Presentazione

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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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lunedì 26 dicembre 2011

GIORGIO BOCCA? SICURAMENTE, SARA' RICORDATO!

Cari amici ed amiche.

L'altro ieri è morto il noto giornalista e scrittore Giorgio Bocca.
Nell'esprimere il mio pensiero, sarò diplomatico, visto che è pur sempre la morte di una persona.
Giorgio Bocca sarà ricordato.
Di sicuro, tante cose da lui affermate fanno (e faranno) discutere.
Una di queste risale al 1942 e recita:

"Questo odio degli ebrei contro il fascismo è la causa della guerra attuale. La vittoria degli avversari solo in apparenza sarebbe una vittoria degli ebrei. A quale ariano, fascista o non fascista, può sorridere l’idea, in un tempo non lontano, essere lo schiavo degli ebrei?".

Una frase del genere fa orrore e se si tiene conto del fatto che Bocca fosse passato dalla parte dei partigiani, essa assume toni grotteschi.
Questa frase rispecchia fedelmente quello che era questo personaggio e la sua visione del mondo, una visione del mondo in cui l'opportunismo italiota la fa da padrone e che è fondata sui rancori ideologici e la supponenza di un'ideologia che si crede virtuosa ma che, in realtà, fece tanto male a tante persone.
Cordiali saluti.

BRITISH MONARCHY, THE CHRISTMAS BROADCAST 2011




Cari amici ed amiche.

Il video (che ho preso da Youtube) mostra il messaggio augurale di buon Natale della regina del Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord Elisabetta II.
Ora, sulla monarchia britannica si possono dire tante cose.
Non si può dire, però, che essa non sia un simbolo della nazione britannica.
Il monarca britannico, infatti, è re d'Inghilterra, di Scozia e d'Irlanda, capo del Commowealth e Difensore della fede.
Quindi, la corona è un simbolo, un qualcosa che unisce tutto il popolo britannico.
Ad esempio, ci sono britannici anglicani, calvinisti, cattolici e di altre religioni.
Eppure, la maggioranza di loro vede nella corona un punto di riferimento, nonostante la corona sia a capo di una Chiesa di Stato, la Chiesa anglicana.
Ci sono britannici di diversi colori politici.
Eppure, la maggioranza di loro vede nella corona un simbolo.
Noi italiani non abbiamo più il re.
Però, abbiamo altri simboli, primo dei quali l'appartenenza alla fede cristiana.
Dobbiamo riscoprire ciò che ci unisce veramente per potere essere realmente un popolo.
Pur con tutte le contraddizioni, i britannici hanno dei simboli e li tengono ben vivi.
Pensate al ruolo che ebbe il padre della regina Elisabetta II, re Giorgio VI, durante la II Guerra Mondiale.
Egli fu un punto di riferimento per tutto il popolo britannico.
Mentre quest'ultimo si unì intorno al sovrano, noi, qui in Italia, ci facemmo la guerra a vicenda.
E' la dimostrazione della differenza tra un popolo vero ed un popolo che non è tale.
Un popolo vero si unisce attorno ai propri simboli.
Anche noi abbiamo i nostri simboli ma un certa storia recente ha fatto di tutto perché essi non abbiano più una dignità in ambito pubblico.
Questo atteggiamento rischia di portare alla morte il nostro popolo.
Forse, chi oggi contesta i festeggiamenti del 150° anno dell'unità d'Italia non ha tutti i torti.
Infatti, se guardiamo bene il processo storico che portò all'unità del nostro Paese (1861) esso fu fatto forzosamente e contro ciò che rappresenta realmente l'unità del popolo italiano, a cominciare dalla Chiesa cattolica.
Se analizziamo ciò, possiamo capire tanti mali del nostro Paese.
Allora, riflettiamo!
Cordiali saluti.

SAN LEONE MAGNO E LA STORIA


Cari amici ed amiche.

Su Facebook, mi è capitato di leggere questa nota di Giovanni Covino che prende spunto da alcuni discorsi di San Leone Magno.
Essa è intitolata "Riconosci, cristiano, la tua dignità. Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa" e recita:

"Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c'è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita.

Il Figlio di Dio infatti, giunta la pienezza dei tempi che l'impenetrabile disegno divino aveva disposto, volendo riconciliare con il suo Creatore la natura umana, l'assunse lui stesso in modo che il diavolo, apportatore della morte, fosse vinto da quella stessa natura che prima lui aveva reso schiava. Così alla nascita del Signore gli angeli cantano esultanti: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2, 14). Essi vedono che la celeste Gerusalemme è formata da tutti i popoli del mondo. Di questa opera ineffabile dell'amore divino, di cui tanto gioiscono gli angeli nella loro altezza, quanto non deve rallegrarsi l'umanità nella sua miseria! O carissimi, rendiamo grazie a Dio Padre per mezzo del suo Figlio nello Spirito Santo, perché nella infinita misericordia, con cui ci ha amati, ha avuto pietà di noi, «e, mentre eravamo morti per i nostri peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo» (cfr. Ef 2, 5) perché fossimo in lui creatura nuova, nuova opera delle sue mani.

Deponiamo dunque «l'uomo vecchio con la condotta di prima» (Ef 4, 22) e, poiché siamo partecipi della generazione di Cristo, rinunziamo alle opere della carne. Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all'abiezione di un tempo con una condotta indegna. Ricòrdati chi è il tuo Capo e di quale Corpo sei membro. Ricòrdati che, strappato al potere delle tenebre, sei stato trasferito nella luce del Regno di Dio. Con il sacramento del battesimo sei diventato tempio dello Spirito Santo! Non mettere in fuga un ospite così illustre con un comportamento riprovevole e non sottometterti di nuovo alla schiavitù del demonio. Ricorda che il prezzo pagato per il tuo riscatto è il sangue di Cristo. ".

Ringrazio l'amico Angelo Fazio, che l'ha portata alla mia attenzione.
E' una bella nota e credo che valga la pena di commentarla, tenendo conto anche del fatto che io abiti a Roncoferraro, un Comune della Provincia di Mantova in cui operò proprio San Leone Magno e che fa parte proprio del Vicariato di San Leone Magno.
Siamo nel 452 AD e, dopo avere devastato la sede patriarcale di Aquileia, il terribile popolo degli Unni ed il suo re Attila si stabilirono nel nord Italia. Attila portò la sua corte a Milano, una delle ex-capitali dell'Impero Romano d'Occidente.
Nel Palazzo Reale di questa città fece fare un mosaico in cui vi era ritratto lui che veniva servito dai due Cesari, quello dell'Impero Romano d'Occidente e quello dell'Impero Romano d'Oriente, che, prostrati ai suoi piedi, gli versavano fiumi d'oro.
Attila volle arrivare a Roma, ove l'imperatore Valentiniano era fuggito, per reclamare il matrimonio con la principessa Onoria.
A differenza di Alarico dei suoi Visigoti, che saccheggiarono Roma nel 410 AD, Attila e gli Unni non erano cristiani e quindi non avrebbero risparmiato nemmeno le chiese.
Con la sua orda di barbari, Attila partì per Roma, spostandosi a sud-est.
Arrivò nell'Ager Ambulejanus, quella zona vicina al fiume Mincio che corrisponde alla zona sud all'attuale Comune di Roncoferraro. Il centro della zona fu Governolo, una frazione del Comune di Roncoferraro. Qui si trovò faccia a faccia con Papa Leone Magno che gli venne incontro e lo convinse a ritirarsi. Ne parlai in un precedete articolo del 16 novembre 2010 che è intitolato "Dove avvene l'incontro tra Attila e Papa Leone Magno?".
Pare che il re Unno fosse stato convinto a ritirarsi perché vide dietro al Papa un vecchio (forse San Pietro) che si agitava dietro di lui e che lo turbò.
Anche l'esperienza di San Leone Magno fu, a tutti gli effetti, una testimonianza della fede cristiana.
Pensate, quanto fu importante l'opera di quell'uomo che da Roma si mise in cammino verso per incontrarare un re barbaro che avrebbe potuto ucciderlo senza battere ciglio e convincerlo a recedere dal suo proposito.
Egli non ebbe paura di niente.
Egli non temette i pericoli che avrebbe potuto incontrare durante il viaggio.
Tenete conto del fatto che l'Italia di allora fu una terra di scontro tra bande e di banditi.
Inoltre, le strade non erano più curate e vi erano molte malattie, a cominciare dalla malaria, la peste e le malattie respiratorie.
L'Impero Romano d'Occidente si era di fatto dissolto e ventisei anni dopo scomparve anche a livello formale.
San Leone Magno non temette neppure quel re barbaro.
Egli andò di fronte a quell'uomo che avrebbe potuto ucciderlo e lo affrontò.
Non lo fece con le spade o con le lance ma lo fece con la sua fede e vinse.
Infatti, Attila tornò sui suoi passi.
Essere cristiani vuole dire anche questo.
Molti cristiani di oggi non hanno lo stesso coraggio che ebbe San Leone Magno di fronte ad Attila.
Se lo avessero, tante cose andrebbero meglio.
Come disse il Beato Giovanni Paolo II, non dobbiamo avere paura!
Cordiali saluti.

IL MARTIRIO DI SANTO STEFANO


Cari amici ed amiche.

E' passato il Santo Natale ed oggi è il giorno di Santo Stefano Protomartire.
Ne parla il libro degli Atti degli Apostoli (capitoli 6-7, versetti 1-15-1-60).
Il brano del succitato libro che viene letto nelle Messe di oggi recita:

"[1] In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana.

[2] Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: "Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense.

[3] Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest'incarico.

[4] Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola".

[5] Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiochia.

[6] Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.

[7] Intanto la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede.

[8] Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo.

[9] Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei "liberti" comprendente anche i Cirenèi, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia, a disputare con Stefano,

[10] ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava.

[11] Perciò sobillarono alcuni che dissero: "Lo abbiamo udito pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio".

[12] E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio.

[13] Presentarono quindi dei falsi testimoni, che dissero: "Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge.

[14] Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà i costumi tramandatici da Mosè".

[15] E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo.

[1] Gli disse allora il sommo sacerdote: "Queste cose stanno proprio così?".

[2] Ed egli rispose: "Fratelli e padri, ascoltate: il Dio della gloria apparve al nostro padre Abramo quando era ancora in Mesopotamia, prima che egli si stabilisse in Carran,

[3] e gli disse: Esci dalla tua terra e dalla tua gente e và nella terra che io ti indicherò.
[4] Allora, uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte del padre, Dio lo fece emigrare in questo paese dove voi ora abitate,

[5] ma non gli diede alcuna proprietà in esso, neppure quanto l'orma di un piede, ma gli promise di darlo in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui, sebbene non avesse ancora figli.

[6] Poi Dio parlò così: La discendenza di Abramo sarà pellegrina in terra straniera, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni.

[7] Ma del popolo di cui saranno schiavi io farò giustizia, disse Dio: dopo potranno uscire e mi adoreranno in questo luogo.

[8] E gli diede l'alleanza della circoncisione. E così Abramo generò Isacco e lo circoncise l'ottavo giorno e Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi.

[9] Ma i patriarchi, gelosi di Giuseppe, lo vendettero schiavo in Egitto. Dio però era con lui

[10] e lo liberò da tutte le sue afflizioni e gli diede grazia e saggezza davanti al faraone re d'Egitto, il quale lo nominò amministratore dell'Egitto e di tutta la sua casa.

[11] Venne una carestia su tutto l'Egitto e in Cànaan e una grande miseria, e i nostri padri non trovavano da mangiare.

[12] Avendo udito Giacobbe che in Egitto c'era del grano, vi inviò i nostri padri una prima volta;

[13] la seconda volta Giuseppe si fece riconoscere dai suoi fratelli e fu nota al faraone la sua origine.

[14] Giuseppe allora mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutta la sua parentela, settantacinque persone in tutto.

[15] E Giacobbe si recò in Egitto, e qui egli morì come anche i nostri padri;

[16] essi furono poi trasportati in Sichem e posti nel sepolcro che Abramo aveva acquistato e pagato in denaro dai figli di Emor, a Sichem.

[17] Mentre si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo crebbe e si moltiplicò in Egitto,

[18] finché salì al trono d'Egitto un altro re, che non conosceva Giuseppe.

[19] Questi, adoperando l'astuzia contro la nostra gente, perseguitò i nostri padri fino a costringerli a esporre i loro figli, perché non sopravvivessero.

[20] In quel tempo nacque Mosè e piacque a Dio; egli fu allevato per tre mesi nella casa paterna, poi,

[21] essendo stato esposto, lo raccolse la figlia del faraone e lo allevò come figlio.

[22] Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere.

[23] Quando stava per compiere i quarant'anni, gli venne l'idea di far visita ai suoi fratelli, i figli di Israele,

[24] e vedendone uno trattato ingiustamente, ne prese le difese e vendicò l'oppresso, uccidendo l'Egiziano.

[25] Egli pensava che i suoi connazionali avrebbero capito che Dio dava loro salvezza per mezzo suo, ma essi non compresero.

[26] Il giorno dopo si presentò in mezzo a loro mentre stavano litigando e si adoperò per metterli d'accordo, dicendo: Siete fratelli; perché vi insultate l'un l'altro?

[27] Ma quello che maltrattava il vicino lo respinse, dicendo: Chi ti ha nominato capo e giudice sopra di noi?

[28] Vuoi forse uccidermi, come hai ucciso ieri l'Egiziano?

[29] Fuggì via Mosè a queste parole, e andò ad abitare nella terra di Madian, dove ebbe due figli.

[30] Passati quarant'anni, gli apparve nel deserto del monte Sinai un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente.

[31] Mosè rimase stupito di questa visione; e mentre si avvicinava per veder meglio, si udì la voce del Signore:

[32] Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Esterrefatto, Mosè non osava guardare.

[33] Allora il Signore gli disse: Togliti dai piedi i calzari, perché il luogo in cui stai è terra santa.

[34] Ho visto l'afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono sceso a liberarli; ed ora vieni, che ti mando in Egitto.

[35] Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo: Chi ti ha nominato capo e giudice?, proprio lui Dio aveva mandato per esser capo e liberatore, parlando per mezzo dell'angelo che gli era apparso nel roveto.

[36] Egli li fece uscire, compiendo miracoli e prodigi nella terra d'Egitto, nel Mare Rosso, e nel deserto per quarant'anni.

[37] Egli è quel Mosè che disse ai figli d'Israele: Dio vi farà sorgere un profeta tra i vostri fratelli, al pari di me.

[38] Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l'angelo che gli parlava sul monte Sinai e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi.
[39] Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, lo respinsero e si volsero in cuor loro verso l'Egitto,

[40] dicendo ad Aronne: Fà per noi una divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè che ci condusse fuori dall'Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto.

[41] E in quei giorni fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici all'idolo e si rallegrarono per l'opera delle loro mani.

[42] Ma Dio si ritrasse da loro e li abbandonò al culto dell'esercito del cielo, come è scritto nel libro dei Profeti:

[43] Mi avete forse offerto vittime e sacrifici
per quarant'anni nel deserto, o casa d'Israele?
Avete preso con voi la tenda di Mòloch,
e la stella del dio Refàn,
simulacri che vi siete fabbricati per adorarli!
Perciò vi deporterò al di là di Babilonia.

[44] I nostri padri avevano nel deserto la tenda della testimonianza, come aveva ordinato colui che disse a Mosè di costruirla secondo il modello che aveva visto.

[45] E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè se la portarono con sé nella conquista dei popoli che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide.

[46] Questi trovò grazia innanzi a Dio e domandò di poter trovare una dimora per il Dio di Giacobbe;

[47] Salomone poi gli edificò una casa.

[48] Ma l'Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d'uomo, come dice il Profeta:

[49] Il cielo è il mio trono
e la terra sgabello per i miei piedi.
Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore,
o quale sarà il luogo del mio riposo?

[50] Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose?

[51] O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi.

[52] Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori;

[53] voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l'avete osservata".

[54] All'udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.

[55] Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra

[56] e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio".

[57] Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui,

[58] lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo.

[59] E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito".

[60] Poi piegò le ginocchia e gridò forte: "Signore, non imputar loro questo peccato". Detto questo, morì. ".

L'esperienza di Santo Stefano ci insegna ad essere veramente cristiani.
Essere cristiani è un costo.
Lo so bene io, che, ad esempio, vengo visto da alcuni come "bigotto" ed "ipocrita" ed ho anche perso qualche amicizia, ma lo sanno ancora di più quei cristiani in ogni parte del mondo rischiano la vita per la loro fede.
Pensate, ad esempio, a quello che sta accadendo in Nigeria.
Lì li chiese sono assaltate dai fondamentalisti islamici e le persone sono uccise.
Il cristiano è chiamato a testimoniare la propria fede in qualsiasi modo, anche rimettendoci la vita.
Il vero martire non è quello che si fa saltare in aria, uccidendo tante persone innocenti, cosa che certi esponenti di certe religioni fanno.
Chi si fa esplodere uccidendo delle persone è solo un folle omicida.
Il martire, invece, è un testimone.
Infatti, egli mostra la sua fede e la difende anche pagando con la propria vita e senza serbare il rancore verso i propri avversari.
A volte, basta poco per testimoniare la propria fede.
Questa mattina, ad esempio, io sono andato ad ascoltare la Messa all'Istituto Geriatrico "Antonio Nuvolari" di Roncoferraro.
Avrei potuto andare a Messa in chiesa alle 08:00 o alle ore 11:00.
Invece, ho preferito andare a Messa alla casa di riposo, anche per essere vicino agli anziani che si trovano lì.
A volte, invece, la fede va testimoniata anche pagando con la propria vita.
Pensiamo a quello che succede nei Paesi islamici piuttosto che in quelli comunisti, in cui i cristiani hanno forti restrizioni e rischiano la vita.
Purtroppo, però, certi "germi" sono presenti anche nel nostro Occidente.
Sto parlando del relativismo.
In questo caso, i cristiani possono andare a Messa senza rischiare la vita ma si sta affermando una mentalità in cui la fede deve essere relegata all'ambito privato e chi cerca di parlare di certi temi viene irriso e definito "contro la modernità, la ragione e la scienza".
Già altre volte l'Europa dimenticò Dio e pagò il prezzo di ciò.
Ci furono tanti martiri.
Pensiamo, ad esempio, a padre Massimiliano Kolbe e a padre Giuseppe Girotti, che morirono nei lager nazisti, piuttosto che ai cristiani morti a Butovo (in Russia) ad opera dei sovietici.
Prima che arrivassero queste tragedie ci fu la dimenticanza di Dio da parte della gente europea.
Allora, noi cristiani abbiamo il dovere di testimoniare la nostra fede ogni giorno.
Se non lo fecessimo, non saremmo degni di essere chiamati cristiani e la nascita di Gesù (che ieri abbiamo festeggiato) sarebbe stata inutile.
Cordiali saluti.

sabato 24 dicembre 2011

ADESTE FIDELES LAETI TRIUMPHANTES...




Cari amici ed amiche.

Vi invito a leggere questi brani del libro del profeta Isaia (capitolo 9, versetti 1-6):

"[1] Il popolo che camminava nelle tenebre
vide una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.

[2] Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si gioisce quando si spartisce la preda.

[3] Poiché il giogo che gli pesava
e la sbarra sulle sue spalle,
il bastone del suo aguzzino
tu hai spezzato come al tempo di Madian.

[4] Poiché ogni calzatura di soldato nella mischia
e ogni mantello macchiato di sangue
sarà bruciato,
sarà esca del fuoco.

[5] Poiché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il segno della sovranità
ed è chiamato:
Consigliere ammirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace;

[6] grande sarà il suo dominio
e la pace non avrà fine
sul trono di Davide e sul regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e sempre;
questo farà lo zelo del Signore degli eserciti. ",

del Salmo 95 (96):

"[1] Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra.
[2] Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunziate di giorno in giorno la sua salvezza.

[3] In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria,
a tutte le nazioni dite i suoi prodigi.

[4] Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dei.

[5] Tutti gli dei delle nazioni sono un nulla,
ma il Signore ha fatto i cieli.

[6] Maestà e bellezza sono davanti a lui,
potenza e splendore nel suo santuario.

[7] Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,

[8] date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri,

[9] prostratevi al Signore in sacri ornamenti.
Tremi davanti a lui tutta la terra.

[10] Dite tra i popoli: "Il Signore regna!".
Sorregge il mondo, perché non vacilli;
giudica le nazioni con rettitudine.

[11] Gioiscano i cieli, esulti la terra,
frema il mare e quanto racchiude;

[12] esultino i campi e quanto contengono,
si rallegrino gli alberi della foresta

[13] davanti al Signore che viene,
perché viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e con verità tutte le genti. ",

della lettera di San Paolo a Tito (capitolo 2, versetti 11-14):

"[11] È apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini,

[12] che ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo,

[13] nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo;

[14] il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone. ",

e del Vangelo secondo Luca (capitolo 2, versetti 1-14):

"[1] In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra.

[2] Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio.

[3] Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città.

[4] Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme,

[5] per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.

[6] Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.

[7] Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.

[8] C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge.

[9] Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento,

[10] ma l'angelo disse loro: "Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo:

[11] oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.

[12] Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia".

[13] E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva:

[14] "Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama". ".

Questo è il vero significato del Natale.
Oggi, è nata una speranza per tutti gli uomini, un vero invito a rifiutare il male.
Come si può essere malvagi di fronte ad un Dio che scelse di farsi piccolo in Gesù Bambino?
Allora, il Natale è una delle massime manifestazioni dell'amore di Dio verso gli uomini.
Noi dobbiamo andare a lui ed amare chi ci è prossimo.
Se non facessimo ciò, non avrebbe senso festeggiare il Natale.
Cordiali saluti ed auguri di un buon Santo Natale.








UN AUGURIO SPECIALE

Cari amici ed amiche.

Ho fatto gli auguri a mezzo mondo (anche a chi non conosco) e li hi fatti volentieri ma questa volta, visto che ne ho la possibilità, voglio farli a delle persone che per me sono state speciali.
La foto qui sopra risale al 1999 e mi ritrae con i miei compagni di classe della V A del settore chimico-biologico dell'Istituto Professionale per i Servizi Sociali "Don Primo Mazzolari" di Mantova.
Il 1999 fu l'anno in cui mi diplomai.
Quindi, fu l'ultimo anno in cui ebbi queste persone come compagni di classe.
Dopo il 1999, salvo alcune eccezioni, ci siamo persi di vista.
La routine quotidiana ci ha certamente allontanati.
Alcune di queste persone si sono fatte le loro famiglie e tutte loro hanno potuto realizzare i loro sogni.
Spero, un giorno, di potere reincontrare queste persone che per me sono state veramente importanti.
Non sono un ingrato e non mi dimentico di chi mi ha fatto del bene.
Intanto, faccio a loro e ai loro cari i miei auguri di un sereno Santo Natale.
Cordiali saluti.

QUANNO NASCETTE NINNO, DEDICATO AGLI ITALIANI NEL MONDO




Cari amici ed amiche.

Dedico questo video agli Italiani nel mondo, a cui auguro un sereno Santo Natale.
Cordiali saluti ed auguri.

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Destre unite per cambiare l'Europa, il progetto riuscirà?

Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questa immagine presa dalla pagina Facebook di Fratelli d'Italia.