a ogni nuova moda intellettuale perché essi stessi non hanno alcun fondamento intellettuale; il ricercatore di una “nuova rivelazione”, pronto a credere a qualsiasi cosa nuova perché la vera fede è stata in lui annullata; il pianificatore e sperimentatore che adora il “fatto” perché ha abbandonato la verità, che considera il mondo come un vasto laboratorio nel quale egli è libero di decidere quello che è “possibile”; l’uomo autonomo che aspira all’umiltà di chiedere soltanto i suoi “diritti” ma pieno tuttavia dell’orgoglio che gli fa pretendere che tutto gli sia dato in un mondo dove non esiste autorità che possa negare qualcosa; l’uomo del momento, senza coscienze o valori e perciò alla mercé dello “stimolo” più forte, il “ribelle” che odia ogni limitazione e ogni autorità perché è l’unico dio di se stesso; l’uomo-massa, questo nuovo barbaro totalmente “ridotto” e “semplificato” capace soltanto delle idee più elementari, che tuttavia disprezza chiunque osi indicargli valori più alti o la reale complessità della vita. Questi uomini sono tutti un unico uomo, l’uomo la cui modellazione è stata il vero scopo del nichilismo.».

Anche il femminismo di Annie Besant fu un prodotto del nichilismo, la cui massima espressione fu il marxismo.
Il nichilista punta a distruggere l'ordine naturale delle cose.
Così volle fare Annie Besant.
Il fatto, ad esempio, che ella avesse abbracciato le idee malthusiane fu la dimostrazione di ciò.
Dal nichilismo alla gnosi (come l'esoterismo) il passo fu breve.
Come disse Gilbert Keith Chesterton, quando non si crede più in Dio, si inizia a credere in tutto ciò che non è Dio.
Il caso di Annie Besant fu il paradigma di ciò.
Annie Besant fu una ribelle, come lo fu Lucifero.
Lucifero puntò a distruggere l'ordine naturale delle cose. Annie volle fare esattamente lo stesso.
Di certo, un certo tipo di femminismo non è cristiano.
Pensiamo ad alcuni simboli come la mimosa.
Questo fiore fa parte della famiglia dell'acacia.
L'acacia è un simbolo di quella massoneria relativista.
Si sa che il relativismo è contro la tradizione cristiana.
Da qui nasce il caos che sta portando anche ad una confusione tra sessi.
Allora, riflettiamo.
Cordiali saluti.

RE CARLO II STUART E GLI EBREI



Cari amici ed amiche.
Leggendo il libro di Elena Romero Castellò e Uriel Macias Kapon, il cui titolo è "Gli Ebrei e l'Europa-duemila anni di storia", mi è capitato di leggere qualcosa su re Carlo II Stuart.
Figlio di re Carlo I Stuart e di Enrichetta Maria di Borbone, re Carlo II (29 maggio 1630-6 febbraio 1685) fu il primo re dopo la dittatura di Cromwell.
Fu incoronato nel 1660.
Ora, Carlo I dovette fronteggiare quelle che furono le problematiche dell'Inghilterra che era appena uscita dalla sbornia rivoluzionaria (e tirannica) di Oliver Cromwell.
Per fare ciò, troppo spesso si trovò a dover lottare anche con la propria coscienza.
Formalmente anglicano ma criptocattolico, Carlo dovette trovarsi di fronte ad una vera e propria nevrosi anticattolica di tanta parte del popolo inglese.
Per non inimicarsi un Parlamento suscettibile ai fermenti rivoluzionari, Carlo fu costretto a firmare delle condanne a morte contro i cattolici e dovette firmare il "Test Act" (1671) che impose l'anglicanesimo a chi rivestiva cariche pubbliche. Il "Test Act" recita:
"I, N, do declare that I do believe that there is not any transubstantiation in the sacrament of the Lord's Supper, or in the elements of the bread and wine, at or after the consacration thereof by any person whatsovever .".
In punto di morte, però, il re si convertì al cattolicesimo, la nostra religione.
Tuttavia, re Carlo I cercò la mediazione con il mondo cattolico e, in cuor suo, volle farsi cattolico e sospendere le leggi anticattoliche.
Egli cercò di portare avanti la cultura.
Durante il suo periodo, ad esempio, operava Isaac Newton.
Eppure, c'è un aspetto che molti ignorano.
Egli, infatti, riconobbe la comunità ebraica sefardita.
Nel XVI secolo, gli ebrei residenti in Spagna e Portogallo furono costretti scappare.
Era stata imposta a loro la conversione al cattolicesimo. Le alternative furono l'esilio e la morte.
Era chiaro che il vero motivo di tutto ciò fu politico.
Molti ebrei convertiti al cattolicesimo praticavano di nascosto la religione ebraica.
Quando venivani scoperti, essi venivano arrestati, torturati e messi a morte.
E così, molti ebrei e criptogiudei (ebrei convertiti al cattolicesimo che erano segretamente fedeli alla fede dei loro avi) lasciarono la Spagna ed il Portogallo e si trasferirono in altre zone, come l'Impero Ottomano, l'Italia e l'Olanda.
Molti di loro tornarono alla loro fede d'origine e formarono comunità forti in Olanda e ad Amburgo.
Nel 1655, il rabbino Manasseh ben Israel, un rabbino di una comunità "iberica" di Amsterdan, contattò la Repubblica d'Inghilterra, l'Inghilterra tiranno Cromwell.
Si lavorò per favorire l'ingresso degli ebrei in Inghilterra ma ci fu l'ostracismo dei commercianti inglesi.
E così, gli ebrei che si erano stabiliti in Inghilterra poterono praticare il loro culto segretamente.
Nel 1660, tornò la monarchia in Inghilterra e re Carlo II riconobbe ufficialmente la comunità ebraica.
Ora, questo fatto ci fa capire quella che fu la vera psicologia di re Carlo II.
Egli avrebbe voluto vedere un'Inghilterra diversa da quella che si trovò.
Egli capiva cosa significasse dovere nascondere la propria fede e le proprie idee, quando il popolaccio era sempre in agguato.
Inoltre, tenendo conto del fatto che re Carlo fosse criptocattolico venne dimostrata anche un'altra cosa.
Venne dimostrato che il cattolicesimo non è antisemita.
Del resto, l'Inquisizione fu più una cosa politica, tenendo conto anche della perdita di potere del Papato dalla fine del Medio Evo.
Questo è un altro capitolo.
Noi cattolici dovremmo rivalutare l'opera fatta dai re della casa reale dei Stuart.
Cordiali saluti.

PROTESTA DEI PESCATORI? UN BRUTTO CLIMA!




Cari amici ed amiche.

C'è un brutto clima.
Ieri, c'è stata una protesta dei pescatori e ci sono stati momenti di tensione.
Il video qui sopra, lo dimostra.
Purtroppo, i pescatori sono penalizzati da certe norme europee (che pongono limiti) e dalle misure del governo sul carburante.
Io penso che il governo debba tutelare anche la pesca italiana e mediare con l'Unione Europea perché questi limiti vengano modificati.
Inoltre, bisogna fare sì che i pescatori possano lavorare.
Per questo, dovrebbero essere modificate le imposizioni fiscali sul carburante.
La pesca è una risorsa.
Comunque, il clima è davvero brutto e, se il governo non media, potrebbero esserci dei problemi.
Cordiali saluti.

mercoledì 25 gennaio 2012

I BOSGNACCHI, I NAZISTI E RONCOFERRARO


Cari amici ed amiche.

Vi parlo di un tema che avevo già portato all'Esame di Stato nel 1999.
Nella Penisola Balcanica esistono tante popolazioni.
Esistono varie etnie, come quelle di origine latina (Romeni ed Italiani), di origine ugro-finnica (Magiari), di origine slava e di altra origine, come Albanesi, Zingari e Greci.
Gli Slavi sono, a loro volta, divisi in Sloveni, Croati, Serbi, Montenegrini, Macedoni e Bulgari.
Essi sono divisi dalle lingue, come serbo-croata (scritta con caratteri cirillici in Serbia e latini in Croazia), quella slovena, quella macedone e quella bulgara.
Anche la religione è diversa in questi popoli.
I Serbi, i Macedoni ed i Bulgari sono cristiano-ortodossi, gli Sloveni ed i Croati sono cattolici mentre gli Slavi della Bosnia-Erzegovina sono musulmani.
Proprio di questi ultimi vi voglio parlare.
I Bosgnacchi (o Bosniaci musulmani) sono una popolazione slava di lingua serbo-croata e di religione islamica.
Per la storiografia (ufficiale e non), i Bosgnacchi sono discendenti di serbi e croati che si convertirono all'Islam, quando i Turchi Ottomani penetrarono nella Penisola Balcanica.
Ora, i Turchi Ottomani prendevano a forza i figli dalle famiglie cristiane, le convertivano all'Islam e ne facevano i feroci Giannizzeri, i soldati della fanteria turca.
Nel caso dei Bosgnacchi, però, questo non avvenne.
Essi si convertirono all'Islam volontariamente.
Perché avvenne questo?
Il motivo fu molto semplice.
I Bosgnacchi non erano cattolici né ortodossi.
Essi professavano una loro religione che fu predicata nel IX secolo da un prete bulgaro, Bogomil.
Prima dell'arrivo dei Turchi (1309-1403), nell'attuale Bosnia-Erzegovina (Bosna-Hercegovna) vi erano popolazioni di stirpe slava (serbo-croata) e di origine latina, gli Aromeni.
Come gli attuali Romeni e Moldavi, gli Aromeni erano discendenti dai Romani.
Questi formarono delle élites che si opposero al potere imperiale di Costantinopoli, il basileus bizantino.
Anche per questo motivo, essi abbracciarono il bogomilismo.
Come ho già detto più volte, il bogomilismo, fu una religione fortemente dualistica.
Secondo Bogomil, Dio ebbe due figli, Satanel e San Michele Arcangelo.
Satanel, il maggiore, si ribellò a Dio (diventando Satana) e creò il mondo visibile e l'uomo.
Quindi, per i seguaci del bogomilismo, il mondo fu creato da Satana.
Dio, però, ebbe compassione verso il mondo e verso l'uomo e decise di salvarli mandando San Michele.
Questi entrò attraverso l'orecchio destro di Maria e si incarnò, diventando Gesù.
Gesù, che non fu concepito come Figlio di Dio (per come lo intendiamo noi) ma come eone (angelo incarnato), sconfisse Satana, che fu chiamato "El".
Nel bogomilismo, si praticava l'ascetismo e venivano rifiutati i testi del Vecchio Testamento, tranne i Salmi ed i libri dei profeti.
Si racconta che nel 1118 Alessio Comneno avesse fatto giustiziare il capo della setta e vari eretici.
I bogomili rifiutavano ogni culto esteriore, la Chiesa (cattolica ed ortodossa), le immagini sacre e persino i Sacramenti.
Anzi, per loro il Battesimo cattolico ed ortodosso era visto come un marchio dell'Anti-Cristo.
Tanti aspetti della loro dottrina entrarono, poi, in un'altra religione ereticale, il catarismo, di cui ho parlato più volte.
Anzi, tra catari e bogomili il legame fu forte.
Attraverso la Dalmazia e la Pianura Padana catari e bogomili si incontravano.
Nel 1167, a Saint Felix de Caraman (vicino a Tolosa, Francia), ci fu il Concilio cataro.
Ad esso parteciparono anche i bogomili.
Anzi, il concilio fu presieduto dal vescovo bulgaro Nikita.
Come ho già detto, il bogomilismo si diffuse tra le élites nobiliari contro il potere dell'Impero Romano d'Oriente, l'Impero Bizantino.
Anzi, queste contribuirono a fare cadere l'impero stesso.
Nel XIV secolo, l'Impero Bizantino fu scosso da una gravissima guerra civile.
Tra il 1332 ed il 1391, l'impero fu governato dal basileus Giovanni V, figlio di Andronico III e di Anna di Savoia.
Scoppiò una tremenda guerra civile nei Balcani e qui emerse il re serbo Stefano Uros IV Dusan.
Pare che re Stefano fosse stato sostenuto dalla nobiltà bogomila.
Anzi, ci fu la certezza che ciò fosse avvenuto.
Ai bogomili, re Stefano andava bene.
Egli sarebbe stato controllabile.
La guerra civile aprì la strada ai Turchi, che dal 1309 (sotto il sultano Othman) si installarono nell'Anatolia, in una zona compresa tra Brussa (Bursa), Eskinsehir e Nicea (Iznik), e si stavano espandendo.
Vedendo ciò, la maggior parte dei bogmili scelse di convertirsi all'Islam e di adottare nomi islamici.
Da qui si spiega l'uso di cognomi di origine turca o islamica da parte dei Bosgnacchi o di persone di origine bosgnacca.
E' il caso, ad esempio, del giocatore svedese (ma di origine bosgnacca) Zlatan Ibrahimovic, che noi tifosi del Milan conosciamo bene.
L'adesione all'Islam fu dovuta a due motivi.
Il primo fu una presunta affinità tra bogomili e musulmani. Ovviamente, furono i bogmili a sostenere ciò.
Il secondo fu un calcolo politico.
Come ho già detto, i bogomili furono una lobby e, convertendosi all'Islam, avrebbero avuto il potere.
Tra l'altro, l'Islam dei Bosgnacchi era molto particolare.
Infatti, in Bosnia-Erzegovina era diffuso il sufismo, una corrente mistica dell'Islam.
Ancora oggi, se pur sunniti, i Bosgnacchi risentono di ciò.
In pratica, se scaviamo più a fondo, quei musulmani bosgnacchi di oggi sono i bogomili di ieri.
Questo fu capito anche da Aldolf Hitler e dai nazisti.
Infatti, nella loro speculazione, Hitler ed i nazisti ebbero molte attenzioni verso i musulmani e, in particolare, verso i bosgnacchi, tanto da creare un reparto di SS islamiche.
In realtà, nella loro follia pura e nel loro cieco e becero odio verso gli ebrei, Hitler ed i suoi volevano distruggere il Cristianesimo, ritenuto una "contaminazione semitica", e creare una loro religione.
Per farlo, si sarebbero serviti anche dei musulmani.
Vorrei terminare, tornando a parlare di Roncoferraro e dei catari.
Alla luce di quanto scritto qui sopra e dei vari articoli, come quello intitolato "La Provenza, i Catari e Roncoferraro" e di altri scritti molto interessanti, come quello di Vittorio Sabbadini che intitolato "La Chiesa catara di Bagnolo San Vito", faccio appello a chi di dovere, dall'Assessore alla Cultura del Comune di Roncoferraro fino alle più alte sfere che si facciano maggiori studi su quello che ci fu (o che potrebbe esserci stato) qui a Roncoferraro, in provincia di Mantova.
Invito a leggere anche questo bellissimo articolo del blog "Symposium: Somniun Scipionis" che è intitolato "Quel buco nero tra antichità e Rinascimento, rivalutiamo il Medio Evo".
Cordiali saluti.

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