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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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venerdì 28 ottobre 2011

LA SCOMUNICA AI COMUNISTI? E' COSA BUONA E GIUSTA!

Cari amici ed amiche.

Leggete il testo qui sotto:

"Pio XII, tramite la Sacra Congregazione del Sant’Uffizio, emanò tre documenti sulla natura del comunismo e la sua inconciliabilità col cristianesimo.

1°) Un ‘Decreto generale’ (1° luglio del 1949), che dichiara:

a) non essere mai lecito iscriversi ai partiti comunisti o dar loro appoggio, poiché il comunismo è materialista e quindi anticristiano;

b) che è vietato diffondere libri o giornali, i quali sostengono la dottrina e prassi del comunismo materialista ed ateo;

c) che i fedeli, i quali compiono con piena consapevolezza gli atti su proibiti, non possono ricevere i Sacramenti;

d) inoltre che i battezzati, i quali professano, difendono o propagandano consapevolmente la dottrina o prassi comunista, incorrono ipso facto nella scomunica riservata in modo speciale alla S. Sede, in quanto apostati dalla Fede cattolica (l’apostasia è il passaggio dalla religione cristiana ad un’altra totalmente diversa - nel caso il materialismo ateo - e perciò più grave dell’eresia e scisma, quale sarebbe il passare dal cattolicesimo al protestantesimo o ‘ortodossismo’).

2°) Una ‘Dichiarazione sui matrimoni’ (11 agosto 1949), la quale insegna che gli iscritti a sette ateistiche ossia acattoliche, quali sono i comunisti militanti, incorrono nell’impedimento dirimente[1] di religione mista[2], in quanto atei, debbono sottoscrivere le cauzioni che sono richieste agli a-cristiani (battesimo, educazione cristiana dei figli e rimozione del pericolo di perversione del coniuge non comunista).

3°) un ‘Monito sull’educazione della gioventù’ (28 luglio 1950), contro i genitori che consentono ai loro figli di essere iscritti a società giovanili perverse (FCGI).

●Il Papa individuava nel materialismo e quindi nell’ateismo la causa della inconciliabilità assoluta tra cristianesimo e comunismo, materialista ed ateo. Ora vediamo cosa dice di essere il comunismo stesso per capire se la condanna sia stata giusta. Alla fine vedremo se tale condanna sia ancora attuale ai nostri tempi in cui il comunismo professa di essere cambiato

Cosa dice di essere il marxismo stesso

Il marxismo-leninismo è una concezione unitaria del mondo o un’unica filosofia pratica, che comprende materialismo dialettico e storico, formanti un tutto organico, il quale deve essere considerato nel suo insieme[3].

1°) Il ‘materialismo dialettico’, ritiene la materia come unica realtà ed esclude ogni altro elemento spirituale: non c’è Dio, anima, valori trascendenti[4]. Il pensiero e la coscienza dell’uomo derivano per evoluzione dalla materia[5]. Il ‘materialismo dialettico’, concepisce la materia non come oggetto stabile, ma come attività sensibile e prassi[6]. Marx aggiunge la dialettica o dinamica hegeliana al materialismo classico o statico[7]. Ciò che distingue l’uomo dagli animali bruti è lo stadio più perfetto, ma non ancora definitivo, della materia in evoluzione, la quale grazie al lavoro ha trasformato la scimmia in uomo, onde il pensiero e la parola nascono dal lavoro e col lavoro[8].

2°) Il ‘materialismo storico’ applica il materialismo dialettico alla storia dell’umanità[9]. La storia è letta alla luce dell’economia la quale è l’elemento fondamentale dell’evoluzione storica[10]. Perciò la storia umana è soprattutto storia di classi sociali ed economiche. Esse entrano necessariamente in lotta tra loro, la lotta di classe è un fenomeno assolutamente inevitabile[11]. Come si vede la concezione economica marxista è essenzialmente legata alla filosofia di Marx, onde non si può accettare l’analisi economica marxiana e rifiutare la filosofia materialistica dialettico-storica. Il marxismo, come materialismo, nega Dio e come economicismo nega la proprietà privata[12] tramite la lotta delle classi in contrapposizione dialettica; non si ferma neppure davanti alla famiglia, in cui immette la lotta dialettica tra uomo e donna, figli e genitori[13], per giungere all’abolizione del matrimonio e alla società del libero amore[14]. Onde le degenerazioni freudiane e pansessualiste della Scuola di Francoforte tra gli anni Venti-Sessanta (Theodor Adorno + 1969 e Herbert Marcuse + 1979) esplose nel 1968, erano già contenute virtualmente in Marx (+ 1883) ed Engels (+ 1895).

Marxismo e giustizia sociale

Molti pensano, per ignoranza e in buona fede, che il comunismo sia anelito alla giustizia sociale, all’eliminazione della povertà, della miseria e dello sfruttamento dei poveri. Nulla di meno marxista. Lo scopo del comunismo è la rivoluzione o dialettica materialistica costante e permanente, tendente al “paradiso socialista in terra” o società senza Stato, classi sociali, religione e famiglia. Il comunismo per cogliere il suo fine (rivoluzione continua) ha bisogno della povertà, delle contraddizioni e ingiustizie che si incontrano nella società umana, per opporle - hegelianamente - come antitesi alla ricchezza (tesi), onde giungere alla sintesi: “paradiso in terra”. Senza miseria e sfruttamento non sarebbe possibile la rivolta del proletariato. Quindi ben vengano i soprusi, perché essi sono l’occasione per scatenare l’odio di classe e la rivoluzione del proletariato[15]. La rivoluzione è intesa marxianamente come un divenire continuo e in contraddizione permanente con la realtà e non come un semplice rivolgimento storico che ha un inizio e una fine[16].

Il marxismo in azione

All’obiezione “il comunismo odierno è cambiato”, il professor Jean Daujat risponde con ampie citazioni di autori marxisti: «[…]. Non è dunque per conversione, né per ipocrisia che i comunisti cambiano senza tregua, e dicono e fanno ogni giorno il contrario di ciò che hanno fatto e detto il giorno precedente; ciò è conforme alle più pure esigenze del marxismo ed essi non sarebbero marxisti se agissero diversamente; poiché il marxismo è un evoluzionismo integrale, essi devono - in quanto sono marxisti - evolversi e contraddirsi senza tregua. Bisogna, una volta per tutte, convincersi che ciò che essi dicono non esprime alcuna verità, ma unicamente le esigenze della loro azione, poiché per essi niente esiste all'infuori di questa azione. L'azione è una evoluzione perpetua in cui il sì diventa no a ogni momento. Riconoscere una verità, equivarrebbe a riconoscere qualche cosa che esiste, e con ciò rinunziare a trasformarla con la propria azione. Per Marx, conoscere è niente, condurre un'azione è tutto [17].[…]. È evidente che il marxismo, non ammettendo alcuna dipendenza né alcun oggetto, non ammetterà neppure un bene da amare o realizzare in misura maggiore di quanto ammette che vi sia una verità da conoscere. Un bene e un male la cui distinzione e opposizione si impongano a noi, sono altrettanto inaccettabili per il marxismo quanto un sì e un no, una verità e un errore. Per il marxismo non vi è bene da amare né da realizzare, non c'è che l'azione da condurre. Ammettere un bene che sia un fine, qualche cosa di buono che si debba amare perché è buono, significherebbe imporre una dipendenza all'azione umana. Il marxista che vive il suo marxismo non può amare nulla, poiché l'amore mette in dipendenza dell'oggetto amato; il marxismo è il rifiuto definitivo di ogni amore come di ogni verità [18]. Se un comunista ci presenta qualche ideale come un fine, per esempio l'ideale di giustizia sociale messo innanzi alle rivendicazioni operaie, oppure l'ideale patriottico, è unicamente perché la presenza di un ideale nei cervelli umani diventa in questi casi un mezzo efficace per trascinarli all'azione e alla lotta, un organo o uno strumento d'azione e di lotta delle forze materiali. Stiamo certi, però, che il comunista, il quale vive il suo marxismo, ha in vista solo l'azione rivoluzionaria e la lotta da condurre [19]; l'ideale che mette avanti è solo un mezzo per condurre meglio tale azione e tale lotta, e non ha, in se stesso, alcun valore ai suoi occhi: esiste solo in funzione di questa azione e di questa lotta e solo per tutto il tempo che è utile a essa. […] Così il marxismo resta solo un umanesimo esclusivo o integrale, che ammette solo l'azione umana. A questo umanesimo esclusivo il pensiero moderno, imperniato esclusivamente sull'uomo, doveva fatalmente pervenire [cfr. J. Maritain, L’umanesimo integrale, Parigi, 1936, nda]. Chiunque vuole riconoscere soltanto la crescita e l'indipendenza dell'individuo o della persona umana, [si pensi al ‘personalismo’ di Emmanuel Mounier + 1950 e Jacques Maritain + 1973, nda] o anche della collettività o della società umana, e rifiuta di sottomettere tale crescita e indipendenza a Dio e alla sua legge e di orientarle verso Dio, apre fatalmente la strada al marxismo, sebbene solo il marxismo giunga al termine di questa strada. Chiunque rifiuterà il primato della contemplazione, l'abbandono dell'intelligenza a una verità da conoscere e della volontà a un bene da amare per rifugiarsi nell'ebbrezza dell'azione pura e curarsi solo di agire, è sulla strada del marxismo. Il capitale o l'industriale del secolo scorso o di oggi, che fa del lavoro produttivo e dei suoi risultati materiali lo scopo e l'essenza della vita umana, pianta un albero di cui il marxismo sarà il frutto. Tutti coloro che annunciano che la civiltà futura sarà una "civiltà del lavoro", ossia una civiltà in cui il lavoro è il valore supremo della vita, sanno poi che l'unica civiltà totalmente e unicamente "del lavoro" è il marxismo? […] Per un comunista cosciente del proprio marxismo, il comunismo non è una verità (ed è per questo motivo che egli potrà senza tregua contraddirsi senza conversione e senza ipocrisia, ma in virtù del suo stesso comunismo e rimanendo perfettamente comunista), il comunismo è un'azione.[…]. Nel marxismo vi sono soltanto prese di posizione per l'azione - dunque mutevoli e contraddittorie - perché la sola realtà del marxismo è l'azione [20]. Ciò ha come conseguenza capitale che non avrebbe alcun senso dire che si collabora o ci si allea con l'azione dei marxisti pur rifiutandone la dottrina: poiché il marxismo si identifica con l'azione marxista, collaborare o allearsi con l'azione marxista significa collaborare o allearsi con il marxismo stesso. Dunque, la natura stessa del marxismo esige che completiamo il nostro studio, esponendo l'azione marxista e il suo sviluppo da Marx e da Lenin (+ 1924) ai giorni nostri» (Jean Daujat, Conoscere il comunismo, Milano, Il Falco, 1977, pp. 11-17).

L'azione marxista

«L'azione rivoluzionaria marxista, in seguito a ciò che abbiamo appena spiegato, è molto diversa dalla nozione corrente di rivoluzione. Per l'uomo comune, che si propone di realizzare un bene, una rivoluzione è un mezzo in vista di un fine, che è una società migliore e durevole. Tale non è evidentemente la concezione del marxista, per il quale non vi è un bene da realizzare, ma soltanto un'azione da condurre. L'azione rivoluzionaria non è per lui un mezzo: essa stessa è voluta come l'opera gigantesca nella quale l'uomo nuovo creerà se stesso, si tratta di trovare i mezzi di quella azione rivoluzionaria. Ora, all'epoca di Marx, si presentava un mezzo eccellente: l'estrema miseria e la totale insoddisfazione della classe proletaria. La felicità del proletariato non rappresenta un fine per il marxista, come si crede comunemente, ma la miseria del proletariato un mezzo per l'azione rivoluzionaria. Niente poteva essere più conforme ai bisogni del marxismo quanto la condizione del proletariato nel secolo XIX. Per sviluppare una volontà rivoluzionaria totale, che non voglia conservare niente, che non mantenga niente di conservatore, che voglia trasformare tutto, creare una società completamente nuova, ci volevano uomini che non avessero rigorosamente niente, che fossero strettamente spogli di tutto. Ciò non fu sempre il caso del povero o dell'operaio, ma nel secolo scorso fu esattamente il caso del proletario. […] un vagabondo in una instabilità totale. Ora, per il marxismo, tutto ciò che è stabilito o esistente, tutto ciò che ha stabilità o durata, è una abominazione, perché ostacola l'azione rivoluzionaria. Ciò di cui il marxismo ha bisogno è precisamente il proletariato [oggi sono gli studenti psicanalizzati, rockettati e drogati della Scuola di Francoforte, nda]. A causa del liberalismo, che ha soppresso ogni istituzione professionale per lasciare sussistere solo individui isolati completamente liberi, soltanto coloro che possiedono strumenti di lavoro avranno una certa sicurezza, un regime stabilito e durevole di vita e di lavoro. Gli altri hanno per vivere solo la forza delle loro braccia da affittare giorno per giorno a quelli che possiedono gli strumenti di lavoro, che li adoperano a loro piacimento, avendo tutta la libertà di sfruttarli; essi divengono proletari, che non hanno nessun diritto da far valere, nessuna certezza del domani, nessuna di vita e di lavoro; costoro non sono più legati da nulla a una società che li ignora, non riconosce loro alcun posto, non fa che utilizzarli. In breve, essi sono abbandonati a uno sfruttamento totale, non avendo alcun diritto sugli strumenti di lavoro né sui frutti del loro lavoro, interamente posseduti da altri.[…]. Ciò spiega perché la propaganda comunista non cerchi affatto di convincere di una verità, ma di trovare i mezzi più efficaci e gli slogan più adatti a far presa sui cervelli, poco importa se questi slogan siano veri o falsi: l'importante è che siano efficaci e, in ogni caso, li si cambierà secondo le circostanze [21]. L'espressione "imbottire i cervelli" trova qui il suo significato più letterale, che non ha niente di peggiorativo da un punto di vista marxista: la propaganda è l'introduzione materiale nei cervelli della massa di idee-forza [22] che li faranno agire per la lotta rivoluzionaria [23]. […] Marx, d'altra parte, ha analizzato con una lucidità mirabile come il desiderio sfrenato di guadagni sempre maggiori, desiderio scatenato dal liberalismo, trascina con sé fatalmente una concentrazione di capitali sempre maggiore e una proletarizzazione delle masse sempre in aumento, e come ciò a sua volta porti fatalmente alla rivoluzione proletaria e alla concentrazione totale nelle mani della collettività proletaria. Il marxismo deve, dunque, combattere particolarmente tutto ciò che potrebbe sostenere la piccola proprietà personale e il piccolo padronato. Allo stesso modo deve combattere ogni tentativo di restaurazione corporativa che restituirebbe al lavoratore un posto riconosciuto e uno stato di vita in una organizzazione professionale e lo toglierebbe dalla condizione proletaria, radicandolo in un ordine sociale esistente. […]» (J. Daujat, ivi, pp. 19-22).

Il comunismo odierno e la religione

«Più incompreso ancora è l’atteggiamento attuale del comunismo nei riguardi della religione, la tolleranza religiosa e la “mano tesa” dai comunisti ai cattolici. Questa incomprensione deriva dal fatto che si considera sempre il comunismo come un ateismo dottrinale invece di capire che esso è un ateismo pratico. Non si tratta affatto, per il comunismo, di opporre una verità atea a una verità religiosa. La propaganda dottrinale antireligiosa in sé stessa, se non è richiesta dalle esigenze dell’azione rivoluzionaria materialista, non interessa il marxismo, come tutto ciò che è dottrinale. Parlando dell’anticlericalismo massonico, Lenin definisce ciò “dilettantismo di intellettuali borghesi”, e si capirà facilmente ciò che questa espressione sulla sua bocca può avere di sovranamente sprezzante. Il marxismo farà propaganda antireligiosa soltanto se ciò è utile all’azione rivoluzionaria, cioè soltanto nella misura, continuamente mutevole da un’ora all’altra, in cui la religione apparirà come un ostacolo attuale all’azione rivoluzionaria. Ma la vera azione antireligiosa del marxismo non consiste affatto nel combattere la religione da fuori con una propaganda contraria: consiste nel sopprimere la religione da dentro, nello svuotare gli uomini di ogni vita religiosa e di ogni concezione religiosa, prendendoli e trascinandoli interamente nell’azione puramente materialista. Vi saranno dunque molti casi in cui, per trascinare i cristiani in questa azione puramente materialista e con ciò svuotarli dall’interno di tutto il loro cristianesimo, bisognerà “tendere loro la mano” e offrire loro la collaborazione [24]. Poco importa se con ciò si contraddice un atteggiamento che in precedenza era ostile: non si tratta né di conversione, né di ipocrisia: comandano soltanto le esigenze dell’azione. Se il successo dell’azione da condurre richiede la collaborazione dei cristiani, questo successo per un marxista deve evidentemente passare innanzi a tutto, e allora la verità marxista sarà “la mano tesa”» (J. daujat, ivi, pp. 23-27).

Conclusione

La condanna di Pio XII, che calava in pratica quanto già asserito da Pio IX (Qui pluribus 1846; Quanta cura/Sillabo 1864), Leone XIII (Quod apostolici muneris 1878; Rerum novarum 1891) e Pio XI (Quadragesimo anno 1931; Divini Redemptoris 1937), a partire da quanto il comunismo dice di sé, pertanto è non solo giusta, ma anche tuttora attuale, poiché il cambiamento è la natura del comunismo, come la serpe che cambia la pelle ma resta sempre se stessa [25]. ".



Con stima, ringrazio l'amica Stefania Ragaglia per il materiale che proviene dal sito di don Curzio Nitoglia.
La scomunica ai comunisti fu istituita il 01 luglio 1949 da Papa Pio XII. Questo provvedimento fu voluto dal Papa perché il comunismo è per sua natura un'ideologia inconciliabile con la dottrina cattolica ed il Santo Padre se ne accorse. Il comunismo, infatti, è un'ideologia che fece del materialismo il suo punto di forza. Quindi, non ha alcuna aspirazione al cielo ma alle cose terrene, se non a quelle infere. Inoltre, il comunismo è un'ideologia che nega quei valori fondanti di una società, come la famiglia. Rileggete il mio articolo intitolato "Karl Marx era ateo? No, era un satanista!". Friedrich Engels (collaboratore ed amico di Karl Marx) scrisse:

"La moderna famiglia singola è fondata sulla schiavitù domestica della donna, aperta o mascherata, e la società è una massa molecolare composta da più famiglie singole. Al giorno d'oggi l'uomo, nella maggioranza dei casi, deve essere colui che guadagna, alimenta la famiglia, per lo più nelle classi meno abbienti; il che gli dà una posizione di comando che non ha bisogno di alcun privilegio giuridico straordinario. Nella famiglia, egli è il borghese e la donna rappresenta il proletariato."

In pratica, la famiglia viene rinnegata dal comunismo e da esso definita "un forma di schiavitù".
Il messaggio implicito del comunismo è:

"Fa ciò che vuoi sempre e sarai libero!" .

Questa, però, non è libertà ma è una forma di schiavitù, la schiavitù di sé stessi.
Tra l'altro, lo stesso principio fu ribadito da un certo Aleister Crowley, il fondatore del satanismo moderno. Fondamentalmente, il comunismo punta a fare sì che l'uomo si sostituisca a Dio, quel Dio che si mostrò vicino all'uomo, nel Giudaismo prima e nel Cristianesimo poi. In pratica, per il comunismo, l'uomo è il dio di sé stesso. Quando l'uomo si sostituisce a Dio, il disastro è imminente. La storia ce lo insegna. Forse, quei cattolici che difendono l'ideologia comunista (e che con essa hanno fatto compromessi) dovrebbero riflettere un attimino. Come si può andare in Chiesa e prendere la Comunione e poi tacere di fronte a chi attacca la famiglia o la sacralità della vita o anche il diritto di proprietà che la dottrina Chiesa riconosce? Quella Comunione (di fatto) è priva di valore, per non definirla un atto di blasfemia.
Ai cattolici di sinistra, consiglierei di leggere i libri di Plinio Correa De Oliveira.
Il vero cristiano è per sua natura contro-rivoluzionario!
Ieri, quando il Santo Padre Benedetto XVI ha parlato degli atei che non trovano Dio, dando la colpa ai credenti, si riferiva anche a questi "cattolici adulti" che hanno sostituito Cristo con Che Guevara.
Chi è capace di intendere...intenda!
Cordiali saluti.

MEDIO ORIENTE E NORD AFRICA UNA SITUAZIONE DI PERICOLO!


Cari amici ed amiche.

Leggete questo articolo del sito "Masada2000" che è intitolato "Send Iran Packing to France" .
Io penso che oggi più che mai ci sia una situazione pericolosa tanto in Medio Oriente, quanto in Nord Africa.
Nell'immagine in alto, vi sono riportati i dati sulle popolazioni ebraiche che residenti in alcuni Paesi islamici. Per vederla meglio, fate un "click" su di essa.
Notate che dal 1948 al 1976 ci fu un forte calo.
Purtroppo, c'è una recrudescenza del fondamentalismo islamico tanto in Nord Africa, quanto in Medio Oriente, ove il presidente iraniano Ahmadinejad parla di soppressione di Israele e di certe indegne teorie negazioniste della tragedia della Shoah.
Sembra Hitler.
Provo un senso di orrore quando lo vedo in televisione o sui giornali.
Ad essere in pericolo non sono sono solo gli ebrei ed Israele ma anche i cristiani delle varie confessioni.
Ad esempio, se, in totale libertà, un musulmano si fa ebreo o cristiano, questi rischia la morte perché accusato di "apostasia".
E' follia pura!
Il mondo civile deve prendere posizione su ciò.
Pensiamo, ad esempio, ai copti in Egitto.
Forse, la "Primavera araba" potrebbe essere un "cavallo di Troia" del fondamentalismo islamico.
Ad esempio, il fatto che in Libia sia voglia mettere la Shari'a deve farci intuire ciò.
Cordiali saluti.

giovedì 27 ottobre 2011

LETTERA DEL PRESIDENTE BERLUSCONI ALL'EUROPA E COMMENTI


Cari amici ed amiche.

Mentre i soliti "squadristi mediatici" attaccano questo blog (leggete i commenti all'articolo intitolato "Il Governo? Ha reagito alla crisi!" , vi faccio leggere il testo integrale della lettera del presidente Berlusconi all'Unione Europea:

"PREMESSA

L’Italia ha sempre onorato i propri impegni europei e intende continuare a farlo. Quest’estate il Parlamento italiano ha approvato manovre di stabilizzazione finanziaria con un effetto correttivo sui saldi di bilancio al 2014 pari a 60 miliardi di euro. Sono state così create le condizioni per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, con un anno di anticipo rispetto a quanto richiesto dalle istituzioni europee. Dal 2012, grazie all’aumentato avanzo primario, il nostro debito scenderà.

Tuttavia, siamo consapevoli della necessità di presentare un piano di riforme globale e coerente.

La situazione italiana va letta tenendo in debita considerazione gli equilibri più generali che coinvolgono l’intera area europea. Mesi di tensioni sui mercati finanziari e di aggressioni speculative contro i debiti sovrani sono, infatti, il segnale inequivocabile di una debolezza degli assetti istituzionali dell’area euro.

Per quel che riguarda l’Italia, consapevoli di avere un debito pubblico troppo alto e una crescita troppo contenuta, abbiamo seguito sin dall’inizio della crisi una politica attenta e rigorosa.

Dal 2008 ad oggi il nostro debito pubblico è cresciuto, in rapporto al Pil, meno di quello di altri importanti paesi europei. Inoltre, la disciplina da noi adottata ha portato a un bilancio primario in attivo. Situazione non comune ad altri Paesi.

Se problemi antichi, come quello del nostro debito pubblico, danno luogo oggi a ulteriori e gravi pericoli, ciò è soprattutto il segno che la causa va cercata non nella loro sola esistenza, ma nel nuovo contesto nel quale ci si è trovati a governarli.

A. I FONDAMENTALI DELL’ECONOMIA

Il Governo italiano ha risanato i conti pubblici e conseguirà l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013. Il debito pubblico in rapporto al PIL è stato ricondotto su un sentiero di progressiva riduzione.

Nel 2014 avremo un avanzo di bilancio (corretto per il ciclo) pari allo 0,5% del PIL, un avanzo primario pari al 5,7% del PIL e un debito pubblico al 112,6% del PIL. Per realizzare questo obiettivo sono state approvate durante l’estate in tempi record due importanti manovre di finanza pubblica che comporteranno una correzione del deficit tendenziale nel quadriennio 2011-2014 pari rispettivamente a 0,2%, 1,7%, 3,3% e 3,5% del PIL. Nel 2011 si prevede un avanzo primario consistente pari allo 0,9% del PIL. Nonostante l’aumento delle spese per il servizio del debito, questo consentirà la riduzione del rapporto debito/PIL già nel 2012. I dati relativi ai primi otto mesi dell’anno in corso sono coerenti con questi obiettivi.

È doveroso segnalare che la nuova serie dei conti nazionali indica che nel 2010 il Pil italiano è cresciuto dell’1,5% e non dell’1,3% e, nei due anni della crisi, il Pil si è ridotto meno di quanto prima stimato (-1,2% invece di -1,3% nel 2008 e -5,1% invece di -5,2% nel 2009).

Come conseguenza della revisione contabile operata da Eurostat il rapporto deficit/Pil, che è stato confermato a 4,6% per il 2010, è praticamente allineato a quello della Germania, rivisto dal 3,3% al 4,3%. Si noti, inoltre, che l’Eurostat ha rettificato al rialzo anche i rapporti deficit/Pil della Francia (dal 7% al 7,1%), della Spagna (dal 9,2% al 9,3%), della Grecia (dal 10,5% al 10,6%) e del Portogallo (dal 9,1% al 9,8%).

In conclusione, nel 2010 l’Italia aveva, insieme alla Germania, il comportamento largamente più virtuoso in termini di indebitamento netto in rapporto al Pil.

B. CREARE CONDIZIONI STRUTTURALI FAVOREVOLI ALLA CRESCITA

Siamo ora impegnati nel creare le condizioni strutturali favorevoli alla crescita. Il Governo ritiene necessario intervenire sulla composizione del bilancio pubblico per renderla più favorevole alla crescita.

Con questo obiettivo il Governo intende operare su quattro direttrici nei prossimi 8 mesi:

- Entro 2 mesi, la rimozione di vincoli e restrizioni alla concorrenza e all’attività economica, così da consentire, in particolare nei servizi, livelli produttivi maggiori e costi e prezzi inferiori;

- Entro 4 mesi, la definizione di un contesto istituzionale, amministrativo e regolatorio che favorisca il dinamismo delle imprese;

- Entro 6 mesi, l’adozione di misure che favoriscano l’accumulazione di capitale fisico e di capitale umano e ne accrescano l’efficacia;

- Entro 8 mesi, il completamento delle riforme del mercato del lavoro, per superarne il dualismo e favorire una maggiore partecipazione.

Nei prossimi 4 mesi è, ad ogni modo, prioritario aggredire con decisione il dualismo Nord-Sud che storicamente caratterizza e penalizza l’economia italiana. Tale divario si estrinseca in un livello del Pil del Centro-Nord Italia che eguaglia il livello delle migliori realtà europee, e quello del Mezzogiorno, che è collocato in fondo alla graduatoria europea.

A riguardo, l’esecutivo è intenzionato a utilizzare pienamente i fondi strutturali, impegnandosi in una loro revisione globale, inclusi quelli per lo sviluppo delle infrastrutture, allo scopo di migliorarne l’utilizzo e ridefinirne le priorità in stretta collaborazione con la Commissione Europea. Tale revisione consentirà un’accelerazione, una riconsiderazione delle priorità dell’uso dei Fondi e una regia rafforzata, dove l’Italia è disposta a chiedere un sostegno tecnico alla commissione europea per la realizzazione di questo ambizioso obiettivo. Il programma straordinario per lo sviluppo del Mezzogiorno è definito in maniera evocativa “Eurosud” e nasce dalla convinzione che la crescita del Sud è la crescita dell’Italia intera.

Il Governo, quindi, definirà ed attuerà la revisione strategica dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali 2007-2013. Tale revisione risponde alle Raccomandazioni del Consiglio del 12 luglio 2011 sul Programma Nazionale di Riforma dell’Italia.

Esso si basa su una più forte concentrazione dei Programmi sugli investimenti maggiormente in grado di rilanciare la competitività e la crescita del Paese, segnatamente intervenendo sul potenziale non utilizzato nel Sud, e su un più stringente orientamento delle azioni ai risultati (istruzione, banda larga, ferrovie, nuova occupazione). Tale revisione potrà comportare una riduzione del tasso di cofinanziamento nazionale dei programmi comunitari.

Le risorse resesi disponibili a seguito di questa riduzione saranno programmate attraverso un percorso di concertazione tra il Ministro delegato alle politiche di coesione, il Commissario europeo competente e le regioni interessate basato su una cooperazione rafforzata con la Commissione europea attraverso un apposito gruppo di azione.

Tale piano d’azione sarà definito entro il 15 novembre 2011.

La creazione delle condizioni strutturali per la crescita dell’intero Paese passa inevitabilmente per la revisione delle politiche di:

a. promozione e valorizzazione del capitale umano;

b. efficientamento del mercato del lavoro;

c. apertura dei mercati in chiave concorrenziale;

d. sostegno all’imprenditorialità e all’innovazione;

e. semplificazione normativa e amministrativa;

f. modernizzazione della pubblica amministrazione;

g. efficientamento e snellimento dell’amministrazione della giustizia;

h. accelerazione della realizzazione delle infrastrutture ed edilizia;

i. riforma dell’architettura costituzionale dello Stato.

a. Promozione e valorizzazione del capitale umano

L’accountability delle singole scuole verrà accresciuta (sulla base delle prove INVALSI), definendo per l’anno scolastico 2012-13 un programma di ristrutturazione per quelle con risultati insoddisfacenti; si valorizzerà il ruolo dei docenti (elevandone, nell’arco d’un quinquennio, impegno didattico e livello stipendiale relativo); si introdurrà un nuovo sistema di selezione e reclutamento.

Si amplieranno autonomia e competizione tra Università. Si accrescerà la quota di finanziamento legata alle valutazioni avviate dall’ANVUR e si accresceranno i margini di manovra nella fissazione delle rette di iscrizione, con l’obbligo di destinare una parte rilevante dei maggiori fondi a beneficio degli studenti meno abbienti. Si avvierà anche uno schema nazionale di prestiti d’onore.

Da ultimo, tutti i provvedimenti attuativi della riforma universitaria saranno approvati entro il 31 dicembre 2011.

b. Efficientamento del mercato del lavoro

È prevista l’approvazione di misure addizionali concernenti il mercato del lavoro.

1. In particolare, il Governo si impegna ad approvare entro il 2011 interventi rivolti a favorire l'occupazione giovanile e femminile attraverso la promozione: a. di contratti di apprendistato contrastando le forme improprie di lavoro dei giovani; b. di rapporti di lavoro a tempo parziale e di contratti di inserimento delle donne nel mercato del lavoro; c. del credito di imposta in favore delle imprese che assumono nelle aree più svantaggiate.

2. Entro maggio 2012 l’esecutivo approverà una riforma della legislazione del lavoro a. funzionale alla maggiore propensione ad assumere e alle esigenze di efficienza dell’impresa anche attraverso una nuova regolazione dei licenziamenti per motivi economici nei contratti di lavoro a tempo indeterminato; b. più stringenti condizioni nell'uso dei "contratti para-subordinati" dato che tali contratti sono spesso utilizzati per lavoratori formalmente qualificati come indipendenti ma sostanzialmente impiegati in una posizione di lavoro subordinato.

c. Apertura dei mercati in chiave concorrenziale

Entro il 1° marzo 2012 saranno rafforzati gli strumenti di intervento dell’Autorità per la Concorrenza per prevenire le incoerenze tra promozione della concorrenza e disposizioni di livello regionale o locale. Verrà generalizzata, la liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali in accordo con gli enti territoriali.

Le principali disposizioni contenute nella bozza di disegno di legge sulla concorrenza riguardano i settori della distribuzione dei carburanti e dell’assicurazione obbligatoria sui veicoli. Le misure relative al mercato assicurativo sono state definite all’interno di una proposta di legge di iniziativa parlamentare, che è già stata approvata dalla camera dei deputati ed è attualmente all’esame del senato. Le misure concernenti i mercati della distribuzione carburanti sono state integralmente inserite nel Decreto Legge n.98/2011 e pertanto sono già in vigore. Si è preferito adottare uno strumento legislativo quale il decreto che garantisce l’immediata efficacia degli interventi. nel medesimo decreto legge sono state inserite anche altre disposizioni di apertura dei mercati e liberalizzazioni, tra cui si ricorda in particolare la liberalizzazione in via sperimentale degli orari dei negozi. Nel frattempo, fra i primi in Europa, l’Italia ha aperto alla concorrenza il mercato della distribuzione del gas: sono stati adottati e saranno a breve pubblicati nella gazzetta ufficiale i regolamenti che disciplinano le gare per l’affidamento della distribuzione del gas in ambiti territoriali più ampi dei comuni.

Già con il Decreto Legge n.138/2011 sono state adottate incisive misure finalizzate alla liberalizzazione delle attività d’impresa e degli ordini professionali e dei servizi pubblici locali. In particolare già si prevede che le tariffe costituiscano soltanto un riferimento per la pattuizione del compenso spettante al professionista, derogabile su accordo fra le parti. Il provvedimento sullo sviluppo conterrà recherà altre misure per rafforzare l’apertura degli ordini professionali e dei servizi pubblici locali.

Sempre in materia di ordini professionali, nella manovra di agosto, in tema di accesso alle professioni regolamentate, è stato previsto che gli ordinamenti professionali debbano garantire che l'esercizio dell'attività risponda senza eccezioni ai principi di libera concorrenza, alla presenza diffusa dei professionisti su tutto il territorio nazionale, alla differenziazione e pluralità di offerta che garantisca l'effettiva possibilità di scelta degli utenti nell'ambito della più ampia informazione relativamente ai servizi offerti. Inoltre, già in sede di conversione della manovra di luglio (DL n. 98/2011) è stato previsto che il Governo, sentita l'Alta Commissione per la Formulazione di Proposte in materia di Liberalizzazione dei Servizi, elaborerà proposte per la liberalizzazione dei servizi e delle attività economiche da presentare alle categorie interessate. Dopo 8 mesi dalla conversione del decreto legge, tali servizi si intenderanno liberalizzati, salvo quanto espressamente regolato.

Verranno rafforzati i presidi a tutela della concorrenza nel campo dei servizi pubblici locali, con l’introduzione a livello nazionale di sistemi di garanzia per la qualità dei servizi nei comparti idrico, dei rifiuti, dei trasporti, locali e nazionali e delle farmacie comunali, seguendo rispettivamente questa sequenza temporale 3 mesi, 6 mesi, 9 mesi e 12 mesi.

Per quanto riguarda la riforma dei servizi pubblici locali che il Governo italiano - riprendendo quanto già previsto dall’articolo 23 bis del DL 112/2008 - ha approvato nella manovra di agosto 2011 escludendo il settore idrico a seguito di un referendum popolare. Con le disposizioni che si intende varare si rafforza il processo di liberalizzazione e privatizzazione prevedendo che non è possibile attribuire diritti di esclusiva nelle ipotesi in cui l’ente locale affidante non proceda alla previa verifica della realizzabilità di un sistema di concorrenza nel mercato, ossia di un sistema completamente liberalizzato. Inoltre, viene previsto un ampliamento delle competenze dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, nonché un sistema di benchmarking al fine di assicurare il progressivo miglioramento della qualità di gestione e di effettuare valutazioni comparative delle diverse gestioni.

d. Sostegno all’imprenditorialità e all’innovazione

Entro il 2011, al fine di favorire la crescita delle imprese il Governo prevede di utilizzare la leva fiscale per agevolare la capitalizzazione delle aziende, con meccanismi di deducibilità del rendimento del capitale di rischio. Verranno potenziati gli schemi a partecipazione pubblica di venture capital e private equity, preservando la concorrenza nei relativi comparti.

Il Governo trasformerà le aree di crisi in aree di sviluppo, rendendo più semplice ed efficace la procedura per definire i programmi di rilancio, che potranno essere finanziati anche con risorse comunitarie.

Forte impegno dell’esecutivo verso le PMI, destinando loro il 50% delle risorse non utilizzate ogni anno del Fondo Rotativo per il Sostegno alle imprese e per gli investimenti in ricerca.

Questi interventi – insieme al Contratto di Sviluppo, già operativo – rientrano a pieno titolo nell’ambito del riordino generale degli incentivi contenuto nello Statuto delle Imprese, che diventerà legge nelle prossime settimane.

Per garantire la liquidità delle imprese si prevede un sistema di certificazione di debiti delle Pubbliche Amministrazioni locali nei confronti delle imprese stesse al fine di consentire lo sconto e successivo pagamento da parte delle banche, in conformità alle procedure di calcolo Eurostat e senza impatto addizionale sull’indebitamento della Pubblica Amministrazione.

e. Semplificazione normativa e amministrativa

Il Governo incentiva la costituzione di “zone a burocrazia zero” in tutto il territorio nazionale in via sperimentale per tutto il 2013, anche attraverso la creazione dell’U.L.G. – Ufficio Locale dei Governi quale autorità unica amministrativa che coinvolgerà i livelli locali di governo in passato esclusi.

Il Governo mira a semplificare la costituzione del bilancio delle S.r.l., la digitalizzazione del deposito dell’atto di trasferimento delle quote delle società e lo snellimento in materia di vigilanza delle società di capitali e degli organi di controllo.

I rapporti con la pubblica amministrazione diventeranno più snelli grazie alla completa sostituzione dei certificati con delle autocertificazioni, mentre le certificazioni rilasciate dalla pubblica amministrazione resteranno valide solo nei rapporti tra privati.

I controlli sulle imprese si ispireranno a criteri di semplicità e proporzionalità, al fine di evitare duplicazioni e sovrapposizioni che possano recare intralcio al normale esercizio delle attività imprenditoriali.

Da ultimo, per quanto riguarda la semplificazione amministrativa verrà completata nei prossimi 6 mesi la strategia di revisione della regolamentazione settoriale, elaborando proposte puntuali di semplificazione dei procedimenti e monitorandone gli effetti. Verrà rafforzata e accelerata l’attuazione del programma di misurazione e riduzione degli oneri amministrativi derivanti da obblighi di tipo informativo previsti da leggi statali (MOA). Inoltre, ove la disciplina sia di fonte regionale e locale, verranno rafforzati ed estesi gli incentivi previsti dalla manovra estiva per i procedimenti amministrativi relativi all’avvio e alla svolgimento dell’attività d’impresa. L’obiettivo è quello di migliorare il posizionamento dell’Italia nella graduatoria internazionale relativa al Doing Business, nei prossimi 3 anni.

f. Modernizzazione della pubblica amministrazione

La pubblica amministrazione è un volano fondamentale della crescita. Stiamo creando le condizioni perché la pubblica amministrazione sia pronta ad accompagnare la ripresa, svolgendo una funzione di servizio allo sviluppo e non di zavorra burocratica. Ecco perché la semplificazione, la trasparenza e la meritocrazia sono fondamentali. Un tassello rilevante è costituito dalla piena attuazione della Riforma Brunetta della pubblica amministrazione, in particolar modo dalle misure che rafforzano il ruolo della Commissione per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle amministrazioni pubbliche (istituita nel dicembre del 2009) e le cui competenze saranno integrate con il disegno di legge in materia di anticorruzione, già approvato dal Senato, e attualmente all’esame della Camera dei Deputati. Esso rappresenta un passaggio importante per la completa implementazione della riforma della pubblica amministrazione in quanto individua una nuova governance per l’attività di prevenzione e contrasto della corruzione, affidando le funzioni alla Commissione e individuando con estrema puntualità le modalità di accrescimento del livello di trasparenza della pubblica amministrazione.

Per rendere più efficiente, trasparente, flessibile e meno costosa la pubblica amministrazione tanto a livello centrale quanto a livello degli enti territoriali (oltre al vigente blocco del turnover del personale) renderemo effettivi con meccanismi cogenti/sanzionatori: a. la mobilità obbligatoria del personale; b. la messa a disposizione (Cassa Integrazione Guadagni) con conseguente riduzione salariale e del personale; c. il superamento delle dotazioni organiche.

Contestualmente all’entrata in vigore della legge costituzionale recante l’abolizione e la razionalizzazione delle province è prevista l’approvazione di una normativa transitoria per il trasferimento del relativo personale nei ruoli delle regioni e dei comuni.

g. Efficientamento e snellimento dell’amministrazione della giustizia

Proseguendo sulla linea delle misure definite in estate, verranno rafforzati il contrasto della litigiosità e la prevenzione del contenzioso (anche attraverso la costituzione presso il Ministero della Giustizia di un gruppo tecnico che individui situazioni a forte incidenza di litigiosità e proponga specifici interventi di contrasto). Entro il 30 aprile 2012 verrà completato il progetto in corso presso il Ministero della Giustizia per la creazione di una banca dati centralizzata per le statistiche civili e per quelle fallimentari. Verranno rafforzati i meccanismi incentivanti per gli uffici virtuosi di cui alla Legge n. 111 del 2011. L’obiettivo è quello della riduzione della durata delle controversie civili di almeno il 20 per cento in 3 anni.

h. Accelerazione della realizzazione delle infrastrutture ed edilizia

Oltre alla realizzazione degli investimenti già concordati con le società concessionarie, il Governo solleciterà una maggiore partecipazione degli investitori privati, definendo entro il 31 dicembre 2011 standard contrattuali tipo che facilitino il ricorso al project financing, con una più chiara ed efficiente allocazione dei rischi tra le parti e accrescendo le certezze sulla redditività dell’opera e la prevenzione di comportamenti di tipo monopolistico nella determinazione dei pedaggi. Verrà rafforzata la qualità della programmazione finanziaria pubblica, definendo obiettivi pluriennali di spesa e concentrando le risorse su progetti considerati strategici.

Il Governo è impegnato nella definizione nelle prossime 10 settimane di alcune opere immediatamente cantierabili, su proposta del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che potranno beneficiare, a titolo di contributo al finanziamento, della defiscalizzazione (IRAP, IRES) a vantaggio dei concessionari dell’opera stessa. Inoltre sono previste una serie di semplificazioni e velocizzazioni nelle procedure di approvazione dei progetti da parte del CIPE e la suddivisione degli appalti in lotti funzionali per garantire alle PMI un accesso facilitato.

Si prevede lo sblocco degli investimenti privati grazie alla semplificazione delle procedure relative ai contratti di programma dei maggiori aeroporti italiani. Infine, sono previste norme mirate all’ottimizzazione delle gestioni negli impianti portuali e di semplificazione in materia di trasporto eccezionale su gomma.

Da ultimo, è in corso di predisposizione una garanzia “reale” dello Stato (attraverso propri beni immobili, e non solo di natura finanziaria) per i mutui prima casa di giovani coppie, prive di contratto di lavoro a tempo indeterminato. Questo garantirà un nuovo impulso al mercato immobiliare e alle nuove famiglie.

i. Riforma dell’architettura costituzionale dello Stato

Il Governo italiano è impegnato in un processo di complessiva riforma costituzionale. Essa riguarda tanto l’assetto costituzionale dei poteri, quanto la cornice normativa volta a promuovere le condizioni di sviluppo del mercato e una disciplina più rigorosa delle finanze pubbliche.

Pur nella complessità del processo di revisione costituzionale l’Italia intende giungere all’approvazione della prima lettura di tali disegni di legge costituzionale entro i prossimi 6/12 mesi.

In particolare, quanto alla riforma dello Stato, si tratta dei seguenti provvedimenti:

a. Disegno di legge (già approvato in prima lettura alla Camera) sulla modifica dell’elettorato attivo e passivo per l’elezione al Parlamento nazionale al fine di garantire una maggiore partecipazione giovanile alla vita politica.

b. Due disegni di legge (all’esame del Parlamento) di riforma complessiva dell’organizzazione dei vertici delle istituzioni politiche, con particolare riferimento alla riduzione significativa del numero dei parlamentari, all’abolizione delle province, alla riforma in senso federale dello Stato, alla maggiore efficienza dei meccanismi decisionali e al rafforzamento del ruolo dell’esecutivo e della maggioranza.

Sul secondo versante, relativo alla disciplina del mercato e al rigore della finanza pubblica, si prevede:

a. Un disegno di legge (la cui approvazione è in corso proprio in questi giorni presso la Camera dei deputati) di riforma degli articoli della costituzione relativi alla libertà di iniziativa economica e alla tutela della concorrenza, nonché alla riforma della pubblica amministrazione in funzione della valorizzazione dell’efficienza e del merito.

b. Un disegno di legge sull’introduzione del vincolo di pareggio di bilancio sul modello già seguito in altri ordinamenti europei.

A tal fine si deve ricordare che l’articolo 138 della Costituzione Italiana impone che le leggi costituzionali ad intervallo non minore di tre mesi. Quindi, anche con la massima celerità possibile, le riforme costituzionali richiedono dei tempi minimi imprescindibili.

Le conseguenti leggi attuative saranno successivamente attuate senza indugio, non essendovi vincoli temporali nell’ambito della Costituzione.

C. UNA FINANZA PUBBLICA SOSTENIBILE

Le pensioni

Nella attuale legislatura la normativa previdenziale è stata oggetto di ripetuti interventi che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali choc negativi.

Grazie al meccanismo di aggancio dell'età pensionabile alla speranza di vita introdotto nel 2010 (art. 12 commi 12-bis e 12-ter, DL 78/2010, come modificato con art. 18 comma 4, DL 98/2011), il Governo italiano prevede che il requisito anagrafico per il pensionamento sarà pari ad almeno 67 anni per uomini e donne nel 2026.

Sono già stati rivisti i requisiti necessari per l’accesso al pensionamento di anzianità. Tali requisiti aumenteranno gradualmente fino ad arrivare a regime a partire dal 2013. Questi requisiti sono in ogni caso agganciati in aumento all’evoluzione della speranza di vita.

La delega fiscale e assistenziale previdenziale

Il provvedimento di iniziativa governativa è già all’esame del Parlamento e sarà approvato, entro il 31 gennaio 2012, quindi con tempi compatibili all’emanazione dei provvedimenti delegati entro il 2012. Comunque, anche al fine di accrescere la fiducia degli investitori, nel rispetto del percorso di risanamento programmato, il Governo ha fornito, con la Legge 148 del 14 settembre 2011, le risorse che saranno reperite con l’esercizio della delega per la riforma dei sistemi fiscale e assistenziale sulla base degli attuali regimi di favore fiscale e delle sovrapposizioni fra agevolazioni e conseguenti inefficienze ad oggi individuate. Tali risorse ammontano ad almeno 4 miliardi di euro nell’anno 2012, 16 miliardi nel 2013 e 20 miliardi di euro annui a decorrere dal 2014. Contestualmente, per dare massima garanzia sul rispetto dei saldi è stata introdotta una clausola di salvaguardia. La clausola prevede che, in caso di ritardo nell’attuazione della delega oltre il 30 settembre 2012, le agevolazioni fiscali vigenti saranno ridotte del 5% per l’anno 2012 e del 20% a decorrere dal 2013. In alternativa, anche parziale, si è stabilita la possibilità di disporre con decreto del Presidente del consiglio, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, la rimodulazione delle aliquote delle imposte indirette, inclusa l’accisa.

In breve, qualora la delega non fosse esercitata entro il 30 settembre 2012 o le nuove disposizioni fiscali e assistenziali non siano in grado di garantire un sufficiente effetto positivo sul deficit (almeno 4 miliardi nel 2012, 16 miliardi nel 2013 e 20 miliardi a partire dal 2014), si avrà una riduzione automatica delle agevolazioni fiscali che garantirà comunque il raggiungimento degli obiettivi di risparmio. Viceversa, se la delega verrà esercitata entro il termine e le nuove disposizioni garantiranno effetti di risparmio almeno pari a quelli previsti, non si procederà dunque al taglio automatico delle agevolazioni.

Le dismissioni

Entro il 30 novembre 2011, il Governo definirà un piano di dismissioni e valorizzazioni del patrimonio pubblico che prevede almeno 5 miliardi di proventi all’anno nel prossimo triennio. Previo accordo con la Conferenza Stato-Regioni, gli enti territoriali dovranno definire con la massima urgenza un programma di privatizzazione delle aziende da essi controllate. I proventi verranno utilizzati per ridurre il debito o realizzare progetti di investimento locali.

La razionalizzazione della spesa pubblica

Il Governo ribadisce l’impegno a definire entro il 31 dicembre 2011 il programma per la riorganizzazione della spesa previsto dalla Legge 14 settembre 2011, n. 148, in particolare per quanto riguarda: l’integrazione operativa delle agenzie fiscali; la razionalizzazione di tutte le strutture periferiche dell’amministrazione dello Stato e degli enti della previdenza pubblica in modo da creare sinergie e ottimizzare l’uso delle risorse; il coordinamento delle attività delle forze dell’ordine; la razionalizzazione dell’organizzazione giudiziaria nel suo complesso in modo da accelerare i tempi della giustizia civile; e la riorganizzazione della rete consolare e diplomatica. Il Governo attuerà i primi interventi dal 1° gennaio 2012 e darà conto dei progressi realizzati con cadenza trimestrale.

Debito pubblico

Entro il 31 dicembre 2011, il governo affiderà l’elaborazione di un piano organico per l’abbattimento del debito attraverso anche le dismissioni ad una commissione ristretta di personalità di prestigio, in collaborazione con gli enti territoriali e con le principali istituzioni economiche e finanziarie nazionali ed internazionali.

Il costo degli apparati istituzionali

Il Governo riconosce la necessità di rafforzare gli interventi volti a ridurre i costi degli apparati istituzionali. In particolare, verrà perseguita entro il 2012, una razionalizzazione e soppressione delle provincie e la riallocazione delle funzioni delle Province alle Regioni o ai Comuni, in modo da assicurare un significativo snellimento dei relativi apparati burocratici e degli organi rappresentativi. Verrà rafforzato il regime di incompatibilità fra le cariche elettive ai diversi livelli di governo.

Il pareggio di bilancio

Il disegno di legge di riforma della Costituzione in materia di pareggio di bilancio è già all’esame della Camera dei Deputati. L’obiettivo è quello di una sua definitiva approvazione entro la metà del 2012.

Con le modifiche introdotte con la Legge n.39/2011 alla “Legge di contabilità e finanza pubblica (L. 196/2009) è stata rivista la normativa relativa alle coperture finanziarie delle leggi a vantaggio del rafforzamento della relativa disciplina fiscale. In particolare, per la copertura degli oneri correnti della legge di stabilità è stata circoscritta la possibilità di utilizzare il miglioramento del risparmio pubblico, escludendo la possibilità di finanziare con tali risorse nuove o maggiori spese correnti.

Definire le ulteriori misure correttive eventualmente necessarie

Il Governo monitorerà costantemente l’andamento dei conti pubblici. Qualora il deterioramento del ciclo economico dovesse portare a un peggioramento nei saldi il Governo interverrà prontamente. L’utilizzo del Fondo per esigenze indifferibili sarà vincolato all’accertamento, nel giugno del 2012, di andamenti dei conti pubblici coerenti con l’obiettivo per l’indebitamento netto del prossimo anno.

D. CONCLUSIONI


Siamo sicuri che, con l’impegno di tutti, scaturito dalla consapevolezza che ci troviamo a fronteggiare problemi che riguardano l’intera Unione e la tenuta stessa della moneta comune, dunque problemi non circoscrivibili a questa o quella debolezza o forza nazionali, consegneremo ai giovani un’Europa più forte e più coesa.".

Il testo proviene dal sito "Forzasilvio.it".
La lettera è un programma esaudiente e coraggioso. Infatti, queste misure sono impopolari e vista la crisi i governi in carica non se la passano bene in termini di sondaggi e di consenso del popolo.
Eppure, queste misure sono necessarie.
Come ha detto ieri, al TG4, l'onorevole Guido Crosetto (Sottosegretario alla Difesa), questa misura è un po' come una cura drastica.
Vale un po' quello che dice un medico al suo paziente che deve essere operato.
A nessuno piace farsi aprire il corpo e farsi mettere le mani nei visceri ma se le cure normali non funzionano, serve un'operazione chirurgica.
Così si deve fare per il nostro Paese.
Già le dismissioni dei patrimoni immobiliari pubblici possono servire a qualcosa. Ci sono tanti immobili pubblici che non servono a niente.
Con le dismissioni, li si potranno riutilizzare per altre cose.
Questo permetterà allo Stato di acquisire risorse e di riqualificare immobili che (magari) sono pregevoli ma che sono in disuso.
Inoltre, la questione dei licenziamenti è stata strumentalizzata.
A nessuno piace perdere il lavoro come a nessuno piace licenziare senza una giusta causa.
Però, se un'azienda non ce la fa cosa deve fare?
Deve fallire, lasciando a casa tutti i dipendenti?
E' meglio, magari, licenziare tre persone per salvarne altre cento.
Sulle pensioni, va detto che quelle di anzianità non saranno toccate.
Invece, sarà alzata l'età pensionabile a 67 anni, entro il 2026.
Quindi, sarà un processo graduale che porterà l'Italia ai parametri europei.
Sulle infrastrutture, serve un rilancio.
Bisogna fare in modo che l'Italia abbia delle infrastrutture adeguate, per avere una maggiore competitività.
La sinistra, intanto, cosa fa?
Essa contesta, dice no ad ogni buona proposta, chiede le dimissioni del Governo ed usa comportamenti moralisti.
Riguardo a ciò, vi faccio leggere questo articolo del blog "Ideazzurra" che è intitolato "Popolo bue, voi pagate e lui mangia per due".
Se quanto scritto dovesse essere confermato, ci sarebbe l'ennesima dimostrazione di ipocrisia della sinistra, una sinistra che pur di raggiungere il potere sarebbe disposta a mettere a rischio l'Italia.
Intanto, il presidente Berlusconi ha avuto il plauso dall'Unione Europea e, di fatto, le scuse della camcelliera tedesca Angela Merkel, dopo quella scena molto discutibile con il presidente francese Nicolas Sarkozy.
Cordiali saluti.

DEMOCRAZIA E POPULISMO!




Cari amici ed amiche.

C'è una distinzione tra la democrazia ed il populismo.
Guardate questo video che ho preso da Youtube che mostra il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro.
Vi invito a vedere un altro video del leader dell'Italia dei Valori che è intitolato "Di Pietro: Maroni incostituzionale sulle manifestazioni".
Questo continuo richiamarsi al popolo non è segno di democraticità.
In una democrazia non si demonizzano gli avversari, bollandoli come "puttanieri", "mafiosi", "stupratori della democrazia" e quant'altro.
In una democrazia non ci si appella alle piazze quando il proprio avversario politico dice o fa qualcosa di sgradito.
Vi rendete conto che, secondo certe statistiche, l'Italia è il Paese in cui vi è il maggior numero di querele?
Molto spesso, queste querele vengono fatte o minacciate solo perché una persona dice una cosa sgradita e sono il segno di un'estrema litigiosità e conflittualità.
In questo Paese non vi è solo la violenza fisica (che è tipica di certe manifestazioni) ma vi è, prima di tutto, quella verbale.
Tutto ciò non è segno di democrazia ma di populismo.
Nella democrazia vi sono anche il senso del rispetto verso l'altro e quello della responsabilità di ogni cosa detta e di ogni azione compiuta. Nel populismo tutto ciò manca.
Con il populismo non si va da nessuna parte.
Cordiali saluti.

VATICANO: "SERVE UNA NUOVA AUTORITA' FINANZIARIA MONDIALE", COMMENTO ALL'ARTICOLO DEL GIORNALE "VATICAN INSIDER"


Cari amici ed amiche.

Leggete questo articolo del giornale "Vatican Insider" che è intitolato "Vaticano: "Serve una nuova autorità finanziaria mondiale" che recita:

" Il documento del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace accusa il ''liberismo economico senza regole e controlli'' di aver avuto un effetto devastante sulla società Alessandro Speciale
Città del Vaticano

Per uscire dalla crisi, il mondo non deve rinchiudersi nei vecchi egoismi nazionali o di classe ma ha bisogno di uno scatto di solidarietà e di globalizzazione: è la ‘ricetta’ offerta questa mattina dal Vaticano, in nuovo documento intitolato “Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale”.

Una proposta, quella formulata dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, cui di certo non manca il tempismo: dopo mesi di polemiche e mezze decisioni, i Paesi europei sono chiamati in questi giorni a offrire risposte concrete alla crisi del debito sovrano. nel documento presentato dal cardinale Peter. K.A. Turkson e da monsignor Mario Toso

Oltreoceano, negli Stati Uniti, prende il via in queste settimane una campagna elettorale dominata dai temi economici, in un sistema politico dove è diventato anatema anche solo ventilare tasse più alte per i ricchi. Intanto, in Asia, si addensano i timori per un brusco rallentamento dell’economia cinese che piomberebbe l’intero pianeta in una nuova fase di stagnazione.

In questo scenario, mentre è sotto gli occhi di tutti la sempre maggiore interconnessione e interdipendenza delle economie e delle società di tutto il mondo, è “surreale” e “anacronistico” rifugiarsi in forme deteriori di nazionalismo, con Stati che ritengono di “poter conseguire in maniera autarchica” il bene dei propri cittadini.

Nel mondo di oggi, per il Vaticano, non ci si salva se non insieme. Anzi, la Santa Sede arriva a suggerire la creazione di una Autorità politica mondiale in grado di governare – con i mezzi del consenso e della sussidiarietà – problemi e sfide che hanno ormai dimensioni planetarie.

Per la Santa Sede, la crisi che dura ormai da quattro anni è figlia in larga misura di un “liberismo economico senza regole e senza controlli”, trasformato in una “ideologia” fine a se stessa.

I benefici della globalizzazione nel secolo scorso sono stati grandissimi. Ma “se non si pone un rimedio alle varie forme di ingiustizia” e di ineguaglianza che sono esplose negli ultimi decenni, la conseguenza sarà “un clima di crescente ostilità e perfino di violenza” che arriverà a “minare le stesse basi delle istituzioni democratiche, anche di quelle ritenute più solide”.

Per il Vaticano, quella di un’Autorità politica mondiale è un’idea che viene da lontano: il primo a proporla fu papa Giovanni XXIII nella sua enciclica Pacem in Terris. Benedetto XVI ha fatto proprio l’idea nella sua Caritas in Veritate, pubblicata nel luglio 2009, nel pieno della crisi.

Oggi, tratteggiando con maggiore dettaglio la proposta vaticana, Giustizia e Pace spiega che questa Autorità dovrà avere come compito quello di “servire il bene comune”, dotandosi di “strutture e meccanismi adeguati, efficaci”. Soprattutto, dovrà essere in grado di adottare “politiche e scelte vincolanti poiché orientate alla realizzazione del bene comune a livello locale, regionale e mondiale”.

L’approccio multilaterale seguito fino ad oggi per ‘governare’ il mondo – ‘club’ più o meno grandi, come il G7 o il G20, che provano a decidere ‘tra eguali’, senza un’autorità super partes – non solo non ha funzionato ma ha sempre messo all’angolo le esigenze dei Paesi più poveri.

Per il Vaticano, come in passato si è superata la “lotta ‘anarchica’ tra clan e regni rivali” con la costruzione degli Stati nazionali, oggi “l’umanità deve oggi impegnarsi nella transizione da una situazione di lotte arcaiche tra entità nazionali, a un nuovo modello di società internazionale più coesa, poliarchica, rispettosa delle identità di ciascun popolo, entro la molteplice ricchezza di un’unica umanità”.

Quello auspicato dal Vaticano, insomma, non è un altro organismo dove si fanno alte dichiarazioni di principio ma privo di poteri concreti. Certo, il Vaticano non si nasconde che si tratta di un “processo complesso e delicato”, che potrebbe partire dalla riforma delle organizzazioni internazionali esistenti, a cominciare dall’Onu.

La nascita di questa Autorità “non può essere imposta con la forza, ma dovrebbe essere espressione di un accordo libero e condiviso” e dovrebbe sorgere “da un processo di maturazione progressiva delle coscienze e delle libertà, nonché dalla consapevolezza di crescenti responsabilità”.

Dovrà operare tramite il “consenso”, senza essere espressione di lobby o di un gruppo di Stati più o meno sviluppati, e lavorare secondo il principio della sussidiarietà, ovvero intervenendo solo laddove i singoli Stati o organismi interregionali non sono in grado di rispondere efficacemente.

Il Vaticano tratteggia anche alcune delle caratteristiche concrete e delle decisioni che questa Autorità potrebbe prendere.

Ad esempio, si legge nel documento, di fronte alla perdita di legittimità e di autorità del Fondo Monetario Internazionale, c’è la proposta di una ‘Banca centrale mondiale che “regoli il flusso e il sistema degli scambi monetari, alla stregua delle Banche centrali nazionali”.

Poi, la comunità internazionale dovrebbe riflettere sull’introduzione di “misure di tassazione delle transazioni finanziarie” globali – come la Tobin Tax proposta dalla Commissione Europea – per creare “una riserva mondiale,” che possa “sostenere le economie dei Paesi colpiti dalle crisi, nonché il risanamento del loro sistema monetario e finanziario”.

Infine, il Vaticano dice sì a “forme di ricapitalizzazione delle banche anche con fondi pubblici”, purché siano legate a “comportamenti ‘virtuosi’ e finalizzati a sviluppare l’economia reale”.

Proposte che danno corpo alla provocatori constatazione del gesuita americano Thomas Reese, ex-direttore del prestigioso settimanale ‘America’, alla vigilia della pubblicazione del documento: Benedetto XVI, sulle tematiche economiche, è molto "a sinistra" non solo rispetto a Barack Obama, ma anche di quasi tutti i politici d’Oltreoceano, e probabilmente anche del resto del mondo.".


A me sembra che quanto proposto dal Vaticano sia ambizioso. Per certi versi è anche rischioso. Infatti, un'autorità sovranazionale di quel tipo avrebbe a sua volta bisogno di altri soggetti che esercitino un controllo su di essa.
Se nessuno la controllasse, essa farebbe quello che vuole e non risolverebbe il problema che è la speculazione finanziaria.
La verità, però, è che per contrastare questa situazione di crisi serve un ritorno della politica.
Infatti, la politica ha abdicato in favore dei mercati e quando c'è stata la globalizzazione la politica si è mostrata debole rispetto a quegli stessi mercati che spostano capitali a destra e a manca.
Ergo, se oggi un Parlamento facesse una legge sgradita ai mercati, questo ultimi andrebbero ad investire altrove.
Forse, i vari Stati devono reagire facendo in modo che la politica al loro interno riprenda il posto che le compete.
Ci dovrebbe essere una reazione "corale" dei vari Stati, soprattutto di quelli ricchi, e si dovrebbero riscrivere anche le stesse regole della democrazia.
Solo così si potrebbe anche parlare di "autorità sovranazionale".
Cordiali saluti.

CIAO MARCO!

Cari amici ed amiche.

Oggi pomeriggio, a Coriano (in provincia di Rimini) vi saranno i funerali di Marco Simoncelli, il pilota motociclistico che è morto nell'incidente a Sepang, in Malesia.
Lui ha vissuto veramente la vita.
Ha fatto quello che ha desiderato ma ha mantenuto la sua umanità.
Il fatto tanta gente gli abbia voluato bene e sia ora vicina ai suoi cari lo dimostra.
Qualcuno dirà: "Lui era una celebrità, pensate a quei poveretti che muoiono, magari per incidenti sul lavoro e di cui nessuno dice niente.".
Di sicuro, persone che fanno queste osservazioni ci sono.
Io penso che, a prescindere dal fatto che egli sia stato una celebrità o meno, Simoncelli si sia fatto apprezzare per quello che è, per la sua semplicità.
Si vedeva che era un ragazzo che aveva tanta gioia di vivere.
Questa vicenda ci deve fare riflettere su quello che è il senso della vita.
A tutti i ragazzi voglio dire che devono vivere la loro vita con semplicità e in ogni suo attimo.
Non devono buttarla via in cose da niente o in cose che possono rovinare sé stessi e gli altri.
A volte, anche dire solo una parola buona a chi è in difficoltà può fare tanto bene a sé stessi e al prossimo.
Marco ci ha dato questa lezione ed era amato più per quello che egli era come uomo che non come personaggio pubblico.
A Marco direi solo "Ciao...e grazie della lezione che ci hai dato!".
Spero che in tanti preghiate o abbiate qualche pensiero per lui.
Cordiali saluti.

mercoledì 26 ottobre 2011

IL GOVERNO? HA REAGITO ALLA CRISI!

Cari amici ed amiche.

Il nostro Governo ha reagito alla crisi e l'Unione Europea l'ha riconosciuto.
Il Governo, nella figura del presidente Berlusconi, ha risposto alla lettera mandatagli dalla Banca Centrale Europea.
La lettera del presidente Berlusconi all'Unione Europea contempla i seguenti punti:

  1. Maggiori poteri all'autorità Antitrust per favorire la libera concorrenza.
  2. Dismissioni di beni pubblici, con un recupero di 5.000.000.000 di Euro.
  3. Nuove norme sui licenziamenti, qualora questi siano dovuti a cause economiche difficili.
  4. Mobilità nella pubblica amministrazione.
  5. Pensioni a 67 anni, per uomini e donne, nel 2026.
Sono misure che possono sembrare impopolari ma sono necessarie.
Per esempio, riguardo ai licenziamenti, va detta una cosa.
Qui nessuno vuole che le persone perdano il lavoro e che alla disoccupazione presente (che conosco bene, essendo anch'io disoccupato) se ne aggiunga altra.
Però, qui c'è il rischio che molte aziende chiudano.
Vale il classico detto che recita: "E' meglio licenziare tre persone per continuare a farne lavorare 1000.".
Certo, come ha detto ieri il Ministro della Difesa, onorevole Ignazio La Russa, nella trasmissione "Porta a Porta", lo Stato dovrà poi provvedere ad aiutare coloro che hanno perso il lavoro ma intanto si fa in modo che l'aziende si possano salvare e possano assumere nei momenti migliori.
Quanto alle pensioni, grazie all'accordo con la Lega Nord, quelle di anzianità non saranno toccate mentre si andrà in pensione a 67 anni.
In pratica, il nostro sistema pensionistico sarà adeguato a quello degli altri Paesi europei.
Il problema dell'Italia è il fatto che negli anni passati (fino agli anni '90) si fosse andati in pensione a cinquant'anni o anche prima dei cinquant'anni.
Con la speranza di vita più lunga e con un maggiore numero di pensionati, dovuto ad una minore crescita demografica, la situazione è divenuta insostenibile.
Quindi, serve una riforma che rimetta il tutto in equilibrio.
O si fa così o si devono aumentare le tasse!
Parliamoci chiaramente.
Certo, serviranno anche delle riforme strutturali serie, dal federalismo alla digitalizzazione delle pubblica amministrazione.
Bisognerà puntare anche su noi giovani, che siamo il futuro.
Vorrei farvi leggere questa nota che mi è stata segnalata dall'amico Marco Stella e che proviene dagli ambienti di Forza Nuova.
Essa parla di una possibile sostituzione del presidente Berlusconi con Mario Monti e recita:

"Negli ambienti più sofisticati del Pdl si fa strada l' idea di Mario Monti come Presidente del Consiglio di un governo tecnico, in sostituzione di Berlusconi ormai alle corde. La sinistra sarebbe daccordo anche perchè l' economista fu deus ex machina nell' ultimo governo Prodi. In quell' occasione, trovatisi di fronte al dilemma di come usare 10 miliardi di tesoretto improvvisamente apparsi, Prodi, Monti e Padoa Schioppa decisero di non ascoltare Rifondazione Comunista (che voleva usare il denaro per accontentare fasce sociali in difficoltà) e inviarono il denaro alle banche internazionali che richiedevano ( come oggi) l' urgente abbassamento del debito. Risultato, Rifondazione crollò nelle successive elezioni, affossata dalla fuga di coloro che aspettavano qualche intervento sociale e gli istituti finanziari gioirono dell' inaspettato bonus. Oggi lo schema è lo stesso e Monti,presidente della Trilateral Europa e membro di Bilderberg, si presenta oggi candidato unico di un governo tecnocrate appoggiato dalla sinistra e forse anche dalla Lega. Uomo di Goldman Sachs, ovviamente deciderà di drenare risorse importanti da pensionati e lavoratori e dirigerli silenziosamente verso la stessa Goldman Sachs che detiene parte del debito pubblico. Come Forza Nuova afferma da tempo e ribadirà con le manifestazioni di Sabato 29 Ottobre il debito non va pagato perchè creato dal nulla e il tentativo di golpe dei finanzieri va rintuzzato questa volta con argomenti forti e persuasivi, quali lo sciopero fiscale e la forza della piazza.".

A prescindere dalla questione del gruppo Bilderberg, su cui sospendo il giudizio, va detta una cosa.
Ritengo che se una cosa del genere dovesse succedere sarebbe la fine della politica.
La gente non ascolterebbe più la politica.
Nel 2008 fu votato il centro destra, il Popolo della Libertà (a cui sono iscritto), la Lega Nord ed il Movimento per l'Autonomia con il presidente Silvio Berlusconi come candidato premier.
Già c'è stato chi ha tradito il mandato degli elettori ed oggi si mette a fare opposizione.
Se una cosa del genere dovesse succedere la gente non crederebbe più alla politica e ciò potrebbe avere dei risvolti inquietanti, visto il clima di crisi.
Forza presidente Berlusconi...il popolo italiano è con lei!
Cordiali saluti.

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